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TERREMOTO IN MAROCCO: 45525 IL NUMERO PER DONARE

Con il supporto di RAI per la Sostenibilità – ESG, RAI sosterrà informativamente la campagna di raccolta fondi straordinaria con numero solidale 45525 lanciata da Croce Rossa Italiana, Caritas Italiana e UNICEF per rispondere al terribile terremoto che ha colpito il Marocco

Con il supporto di RAI per la Sostenibilità – ESG, RAI sosterrà informativamente la campagna di raccolta fondi straordinaria con numero solidale 45525 lanciata da Croce Rossa Italiana, Caritas Italiana e UNICEF per rispondere al terribile terremoto che ha colpito il Marocco.

Le tre organizzazioni umanitarie, da tempo operative nel paese, hanno deciso di unire gli sforzi per raccogliere fondi necessari per garantire agli uffici sul campo di portare avanti e rafforzare gli aiuti alla popolazione, ed in particolare alle famiglie e ai bambini, e sostenere il recupero nel medio-lungo periodo.

Croce Rossa Italiana. I volontari e i soccorritori della Mezzaluna Rossa Marocchina hanno bisogno del nostro supporto perché l’obiettivo immediato è quello di salvare vite e l’obiettivo di più lungo periodo è quello di aiutare la popolazione marocchina così duramente colpita da questo tragico terremoto. Sin da subito la Mezzaluna Rossa Marocchina si è adoperata in coordinamento con le autorità locali per portare soccorso, ma la situazione è drammatica ed ha necessità del sostegno di tutte e tutti. Croce Rossa Italiana ha sin dalle prime ore messo in stato di pre allerta i suoi centri operativi di emergenza nazionali ed è pronta anche a partire se attivata dalla Federazione Internazionale o dalla Protezione Civile. In una calamità naturale di queste proporzioni la solidarietà può esprimersi al meglio garantendo gli aiuti in modo coordinato e organizzato. Per questo, siamo certi che l’ondata di emozione e di vicinanza che cresce in Italia possa tradursi in una forma concreta di sostegno anche attraverso di noi. Sempre la Croce Rossa a livello internazionale agisce come una unica famiglia in cui le Società nazionali danno il proprio sostegno a quelle colpite da calamità attraverso l’instancabile opera della Federazione Internazionale. Purtroppo come anche quest’ultima ha sottolineato, le necessità e i bisogni saranno di lungo periodo ed è a questo che dobbiamo tutti insieme fare fronte. Quindi grazie alla Rai per questa meritoria iniziativa e grazie a tutte e tutti coloro che vorranno dare il proprio sostegno.

Caritas Italiana collabora da decenni con la Caritas in Marocco in progetti di vario tipo a favore di persone particolarmente vulnerabili, come i minori, nei campi della promozione umana, dell’animazione sociale, del sostegno alle famiglie e alle comunità. Anche in questo caso sarà fondamentale la capillarità della presenza di Caritas. Proprio in queste ore gli operatori in loco sono gli unici, in diversi casi, ad arrivare in villaggi remoti, considerati irraggiungibili, colpiti dal sisma. Caritas lavora rilevando i bisogni della popolazione e accompagnando le comunità, anche nel medio e lungo periodo, nel percorso di rimarginazione delle ferite, andando oltre l’emergenza, con progetti di ricostruzione e sviluppo.

L’UNICEF, presente nel paese con propri operatori sin dal 1957 con programmi di istruzione, salute, nutrizione, inclusione sociale e protezione dell’infanzia, sottolinea che, in ogni emergenza, i bambini sono sempre i più vulnerabili e i più colpiti. Una volta terminate le operazioni di ricerca e salvataggio, i bambini e le famiglie colpite avranno bisogno di rifugi, di acqua sicura da bere e di supporto alimentare. I servizi di protezione dei bambini, incluso il supporto psicosociale, saranno fondamentali nell’aiutare i bambini e i genitori a elaborare le loro esperienze dolorose. Riportare i bambini a scuola sarà inoltre fondamentale per il loro recupero nel lungo termine.

Per aiutare migliaia di persone vulnerabili colpite dal terremoto è possibile donare tramite il numero solidale 45525 con un semplice SMS dal proprio telefono cellulare o con una chiamata da rete fissa:

  • 2 euro al 45525 con SMS inviato da cellulare WINDTRE, TIM, Vodafone, Iliad, PosteMobile, Coop
    Voce, Tiscali;
  • 5 e 10 euro al 45525 con chiamata da rete fissa TIM, Vodafone, WINDTRE, Fastweb e Tiscali;
  • 5 euro al 45525 con chiamata da rete fissa TWT, Convergenze, PosteMobile.

