Dal 2 Aprile Mons. Antonio Staglianò XI Vescovo di Noto

“Non abbiate paura di predicare il Vangelo di Cristo: Dio è amore, Dio è buono, è misericordia. Non abbiate paura di educare l’umano dell’uomo, alla sua bellezza, alla sua verità; di tradurre la vostra fede in passione per l’educazione e nel lavorio delle trasformazioni culturali, sociali e politiche. Non abbiate paura di dare spazio a questo cristianesimo e a questa comunità cristiana”. Sono state queste le prime parole di monsignor Antonio Staglianò, undicesimo vescovo di Noto, alla comunità diocesana e a tutte le autorità politiche, civili e militari che ieri lo hanno accolto alla porte della città e poi riuniti nella cattedrale di san Nicolò hanno partecipato alla solenne concelebrazione eucaristica in occasione del suo ingresso. Con lui il vescovo emerito Mariano Crociata, oggi Segretario Generale della Cei, l’arcivescovo di Siracusa Salvatore Pappalardo, metropolita della Chiesa di Noto e alcuni vescovi di Sicilia, tra cui l’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo presidente anche della Conferenza episcopale siciliana. Presenti anche i vescovi emeriti di Noto Giuseppe Malandrino e Salvatore Nicolosi. Incentrata, invece, su una riflessione profonda della carità l’omelia del nuovo vescovo. “La carità che diventa anzitutto servizio, prossimità, vicinanza a tutti i bisogni”, ha spiegato monsignor Staglianò è una forma concreta, un “evento corporeo” dell’amore di Dio. “E’ sicuramente anche questo il senso del titolo attribuito al vescovo di Roma, chiamato servus servorum Dei, il quale nel servizio del ministero petrino deve essere sempre pronto a rispondere a chiunque domandi sulla ragione della speranza cristiana. Questo servizio è anzitutto officium amoris, il rendere presente l’amore di Dio nella vita degli uomini nella forma stessa nella quale questo amore si è manifestato e rivelato ai piccoli”, ha aggiunto monsignor Staglianò. “Vorrei allora pubblicamente rispondere alla lettera che il nostro servus servorum Dei, Benedetto XVI, ha inviato a tutti i vescovi. Da questa cattedra, che Lei Santo Padre si è degnato di affidarmi, Le esprimiamo i sensi della nostra filiale devozione, della nostra incondizionata fedeltà alla sua guida pastorale e al suo magistero dottrinale e riconosciamo il vero significato della remissione della scomunica dei quattro vescovi, ordinati validamente benché illegittimamente: è stato un gesto discreto di misericordia, di carità che vuole disporre alla riconciliazione, alla comunione e alla pace”. 

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