L’incontro pastorale unitario su “Chiesa in uscita. Nella compagnia degli uomini per una città giusta e fraterna”, svoltosi lo scorso 13 aprile, presso l’Oratorio San Domenico Savio di Rosolini, ha visto la presenza di un ospite d’eccezione, don Luigi Ciotti, che ha posto al centro del proprio intervento l’importanza della diffusione del messaggio del Vangelo nella città, organismo vivente e luogo di interazione sociale e culturale, in cui mondi diversi sono chiamati a confrontarsi, soprattutto nelle periferie dell’anima; luogo in cui la povertà economica e spirituale rischia di rovinare quello che Don Luigi Ciotti definisce “l’unità di misura “della società, la relazione. L’intervento conclusivo di Mons. Antonio Staglianò ha evidenziato la necessità di spogliare la società da tutto ciò che la rende un” ipermercato” di sentimenti vuoti e inconsistenti.
Di seguito l’intervista che Don Luigi Ciotti ci ha rilasciato al termine dell’incontro.
Don Ciotti, sappiamo del suo impegno profuso per i più deboli e delle molteplici iniziative di cui si occupa per sostenere chi è in difficoltà. Quali degli obiettivi prefissati nell’ambito del progetto “Libera” sono stati raggiunti e quali sono in cantiere?
“Libera” è un coordinamento di associazioni che hanno storie, percorsi e radici diverse, dall’Azione Cattolica Italiana a Legambiente, ARCI, movimento per gli anziani, AGESCI, Chiesa valdese, Auser. Tanti movimenti messi insieme. Gli obiettivi sono stati tre in questi venti anni: la vicinanza ai familiari delle vittime innocenti di mafia; da qui la giornata dell’impegno per fare memoria, un impegno che deve durare 365 giorni all’anno. C’è stata inoltre la confisca di beni mafiosi con la raccolta di firme, un milione, e la legge che oggi deve essere certamente migliorata e resa più efficace e che ha permesso di creare una strada, con le cooperative di lavoro, con un bando pubblico di giovani sui beni confiscati ai grandi boss in tutta Italia e ora anche una spinta a livello europeo.
Terzo obiettivo l’educazione e la cultura, il lavoro nelle scuole, l’Università, perché è la cultura che dà la sveglia alle coscienze. Poi il discorso sullo sport, sul doping, sulla presenza nelle carceri. Proprio sul tema della legalità si salda il tema della giustizia, con il grande rispetto per il lavoro dei magistrati, delle forze di Polizia, ma c’è un ruolo e anche una responsabilità di noi cittadini, delle nostre associazioni e dei nostri gruppi. Abbiamo detto questa sera anche di una Chiesa che deve essere più forte, più coraggiosa, perché dove viene calpestata la libertà e la dignità delle persone, bisogna avere la forza di parlare, una Chiesa che deve legare la testimonianza cristiana con la responsabilità civile.
A tal proposito le chiedo: quanto, secondo la sua esperienza sui luoghi della povertà economica e spirituale, è attuale e fondamentale diffondere il messaggio di speranza del Vangelo?
Il Vangelo è fondamentale, noi dobbiamo illuminare le coscienze, dobbiamo dare una mano alla gente ad assumersi la propria parte di responsabilità. Il Vangelo invita alla parresìa, alla franchezza, al parlare chiaro, il contrario dell’ipocrisia. Nel Vangelo il Signore ci invita all’accoglienza: accogliere gli altri vuoi dire accogliere se stessi; ma non basta accogliere, bisogna anche riconoscere le persone. Bisogna riconoscere gli altri, come bisogna riconoscere se stessi. Il Vangelo ci invita a saldare la terra con il cielo. Una Chiesa capace di guardare verso il cielo, senza distrarsi dai problemi della terra, e poi soprattutto c’è una parola grande che è carne, che è vita, che è l’Amore verso il prossimo. Solo così si può incontrare veramente Dio.