25 ANNI DA VESCOVO DI S.E. MELCHISEDECH: LA LETTERA DI CONCETTA, MISSIONARIA E AMICA

Le parole di Concetta Petrilliggieri, che ha condiviso e percorso tratti di vita e di evangelizzazione di Mons. Melchisedec e che lo ha conosciuto da giovane parrocchiano di San Pietro

Domani, mercoledì 2 agosto 2023, la Diocesi di Butembo-Beni (nella Repubblica Democratica del Congo) sarà in festa, in occasione del 25° anniversario di Consacrazione Episcopale del suo Vescovo, mons. Melchisedec Sikuli Paluku, avvenuta il 2 agosto 1998.
La Diocesi africana è gemellata con la Diocesi di Noto dal 21 aprile 1988, quando, in occasione del XXV anniversario di Episcopato dell’allora Vescovo di Noto, monsignor Salvatore Nicolosi, venne siglato ufficialmente un atto ufficiale, con il Vescovo di quella Diocesi, monsignor Emanuel Kataliko, per sancire il patto di comunione e di collaborazione tra le due Chiese.

Qui di seguito, la lettera che la nostra Concetta Petrilliggieri – missionaria per più di 40 in Congo, che ha condiviso e percorso tratti di strada, di vita e di evangelizzazione di Mons. Melchisedec e che lo ha conosciuto da giovane studente del Seminario di Roma e parrocchiano della Chiesa di San Pietro  ha voluto scrivere a S.E., in occasione del 25esimo anniversario della sua Consacrazione:

Il Vescovo Melchisedec fa memoria di 25 anni della sua grande carica di Pastore di una grandissima Diocesi: è stato un periodo molto travagliato da guerre, disordini, malintesi!

La sua presenza in Diocesi a Noto, non si limita a questi ultimi 25 anni!
Infatti, con la sua presenza come sacerdote, in tanti anni ha creato legami di amicizia sincera e duratura.
A Modica è stato parrocchiano a San Pietro. Padre Gambuzza è stato suo maestro, e ancora oggi non manca, nelle sue visite in Sicilia, di trovare gli amici “i picciotti ri san Pietro”!  per lui è come tornare a casa!

Dopo una prima visita negli Anni ’80, quando era a Roma per gli studi, ha trascorso parte delle sue vacanze in Parrocchia, e ancora oggi la sua amicizia resta solida.
Amicizia fraterna, rispettosa, reciproca in tutta libertà anche nei momenti più difficili !

Come Pastore ha cercato di “proteggere il gregge dai falsi pastori”: missione difficile per tutte le situazioni di guerre e  malattie, ma anche da segni di insofferenza all’annuncio del Vangelo!

Grazie Melchisedec  per la tua presenza!

 

Ricordiamo anche che per questa lieta ricorrenza, una delegazione della Diocesi di Noto, si recherà nella Diocesi congolese dal 30 luglio al 16 agosto 2023.

FARE STRADA INSIEME: È NATO UNO SPORTELLO MIGRANTI ANCHE A MODICA

Aperto due giorni a settimana, è un centro di ascolto e di supporto. Ma soprattutto un luogo in cui sperimentare la relazione. Ne abbiamo parlato con il nostro direttore Fabio Sammito

Anche a Modica, al nr 59 di via Grimaldi, è operativo da qualche settimana uno Sportello per migranti. Un percorso che rende visibile, nella cura quotidiana, l’attenzione di Caritas verso quei soggetti (volti, storie, famiglie… e non solo numeri) che scontano maggiormente difficoltà di orientamento (sociale, economico, burocratico) dentro le nostre comunità.
Aperto due giorni a settimana, con una mail (modicapresidio@gmail.com) e un numero di telefono (+ 39 379 1387 430) dedicati, lo Sportello intende essere un centro di ascolto e di supporto ma soprattutto un punto di riferimento anche per quelle realtà che si occupano di offrire servizi (sociali, di tutela sindacale, di supporto psicologico, di aiuto economico) agli immigrati che approdano e si stabiliscono nel nostro territorio.
Per conoscere più nel dettaglio il progetto, abbiamo posto qualche domanda al direttore di Caritas Noto, Fabio Sammito. Ecco cosa ci ha risposto.


Qual è il significato profondo di questo secondo Sportello per migranti, attivo a Modica, dopo quello che, da anni, opera a Pachino?

