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Conferimento del titolo di Basilica Minore alla Chiesa Cattedrale di Noto

Oggi 21 gennaio alle ore 10,00 presso la sede espicopale di Noto alla presenza dei giornalisti S. E. Mons Antonio Staglianò ha tenuto una conferenza stampa per annunciare ufficialmente alla diocesi il Conferimento del titolo di Basilica Minore alla Chiesa Cattedrale di Noto.
Da un punto di vista Canonico la Basilica va distinta in Patriarcale, Maggiore e Minore, le Basiliche Patriarcali e Maggiori, che l’attuale Pontefice ha preferito denominare Papali, sono caratterizzate dalla presenza del Trono e dell’Altare Papale.
Attualmente, per privilegio papale, è concesso il titolo di Basilica Pontificia Minore ad alcune importanti chiese, per consuetudine immemorabile o concessione Apostolica motivata dall’antichità, dalla grandezza, dal valore artistico, dalla spiritualità intensa, dall’essere luogo di pellegrinaggio cristiano, dalla venerazione di reliquie insigni e dal possesso di mezzi adeguati a mantenere il decoro confacente a tale dignità. Si può supporre che Basiliche Minori d’Italia siano circa 500.
Il Vescovo ha precisato che fra le chiese di una Diocesi il primo posto e la maggiore dignità spettano alla cattedrale, nella quale è collocata la cattedra, segno del magistero e della potestà del Vescovo, Pastore della sua Diocesi segno della comunione con la cattedra romana di Pietro.
La Santa Congregazione del culto divino e della disciplina dei sacramenti nel decreto “Domus ecclesiae” esplicita – come ha sottolineato il Vescovo – il significato particolare di alcune chiese che per la loro speciale importanza per la vita liturgica e pastorale, esprimono il vincolo di comunione che unisce la basilica minore e la cattedra di Pietro.
Mons. Stagliano ha sottolineato che questo riconoscimento ha per la chiesa di Noto un significato sociale, nella difficile congiuntura economica, infatti, come ha sottolineato ancora il Vescovo la Basilica Cattedrale diventerà non solo luogo esemplare dell’azione liturgica di tutta la diocesi ma anche luogo operoso di carità verso i più poveri con la nascita di una mensa per i fratelli più bisognosi. 
A corredo della notizia vi descriviamo le condizioni, gli impegni e i doveri che scaturiscono dal titolo  di basilica minore concessa alla chiesa cattedrale di Noto dalla congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei sacramenti la quale ha emanato nel decreto “Domus ecclesiae”  la normativa e le condizioni per ottenere il titolo di basilica minore.
 
Tra le condizioni richieste ne evidenziamo alcune:
– La chiesa deve essere, nella diocesi, centro di vita liturgica e pastorale;
– La chiesa deve godere di una certa celebrità in tutta la diocesi (ad esempio, quando in essa è custodita la reliquia insigne di un santo che viene venerato);
– Deve essere congruo il numero di presbiteri dediti alla cura liturgico-pastorale (l’Eucarestia, la confessione)
 
Impegni e doveri della basilica in ambito liturgico-pastorale:
– Nella basilica si promuove la formazione liturgica dei fedeli;
– Le celebrazioni liturgiche si svolgono con grande cura;
– Si promuove la partecipazione attiva dei fedeli nelle celebrazioni liturgiche;
– Per sottolineare l’unità con la cattedra romana di Pietro, vi si celebrano, ogni anno, con particolare cura: la festa della cattedra di San Pietro, la solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, l’anniversario dell’elezione o dell’inizio del supremo ministero pastorale del Romano Pontefice.
 
Concessioni annesse al titolo di basilica minore:
– Il particolare festeggiamento del giorno in cui viene annunziata, pubblicamente, la concessione del titolo di basilica minore:
– Nei giorni indicati, i fedeli possono lucrare l’indulgenza plenaria (anniversario della dedicazione della basilica, giorno della celebrazione liturgica, solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo, anniversario della concessione del titolo di basilica, una volta all’anno nel giorno stabilito dall’ordinario del luogo e nel giorno, liberamente scelto, da ogni fedele);
– Sul timbro della basilica, sulla suppellettile e sugli stendardi si può usare il simbolo pontificio (chiavi incrociate);
– Il rettore della basilica o chi la presiede, può usare la mozzetta di colore nero, con orli, occhielli e bottoni di colore rosso.
 
