Si è tenuto a Roma dal 22 al 24 Aprile 2010 il Convegno Nazionale organizzato dall’Ufficio Comunicazioni Sociali della CEI dal titolo slogan: “Testimoni digitali”. La rete internet nel tempo del web 2.0 è stato uno dei temi forti e centrali ripresi anche dal Papa nel suo discorso all’udienza concessa a tutti i convegnisti l’ultimo giorno. Il Papa ha ricordato che “la rete manifesta, una vocazione aperta, tendenzialmente egualitaria e pluralista, ma nel contempo segna un nuovo fossato: si parla, infatti, di “digital divide”. Esso separa gli inclusi dagli esclusi e va ad aggiungersi agli altri divari, che già allontanano le nazioni tra loro e anche al loro interno”. Ci ha colpito la sollecitudine che il Papa ha fatto a tutti gli animatori della Comunicazione e della cultura, ai quali ha detto di non esitare nel valorizzare i percorsi formativi proposti dalle Università Pontificie ed ecclesiastiche, destinandovi con lungimiranza persone e risorse. L’intervento del Santo Padre si è concluso con un pressante invito, far si che “il mondo della comunicazione sociale entri a pieno titolo nella programmazione pastorale”.
Anche Mons. Crociata ha sottolineato questo aspetto facendo notare la difficoltà che molte chiese locali vivono nel non riuscire a “mettere a fuoco, all’interno dei piani pastorali, un progetto organico per le comunicazioni sociali, che integri queste ultime negli altri ambiti. – Affermava Crociata con forza e convinzione che – “dobbiamo smetterla di considerare la comunicazione come «un ulteriore segmento della pastorale o un settore dedicato ai media», per intenderla invece come «lo sfondo per una pastorale interamente e integralmente ripensata a partire da ciò che la cultura mediale è e determina nelle coscienze e nella società». Le nuove tecnologie digitali rappresentano una nuova opportunità, che è necessario “abitare” e non semplicemente “occupare”, portando dentro la nostra testimonianza e dando un anima al nuovo continente digitale. E’ stato ricordato che questo è stato anche il decennio delle migliaia di siti internet di ispirazione cattolica, come il nostro sito diocesano (www.diocesinoto.it progetto pilota nazionale nel 2008) che costituiscono ormai una presenza qualificata e matura.
Per essere autentici Testimoni digitali bisogna – affermava nella sua relazione Mons. Giuliodori – “abitare il nuovo territorio o ambiente digitale, camminare sulle vie digitali, pensare attraverso le sequenze digitali senza perdere di vista la natura propria della testimonianza cristiana che non può in alcun modo prescindere dalla peculiarità dell’incontro e della sequela di Gesù Cristo e da una concreta esperienza di vita nella fraternità del suo corpo ecclesiale”. Oggi si parla molto dei social network (facebook etc.) che fanno intravedere il profilarsi di un “nuovo umanesimo sociale”; nuove piazze virtuali dove ci si incontra e si costruiscono relazioni più o meno stabili, dove prendono corpo nuove esperienze di aggregazione e di organizzazione sociale. Bisogna stare attenti a nuovi rischi – come ha detto Mons. Giuliodori – “la rete può certamente esaltare la natura sociale dell’uomo e moltiplicare all’infinito le possibilità di relazione, ma la quantità illimitata di contatti, la possibilità di comunicare da un capo all’altro del mondo, non equivalgono alla realizzazione di relazioni qualificate e non garantiscono sempre una reale crescita umana”.
A questo riguardo il Cardinale Bagnasco ci ha ricordato che – La nostra è anzitutto testimonianza di Gesù, cioè capacità di rimandare, di rinviare alla trascendenza della sua opera e della sua missione. Un problema bisogna tener presente che – ha ricordato Bagnasco – “la Rete, pur essendo un’ occasione per ritessere la dinamica relazionale, se da una parte fa sì che gli interlocutori si “avvicinino”, dall’altra però essi rimangono facilmente estranei nella chiacchiera di superficie e nella curiosità senza interesse” con il rischio di una assenza di “Prossimità”.
Un “compito per casa” ci è stato consegnato a tutti i “Testimoni digitali”, studiare e preparare un progetto organico per le comunicazioni sociali, che sia capace di coinvolgere tutti gli ambiti pastorali e di incidere sulla cultura della società. Sarà la sfida della Chiesa italiana nel prossimo decennio incentrato sull’educazione. Ci piace concludere con le parole del Segretario della CEI che sono un accorato invito a “«scongelare» veramente la figura dell’animatore della cultura e della comunicazione, figura sulla quale finora si è investito ancora troppo poco o comunque con scarsa convinzione”.
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