Lo sportello è anzitutto un luogo in cui sperimentare la relazione. Quindi: uno spazio in cui ci si incontra da fratelli, per fare strada insieme. Non è un ufficio in cui si trovano tutte le risposte o tutti i servizi ma vuole essere invece un elemento collante che può aiutare i fratelli migranti presenti nel territorio a “orientarsi” nei meandri della burocrazia e dei servizi attorno a loro. È un segno della nostra Chiesa che sta a fianco, accompagna questi nostri fratelli troppo spesso vittime di emarginazione. È anche un faro e un punto di osservazione e raccolta di dati sul fenomeno migratorio nel territorio, che può aiutare a riflettere su bisogni e servizi. Infine, lo Sportello si inserisce all’interno del più ampio Progetto Presidio che sta per partire nella nostra diocesi e che prevederà altri segni di attenzione al territorio.

Se ne sentiva davvero la necessità?
Assolutamente sì. A poco più di un mese dall’apertura abbiamo già accolto 16 casi, anche molto diversi tra loro,  che testimoniano nell’immediatezza quanto sia essenziale ed importante la creazione di strumenti come lo Sportello per accompagnare i migranti nelle varie esigenze che ogni giorno devono affrontare.

Perché a Modica?
Nasce a Modica perché qui si sono create le condizioni adatte all’apertura ma anche perchè è la città più grande nella zona ragusana della diocesi. È comunque dedicato a fratelli che possono arrivare dalle altre città della diocesi, come Pachino funge da riferimento per la zona di Siracusa.

Quali sano le richieste più frequenti che state ricevendo?
A oggi, una delle richieste maggiormente emergenti è quella di poter usufruire di una scuola di italiano per stranieri. Insieme a questo ci sono poi numerose difficoltà legate al rinnovo di permessi di soggiorno, causate in buona parte da una mancanza di comunicazione negli uffici preposti. Ci accorgiamo che spesso sono anche problemi di semplice risoluzione ma se non correttamente seguiti possono poi diventare insormontabili. Altri temi frequenti: la ricerca di lavoro e della casa. Il tema dell’abitazione è ovviamente trasversare anche alle famiglie italiane ma nel caso di cittadini stranieri si manifesta in maniera ancor più virulenta ed urgente. Siamo, ad esempio, a conoscenza di molte famiglie, anche con minori, che vivono in “case” , che sarebbe più giusto chiamare “ruderi”, in cui a volte si annidano anche comportamenti di sopraffazione da parte dei proprietari . Un tema molto ampio, delicato e complesso: ne siamo consapevoli.

Operativamente, come funziona lo Sportello?
Lo sportello ha al momento due giorni di apertura: il martedì dalle 09.00 alle 11.00 e il mercoledì dalle 18.00 alle 20.00. È coordinato da una piccola équipe in cui è presente una mediatrice culturale, un giovane laureando in giurisprudenza che da anni si occupa di accompagnare i migranti dal punto di vista amministrativo, un operatore che si occuperà di aspetti logisitici (accompagnamenti presso uffici, visite a domicilio, altre varie ed eventuali). All’interno di questo team anche io stesso sarò presente, almeno nei primi mesi di apertura. Si è costituito anche un gruppo di circa 15 volontari che si incontreranno per la prima volta lunedì 3 luglio per un momento di formazione e di conoscenza.

Avete ricevuto feedback positivi alla notizia dell’apertura dello sportello?
Al momento dai vari uffici con cui ci troviamo a fare rete abbiamo ricevuto segni di apertura e di soddisfazione per l’avvio di questo progetto. Anche la disponibilità di volontari di cui sopra è un segno che c’è voglia di mettersi a disposizione da parte di uomini e donne di buona volontà. C’è da dire che lo sportello è partito da poco tempo, per cui ci renderemo conto giorno dopo giorno di come verrà accolto e visto dalla comunità modicana in particolare e del territorio diocesano in generale.

A quali difficoltà vanno incontro i migranti che scelgono di fermarsi nel nostro territorio? Riescono a inserirsi nella comunità? La comunità riesce a mettere in atto percorsi di accoglienza e integrazione?
Il fenomeno della migrazione è estremamente complesso e costituito da tantissime variabili. Guardando al nostro territorio, però, possiamo individuare alcuni temi ricorrenti in quanto a difficoltà: abitazione, lavoro, accesso ai servizi. È importante dire che il nostro sguardo è rivolto non solo al vicariato di Modica bensì, come detto sopra, a tutto il territorio diocesano. Ed è altrettanto chiaro che già spostandosi di vicariato in vicariato sono parecchie le differenze di natura sociale, economica, culturare.

GIONATA DEL RIFUGIATO ’23: LA BELLEZZA DI SCOPRIRSI FRATELLI

Un pomeriggio di sorrisi, parole di amicizia, dialogo, condivisione. Nella condivisione del cibo, del gioco e della preghiera

Anche a Modica, nella sede del cantiere educativo Crisci Ranni si è celebrata la #GiornataMondialedelRifugiato2023: un pomeriggio di sorrisi, parole di amicizia, dialogo, condivisione.
Con gli amici di Libera Contro le Mafie Modica, Modicaltra, Cooperativa Filotea e tanti fratelli e sorelle di buona volontà, bambini e anziani, si è voluto gustare la bellezza dello stare assieme.