 

Convocazione Conferenza Stampa: comunicazioni del Vescovo di Noto alla diocesi

Si terrà il prossimo sabato 21 Gennaio alle ore 10.00 presso la sede episcopale di Noto una conferenza stampa tenuta da S. E. Mons. Antonio Staglianò.

Il Vescovo in persona comunicherà alcune notizie di rilevanza diocesana. Sono invitati e convocati tutti gli operatori della comunicazione a partecipare a questa conferenza stampa ognuno in rappresentanza dei media di riferimento.
 

 

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“VOLALIBRO 2012”: UN VIAGGIO NEL “FARE CULTURA”

Dare il benvenuto ad un 2012 all’insegna della “attivisimo culturale”, e accompagnare i ragazzi in un viaggio dentro la “macchina” della produzione dello scibile, in ogni sua forma ed espressione: questa è la missione del Festival della Cultura per ragazzi “Volalibro 2012”, che si terrà a Noto dal 20 al 29 gennaio.  Il quarto appuntamento della manifestazione – organizzata sotto il patrocinio del comune di Noto e del sindaco Corrado Bonfanti – si configura come un profondo percorso nella creazione del “prodotto culturale”, un’opportunità per i ragazzi delle scuole elementari, medie inferiori e superiori, di dialogare direttamente con alcuni esponenti del mondo letterario e non solo; un percorso lungo dieci giorni e scandito da mostre, convegni, laboratori e seminari, attività ospitate negli splendidi siti patrimonio dell’Unesco e tesoro artistico del comune di Noto.
Scorrendo il ricco programma di “Volalibro 2012”, colpisce la partecipazione di personalità di rilievo per ognuno dei diversi ambiti trattati: i giornalisti Attilio Romita, volto del Tg1 Rai, Debora Penzo del “TG3 – Gt Ragazzi”, Andrea Lodato de La Sicilia, a sostenere il ricco programma riguardante l’etica dell’informazione e la figura del giornalista, della quale parlerà Mario Cutuli, presidente della Fondazione Maria Grazia Cutuli. Ampio spazio viene dedicato anche alla figura dello scrittore, analizzata in incontri con autori tra i quali Filippo Sottile, Luigi Dal Cin e Gaetano Savatteri, questi ultimi due graditi ritorni.
“Volalibro 2012” vedrà i ragazzi partecipanti, impegnati in attività di laboratorio – caratteristica unica del Festival – imperniati su scienza (iniziative Gioco Scienza e Astrogiochi) e chimica, ambiente (A spasso nel bosco), letteratura (Un amore di libro), e le dovute celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Ciò grazie alla rinnovata partnership con editori di spicco del panorama nazionale quali Giunti Editore, leader dell’editoria per ragazzi, Touring Club Italiano e Del Borgo, unitamente alla preziosa cura organizzativa del Consorzio Universitario del Mediterraneo Orientale (Cumo).
I concorsi “Piccoli autori” e “Piccoli illustratori” saranno ancora una volta istituiti per valorizzare il lavoro di produzione culturale dei ragazzi partecipanti, e si rinnova anche la collaborazione con l’Istituto Nazionale del Dramma Antico (Inda), presente con laboratori diretti da Annamaria Piccione, curatrice del progetto per la riduzione delle tragedie greche in libri per ragazzi.
“Volalibro 2012” pone in risalto anche il mondo dello sport, con la presenza dell’atleta italiano Giacomo Leone, vincitore della Maratona di New York nel 1996, e di Paolo Venturini, istruttore FIAL (Federazione Italiana Atletica Leggera) e Tecnico del Gruppo Sportivo Fiamme Oro. Il respiro nazionale di “Volalibro” si evince anche dalla simulazione di salvataggio che proporrà la Guardia di Finanza italiana, ospitata nello Stadio “Giovanni Palatucci”.
 
