Il Vescovo scrive ai Presbiteri e ai Diaconi della Diocesi netina, ai membri delle Aggregazioni Laicali e a tutto il Popolo Santo di Dio, sull’emergenza immigrazione, esprimendosi così: “Riecheggia ancora forte alle nostre orecchie l’accorato appello del Santo Padre Francesco nell’Angelus della scorsa domenica 6 Settembre, volto a spronare la coscienza di tutti i cristiani d’Europa a cogliere, nei segni delle tragedie umane in corso, un appello di Dio alla carità fattiva e operante.
Assistiamo ogni giorno – e corriamo il rischio di farlo solamente da spettatori – a tragedie immani, quali quelle legate all’immigrazione di tanti fratelli dai paesi colpiti da guerra, disordini sociali e povertà estrema. Esse non possono non sconvolgere il nostro quieto vivere, non possono non interrogare la nostra fede forse anestetizzata da una religiosità accomodante che cerca di sedurre Dio con il profumo dell’incenso, non accorgendosi del tanfo che sale dai sotterranei della storia (don Tonino Bello).
In piena obbedienza e animati dallo stesso soffio dello Spirito, come Chiesa Locale, vogliamo recepire i ripetuti appelli di Papa Francesco ad accogliere i fratelli migranti. Abbiamo già intrapreso percorsi di condivisione attenti alla relazione nelle realtà caritative presenti nei nostri Vicariati. L’appello odierno ci riguarda in modo del tutto particolare come Diocesi di frontiera (la più a Sud d’Italia), che continua a vedere giornalmente e ad aprire le porte della fraternità a migliaia di fratelli e sorelle immigrate e che ha tristemente assistito a tragedie dolorose come quelle di Sampieri e di Pozzallo.
Il Papa invita ogni parrocchia ad accogliere una famiglia come segno di condivisione, ma anche monito a crescere in umanità. In gioco, carissimi, c’è la nostra umanità: contrastiamo la globalizzazione dell’indifferenza e riscopriamo la bellezza dell’accoglienza evangelica.
Ritorna forte l’appello più volte conclamato: restiamo umani!
È giunto il momento di passare dal pensiero all’azione. In Evangelii Gaudium 231, Papa Francesco ci ricorda che “la realtà è più importante dell’idea”. Certamente siamo ben coscienti di tutto ciò che potrebbe ostacolare lo spirito di accoglienza e solidarietà (soprattutto gli ostacoli logistici e burocratici che una tale accoglienza immancabilmente riserva) che comunque non deve mancare o attenuarsi. Siamo chiamati a dare un segno, a esserlo innanzitutto, e lo faremo con razionalità e ponderatezza a iniziare dal cuore della nostra Chiesa Diocesana, il Palazzo Vescovile. A tal proposito ho già parlato con il Consiglio episcopale perché, anzitutto, l’appartamento della foresteria venga messo a disposizione, così come anche l’ala non ristrutturata del nostro seminario venga adeguata per la ricezione di alcune famiglie di profughi. E’ giusto che il vescovo per primo dia il buon esempio, come ha già fatto il Papa per la diocesi di Roma.
Ci muoveremo accogliendo e facendo una mappatura delle disponibilità di ogni parrocchia, santuario e casa religiosa, sotto il coordinamento della Caritas diocesana che monitorerà il tutto, e che curerà nello specifico gli accordi e il piano operativo insieme alle prefetture di Siracusa e Ragusa.
Perché l’accoglienza sia effettiva, nell’attesa delle indicazioni operative della conferenza episcopale italiana, chiedo, alle parrocchie e a ogni realtà diocesana, che all’inizio dell’anno pastorale si pensi a reti di accoglienza e fondi di solidarietà, e s’immetta nel discernimento dei consigli pastorali l’accoglienza come banco di prova di una fede operante.
A tutti giunga l’accorato appello perché ciascuna realtà possa divenire – secondo quanto lo stesso Pontefice si è augurato nel Messaggio della Quaresima di quest’anno – un’isola della Misericordia nel mare dell’indifferenza.
Maria santissima, Scala al Paradiso e san Corrado Confalonieri, siano il nostro sostegno e le nostre guide in questa grande opera di generosità, di accoglienza e di fraternità: ad maiorem Dei gloriam, che qui vogliamo tradurre cristianamente, “perché tutti possano rendere gloria al Padre nostro celeste”.