Abbiamo cominciato dal gioco perché tutti abbiamo bisogno di ricordarci quanto sia importante tornare a giocare, prendendoci un po’ meno sul serio e facendo dei bambini i nostri maestri. Grazie ai fratelli del Villaggio del Magnificat realtà che ospita minori ucraini in fuga dalla guerra e che nel Villaggio hanno trovato delle braccia che accolgono, abbiamo realizzato una grande scritta “Pax” , dove ognuno poteva lasciare una traccia di sé sull’impegno, perché l’insensatezza della guerra ci porti a percorrere vie di pace.

Coinvolgente anche il momento di preghiera interreligiosa che ha preceduto la fraternità ricordandoci che prima di tutto ringraziamo Dio per il dono dell’amicizia e dello spezzare insieme il pane.
Infine, la tavola si è imbandita di piatti provenienti da tantissime Paesi, di tradizione e culture diverse: Ucraina, Guinea, Italia, Marocco, Tunisia, Gambia. Durante la cena poi si è ballato a ritmo di tamburi e jambe perché anche la musica è uno spazio che unisce e che supera steccati e divisioni.

E infine abbiamo sperimentato quanto davvero poco basti a riconoscerci “Fratelli tutti”, come ci ricorda Papa Francesco. E lo siamo a partire dal vivere quella “convivialità delle differenze” che un grande pastore come don Tonino Bello esprimeva nel suo pensiero.

Ecco il video della prehiera interreligiosa:

E qui il momento di riflessione:

MIGRANTES E CARITAS: LA TERRA È DI TUTTI E OGNI PERSONA HA DIRITTO DI MUOVERSI LIBERAMENTE

Una tragedia tra le più dolorose e gravi degli ultimi dieci anni. Così Fondazione Migrantes e Caritas Italiana commentano la strage di migranti avvenuta nel Mar Egeo davanti alle coste greche

Al largo del Peloponneso, in Grecia, sono ancora in corso le ricerche in mare delle centinaia di persone migranti che si trovavano a bordo di un barcone affondato nella notte tra martedì e mercoledì.

Nell’esprimere dolore per questo ennesimo tragico naufragio, nel quale sono morte almeno 78 persone e 104 sono state soccorse, Migrantes e Caritas sottolineano «la necessità di canali regolari d’ingresso in Europa che evitino la morte a uomini, donne e bambini costretti a fuggire per vivere una vita più dignitosa. Occorre una maggiore consapevolezza a livello europeo, affinché si superi presto il regolamento di Dublino e non si chiudono le frontiere».

La terra è di tutti e ogni persona ha diritto di muoversi liberamente senza alcuna limitazione. Papa Francesco – ricordano Fondazione Migrantes e Caritas Italiana – nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che si celebrerà il prossimo settembre, sottolinea questa libertà a partire dal titolo “Liberi di scegliere se migrare o restare”.
Due diritti fondamentali come «il diritto di vivere nella propria terra o migrare liberamente. Diritti oggi a rischio perché spesso non si conoscono – o non si vogliono conoscere – le reali motivazioni delle partenze specialmente da luoghi dove c’è guerra o si vivono situazioni di estrema povertà. Dovrebbe essere chiaro per tutti che per comprendere bisogna conoscere».

VOLONTARI SCU: COME AL PRIMO GIORNO DI “SCUOLA”

Sono i giovani che - dopo aver vinto il bando di concorso del 15 dicembre '22 e superato le selezioni - cominciano ora il lor percorso nei progetti Caritas

E così diamo il nostro caloroso “Benvenuto” ai giovani che – dopo aver vinto il Bando di Servizio Civile Universale del 15/12/2022 del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale e e superato le selezioni effettuate in presenza, cominciano ora il loro percorso nei progetti SCU della nostra Caritas diocesana.

«Confortati dal sentirsi accompagnati, in movimento, in riflessione e condivisione», sono questi alcuni degli stati d’animo che i volontari hanno espresso alla fine della prima giornata di formazione generale. Un primo, necessario e fondamentale, momento di conoscenza e confronto su aspettative e timori che li accompagnano all’inizio di questo percorso.

Samantha, Maddalena, Miriana, Linda in servizio presso l’Associazione Piccoli Fratelli di Modica, (per il progetto di 12 mesi: “L’amore qui non passa”) hanno espresso il desiderio di riuscire ad avere un altro sguardo, più libero, sulla disabilità, augurandosi che questo percorso le ammorbidisca nella vita.