«Le precedenti edizioni sono una base forte, ma noi vogliamo crescere. – sono le parole dell’ideatrice di “Volalibro”, Corrada Vinci – Possiamo e vogliamo dimostrare che la Sicilia, e la città di Noto in particolare, possono non solo esportare, ma anche accogliere ragazzi da tutta l’Italia, veicolando un messaggio culturale già importante, ma che ancora vuole aumentare la sua portata, valorizzato dalla ricchezza del patrimonio umanistico, storico e architettonico del Barocco netino».
Tutti gli eventi sono aperti gratuitamente alla partecipazione delle scuole. Il programma sarà pubblicato sul sito web www.volalibro.org.
 
 

Immigrazione: scenari in mutamento

L’immigrazione non è una presenza statica, semplice, tale da mettere paura o da invocare buonismo. Si tratta piuttosto di un mutamento epocale che dovremo saper leggere. Da qui l’importanza ogni anno della presentazione del dossier sull’immigrazione curato da Caritas Italiana e Migrantes che, con l’aiuto del referente regionale Vincenzo La Monica, faremo il 18 gennaio a Scicli alle 19 nella chiesa di San Giuseppe. Per capire l’entità del fenomeno basti pensare che a livello mondialenegli ultimi dieci anni i migranti sono aumentati di 64 milioni di unità e secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni sono attualmente 214 milioni (4,2 milioni dei quali sono italiani). I flussi di migranti hanno sfiorato i 6 milioni di unità l’anno e, seppure rallentati nell’attuale fase di recessione, secondo le previsioni dell’Ocse acquisteranno nuovo dinamismo con la ripresa economica. Nei paesi in via di sviluppo la forte crescita economica dell’ultimo decennio (+13,4% solo nel 2010) ha sottratto mezzo miliardo di persone alla povertà estrema, che tuttora ne coinvolge un altro miliardo e mezzo. Permane l’enorme sproporzione territoriale del reddito pro capite: 33.400 dollari nel Nord del mondo e 6.200 nel Sud. In prospettiva, la diminuzione della popolazione in età lavorativa, che influisce sull’attrazione dei flussi migratori, continuerà in Europa e si farà sentire anche in Asia, un continente finora quasi esclusivamente fornitore di manodopera, dove, in particolare, le Filippine continueranno a essere un paese di emigrazione (così come lo sarà tutta l’Africa a seguito della forte espansione demografica) mentre la Cina diventerà il principale polo di attrazione dei flussi, seguita dal Giappone, dalla Corea del Sud e da altri paesi. L’Unione Europea,il cui tasso di fecondità è pressoché dimezzato rispetto al 1952 (quando era di 2,6 figli per donna), si conferma come una forte area di immigrazione, con il coinvolgimento anche dei nuovi paesi: ad esempio in Polonia, nel 2011, è stata decisa la regolarizzazione di circa 300mila non comunitari. Un secondo elemento, riguarda invece la crisi. Che colpisce anche gli immigrati. I lavoratori immigrati, funzionali alle esigenze produttive dei paesi di insediamento, al momento pagano più duramente gli effetti della crisi e vengono sottoposti a restrizioni normative che hanno ripercussioni anche sulla libera circolazione dei comunitari. Un terzo elemento resta l’inclusione, esigenza su cui sta richiamando l’attenzione la campagna “L’Italia sono anch’io”, promossa dall’associazionismo di ispirazione laica e religiosa. Un quarto elemento da considerare è la promozione di condizioni di pace e di sviluppo interne ai singoli paesi: lo hanno ricordato Caritas e Migrantes nel volume Africa-Italia. Scenari migratori (2010). Lo scrittore bosniaco Pedrag Matvejevic ha detto suggestivamente che nel Mediterraneo vi sono tante funi sommerse che aspettano di essere ritrovate e riannodate. Nel primo semestre del 2011, i drammatici eventi del Nord Africa hanno evidenziato ancora una volta che è possibile favorire l’incontro tra musulmani e cristiani. Del resto, gli immigrati di questi due gruppi (1 milione e mezzo di musulmani e 2 milioni e mezzo di cristiani, rispettivamente il 32,9% e il 53,9% della popolazione immigrata) vivono, in Italia, fianco a fianco, insieme a fedeli di altre religioni. Perciò l’inquadramento emergenziale dell’immigrazione deve far posto ad una prospettiva di integrazione, cuore della politica migratoria: i 150 anni dell’Unità d’Italia ricordano un passato di esodo con tante sofferenze che potevano essere evitate, così come vanno evitate nell’attuale contesto. Per la Caritas e la Fondazione Migrantes, se si vuole essere cristiani autentici, le migrazioni vanno riconosciute come un segno dei tempi e così sempre più cercheremo di leggerle, ponendo anche segni di accoglienza, di integrazione, di arricchimento culturale e spirituale.
 
