Convegno Internazionale a Roma su Dio oggi

In un mondo in cui l’indifferentismo etico e valoriale di molti non pensanti, contro cui ha avuto parole di fuoco Massimo Cacciari, che ha denunciato il nulla ed il vuoto di chi ha rinunciato al pensiero, era lecito nutrire dubbi circa la riuscita del Convegno Internazionale sul tema “Dio oggi. Con Lui o senza di Lui cambia tutto”, organizzato dal Comitato per il Progetto Culturale della Chiesa Italiana.
Dubbi che una partecipazione massiccia e fortemente sentita ha subito diradato fin dalle prime battute, allorché Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, introducendo i lavori, ha evidenziato la verità dell’autosvelamento dell’Essere, di Dio che è amore. E’ proprio questa straordinaria realtà che ci indica Gesù crocifisso. La ricerca di Dio coincide con la ricerca dell’uomo: “Ti cercherò perché viva l’anima mia”.

Tre intense giornate di lavori: un appassionante “tour de force”

2500 partecipanti in tutto, di cui 1800 hanno seguito tutte le sessioni dei lavori delle tre intensissime giornate (10 – 12 dicembre 2009) a Roma presso l’Auditorium di via della Conciliazione; un vero tour de force, felicemente condotto a termine grazie alla gratificazione insita nell’ascolto, pur estremamente impegnativo, dei relatori: filosofi, teologi, scrittori, scienziati, biblisti, esteti di spessore mondiale.
“Una sana provocazione – ha affermato il sindaco di Roma Alemanno che ha portato il saluto dell’Amministrazione capitolina – contro il laicismo ideologico e l’ateismo spicciolo che allontana dai tempi profondi dell’esistenza, da ciò che è essenziale per l’uomo”.
Sospinto insensatamente fuori dai confini della cultura del Novecento, Dio ha dato luce e spessore al Convegno, che ha segnato l’inizio di una stagione nuova, stanca del totalitarismo scientista e del laicismo ossessivo, che hanno sospinto l’uomo nell’inestricabile ragnatela del nulla.
La domanda di senso, di futuro, di orientamento, sottesa all’intera manifestazione, ha trovato voce anzitutto nel messaggio di Benedetto XVI (letto all’Assemblea dal nostro mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei). Il Santo Padre ha rilevato la centralità della questione di Dio nel nostro tempo, in cui si tende spesso “ a ridurre l’uomo ad una sola dimensione, quella orizzontale, ritenendo irrilevante l’apertura al trascendente”. Ha quindi espresso l’auspicio che il Convegno “possa contribuire almeno a diradare quella penombra che rende precaria e timorosa per l’uomo del nostro tempo l’apertura verso Dio, sebbene Egli non cessi di bussare alla nostra porta”.
A posteriori, è impressionante constatare come tutti i vari momenti dell’Evento, come tutti i relatori, anche non credenti, si siano mossi sulla lunghezza d’onda auspicata dal pontefice, conferendo al Convegno la dimensione di un grande affresco della condizione dell’uomo d’oggi, volto a ritrovare la sua grandezza nella sua ansiosa ricerca del Creatore.

Inquieto è il nostro cuore finché non riposa in Te

Ringraziando il Santo Padre per il suo messaggio, il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, citando l’osservazione di S. Agostino : “Inquieto è il nostro cuore finché non riposa in Te”, ha subito messo in chiaro come la questione di Dio non sia un interrogativo astratto, ma un imperativo strutturale che penetra nel profondo delle “fibre dell’uomo interiore, dove abita la verità”.
Tutto il Convegno, “Dio oggi. Con Lui o senza di Lui cambia tutto”, si è articolato nella prospettiva di una autentica “metafisica dell’humanum”, ponendo con forza la questione della Verità. Se l’arroganza ateista e l’illusione idolatra hanno mistificato e, in parte, ancor oggi mistificano ed occultano la questione di Dio, l’opzione verticale si incammina di nuovo verso la terra promessa. Citando Ludwig Wittgenstein, che ha affermato che “credere in Dio significa vedere che la vita ha un senso”, il card. Bagnasco ha precisato che, in un mondo succubo della sindrome relativistica, la ricerca di Dio esige scelte coraggiose di libertà interiore e che la vera esigenza oggi “è quella di far risuonare la bella notizia che è Gesù la risposta agli interrogativi e alle aspirazioni più profonde dell’animo umano”. Proprio per questo, egli ha rivendicato rispettosamente la dignità e la rilevanza culturale del Vangelo, “capace di interpretare l’esistenza e di orientare l’uomo viandante del nostro tempo, di ogni tempo”. Il Vangelo, infatti, è una comunicazione di fatti che cambiano la vita. Non a caso Benedetto XVI afferma che chi ha speranza vive diversamente perché gli è stata donata una vita nuova (Spe salvi). Basta ascoltare la voce di Dio che, come ad Emmaus, si avvicina ad ogni persona per rivelare l’uomo a se stesso.