Egle, Federica, Alessia in servizio presso il Centro di ascolto di Pachino (per il progetto: “Diamo una mano“, in assistenza a donne con minori a carico e donne in difficoltà, della durata di 12 mesi), si sono augurate di riuscire a trovare il giusto linguaggio per comunicare con i più fragili e sensibilizzare il territorio.

Manuel, Giovanni e Ylenia in servizio presso l’Ass. Agape di Pachino (per il progetto di 12 mesi: “L’amore qui non passa”), hanno espresso la speranza di essere un valido sostegno per i ragazzi che accompagneranno.

Giulia, Gloria, Riccardo, Veronica e Arianna, in servizio presso la Casa Don Puglisi di Modica, (per il progetto “Il nome del padre e le benedizioni della madre”, in Assistenza a minori e giovani in condizioni di disagio o di esclusione sociale, della durata di 12 mesi), si sono augurati che questo percorso permetta loro di riuscire a vivere l’esperienza di servizio senza lasciarsi sopraffare dalle aspettative altrui, quanto piuttosto mettendosi in gioco per imparare ad essere presenza piena e sensibile.

Ognuno con una personalità diversa, ciascuno con le proprie aspettative e i propri timori che “messi in comune, sembrano più facili da affrontare”.
E allora, di nuovo: benvenuti, ragazzi! Buon lavoro e buona strada, perché «L’opera umana più bella è di essere utile al prossimo» diceva Sofocle…

CARITAS ITALIANA: CORRESPONSABILITÀ, PER IL BENE COMUNE

Le proposte della Presidenza di Caritas Italiana su politiche di contrasto alla povertà e fenomeno migratorio

La Presidenza di Caritas Italiana, riunita in questi giorni a Roma, esprime alcune preoccupazioni su due questioni che coinvolgono gli ultimi, sulle quali ognuno è chiamato a fare la propria parte. Lo fa invitando alla corresponsabilità per trovare insieme opportunità di miglioramento, dialogando in spirito costruttivo. In questo senso, la Presidenza della Caritas, all’indomani dell’approvazione del “decreto lavoro”, chiede una riflessione attenta sulle politiche contro la povertà adottate e sulla gestione del fenomeno migratorio, caldeggiando un intervento strutturale.

Di fronte alla previsione governativa che va nella direzione auspicata di sostituire il Reddito di cittadinanza con due misure distinte – lAssegno per l’inclusione (Adi) e lo Strumento di attivazione (Sda) –, Caritas si augura che la proposta possa essere suscettibile di ulteriori revisioni che tengano conto dell’esperienza delle tante realtà che si occupano da anni di povertà a stretto contatto con le persone in difficoltà.

Nel ribadire che qualsiasi misura di contrasto deve assicurare a chiunque cada in povertà il diritto a una vita dignitosa fino a quando persiste la condizione di bisogno, occorre rilevare che l’Adi copre solo alcune categorie specifiche di persone in povertà e lo Sda utilizza il requisito anagrafico che non sempre rappresenta un criterio di maggiore probabilità di trovare un lavoro. Ancora troppo debole e discrezionale risulta poi il riferimento alla sussidiarietà locale, se si considera che l’inclusione delle persone è un processo radicato nei territori che deve essere integrato per riuscire a garantire risposte adeguate. Perché siano efficaci, le politiche di contrasto alla povertà richiedono interventi volti a ridurre la precarietà e il fenomeno del cosiddetto “lavoro povero”. Il decreto invece prevede strategie di detassazione che, seppur lodevoli, non sono configurabili come una politica dei redditi o di contrasto alla povertà. Senza dimenticare che il decreto prefigura un aumento della durata e dell’applicabilità dei contratti a tempo determinato, nonché l’ampliamento dell’utilizzo dei voucher.

Riguardo al fenomeno migratorio, la Presidenza di Caritas Italiana chiede che si esca definitivamente da una logica di emergenza per ragionare in termini strutturali. Servono, con urgenza e senza ulteriori rinvii, azioni congiunte a livello europeo, per mettere in atto tutti quei “canali legali” che consentono a coloro che comunque arriverebbero in Europa di non rischiare la propria vita. Le realtà diocesane sono coinvolte nell’accoglienza e sempre più chiamate a far fronte a situazioni che presentano notevoli criticità. Mentre aumenta il numero degli arrivi, è decisivo privilegiare un sistema diffuso di accoglienza che consideri prioritarie le strutture più piccole, per garantire standard qualitativamente elevati e un’efficace integrazione delle persone nel tessuto sociale.

Grande preoccupazione continua a suscitare infine la questione dei minori non accompagnati: è necessario individuare strumenti chiari che favoriscano il ricongiungimento familiare, attraverso percorsi tutelati e regolamentati per non alimentare reti illegali dedite allo sfruttamento e al traffico degli esseri umani.

