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L’EMERGENZA COME SENTIERO DI SPERANZA

Itinerario Quaresimale 2023. La proposta della colletta nazionale del 26 marzo. I poveri come la carne viva di Cristo

In occasione della Colletta Nazionale proponiamo, come strumento di riflessione e sensibilizzazione, due testimonianze, pervenute in questi giorni dalla Caritas attiva in Turchia e Siria.

TESTIMONIANZA dalla TURCHIA

Fuggite nel 2013 da Aleppo a Gaziantep. Sono siriane rifugiatesi nella città turca con le loro famiglie, per salvarsi dalla guerra. Ma 10 anni dopo anche Gaziantep come Aleppo è stata travolta da una furia distruttiva: quella del terremoto. Queste donne sono da tempo coinvolte in un progetto di imprenditoria tessile femminile promosso dalla Caritas in Turchia, dove diverse migranti siriane hanno la possibilità di guadagnare per sostenere le proprie famiglie e di condividere insieme uno spazio sicuro. Questa è la loro testimonianza.

Siamo donne, madri, sorelle, amiche. Siamo migranti di guerra, vedove o orfane e ora anche sfollate di un terremoto che ha colpito la nostra vita, già fragile.
Caritas in Turchia ha preso in mano le nostre vulnerabilità e le ha incanalate in un progetto che non è solo la produzione di maglioni, giacche, cappelli. Ma è uno spazio di incontro tra donne e ragazze, un modo per imparare a fare delle nostre fragilità un potere di aiutare gli altri. Siamo sempre state aiutate, considerate le cosiddette vittime, ma con questo progetto abbiamo imparato che anche noi siamo capaci di aiutare gli altri. I vestiti che produciamo vengono dati ai migranti per passare l’inverno al caldo. Aiutiamo la nostra stessa gente, e intanto aiutiamo anche noi stesse. Questo terremoto però ha colpito anche questo progetto, questa rinascita. Una di noi ci ha lasciato, è rimasta schiacciata dalle macerie. Era una vicina, un’amica e una persona importante per il nostro progetto.
Siamo scappate, ci siamo perse, abbiamo dormito nelle macchine. Abbiamo perso tutto, anche la persona di Caritas che segue il nostro progetto ha perso casa.
Già durante la guerra siamo state costrette ad abbandonare le case, gli affetti, la vita di sempre; purtroppo abbiamo esperienza su come scappare, avevamo già provato il dolore di lasciare tutto.
I nostri figli no, lo avevano sentito dai nostri ricordi e racconti. Ed eccoci di nuovo sfollate, divise e lontane.
In questi giorni però parlando con Caritas in Turchia abbiamo avuto un’idea. Il materiale da noi prodotto con il finanziamento della Conferenza Episcopale Italiana tramite il progetto EDIT ci ha permesso di dare una piccola riposta a questo grande dolore che ci rimette nella condizione di vittime. Abbiamo distribuito le giacche, le sciarpe, tutto quello che avevamo prodotto negli scorsi mesi. Siamo andate per le strade e abbiamo lasciato che la gente potesse prendere ciò di cui aveva bisogno. Non siamo esperte di aiuti, o di supporto umanitario, abbiamo fatto del nostro meglio per sentirci di nuovo vive.


TESTIMONIANZA dalla SIRIA

La storia di Mouhamad, sfollato per dieci anni a causa della guerra. Quando riesce finalmente a fare ritorno ad Homs, la sua città natale, e a ricostruirsi una vita, la sua casa viene distrutta dal sisma. Per ritrovarsi sfollato, ancora una volta.

Mi chiamo Mouhamad Abou ‘Ammar e abitavo a Al Bayadah, quartiere di Homs. La mia via si chiamava Cairo Street. Ho detto non a caso “si chiamava”, perché dei palazzi, negozi, alberi che la caratterizzavano non è rimasto quasi più nulla in piedi.

Quando è arrivato il terremoto stavo dormendo con la mia famiglia. Ci siamo svegliati di soprassalto, le scosse erano violentissime, i bambini non la smettevano di piangere dalla paura. Allora siamo scesi di corsa in strada, aspettando al freddo una mezz’ora, nell’attesa che la terra smettesse di tremare. Trascorso quel tempo ci siamo guardati con le varie persone raccolte per la via e ci siamo detti “ok possiamo rientrare nelle nostre case”. Nell’appartamento siamo rimasti 5 minuti. Giusto il tempo di prendere poche cose perché una seconda scossa violentissima ha fatto letteralmente tremare come una foglia al vento il nostro palazzo. I miei figli erano terrorizzati non volevano più rientrare in casa. Allora siamo andati a dormire nell’appartamento di mio fratello che abita nella via parallela, al primo piano. Ci ha messo a disposizione una stanza per passare qualche notte. Dopo pochi giorni dal terremoto mentre mi trovavo da mio fratello mi chiama al telefono un vicino di casa e mi dice “presto vieni, il tuo palazzo è crollato, è venuto giù completamente. Ci sono solo macerie a terra!”. Sono andato e ho visto unicamente la polvere. Non era rimasto nulla.

A causa della guerra in Siria, che ancora continua, sono stato sfollato per 10 anni. Quando sono tornato qui ad Homs, la mia città natale, mi sono impegnato a ristrutturare la casa danneggiata dai bombardamenti. Ero riuscito con fatica a ripararla, a ricomprare l’arredamento per poterci finalmente abitare. Poi arriva il terremoto e ho perso di nuovo tutto. Ogni cosa è sepolta dalle macerie.