 
 
 
 

Auguri di un Santo Natale e Felice Anno Nuovo a tutti i lettori

Veniva nel mondo la luce vera,quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. (Gv 1, 9-11.14)
 
Gesù, donatoci da Maria, che è sceso sulla terra per cercarci, per essere figlio, fratello e amico, che è venuto per insegnarci la speranza doni ai vostri cuori e alle vostre famiglie il calore del Suo Amore e la pace della Sua Luce.
 

La redazione ringrazia tutti i suoi lettori e augura un Santo Natale e felice Anno Nuovo

LETTERA APERTA AI GIOVANI: VEGLIAMO SUL FUTURO

Carissimi giovani,
ci rivolgiamo a ognuno di voi con la speranza di avere un po’ della vostra attenzione sottratta ai tanti impegni che spesso vi caratterizzano. Siamo un gruppo di persone che si occupa di pace e di nonviolenza su percorsi cristiani. Abbiamo pensato di rivolgerci a voi, perché crediamo in modo convinto che la pace vi riguardi, vi appartenga come valore in sé e come dimensione importante nel processo della vostra crescita e maturazione. Ai tanti piagnistei, ai numerosi predicatori di sventure, riteniamo che voi per primi avete nella vostra indole, nel vostro corredo genetico le motivazioni per contrapporre inni di vita, sguardi di speranza e azioni di trasparente tenerezza. Il prossimo Natale sarà ancora una volta occasione per rivivere tradizioni più o meno sentite, riti a volte formali; inoltre la perdurante crisi economica rischia di scagliarsi contro le nostre consolidate abitudini, compromettendo scelte e prassi non sempre sentite come autentiche. Proprio a partire dall’autenticità che sempre caratterizza il vostro agire, vorremmo augurarvi un Natale credibile che straripi di speranza, che inondi di benessere chi vi incontra, che mostri nei vostri volti il calore dell’amicizia e della generosità. E’ consuetudine che il primo gennaio la comunità cristiana preghi per la pace nel mondo; quest’anno vorremmo che questo appuntamento fosse arricchito della vostra presenza. Sappiamo che molti di voi non credono e da anni non entrano in una chiesa, ma confidiamo che queste motivazioni non vi trattengano dal partecipare: ci precludereste la possibilità di conoscervi e di ritrovarci insieme per un fine alto, per uno scopo nobile che è quello di vegliare sul futuro, e voi del futuro siete i primi cantori, i protagonisti assoluti, l’espressione più autentica. Non importa se alcuni di voi non se la sentiranno di pregare, fondamentale sarà esserci per testimoniare che la pace interessa anche voi, che la nonviolenza è più affine a voi perché è scelta controcorrente e come tale vi qualifica, che invocare la pace senza giovani è come tradirne la sua natura più intima. Per queste e per altre ragioni che ognuno di voi vorrà darsi, vi diamo appuntamento il primo gennaio 2012, alle 20 presso la chiesa di S. Pietro a Modica; consentirete a chi partecipa di sperare in un futuro migliore e a voi stessi di riscattare i tempi del compromesso e delle stanchezze.  Vi ringraziamo di cuore per averci dedicato un po’del vostro tempo.
 
