E’ fondamentale che anche i giovani oggi possano conoscere la Chiesa africana, in particolare questo gemellaggio che vuole sigillare il rapporto tra due Chiese sorelle che si sostengono. Ciò che è importante nel cammino della nostra formazione cristiana, infatti, è la possibilità di incontrare e conoscere altri modi di vivere la stessa fede cristiana. Il viaggio che la pastorale giovanile ha fatto a Butembo-Beni, in particolare è stato un’occasione per ripensare il nostro modo di parlare ai giovani di oggi, attraverso la testimonianza concreta di una terra di missione quale è la diocesi di Butembo-Beni. L’indirizzo che ci viene da questa esperienza, allora, è che la nostra scelta, come Chiesa e come pastorale giovanile, deve essere a favore degli ultimi. D’altra parte, di fronte alle difficoltà che oggi abbiamo di annunciare Cristo ai giovani il messaggio che incide di più e che i giovani percepiscono meglio è proprio quello della testimonianza che nasce dall’occasione di stare accanto a coloro che hanno bisogno. La carità e il linguaggio dell’amore sono gli unici che riescono a raggiungere i giovani. Da qui l’idea di organizzare dei viaggio per i ragazzi della nostra diocesi, che possano durare almeno tre settimane, per dare loro la possibilità di conoscere queste realtà di povertà materiale ma di grande amore. In questi luoghi, infatti, noi non andiamo investiti di qualche potere particolare. Noi andiamo solo nel nome del Signore. Ecco, i giovani hanno bisogno di conoscere questo aspetto della Chiesa: la sua potenza che non è umana ma dello Spirito che riesce a superare le barriere politiche, di frontiera e culturali, poiché tutto viene unificato e accolto nell’amore che ognuno di noi è chiamato a condividere con gli altri. Affinché tutto ciò abbia un senso, però, è molto importante, fondamentale, che questo cammino porti ad una conversione da attuare e continuare nella nostra Chiesa. Noi non abbiamo la possibilità di cambiare le sorti di questo popolo, ma abbiamo l’opportunità e nello stesso tempo il dovere di annunciare e di portare la speranza di Cristo che diventa poi anche cambiamento sociale, economico, politico e dello stato di vivere. Questa esperienza concreta nella missione aiuta di più noi a rivedere il nostro cammino interiore e soprattutto il nostro modo di essere di fronte alla povertà del mondo. Ciò che importa in questo viaggio, insomma, è la dimensione del cuore che non serve tanto al popolo che oggi vive qui, che è un popolo gioioso e accogliente. La lezione è per noi, per l’occidente, perché possiamo riscoprire le radici cristiane della nostra cultura e nello stesso tempo possiamo cominciare a rivedere ciò che stiamo facendo come Chiesa e come giovani nella nostra diocesi, e il nostro cammino di conversione. Un cammino che deve essere riportato alle sue origini attraverso la testimonianza concreta della fede che deve essere chiarita dinnanzi al relativismo che oggi si impone nella cultura occidentale, in modo particolare nei giovani che spesso nel confronto si affannano a fare tanta opinione ma tralasciano la Verità dell’amore.
don Maurizio Novello,
responsabile della pastorale giovanile diocesana
responsabile della pastorale giovanile diocesana