La tradizione umana affida il bene della fecondità alla vita della coppia e della famiglia come luogo di accoglienza della vita e soggetto della sua trasmissione. Il nascere è legato al mistero della vita e al corpo che contiene in sè i codici strutturali e funzionali che danno compimento alla vita. In questa prospettiva il nascere è fortemente segnato dall’esperienza del parto che sappiamo essere potenzialmente drammatica. Questa consapevolezza ha portato a sviluppare una medicina capace oggi di garantire un parto sicuro nella stragrande maggioranza delle situazioni cliniche. Il monitoraggio della gravidanza, la prevenzione e l’assistenza moderna al parto hanno straordinariamente abbassato la mortalità e la morbilità infantile e materna. Nonostante gli oggettivi risultati ottenuti e dai quali si può prescindere, nei confronti della medicina ostetrica si è diffuso un certo “malessere” legato all’idea che gli straordinari risultati raggiunti sul piano tecnico siano avvenuti favorendo una spersonalizzazione e disumanizzazione del parto. Già negli anni Settanta la cultura femminista aveva parlato di “ espropriazione del parto e del corpo della donna” da parte della medicina, invocando un ritorno al parto a domicilio in contrapposizione all’alternativa ospedaliera. Spesso la discussione si è accesa con toni polemici e con il risultato di generare fraintendimenti e polarizzazioni ideologiche. Tuttavia è innegabile che il mondo della medicina non sempre riesce ad integrare fra le sue preoccupazioni i bisogni complessi delle persone verso cui rivolge la propria attenzione. Alla fine si rischia di contrapporre in modo artificioso la tecnica e l’umanità, e l’ostetricia è il caso più evidente in cui è necessario pensare ad una integrazione in cui il contributo indispensabile della tecnologia deve armonizzarsi con l’esigenza di umanizzare l’esperienza della nascita senza rinunciare alla sicurezza. Umanizzare la nascita vuol dire allora pensare innanzitutto che il nascituro è persona proponendo per lui una nascita senza violenza ricomponendo le fratture avvenute nell’ecosistema del nascere; è noto che il modo stesso con cui si svolge il parto può avere un’influenza determinante sullo sviluppo della personalità del bambino. E ‘ oggi possibile attutire il trauma e l’angoscia legati al parto che ogni bambino sperimenta con una serie di accorgimenti che rendono più graduale il passaggio dall’ambiente uterino ( ambiente liquido, a temperatura costante, con stimoli sensoriali attutiti e omogenei) all’ambiente esterno in cui si sperimenta lo shock dell’adattamento cardio-respiratorio. Viene oggi data molta importanza all’influenza di questo tumultuoso inizio della vita per l’armonica maturazione futura della persona. La tutela della gravidanza, sia sotto l’aspetto della salute fisica della madre e del nascituro che del supporto sociale, sono la conseguenza concreta dell’applicazione del principio della responsabilità. Umanizzare la nascita non significa concedere spazio alla retorica delle emozioni, quanto piuttosto assumere responsabilmente scelte ed atteggiamenti concreti che tutelino le diverse dimensioni della vita delle persone coinvolte nella vicenda del nascere, una tutela che non si limita alla vita fisica, ma assume in modo armonico tutta la vicenda umana che vede idealmente coinvolta tutta la famiglia.
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