 

Vivere il presbiterato riconoscendosi figli nel Figlio

Si è svolto dal 14 al 18 novembre 2011, presso Bethania Opera Sacerdotale di Siracusa, un corso di esercizi spirituali per sacerdoti, religiosi e diaconi tenuto da S. E. Mons. Antonio Staglianò. Hanno partecipato al corso circa venti presbiteri provenienti da diverse parrocchie delle Diocesi di Catania e Siracusa e alcuni diaconi tra cui i tre diaconi della nostra Diocesi di Noto, don Armando Fidone, don Nello Garofalo e don Francesco Ingegneri, che hanno seguito gli esercizi spirituali in preparazione della loro Ordinazione Presbiterale, avvenuta giorno 12 dicembre 2011, festa di Nostra Signora di Guadalupe.
La sequenza delle riflessioni è avvenuta con due tappe quotidiane, riuscendo a dare all’ascoltatore la possibilità di meditare, nei tempi dedicati al silenzio, quanto proposto dall’esercitatore.
L’itinerario proposto è stato avvincente e coinvolgente, ispirato a un viaggio simbolico che potremmo definire simultaneamente astrale e abissale, ma in un’ottica di “convergenze parallele”.
L’esempio di potersi trovare in volo e assaporare le meraviglie dello spirito e contemporaneamente in un sottomarino che inabissandosi scandaglia gli anfratti più oscuri del nostro intimo, ha fatto sì che il percorso fosse caratterizzato da attimi di “turbolenza” che inevitabilmente hanno portato momenti di crisi, seguiti da una crescita spirituale, tale da approdare a un’autentica esperienza di fede, in particolare quella della vita totalmente consacrata a Dio.
Tema fondante il corso degli esercizi è stato il rapporto filiale che noi cristiani, e in particolar modo noi a Lui consacrati, dobbiamo instaurare con il Padre tramite il Figlio suo, quindi una relazione personale, intima, che ci conduce a una ricerca, in un viaggio che ci porta alla scoperta del volto del Padre, di un Padre che vuole diventiamo figli nel Figlio.
Inizialmente è stato mostrato ciò che Dio non è. Dio non è, e non deve essere, frutto delle nostre astrazioni, delle nostre immaginazioni, delle nostre fantasie; Dio non è nemmeno un’entità anonima. Dio è il volto che noi cerchiamo, è il volto di un Padre ci si fa vicinanza, che si accosta a noi, entra nella nostra storia e stabilisce con noi, qui sulla terra, un rapporto religioso che va rispettato, un rapporto di alleanza. Dio educa il suo popolo; Dio mi sta dentro, Lui sta dentro di noi, prende dimora in noi e in noi crea la vera fede.
In questo rapporto di fede con Dio, scopriamo di appartenere fin dal profondo del nostro essere a Lui, noi apparteniamo a Lui, e se diciamo di sì a quest’appartenenza, siano costretti a prendere coscienza della nostra figliolanza. Noi non crediamo a un dio generico, ma a un Padre che ci ama, e noi siamo figli di questo Padre che nella sua misericordia infinita verso di noi, è diventato intimo a noi stessi venendo nella storia, incarnandosi.
Nel suo Figlio unigenito, noi abbiamo la possibilità di diventare figli di Dio, figli di un Padre che si dona a noi gratuitamente. In Gesù noi possiamo diventare figli nel Figlio, e solo tramite il Figlio noi possiamo conoscere il vero volto del Padre.
Soltanto coloro che si riconoscono figli nel Figlio, non soltanto entrano nella relazione filiale con il Padre, ma entrano nella relazione filiale che il Figlio di Dio intrattiene con il Padre Suo. Solo così possiamo conoscere Dio, così come Egli è.
Il viaggio proposto da mons. Staglianò è indirizzato a tutti coloro che vogliono vivere in pienezza lo Spirito di Cristo, in una fede cristiana cattolica che sia sempre più: «fides quae per caritatem operatur».
 
N.B.: il contenuto dell’intero corso di esercizi (8 meditazioni + 4 omelie), potrà essere fruibile a tutti, soprattutto per chi volesse immergersi in questo viaggio di scoperta del volto del Padre. Presto sarà disponibile in formato audio; prossimamente sarà realizzato un opuscolo, il cui ricavato della diffusione (sia dell’audio sia del cartaceo) sarà devoluto per la costruzione del Centro cardiologico nella Diocesi gemella di Butembo-Beni.
 
