«Un capolavoro in un contesto di grazia» – questo in sintesi quanto ha detto Mons. Antonio Staglianò visitando il presepe della Casa don Puglisi di Modica, la sera del 2 febbraio, festa della presentazione di Gesù al tempio, dopo che al “Boccone del Povero” aveva celebrato il Giubileo diocesano dei religiosi e delle religiose. Il vescovo si è soffermato sorpreso e ammirato già alla Porta santa che immette nell’androne dal cielo stellato e riempito da centinaia di angioletti che subito rimandano alla grande esperienza dei bambini della città che hanno costruito le loro mattonelle d’argilla per poi ritrovarle dentro il grande manufatto comunitario del presepe. Mons. Staglianò ha seguito con attenzione il racconto del lavoro fatto con i bambini, ogni giorno per due mesi nella Casa tra i 40 e gli 80, che poi spesso hanno ritrovato le loro mattonelle e fatto da guida ai genitori (sono più di 5000 i visitatori al momento attuale e continue richieste hanno spinto a prorogare la visita al presepe fino a domenica 21 febbraio). Quindi si è passati a riascoltare il racconto sintonizzato con le luci con cui man mano il presepe si “accende” al comparire dell’angelo del silenzio, l’angelo della vita, l’angelo della musica, l’angelo dei sentimenti e, dopo l’attimo di buio che ricorda l’incapacità degli uomini di vivere in pace, il nuovo raggio di luce che raggiunge la cerchia di persone che rappresentano la natività e che è stato preparato dal Liceo artistico di Modica. E come è stato per i tanti visitatori, anche il vescovo è rimasto ammirato per la bellezza artistica ma anche per la grande dedizione, peraltro anche per il presepe di due anni fa che rappresenta i vari ambiti della vita accompagnati dalla presenza del Dio che si fa uno di noi e diventa la vera luce e dicendosi curioso di capire cosa accadrà a questo punto l’anno prossimo. Dopo il presepe vi è stato un intenso momento di amicizia con le mamme e i bambini della Casa, che spontaneamente si sono stretti attorno al vescovo mentre le mamme si sono commosse quando Mons. Staglianò ha ricordato la fortuna di vivere in una Casa come la don Puglisi, generata dalla grazia di Dio. Riprendendo Papa Francesco, ha ricordato quindi – mentre le mamme ascoltavano attente e i bambini incuriositi – come sia importante nella vita di ogni giorno saper dire “grazie”, “scusa”, “permesso”. Come in una casa non ci si limita a mangiare, ma si vive il banchetto ovvero un mangiare insieme in cui diventano importanti gli sguardi, le parole, le relazioni. Su questo ha invocato la benedizione del Signore. E ci si è congedati come uno di casa, non senza ricordare il carissimo Mons. Salvatore Nicolosi che – ha sottolineato ancora Mons. Staglianò – gli parlava soprattutto di tre cose: il Sinodo diocesano, la Casa don Puglisi, la Fondazione Madre Teresa di Calcutta.
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