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S. PIETRO – CHIESA MADRE

La Chiesa di San Pietro è collocata nel cuore della città bassa e rappresenta un mirabile esempio di architettura tardobarocca. L’origine, molto probabilmente, risale all’epoca di San Marziano, discepolo di San Pietro e primo vescovo di Siracusa. A causa del terremoto del 1693 la chiesa subì parecchi danni e nel 1697 il progetto e la direzione dei lavori vennero affidati ai capimastri Mario Spata e Rosario Boscarino. La chiesa fu ricostruita sulle stesse fondamenta della chiesa del Seicento. Dell’edificio seicentesco rimane, all’interno, la Cappella dell’Immacolata, attualmente sacrestia, dove è ancora leggibile la data 1620. La cappella è un vano quadrangolare con un’interessante copertura che rimanda a modelli costruttivi rinascimentali, analoghi a quelli della volta della cappella di San Mauro all’interno della Chiesa di Santa Maria di Betlem.I lavori di costruzione e decorazioni continueranno fino alla fine dell’Ottocento; la sistemazione della scalinata esterna a rampe rettilinee è il risultato di vari adattamenti che si concludono nel 1876.Tra gli elementi architettonici interessanti della facciata piana notiamo le lesene del primo ordine e del secondo ordine, il finestrone centrale, le volute di raccordo a motivi floreali, dalle statue sistemate sul primo ordine e nella cuspide.L’interno è a tre navate; molto ampia quella centrale rischiarata da grandi finestre laterali che presenta delicati stucchi ottocenteschi e nella volta otto riquadri con scene e figure del Vecchio e del Nuovo Testamento di Giovan Battista Ragazzi (seconda metà sec. XVIII). Interessanti l’altare del Sacro Cuore, del Crocifisso, quelli di S. Lucia, di S. Giuseppe, dell’Addolorata e la cappella del SS. Sacramento. Tra le opere d’arte segnaliamo in primo luogo la Madonna di Trapani, posta nella cappella di destra, scultura in marmo (sec. XVI), la scultura lignea policroma della Madonna nella nicchia dell’altare maggiore e ai lati, all’interno di due nicchie, le statue di San Pietro e San Paolo tutte opera di Pietro Padula, artista napoletano, che le eseguì tra il 1773 e il 1775, l’altra scultura lignea di S. Pietro e il paralitico del palermitano Pietro Civiletti (1893). Interessanti tele secentesche sono conservate nella Cappella Mazzara, prima cappella della navata sinistra. Due mausolei sono posti all’ingresso della chiesa: quello di Giuseppe Campailla (1858) e di Don Carlo Interlandi (1797). Alla metà del sec. XVII risale l’Urna reliquiaria in argento con i dodici apostoli rappresentati in altorilievo sui quattro lati in nicchie incorniciate da lesene con cariatidi.

S. GIORGIO – CHIESA MADRE

La Chiesa di San Giorgio è posta tra la parte alta e la parte bassa della città, in posizione scenografica con il prospetto rivolto verso occidente e si caratterizza sia per l’imponente l’architettura, sia per la sua collocazione urbanistica che le conferiscono un singolare effetto scenografico e ne fanno una tra le più significative opere del barocco europeo. Nel 1660 lo storico Rocco Pirri fornisce informazioni sulla chiesa citandola come la più antica e la più celebre della Contea di Modica. Molto poco ci resta di quel momento storico distrutto dal terremoto del 1693. A partire dal 1716 cominciarono i lavori per la ricostruzione della facciata di San Giorgio, ma il primo ordine della facciata fu realizzato seguendo il progetto del netino Paolo Labisi a partire dal 1761. La facciata fu completata nel 1848 e la data finale si legge in un cartiglio sopra il terzo ordine, dunque, il secondo e il terzo ordine potrebbero essere collocati tra il terzo e il quinto decennio dell’Ottocento e potrebbero essere stati progettati da Carmelo Cultraro uno dei protagonisti dell’architettura iblea di questi decenni.Lo spazio antistante San Giorgio doveva avere, nel ‘700, una diversa sistemazione con terrazze naturali, orti e gradini che sono stati trasformati nell’Ottocento quando fu costruita l’attuale scalinata (progettata tra il 1874-75 dall’architetto Alessandro Iudica Cappellani) che ormai è parte integrante dello spazio scenografico di San Giorgio.L’interno, a croce latina, presenta cinque navate divise da colonne e pilastri con una cuola che sovrasta il transetto. Tutta la parete di fondo dell’abside è occupata da un grandioso polittico attribuito a Bernardino Niger e datato 1573. E’ il più grande polittico di tradizione medievale-rinascimentale presente in Sicilia se si fa eccezione di quello marmoreo del Gagini nella Cattedrale di Palermo, andato perduto. È composto da nove tavole rettangolari disposte su tre ordini e da una lunetta di coronamento (1° ordine: S. Giorgio, Sacra Famiglia, S. Martino; 2°ordine: Presentazione al tempio, Adorazione dei Magi, Gesù tra i dottori; 3° ordine: Pentecoste, Resurrezione, Ascensione; lunetta: Dio Padre). Di notevole pregio è la cornice in legno scolpito e dorato.Tra le più rilevanti opere d’arte custodite nella chiesa di S. Giorgio, segnaliamo l’Assunta, olio su tela di Filippo Paladini (1610), una delle ultime opere del maestro toscano, uno dei maggiori esponenti della pittura italiana di inizio Seicento che opera all’interno del manierismo toscano con echi caravaggeschi, la Natività olio su tavola di Ignoto del (sec. XVI), la Vergine che intercede presso la Trinità per le anime purganti olio su tela (sec. XVIII), i Santi Fanzio e Deodata, olio su tela (secc. XVII-XVIII), uno stemma ligneo dipinto con il tema di San Giorgio e il Drago datato 1576, una tela secentesca anonima raffigurante una Deposizione conservata in sacrestia; tra le sculture la Madonna della neve, scultura marmorea della scuola dei Gagini, due sarcofagi del Seicento conservati nel transetto, la Crocifissione, gruppo ligneo (secc. XVII-XVIII), la statua di S. Giorgio; tra gli argenti l’Urna reliquiaria di S. Giorgio (secc. XVIII – XIX) e l’Altare maggiore (secc. XVII-XVIII).Nella seconda metà dell’Ottocento furono realizzati il monumentale l’organo a canne, a 4 tastiere, 80 registri e 3000 canne (1866-1888) e la Meridiana, orologio solare opera del matematico e astronomo Armando Perini (1895).