In comunione con tutte Chiese del mondo, la nostra Diocesi ha concluso domenica 13 novembre 2016 l’Anno Giubilare della Misericordia. Papa Francesco lo chiuderà per la Chiesa universale domenica prossima, 20 novembre, solennità di Cristo Re.
In una Basilica Cattedrale gremita di fedeli provenienti da ogni parte della Diocesi, Il Vescovo ha iniziato la celebrazione fermandosi in raccoglimento davanti alla Croce di legno fatta con i resti dei barconi degli immigrati naufraghi, realizzata dal Professore Elia Li Gioi. Un gesto di grande pregnanza, con il quale Mons. Staglianò ha voluto ricordare l’impegno di carità della nostra Chiesa locale per i migranti, che si sta attuando attraverso i progetti “rifugiato a casa mia” (accoglienza in una rete di famiglie) e “presidio” (attenzione alla condizione dei migranti).
Da ricordare che l’Anno Santo era iniziato con la testimonianza di un detenuto, che ha suscitato nel corso del Giubileo appena terminato, una particolare attenzione della nostra Chiesa per la “periferia esistenziale” del carcere, ricambiata dall’avvio, nella Casa di reclusione di Noto, di una redazione giornalistica da cui sono nate le pagine ospitate da “La vita diocesana”. Un primo frutto, al quale seguirà un secondo, ancora più significativo: sta infatti per prendere avvio il cammino della giustizia “riparativa”, del quale parleremo in altra occasione.
Dopo questo primo momento evocativo, ha avuto inizio la solenne Eucaristia alla quale hanno partecipato numerosi presbiteri e diaconi provenienti da tutti i
vicariati della Diocesi.
Nella sua omelia il Vescovo ha evidenziato come l’Anno Santo che si è chiuso, deve ora continuare nella vita di ogni cristiano, quale riflesso della misericordia che il Padre ha manifestato in Gesù Cristo.
“In quest’anno abbiamo imparato tante cose – ha affermato Mons. Staglianò – tante altre ancora ne dobbiamo apprendere”.
“Abbiamo imparato che la misericordia ha un nome: Gesù Cristo – ha proseguito il Vescovo – quello che ha fatto e ha detto. Questa misericordia ha preso carne, corpo, si è resa tangibile. Diversamente ognuno avrebbe potuto ‘inventarsi’ una misericordia tutta sua, non corrispondente al volto di Gesù, che è amore, solo amore”.
“Cos’altro abbiamo appreso in questo Giubileo? – ha incalzato Mons. Staglianò – Abbiamo imparato che bisogna guardare a Gesù, volto della tenerezza del Padre; abbiamo anche imparato che non basta dirci ‘cattolici’ per essere cristiani, se la nostra fede è morta! Gesù ci chiede una fede operosa. Non basta la religione, che si riduce spesso ad una “maschera” che nasconde la nostra ipocrisia, ci vuole la fede. Ci vuole una fede operosa per una fede veramente cristiana”.
Lo stesso discorso il Vescovo lo ha fatto per il perdono che i cristiani devono imparare ad offrire: “Quante volte chiediamo perdono a Dio e poi non perdoniamo mai ai nostri fratelli. Solo la fede ti apre il cuore al perdono e te lo riempie di gioia”.
Volendo ribadire che Dio è un Padre ricco di misericordia che non punisce i suoi figli mandando terremoti o altre disgrazie, Mons. Vescovo si è così espresso: “Un Dio che ha un volto di Misericordia non manda i terremoti sulla terra e neppure le malattie. Dobbiamo imparare che Dio è amore e che non punisce i suoi figli, quasi fosse un giustiziere! Dio manda il suo Spirito, la sua presenza in mezzo a noi, perché non rimaniamo schiacciati dal dolore”.
“Dio in Gesù ci rivela che è amore e sempre amore – ha concluso il Vescovo -che non castiga nessuno, che non manda nessuno all’inferno! Sono gli uomini, eventualmente, che rifiutando la sua Grazia, scelgono vie tortuose, che allontanano da Lui”.
Al termine della celebrazione, il Professore Maurilio Assenza, direttore della Caritas Diocesana, ha preso la parola ricordando l’impegno di tutta la Chiesa di Noto a continuare il suo Giubileo della misericordia, in tutte le situazioni di povertà e di bisogno dei fratelli: “facciamoci ‘minimi’ rispetto al mistero di ogni fratello. Le nostre case e i nostri cuori si aprano agli altri, perché ognuno di noi possa diventare, nel nostro territorio, ‘esploratore della misericordia’, capace di intercettare le necessità dei poveri e dei sofferenti”.