Adesso abito in una stanza che la Caritas mi ha aiutato a trovare, dove dormo con la mia famiglia. Siamo in otto. Quando ero tornato ad Homs era stata sempre la Caritas ad avermi aiutato, con un sostegno economico, a rimettere in sesto la mia casa, gli operatori hanno fatto del loro meglio.
E ora che la mia casa è distrutta, sono andato ancora una volta da loro per chiedere un aiuto.

IL NOSTRO SOSTEGNO IN UCRAINA

L'impegno della Caritas a sostegno della popolazione sconvolta dalla follia della guerra

In questi giorni di grande difficoltà a livello internazionale la Caritas continua il suo impegno attraverso la Rete di aiuto e le parrocchie a livello diocesano a cui ci si può rivolgere per qualunque tipo di bisogno e richiesta.
Guardando alla crisi in Ucraina di seguito rimandiamo all’ultimo comunicato stampa di Caritas Italiana che aggiorna sulla situazione e su ciò che si può fare. Si rimane in attesa anche di ulteriori indicazioni per un aiuto coordinato e garantito dalla stessa Caritas nazionale dei quali verranno comunicati gli sviluppi.
In Ucraina la situazione è sempre più grave con la capitale Kiev sotto assedio, si temono sempre più vittime civili e il rischio di una catastrofe umanitaria. Sono già centinaia di migliaia sfollati e rifugiati nei Paesi limitrofi.

Dare aiuto, ascolto e sostegno

In questo quadro è sempre più difficile l’opera di soccorso della Caritas in Ucraina che moltiplica gli sforzi per far fronte ai bisogni immediati, ma anche per dare ascolto e sostegno psicologico alla popolazione sconvolta dalla follia della guerra. Gli operatori stanno cercando di mantenere in attività tutta la rete dei centri polivalenti che sono stati attrezzati per aiutare i tanti sfollati di questa lunga crisi che ha coinvolto il paese. Attraverso questi centri e altre strutture che man mano si rendono disponibili, si stanno distribuendo generi alimentari, prodotti per l’igiene, acqua potabile, e prodotti per il riscaldamento, si sta fornendo assistenza sanitaria, supporto psicologico, assistenza alle persone anziane rimaste sole ed accoglienza. Operatori e volontari sono mobilitati per trasportare le persone più vulnerabili in zone più sicure. Da segnalare anche la presenza di personale sanitario che negli anni si è specializzato nell’assistenza delle persone traumatizzate dalla guerra che risulta quanto mai preziosa in questo frangente.
Particolare attenzione è rivolta ai minori, in parte alloggiati presso 22 case-famiglia, ma soprattutto ai tanti bambini ospitati negli orfanotrofi pubblici. La Caritas ha messo a disposizione nella parte più occidentale del paese 5 strutture di accoglienza dove assistere questi bambini.
La solidarietà si è estesa anche nei paesi limitrofi dove si stanno riversando i profughi. Si stima che nei prossimi giorni tra uno e cinque milioni di ucraini potrebbero cercare rifugio in Europa, passando soprattutto attraverso la Polonia.

Le Caritas Polonia, Moldova e Romania sono in prima fila nell’organizzazione dell’accoglienza e chiedono un aiuto per far fronte a tale emergenza. In Moldavia la Caritas ha aperto tre centri (Chisinau, Palanca e Ocnita) per 500 posti letto, mentre in Polonia la rete delle Caritas diocesane ha messo a disposizione altri 2500 posti letto. Stanno inoltre mobilitando volontari per stare vicino alle famiglie che saranno accolte nei centri predisposti dalle autorità locali. Vicinanza e solidarietà sono state espresse anche a quanti sono dovuti scappare in Russia, nella regione di Rostov, che negli anni hanno ricevuto il sostegno della Caritas diocesana locale e di Caritas Italiana.
Registriamo infine una grande mobilitazione solidale in tutta Europa, con iniziative per la pace e di prossimità alle comunità di ucraini/e che vivono in Italia e negli altri paesi europei. In Italia molte ucraine impregnate in servizi di cura nelle nostre famiglie esprimono preoccupazione per la sorte dei loro familiari. Sono 230 mila gli ucraini che vivono stabilmente nel nostro paese, l’80 per cento sono donne che lavorano nei servizi di assistenza e cura.

Caritas Italiana è infatti in costante collegamento con le Caritas in Ucraina, in coordinamento con Caritas Europa e Caritas Internationalis e resta accanto alla popolazione, confermandosi una presenza instancabile nell’emergenza, con una costante attenzione alle persone. Inoltre, a fianco e a supporto delle Caritas dei Paesi confinanti, si adopera per l’accoglienza delle persone in fuga dalla guerra. Si stima che nei prossimi giorni tra uno e cinque milioni di ucraini potrebbero cercare rifugio in Europa: l’intera rete delle Caritas diocesane su tutto il territorio nazionale sostiene le azioni necessarie per rispondere ai bisogni più urgenti della popolazione in sofferenza o in fuga e a contribuire all’accoglienza di quanti arriveranno in Italia.

Come donare

È possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana (Via Aurelia 796 – 00165 Roma), utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line, o bonifico bancario (causale “Europa/Ucraina”) tramite:

• Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma –Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111

• Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474

• Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013

• UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119

 

Noto, 28/02/2022

Il direttore Don Angelo Giurdanella