 
Carissimi giovani,
ci rivolgiamo a ognuno di voi con la speranza di avere un po’ della vostra attenzione sottratta ai tanti impegni che spesso vi caratterizzano. Siamo un gruppo di persone che si occupa di pace e di nonviolenza su percorsi cristiani. Abbiamo pensato di rivolgerci a voi, perché crediamo in modo convinto che la pace vi riguardi

Ripensarci a partire dall’eucaristia

Vale molto una Settimana Teologica: lo possiamo dire alla fine della quarantesima edizione. Per il tema, centrale nella vita cristiana. Per la capacità della teologa Marinella Perrone di una comunicazione comprensibile ma anche capace di far pensare. Per la possibilità, se chi ha partecipato rielabora ciò che vive, di non continuare come prima. Nella consapevolezza del tempo in cui siamo, di un tempo in cui viene meno la frequenza alla messa, di un tempo in cui non vale più la precettistica, di un tempo che può diventare occasione per ripensare e ripensarci a partire dall’eucaristia riproponendola con credibilità. Per questo è necessario che prima del rito ci sia l’eucaristia, ci sia una fede che sa dire grazie: grazie per il filo d’erba come per il grande evento, grazie nel sentirsi creature e non riconoscere altro come Dio, nell’invocare guarigione, nel continuare a dire grazie anche se non tutto è chiaro. Partecipando quindi della tensione di Gesù per il Regno e accettando il tempo intermedio. Senza il rendimento di grazie vita e fede rimangono separati e il rito resta un guscio vuoto. Nel tempo la Cena di Gesù è diventata per noi, da simbolo della sua vita sacramento, grazie all’evangelizzazione che permette di pronunciare quel “per voi e per tutti” che attualizza vita, morte e resurrezione del Signore e la raccorda alla sua vita, al suo sentire, al suo relazionarsi. Così la prima sera. Nel secondo intervento un ulteriore chiarezza. Non si può celebrare la Cena del Signore senza una chiara e comunitaria decisione di vivere come Gesù: nel servizio, nella comune interdipendenza, nel dono. Poiché grazie all’eucaristia diventiamo il corpo di Cristo! Se la messa non opera questa trasformazione, rischia di essere un’operazione simile all’idromassaggio: utile solo per il benessere personale. Ma così viene tradita la consegna del Signore! Ogni messa allora deve generare servizio, senza delega, senza fughe spiritualistiche. Con quella differenza chiara – “fra di voi non così” – dalle logiche del potere. Differenza che i testimoni e i martiri tengono viva e che ogni comunità potrà rielaborare, partendo dalla consapevolezza che il battesimo ci rende tutti corresponsabili della qualità della testimonianza. Terza sera: si celebra «nell’attesa della sua venuta», dando alla speranza il volto dell’attesa del Regno e della perseveranza quotidiana. Con quel raccordo tra rito e vita sottolineato dal nostro Vescovo e con indicazioni pastorali che sarà opportuno riprendere, non solo sulla necessaria continuità da dare alla messa ma anche alla pre-messa, a ciò che precede la celebrazione, da pensare sul modello dell’incontro del Risorto nelle vesti di un pellegrino con i discepoli di Emmaus.
 
 
 

