Un cantiere educativo è quello che si è aperto alla Fontana, nell’area attrezzata padre Basile, che man mano si va trasformando e diventando spazio di relazioni, di crescita e… di festa. Uno degli ambiti della vita in cui – secondo il Convegno ecclesiale di Verona – esercitare la testimonianza della speranza cristiana. Come si è potuto, con intensità e semplicità, vivere la sera di San Martino per la prima edizione della “festa del dono”. L’evento è stato reso possibile dal convergere di associazioni e istituzioni in un progetto comune. Caritas diocesana, Avis, Casa don Puglisi, Protezione civile (sia come struttura comunale che come volontari dell’AVCM), Misericordia, Sentinelle hanno insieme “costruito” una serata di festa vera, capace di generare incontro, gioia, solidarietà. C’è stato quindi l’apporto del Comune per il palco oltre che attraverso la Protezione civile. L’Istituto Alberghiero ha egregiamente preparato e servito i “lolli n’te fave” (ma anche alcune signore del quartiere hanno collaborato). E alcune ditte hanno contribuito con le fave, l’olio, l’aiuto per gli impianti, con in testa la Rendofarine che ha con generosità preparato frittelle per tutti, con il gusto di una volta… premiata dall’Avis con una targa per la costante partecipazione a momenti simili. Già nel pomeriggio l’area si animava: c’era chi montava tende, che preparava pentoloni, che sistemava fili, mentre i ragazzi sembravano particolarmente vivaci, troppo vivaci, tanto da far pensare difficile la riuscita della drammatizzazione prevista. Alle 19,30 la festa inizia con la messa. Si è all’aperto, ma la gente è attenta. Don Gianni Donzello, economo della diocesi, presiede. All’omelia ricorda quanto sia importante la condivisione, come sia l’unica cosa che conta e che rimane. Accanto a lui il parroco della Catena don Franco e don Pallacino, che è da poco ritornato a Modica e guarda con entusiasmo l’ampia area, pensando a quante attività sono possibili… Si passa alla presentazione dei promotori con la loro storia e i loro valori e quindi al “racconto di San Martino”. I ragazzi sembrano trasformati. Entrano in scena silenziosi e attenti, mentre con le tecniche del teatro delle ombre, tra suoni e luci, scorre bella la storia di Martino, di un giovane coraggioso che a un certo punto – incontrando i cristiani e approdando alla fede – trova come esercitare positivamente le sua energie, rinunciando all’arte della guerra e passando all’arte del dono. Che si concretizza nella divisione del mantello per coprire il povero che gli chiede aiuto, e nella serata si attualizza nella destinazione del ricavato agli alluvionati del Veneto. La festa continua: le associazioni offrono visione dei mezzi, simulazione di incendio e soccorso, possibilità per i bambini di sperimentare l’uso della scala tenuta con le corse, iniziano degustazione e musica. Il canto dei “Muorica mia” fa rivivere vecchie melodie. Si avverte come la fredda serata sia riscaldata da tanta simpatia e cordialità. Che non si spegne con il buio che subentra quando si spengono le torri faro della Protezione civile, ma resta dentro, resta come potenzialità e progetto di bene. Impegnandosi ora le Associazioni a dare continuità al lavoro in rete, ma comunque continuando ognuna in una fatica diurna, e talora anche notturna, per far fiorire il sole del dono. Che richiede a tutti di contribuire almeno con un pezzo di mantello (un’offerta, un po’ di tempo, il dono del sangue, una competenza)…. Così anche i bambini e i giovani sapranno ciò che conta e come il dono rende vera la gioia e più bella, più solidale, più fraterna la città.
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