CRISCI RANNI: IL RITO E L’AUGURIO AI BIMBI DI BRILLARE COME STELLE

Il tradizionale "slancio verso l'altro" si rinnoverà il prossimo 15 aprile al cantiere educativo nel parco Padre Basile, a Modica

Lo slancio verso l’alto con cui anche quest’anno celebreremo il rito Crisci Ranni porta con sé un messaggio di fratellanza e di pace.
Per prepararci al rito abbiamo scelto di guardare in alto, riscoprendo le nostre origini in quanto tutti figli delle stelle.

Il percorso proposto alle scuole, alle parrocchie, ai cantieri e alle comunità educative ha mirato a rendere consapevole ogni bambino della propria unicità, del proprio essere una stella che brilla nell’immensità dell’universo in cui tutti siamo connessi gli uni agli altri.
Per crescere c’è bisogno di conoscersi dentro, di esprimere la propria essenza e allo stesso tempo di guardare in alto, di avere cioè occhi aperti sul mondo.

Il rito diventa così l’occasione per ritrovarci come comunità educante sia nel percorso di riflessione che innesca processi di crescita consapevoli sia nella condivisione del momento di festa che il 15 aprile ’23 si celebrerà al cantiere educativo Crisci Ranni presso il parco urbano Padre Basile a Modica, in via Fontana (per raggiungerlo: clic qui).

Il programma del pomeriggio è questo:

– alle ore 16.30 l’accoglienza dei bimbi e dei loro genitori, con i saluti del direttore Caritas Noto, Fabio Sammito e una serie di divertenti  giochi con le stelle;

– a seguire  una breve ma intensa rappresentazione teatrale “Polvere di stelle”, a cura della Compagnia del Piccolo Teatro e il messaggio di Mons. Angelo Giurdanella, vescovo di Mazara del Vallo;

– alle ore 18.00 al suono delle campane festose della Resurrezione, il Rito. Tutti i papà (ma anche nonni e/o mamme) presenti, alzeranno al cielo i propri bimbi, augurando loro: “Crisci Ranni”, ossia: diventa grande, per davvero. Grande nelle tue emozioni, nella tua diversità, nella tua unicità. Diventa grande insieme agli altri…

L’invito è allora per tutti: piccoli e grandi. Non solo. L’invito è a donare ai bambini e ai ragazzi l’augurio pasquale “Crisci ranni”, perché nel momento in cui avviene il “lancio dei bambini” verso l’alto: il cielo sembra proprio sfiorare la terra.

Con l’augurio che ognuno possa sempre brillare come una stella, auguriamo a tutti di “crescere grandi” e vi aspettiamo, a Modica.

LA CRISI DEL LIBANO E LA SPERANZA DELLE BEATITUDINI

Nel Paese dei Cedri la situazione economica e umanitaria è drammatica. Qui opera il centro Maria Regina della Pace: sede di ritiri e di accoglienza per giovani, famiglie e donne in difficoltà

Anche nella diocesi di Noto, la Quaresima ’23 si vive con l’invito alla sinodalità, che quest’anno – attorno alle domande dei “Cantieri di Betania” – ci chiede di discernere e di interrogarci anche sulle voci del villaggio e della strada. L’ascolto, nell’umiltà, diventa la chiave per camminare insieme nella compagnia degli uomini, dando voce e facendoci prossimi degli inascoltati che vivono le più diverse forme di povertà: indigenza, disagio, abbandono, fragilità, disabilità, forme di emarginazione, sfruttamento, esclusione o discriminazione, detenzione.

LA QUARESIMA DI CARITÀ 2023 DIOCESI NOTO

Segno di quest’ascolto, allargato alle sofferenze del mondo, saranno le offerte – che consegneremo nelle mani del Vescovo Rumeo durante la Messa Crismale – frutto della Quaresima di carità. Saranno destinate ai cristiani del Libano, dove si è avviato un Progetto da parte della Comunità delle Beatitudini, seguito da un fratello e presbitero della Comunità del Santuario Madonna della Scala, Padre Josèph Karam.

MA PERCHÉ PROPRIO IN LIBANO?

Negli ultimi tre anni, il Libano sta affrontando quella che la Banca Mondiale certifica come la peggiore crisi economica dell’era moderna ed è attraversato da una crescente tensione sociale e politica. Dal punto di vista economico, la crisi ha quasi spazzato via il valore della valuta locale e costretto oltre l’80% dei cittadini al di sotto della soglia di povertà. Mentre un milione e mezzo di siriani, che oggi rappresentano un quarto della popolazione libanese, per il 99% vivono in condizioni di povertà estrema. Mentre la situazione continua a degenerare, le banche e le autorità libanesi continuano a eludere la responsabilità del loro ruolo. Il mese scorso, per restare all’attualità, sono state prese d’assalto da manifestanti incolleriti, nella capitale Beirut e a Tripoli, nel nord, diverse filiali di banche private, chiuse da giorni di fronte all’ennesimo crollo della lira locale rispetto al dollaro statunitense.

