Si è rinnovata venerdì 29 novembre la preghiera per la città a Crisci ranni, con la messa presieduta da don Manlio Savarino (assistente della Caritas insieme a don Paolo Catinello) e l’adorazione eucaristica. “Cosa ci sta accadendo? – si è chiesto don Manlio durante l’omelia – Non che si dimentica Dio, ma che non soffriamo più per questa dimenticanza. E il risultato è il frantumarsi di rapporti a iniziare dalle famiglie”. Famiglie che nella preghiera erano l’intenzione speciale di questo venerdì di novembre, alla vigilia dell’Avvento e della preparazione al Natale.”Ma Dio non ci dimentica – ha ancora detto don Manlio – e ci offre i suoi segni, fino al segno grande che è Gesù, Dio che ha condiviso tutta, proprio tutta, la nostra vita”. Come ricorderemo a Natale. E dentro questo orizzonte, riascoltando le parole del sinodo diocesano e condividendo una preghiera di papa Francesco, ci si è ricordati di tutte le famiglie, di tutte le persone sole, di tutte le ferite delle nostre famiglie e che, a loro, la Chiesa ha dare anzitutto il Vangelo.
Sapendo leggere in profondità quali desideri abitano il nostro tempo: “La comunione di vita assunta dagli sposi – ha ricordato papa Francesco nei giorni del sinodo dei vescovi sulla famiglia -, la loro apertura al dono della vita, la custodia reciproca, l’incontro e la memoria delle generazioni, l’accompagnamento educativo, la trasmissione della fede cristiana ai figli…: con tutto questo la famiglia continua ad essere scuola senza pari di umanità, contributo indispensabile a una società giusta e solidale. E più le sue radici sono profonde, più nella vita è possibile uscire e andare lontano, senza smarrirsi né sentirsi stranieri ad alcuna terra”. Nella preghiera diventavano l’invocazione delle madri ad essere sempre capaci di rinnovare affetto ed aprire il cuore anche ad altri (e in modo significativo c’era a testimoniarlo una delle famiglie dell’Associazione Papa Giovanni XXIII di don Oreste Benzi), l’invocazione dei padri a trovare tempo per i figli anche a costo di qualche rinuncia o guadagno in meno, l’intervento dei figli che ringraziano per la famiglia che – ad di là delle sue fragilità – diventa comunque sostegno e permette di non essere soli al modo, l’intercessione per le famiglie che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese.
La preghiera così fa emergere la città nei suoi lati più intimi e nascosti e rende consapevoli della chiamata ad essere lievito e sale di una rinnovata umanità. Che – come ha rilevato don Paolo citando San Tommaso – sia fatta “non di conoscenti che si incontrano per parlare ma di amici e famigliari che parlano per incontrarsi”. Ecco anche il messaggio per il prossimo Natale: gesti audaci di accoglienza e attenzione, con risvolti concreti (come mettere a disposizione una casa in affitto a prezzi bassi per chi non ce la fa o donarla quando si può per circostanze che lo permettono); e soprattutto cogliere i segni di Dio, che nei poveri ci visita e ci chiede “di costruire – ha ancora detto don Manlio – non un altro mondo ma un mondo altro”. E già l’indomani un segno poteva essere colto nei giovani di una scuola di Modica che nell’assemblea di istituto si sono interrogati sul grave rischio che si corre con le dipendenze, con un grido a stare attenti e il desiderio di passare dall’inferno di una società spenta e senza valori, che genera drammatiche fughe, alla primavera generata dal voler essere insieme umani.