Il Dio della fede e della Filosofia

Fondamentali sono risultate le relazioni del card. Camillo Ruini e del filosofo Robert Spaemann.
Il primo, presidente del Comitato del Progetto culturale, ha anzitutto spiegato di non riferirsi ad un generico concetto di Dio, “ma al Dio della nostra tradizione religiosa, il Dio di Abramo e finalmente, e soprattutto, il Dio di Gesù Cristo”. Dopo avere accennato alla difficoltà insita nella corposa presenza del male nel mondo, ha invitato a superare l’aporia osservando che, oltre al male, esiste nell’uomo il bene, spinto in molti casi fino alla santità. Ha quindi tracciato tre percorsi razionali verso l’esistenza di Dio: 1) il percorso ontologico a posteriori che ha la sua origine nella constatazione che esiste qualcosa piuttosto che nulla, per cui la nostra intelligenza non può non interrogarsi sull’origine dell’essere della realtà; 2) il percorso che ha il suo punto di partenza nella constatazione che l’universo è conoscibile da parte dell’uomo e rimanda ad una intelligenza originaria trascendente rispetto alla natura; 3) il percorso che parte dalla constatazione del bene e dalla percezione del valore morale e dell’obbligazione morale.
L’ex-presidente della Cei ha quindi analizzato i tre trascendentali dell’essere, del vero e del bene che portano a Dio insieme all’esperienza della bellezza, che poi è stata analizzata in altri momenti dell’Evento da studiosi del calibro di mons. G. Ravasi, Roger Scruton ed altri.
L’intervento del prof. Robert Spaemann è stato tutto centrato sulla ragionevolezza della fede in Dio e sull’unica risposta possibile per l’uomo che pensa: “Siamo costretti a pensare una coscienza che custodisce tutto ciò che accade, una coscienza assoluta… Se la realtà esiste, allora il futuro anteriore è inevitabile e con esso il postulato del Dio reale”. Citando Nietzsche che scriveva: “Io temo che non ci libereremo di Dio finché continueremo a credere alla grammatica”, il filosofo tedesco ha concluso che il problema è proprio che non potremo fare a meno di credere alla grammatica. Dunque, con buona pace di Nietzsche, che ha utilizzato la grammatica per esprimere il suo pensiero, l’uomo, per sua fortuna, non potrà mai rinunciare a Dio e al suo amore.
In uno stupefacente crescendo di interesse e di argomentazioni, di cui duole non poter dare una idea complessiva in un servizio giornalistico, i partecipanti al Convegno hanno potuto riflettere sulla presenza di Dio nel cinema e nella televisione in virtù delle puntuali analisi di Aldo Grasso della Cattolica di Milano, Mariarosa Mancuso, critico cinematografico, Adriano Aprà, docente di Storia del cinema all’Università Tor Vergata, e Paola Ricci Sindoni dell’Università di Messina, e nella letteratura e nella poesia, di cui hanno discusso lo scrittore Ferruccio Parazzoli, il poeta Davide Rondoni, lo scrittore Robert Schneider ed il giornalista Alessandro Zaccuri. E’ stata quindi la volta di “Dio e l’anima” con gli interventi di Giacomo Canobbio, teologo della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, mons. Ignazio Sanna, arcivescovo di Oristano, Michele Lenoci della Cattolica di Milano e Giorgio Israel della Sapienza di Roma, e “Dio in libreria” attraverso un’ampia disamina del mercato librario religioso da parte di Paola Bignardi, ex-presidente dell’Azione Cattolica.