CRISI FINANZIARIA MA ANCHE SOCIO-POLITICA

La crisi umanitaria è conseguenza della profonda instabilità politica, che ha ostacolato gli sforzi che consentano di far uscire il Paese dei Cedri dalla sua peggiore crisi economica-finanziaria di sempre. Una situazione che il 3 gennaio scorso Save the Children ha denunciato: se non verranno prese misure urgenti il numero dei bambini che soffrono la fame aumenterà del 14% all’inizio di quest’anno; quattro bambini libanesi e siriani su 10 stanno affrontando un’insicurezza alimentare acuta elevata. Oggi il Libano è insomma una bomba ad orologeria: una condizione politica incerta e il grave disagio economico rendono profondamente vulnerabile tutta la popolazione e in modo particolare le fasce più fragili. Che lamentano il bisogno di beni primari, come cibo e medicine.

NUOVI FLUSSI MIGRATORI E LA DIPENDENZA DALLE RIMESSE

In una situazione di questo tipo (aggravata e simboleggiata dalla violenta esplosione del 4 agosto 2020, al porto di Beirut, una delle più grandi esplosioni non nucleari della storia: ha ucciso 218 persone, ferite migliaia e distrutto parte della capitale libanese), chi ha la possibilità emigra. Sta crescendo un nuovo flusso migratorio: centinaia di famiglie cercano di intraprendere il pericoloso viaggio attraverso il Mediterraneo in cerca di lavoro.  Il Libano è così diventato il Paese al mondo più dipendente dalle rimesse (che costituiscono ormai la metà del prodotto interno lordo del Paese): le famiglie ricorrono a chi li può aiutare direttamente e cioè ai propri figli o parenti all’estero, migranti. Ecco che le migrazioni diventano, come nel caso del Libano, il principale attore del mantenimento di condizioni di vita dignitose nel loro Paese di origine.

IL CENTRO MARIA REGINA DELLA PACE A GHARZOUZ

In Libano, c’è Gharzouz, villaggio ortodosso situato a 400 metri di altitudine. E qui sorge il centro Maria Regina della Pace della Comunità delle Beatitudini (presente in Libano dal 1983 ma solo dal 1996 nel villaggio di Gharzouz): una casa di ritiri e dedita all’accoglienza di ogni genere: gruppi di preghiera, scuole, giovani, famiglie ed anche donne in difficoltà. Una presenza che vuole essere un luogo di cura e di riconciliazione per una regione del mondo dilaniata dai conflitti. Il posto meraviglioso (a picco sul mare e con un panorama mozzafiato) e le attività qutidiane (di preghiera, animazione, dialogo e gioco) attirano anche molti giovani del paese in cerca di un posto per crescere nell’intimità con il Signore.

In questo video, titolato “Perché nulla è impossibile a Dio”, tratto da un versetto del Vangelo di Luca, si racconta, grazie alla voce di alcuni ragazzi, le giornate trascorse all’interno della Comunità e ci aiuta a capire meglio perché la nostra famiglia diocesana ha scelto di inviare qui le offerte, frutto della Quaresima di carità.

 

L’EMERGENZA COME SENTIERO DI SPERANZA

Itinerario Quaresimale 2023. La proposta della colletta nazionale del 26 marzo. I poveri come la carne viva di Cristo

In occasione della Colletta Nazionale proponiamo, come strumento di riflessione e sensibilizzazione, due testimonianze, pervenute in questi giorni dalla Caritas attiva in Turchia e Siria.

TESTIMONIANZA dalla TURCHIA

Fuggite nel 2013 da Aleppo a Gaziantep. Sono siriane rifugiatesi nella città turca con le loro famiglie, per salvarsi dalla guerra. Ma 10 anni dopo anche Gaziantep come Aleppo è stata travolta da una furia distruttiva: quella del terremoto. Queste donne sono da tempo coinvolte in un progetto di imprenditoria tessile femminile promosso dalla Caritas in Turchia, dove diverse migranti siriane hanno la possibilità di guadagnare per sostenere le proprie famiglie e di condividere insieme uno spazio sicuro. Questa è la loro testimonianza.

