Mons Antonio Staglianò: l’Epifania ci ricorda che gli uomini sono chiamati a vedere con occhi nuovi la manifestazione della propria vera umanità
Sul significato e sul valore dell’Epifania, ascoltiamo la riflessione di mons. Antonio Staglianò, teologo e vescovo di Noto. L’intervista è di Isabella Piro:
R. – All’Epifania c’è una manifestazione, c’è una rivelazione: il Figlio di Dio nato nella carne. Ma la vera manifestazione è ciò che in questo mistero gli uomini sono chiamati a vedere con occhi nuovi: la manifestazione della propria vera umanità, perché in Gesù appare al mondo Dio vero, il Figlio, ma appare al mondo anche l’uomo vero.
D. – È giusto dire che i Re Magi rappresentano quel bisogno connaturato nell’uomo di incontrare Dio?
R. – Sicuramente, i Re Magi indicano la ricerca vera dell’umano: quando negli uomini la ricerca è vera, non può non condurre a Dio, al Dio nella carne, della condivisione della carità, che si lascia contemplare nel presente come partecipazione al dolore umano, come speranza dentro i drammi della vita, come luce di liberazione nelle tenebre delle tante alienazioni umane che sono così diffuse, come sapienza di Dio nelle stoltezze che oggi, in questo mondo, sfigurano la dignità delle persone deboli, ferite, afflitte. Ecco, i Magi sono il simbolo di una ricerca umana che – per riscoprire la propria bellezza, la propria ricchezza, la propria potenzialità – non può non dirigersi verso Dio. L’evento dell’Incarnazione e dell’Epifania è come fosse una calamita, una forza di attrazione per dire: “Qui dovete venire, perché qui Io ci sono! Qui, nella concretezza di questo bimbo che nasce nella Grotta di Betlemme, contemplo la bellezza della mia umanità, la bellezza del volto umano, quando in questo volto umano traspare il volto di Dio, presente nell’uomo”. I Magi, nella Grotta di Betlemme, riconoscono che Dio si è donato all’uomo e che nell’uomo – con Dio presente dentro di lui – splende tutta la bellezza della nostra umanità.
D. – La stella cometa guidò i fedeli fino alla Grotta di Betlemme: possiamo dire che l’astronomia, l’astrologia e la scienza in genere non sono in contrapposizione con la fede?
R. – Questo fatto che la scienza sia in contrapposizione alla fede è un refrain che oggigiorno dovrebbe essere facilmente discusso e smontato. Come la fede aiuta la scienza ad aprire il proprio orizzonte per una ricerca più umana possibile così anche la scienza, la ragione – quando è profondamente umana – aiutano la stessa religione e la stessa fede a non scadere nella superstizione, nella magia e nel devozionismo. È chiaro che la fede è devozione, ma non è devozionismo; la fede è pietà, ma non è pietismo. Su questo io credo che una nuova “santa alleanza” tra ragione e fede – come quella richiesta da “Fides et Ratio” – sarà nel XXI secolo una via, attraverso la quale l’Epifania del Signore potrà realizzarsi ulteriormente, se nell’Epifania si mostrano la bellezza e la ricchezza dell’umano e dell’uomo.
D. – Qual è, dunque, il suo augurio per questa Epifania 2011?
R. – L’augurio è: “Se sei un uomo, cerca di diventare umano”. Vi auguro – mi auguro! – che in questo nostro diventare “umani” possiamo guardare a Gesù di Nazareth e seguire la sua via, perché soltanto seguendo la sua strada, la sua via, che è una via di carità, di amore, di perdono, di misericordia e di pace, noi saremo umani. Ecco, io auguro a tutti di essere sempre più umani secondo Gesù.
Iscriviti alla nostra NewsLetter, sarai sempre aggiornato sulle ultime novità dalla Diocesi