Dio, la vita umana e la ricerca di senso

Straordinariamente coinvolgente è risultata, a chiusura della prima giornata dei lavori, la tavola rotonda con il card. Carlo Caffarra, Giuliano Ferrara, che si è dichiarato “neofita convertito”, Aldo Schiavone dell’Università di Firenze, ed Enrico Berti dell’Università di Padova. Interessante la proposta di Aldo Schiavone, che ha reso esplicito il bisogno di una nuova evangelizzazione, conseguente ad una radicale riscoperta del Dio di Gesù per padroneggiare la potenza acquisita dall’uomo, per esempio nei campi della scienza, della biologia. Vibrante anche l’intervento del card. Caffarra che, esprimendo il bisogno inestinguibile di Dio e di beatitudine eterna ha così concluso: “Dio non esiste perché l’uomo cerca un senso, ma l’uomo cerca un senso perché Dio esiste”.
Impossibile, comunque, dar conto della ricchezza di argomentazioni; il rischio è di sintetizzare oltre misura facendo torto ai relatori.
I lavori sono stati ripresi l’11 dicembre con l’analisi della presenza di Dio nella cultura e nell’arte grazie alle magistrali relazioni del prof. Lorenzo Ornaghi, rettore della Cattolica di Milano, del card. Angelo Scola, che ha descritto il martirio come la sconfitta di ogni eclissi di Dio, perché il martire abbraccia il anticipo il suo carnefice in nome del dono di amore di Dio stesso, e del prof. Roger Scruton dell’Istituto di Scienze Psicologiche della Virginia, secondo il quale la bellezza e la creatività sono aspetti diversi del medesimo cimento: “… nel creare bellezza l’artista rende gloria alla creazione di Dio. E la bellezza redime ciò che tocca”.
Antonio Paolucci, direttore dei musei vaticani, e mons. Gianfranco Ravasi, presidente, tra l’altro della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, hanno quindi discusso con invidiabile competenza di Dio nell’arte figurativa di ieri e di oggi.

Dialogo tra le religioni ma nessun sincretismo

“Dio e le religioni” è stato poi il tema sviluppato da Francesco Botturi, docente di Filosofia morale alla Cattolica di Milano, Rémi Brague della Sorbona di Parigi e Massimo Cacciari, filosofo e sindaco di Venezia, che ha denunciato l’ateismo pratico il cui esito è il nulla. Scacciata ogni tentazione verso il mercato del sincretismo, si è evidenziata la necessità di entrare nella prospettiva dell’altro per il necessario dialogo. Da questo punto di vista, la sorpresa è constatare che la fede cristiana parte proprio da questa esigenza di comprensione e di amore del prossimo.
Tra gli altri eventi, non si possono passare sotto silenzio le sottolineature di Pierangelo Sequeri della Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale e Pierpaolo Bellini, musicista e docente dell’Università di Macerata, sulla presenza di Dio nella musica ed il dibattito su “Dio e la violenza” che ha visto i contributi dell’arcinoto filosofo Emanuele Severino, di Luigi Cimmino dell’Università di Perugia, Angelo Panebianco, politologo e docente presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano ed Eugenia Scabini dell’Università Cattolica di Milano. E’ stato decisamente escluso ogni rapporto del Dio di Gesù Cristo con la violenza: una insostenibile contraddizione in termini.

Creazione ed Evoluzione: nessun contrasto

Non poteva mancare naturalmente una conversazione su “Creazione e/o evoluzione”, a partire dal libro di Denis Alexander, biologo molecolare e docente a Cambridge, che ne ha parlato con Fiorenzo Facchini, antropologo e paleontologo, Gennaro Auletta della Pontificia Università Gregoriana e Giuseppe Tanzella Nitti, teologo della Pontificia Università della Santa Croce di Roma. Parlare di opposizione tra creazione ed evoluzione – è stato questo il senso profondo dei vari documentati interventi – significa non aver chiari i termini del problema o essere in malafede. Non c’è proprio nulla da scegliere tra creazione ed evoluzione perché l’una non esclude l’altra e dunque il presunto contrasto non esiste.
La seconda giornata dei lavori si è chiusa a tarda sera, ma in presenza di tutti i partecipanti, determinati a non perdere un solo istante delle riflessioni sui sostanziali temi trattati, con la tavola rotonda su “Dio, la Storia, la Politica”, cui hanno dato il loro contributo mons. Bruno Forte, presidente della Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede, Ernesto Galli Della Loggia, politologo e docente di Storia presso l’Università Vita-Salute, Salvatore Natoli, docente di Filosofia presso l’Università Milano Bicocca e Francesco D’Agostino, docente di filosofia del diritto presso l’Università Tor Vergata di Roma.