Siamo donne, madri, sorelle, amiche. Siamo migranti di guerra, vedove o orfane e ora anche sfollate di un terremoto che ha colpito la nostra vita, già fragile.
Caritas in Turchia ha preso in mano le nostre vulnerabilità e le ha incanalate in un progetto che non è solo la produzione di maglioni, giacche, cappelli. Ma è uno spazio di incontro tra donne e ragazze, un modo per imparare a fare delle nostre fragilità un potere di aiutare gli altri. Siamo sempre state aiutate, considerate le cosiddette vittime, ma con questo progetto abbiamo imparato che anche noi siamo capaci di aiutare gli altri. I vestiti che produciamo vengono dati ai migranti per passare l’inverno al caldo. Aiutiamo la nostra stessa gente, e intanto aiutiamo anche noi stesse. Questo terremoto però ha colpito anche questo progetto, questa rinascita. Una di noi ci ha lasciato, è rimasta schiacciata dalle macerie. Era una vicina, un’amica e una persona importante per il nostro progetto.
Siamo scappate, ci siamo perse, abbiamo dormito nelle macchine. Abbiamo perso tutto, anche la persona di Caritas che segue il nostro progetto ha perso casa.
Già durante la guerra siamo state costrette ad abbandonare le case, gli affetti, la vita di sempre; purtroppo abbiamo esperienza su come scappare, avevamo già provato il dolore di lasciare tutto.
I nostri figli no, lo avevano sentito dai nostri ricordi e racconti. Ed eccoci di nuovo sfollate, divise e lontane.
In questi giorni però parlando con Caritas in Turchia abbiamo avuto un’idea. Il materiale da noi prodotto con il finanziamento della Conferenza Episcopale Italiana tramite il progetto EDIT ci ha permesso di dare una piccola riposta a questo grande dolore che ci rimette nella condizione di vittime. Abbiamo distribuito le giacche, le sciarpe, tutto quello che avevamo prodotto negli scorsi mesi. Siamo andate per le strade e abbiamo lasciato che la gente potesse prendere ciò di cui aveva bisogno. Non siamo esperte di aiuti, o di supporto umanitario, abbiamo fatto del nostro meglio per sentirci di nuovo vive.


TESTIMONIANZA dalla SIRIA

La storia di Mouhamad, sfollato per dieci anni a causa della guerra. Quando riesce finalmente a fare ritorno ad Homs, la sua città natale, e a ricostruirsi una vita, la sua casa viene distrutta dal sisma. Per ritrovarsi sfollato, ancora una volta.

Mi chiamo Mouhamad Abou ‘Ammar e abitavo a Al Bayadah, quartiere di Homs. La mia via si chiamava Cairo Street. Ho detto non a caso “si chiamava”, perché dei palazzi, negozi, alberi che la caratterizzavano non è rimasto quasi più nulla in piedi.

Quando è arrivato il terremoto stavo dormendo con la mia famiglia. Ci siamo svegliati di soprassalto, le scosse erano violentissime, i bambini non la smettevano di piangere dalla paura. Allora siamo scesi di corsa in strada, aspettando al freddo una mezz’ora, nell’attesa che la terra smettesse di tremare. Trascorso quel tempo ci siamo guardati con le varie persone raccolte per la via e ci siamo detti “ok possiamo rientrare nelle nostre case”. Nell’appartamento siamo rimasti 5 minuti. Giusto il tempo di prendere poche cose perché una seconda scossa violentissima ha fatto letteralmente tremare come una foglia al vento il nostro palazzo. I miei figli erano terrorizzati non volevano più rientrare in casa. Allora siamo andati a dormire nell’appartamento di mio fratello che abita nella via parallela, al primo piano. Ci ha messo a disposizione una stanza per passare qualche notte. Dopo pochi giorni dal terremoto mentre mi trovavo da mio fratello mi chiama al telefono un vicino di casa e mi dice “presto vieni, il tuo palazzo è crollato, è venuto giù completamente. Ci sono solo macerie a terra!”. Sono andato e ho visto unicamente la polvere. Non era rimasto nulla.

A causa della guerra in Siria, che ancora continua, sono stato sfollato per 10 anni. Quando sono tornato qui ad Homs, la mia città natale, mi sono impegnato a ristrutturare la casa danneggiata dai bombardamenti. Ero riuscito con fatica a ripararla, a ricomprare l’arredamento per poterci finalmente abitare. Poi arriva il terremoto e ho perso di nuovo tutto. Ogni cosa è sepolta dalle macerie.

Adesso abito in una stanza che la Caritas mi ha aiutato a trovare, dove dormo con la mia famiglia. Siamo in otto. Quando ero tornato ad Homs era stata sempre la Caritas ad avermi aiutato, con un sostegno economico, a rimettere in sesto la mia casa, gli operatori hanno fatto del loro meglio.
E ora che la mia casa è distrutta, sono andato ancora una volta da loro per chiedere un aiuto.