Tre nuovi presbiteri nella Chiesa di Noto

Consacrati da Cristo e coinvolti nel suo ministero, i presbiteri non hanno un nuovo sacerdozio, ma l’unico sacerdozio di Cristo viene reso presente e operante in loro perché questi lo realizzino nella diversità dei luoghi e dei tempi».
Il sacerdozio di Cristo non è fatto di riti esteriori ma è un sacerdozio vissuto nella vita, nel dono di sé, nella comunione e nella solidarietà. Il presbitero che vi partecipa è segno dell’amore di Dio.  Egli è uno del popolo, viene dal popolo, vive con il popolo, opera per il popolo santo di Dio. Il presbitero è chiamato per un ministero di mediazione, consapevole che è Cristo l’unico mediatore: questi potrà realizzarlo solo unito al suo Signore.
Con queste espressioni ieri, 12 dicembre 2011, è iniziata la solenne concelebrazione in Cattedrale, nella quale sono stati consacrati nuovi presbiteri della Chiesa di Dio, don Armando, don Nello e don Francesco. In una Cattedrale gremita di fedeli e di sacerdoti, il nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò ha presieduto la Celebrazione Eucaristica e il singolare rito di consacrazione, e con la presenza sempre buona e discreta di Mons. Giuseppe Malandrino, sono stati donati alla Chiesa di Noto, tre nuovi presbiteri.
Sua Eccellenza il nostro Vescovo, ha voluto ordinare questi giovani in un giorno tutto particolare a lui caro e solenne: la memoria di Nostra Signora di Guadalupe; durante la sua omelia l’attenzione è sovente rimandata alla interpretazione dell’immagine della “Guadalupana”; Maria, la tutta santa è il modello del discepolo che ogni presbitero porta nel cuore attraverso il quale è generato nella Chiesa. I temi della figliolanza dell’uomo, dell’agire più che del fare, dell’essere presbiteri tra il popolo, sono stati oggetto di riflessione nelle parole pronunciate dal Vescovo.
Ai nuovi presbiteri l’augurio è di un fecondo e sempre creativo ministero che giunge principalmente dal Vescovo e da tutto il presbiterio, dai seminaristi e dal popolo di Dio che auspicano per la Chiesa nuove e sante vocazioni alla vita religiosa e sacerdotale perché tutti possiamo essere sostenuti nella debolezza dell’umano affinché riusciamo davvero ad essere segno di Dio.
 

Pane, lavoro e libertà: il Progetto Policoro nella diocesi di Noto

“Pane, lavoro e libertà” è stato lo slogan del convegno che ha riunito giovani e adulti della nostra diocesi il 9 Dicembre scorso, per riflettere sul delicato tema della disoccupazione giovanile e per promuovere il Progetto Policoro “speranza del Sud per il Paese”, spiraglio di luce per i giovani che vogliono mettersi in gioco e agire per il proprio futuro nel territorio e nella storia in cui sono nati e cresciuti.
Al convegno sono intervenuti Mons. Angelo Casile, direttore dell’ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro, il Prof. Giancarlo Cursi, formatore nazionale degli Animatori di Comunità e il Prof. Maurilio Assenza, tutor del Progetto per la nostra diocesi.
 Il titolo racchiude l’impegno che ci siamo assunti all’inizio dello scorso anno pastorale, seguendo la pista tracciata dal nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, di una cura integrale dell’uomo in un’ottica ecclesiale che faccia cogliere la bellezza e la concretezza del Vangelo.
Il progetto Policoro è stato presentato alla Chiesa di Noto come una seria risposta ad un’emergenza che è anzitutto spirituale e materiale delle nuove generazioni: la disoccupazione, che porta la maggior parte dei giovani del Sud ad assoggettarsi a chi promette libertà, ma in realtà rivela schiavitù.
Mons. Casile ha sottolineato una dimensione del lavoro, alla quale mira il Progetto Policoro e tutta la Chiesa, che è benedizione di Dio, che considera l’uomo, secondo la visione di Sant’Ambrogio, l’estensione della mano di Dio che continua a creare, che è espressione della sinergia degli organismi ecclesiali e di quanti si occupano di sostenere e promuovere il lavoro per l’uomo e non l’uomo per il lavoro.
I giovani, soggetti e protagonisti del Progetto Policoro, spesso vittime della rassegnazione e dello sfruttamento possono e devono diventare i protagonisti anche del rinnovamento della loro terra, permettendo un cambiamento di mentalità che scuota le coscienze degli adulti e di tutti gli altri giovani che non vedono più una possibilità per il proprio futuro se non in una valigia e un biglietto per il “nord”.
L’assemblea riunita nell’aula magna del Seminario Vescovile, non ha potuto far altro che accogliere l’invito del Prof. Cursi di sostenere gli Animatori di Comunità ed impegnarsi concretamente a diffondere il Progetto e i valori che ad esso sono legati.
La nostra diocesi ha in sé tutte le possibilità per aiutare i giovani del nostro territorio a non sottostare alle logiche attuali del mercato del lavoro, ed ha anche il dovere di sollevare e far sollevare lo sguardo dal basso per puntare all’alto che il Vangelo ci indica, alla dignità dell’uomo che nel lavoro sperimenta la con-creazione con l’opera di Dio.