La Chiesa, madre della democrazia

Il Dio biblico, il Dio di Gesù Cristo, che si compromette scandalosamente con la storia. Ecco l’unica vera questione per cui vale la pena di vivere e di morire: questo, con qualche ovvio distinguo secondo la formazione dei relatori, il concetto dominante della conversazione, che poi, abbordando il problema politico, ha dato modo ad Ernesto Galli Della Loggia di affermare che la Chiesa è la madre della democrazia, in quanto traduzione laica dei grandi principi umani del Cristianesimo. Degna di opportuna sottolineatura l’intuizione di S. Natoli per cui, se Dio è esperienza dell’imponderabile, la persona che ricerca percorre in fondo lo stesso cammino del credente.

Dio e le Scienze

La giornata conclusiva del 12 dicembre è stata interamente dedicata al tema “Dio e le Scienze”. Scienziati di indiscusso valore mondiale, come Ugo Amaldi, docente di Fisica medica all’Università di Milano Bicocca, Martin Nowak, docente di Matematica e Biologia presso l’Università Harvard, la più prestigiosa degli USA, Gorge Coyne, astronomo, già direttore della Specola Vaticana, oggi preside dell’Osservatorio dell’Università dell’Arizona, e Peter Van Inwagen dell’Università di Notre Dame du Lac dell’Indiana (USA), hanno demolito scientificamente e filosoficamente ogni presunzione scientista, ormai decisamente fuori del tempo e della realtà.
Interessante il concetto di fertilità dell’universo, introdotto da George Coyne, per il quale il libero arbitrio sarebbe da estendere a tutto il cosmo, nonché l’intuizione di Martin Novak, che, oltre alla mutazione e selezione naturale di darwiniana memoria, ha sviluppato la tesi della cooperazione, del mutuo aiuto presente nell’evoluzione.
E’ Dio il creatore e sustainer (sostegno) dell’universo; la scienza che nega Dio non è scienza, ma religione dell’ateismo. Filosoficamente, si può dunque concludere con Peter Van Inwagen che “l’Essere onnipotente ha creato un mondo darwiniano”.
Delle conclusioni di un Convegno di straordinaria ricchezza quanto a provocazioni su molteplici fronti che vanno dalla cultura alla fede si è fatto carico da par suo mons. Rino Fisichella. Dopo aver constatato la fine dei grandi ateismi ed osservato che oggi Dio non è negato ma sconosciuto, ha affermato che si è passati dal “Dio: un’ipotesi inutile” a “Dio: la possibilità buona per l’uomo” di G. Vattimo.

Veramente “Con Dio o senza Dio cambia tutto”

Il Convegno è stato come un sasso lanciato nello stagno su due fronti: quello della indifferenza e quello dell’ovvietà che fa emergere l’ignoranza che oggi domina sovrana sui contenuti religiosi. Mons. Fisichella si è poi soffermato, con chiaro riferimento a George Coyne, Martin Novak e Peter van Inwagen, sulla importanza della odierna cosmologia per la problematica di “Dio”: “La via cosmologica, che sembrava superata da quella antropologica, ritorna con maggiore intensità e con provocazioni ancora più forti”. Non ha poi dimenticato il presidente della Pontificia Accademia per la Vita e Rettore della Pontificia Università Lateranense la via pulchritudinis, la via della bellezza, annotando come il rapporto tra bellezza e Dio sia a tal punto forte che “l’arte, la letteratura, la musica scomparirebbero per i quattro quinti se Dio non esistesse”, quel Dio che è venuto incontro a noi tramite Gesù Cristo fino a condividere la nostra stessa natura: “Niente come la fede nel Dio che si fa uomo provoca la libertà ad assumere in prima persona il principio di responsabilità. Il Dio che ama come Gesù è il Dio responsabile del fratello che non rimane nella solitudine della morte. […] Dunque, è proprio vero: con Lui o senza di Lui cambia tutto”.
Concluso il Convegno, comincia l’attività di riflessione sui contenuti che sono stati partecipati, attività che impegna ciascuno di noi.

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