Nel giorno del suo ingresso a Noto, dopo aver ricordato il senso del titolo attribuito al Vescovo di Roma, chiamato servus servorum Dei, “il quale nel servizio del ministero petrino deve obbedire al comando di Gesù «Tu … conferma i tuoi fratelli» (Lc 22, 32), sempre pronto a rispondere a chiunque domandi sulla ragione della speranza cristiana (cfr. 1 Pt 3, 15)” e dopo aver sottolineato che “questo servizio è anzitutto officium amoris, il rendere presente l’amore di Dio nella vita degli uomini: la sovrabbondante misericordia del Padre, la sua gloria nel perdono dei nostri peccati e nel desiderio di riconciliare, sempre, in ogni modo, confermando i fratelli nella verità della fede e ristabilendo la comunione, là dove sia stata infranta”, monsignor Antonio Staglianò risponde pubblicamente alla lettera inviata nei giorni scorsi da Benedetto XVI a tutti i vescovi.
“Vorrei pubblicamente rispondere alla lettera che il nostro servus servorum Dei, Benedetto XVI, ha inviato a tutti i vescovi e anche a me, ancora vescovo eletto di Noto – ha dettto Staglianò nell’omelia -. Da questa cattedra, che Lei Santo Padre si è degnato di affidarmi, Le esprimiamo i sensi della nostra filiale devozione, della nostra incondizionata fedeltà alla sua guida pastorale e al suo magistero dottrinale e riconosciamo il vero significato della remissione della scomunica dei quattro vescovi, ordinati validamente benché illegittimamente: è stato un gesto discreto di misericordia, un gesto di carità che vuole disporre alla riconciliazione, alla comunione e alla pace”.
Riferendosi alla “valanga di proteste”, aggiunge poi il vescovo di Noto esse “hanno per altro qualcosa di paradossale da registrare: il complesso antiromano si è caratterizzato nella storia della Chiesa per tanti e diversi aspetti, ma sempre riferiti alla percezione di certa implacabilità del cosiddetto potere centrale, di certo irrigidimento burocratico e di certa mancanza di misericordia nel giudicare alcune situazioni personali o comunitari. E’ paradossale e inaudito che oggi, ma forse è questa una espressione della confusione della condizione umana post-moderna-, la protesta si rivolga ad un atto di misericordia e di riconciliazione”.
“Vorrei pubblicamente rispondere alla lettera che il nostro servus servorum Dei, Benedetto XVI, ha inviato a tutti i vescovi e anche a me, ancora vescovo eletto di Noto – ha dettto Staglianò nell’omelia -. Da questa cattedra, che Lei Santo Padre si è degnato di affidarmi, Le esprimiamo i sensi della nostra filiale devozione, della nostra incondizionata fedeltà alla sua guida pastorale e al suo magistero dottrinale e riconosciamo il vero significato della remissione della scomunica dei quattro vescovi, ordinati validamente benché illegittimamente: è stato un gesto discreto di misericordia, un gesto di carità che vuole disporre alla riconciliazione, alla comunione e alla pace”.
Riferendosi alla “valanga di proteste”, aggiunge poi il vescovo di Noto esse “hanno per altro qualcosa di paradossale da registrare: il complesso antiromano si è caratterizzato nella storia della Chiesa per tanti e diversi aspetti, ma sempre riferiti alla percezione di certa implacabilità del cosiddetto potere centrale, di certo irrigidimento burocratico e di certa mancanza di misericordia nel giudicare alcune situazioni personali o comunitari. E’ paradossale e inaudito che oggi, ma forse è questa una espressione della confusione della condizione umana post-moderna-, la protesta si rivolga ad un atto di misericordia e di riconciliazione”.