Carissimi figli dell’amata Chiesa locale di Noto,
Natale è giorno di grande gioia per i cristiani e per l’intera umanità. E’ una grande festa per il mondo e per la storia degli uomini. Non può essere pertanto ridotta ad estetismo sentimentale. E’ invece tempo per “rinascere” e rivivere nell’amore, attraverso la contemplazione di un Dio che nasce per farsi vedere, di un Dio che non rimane più nascosto, ma si svela. Lo fa per amore. Lo fa perché noi possiamo amarci sempre più e sempre meglio. Solo l’amore infatti ci risuscita realmente dalle catene del nostro dolore e dalle sofferenze delle nostre alienazioni: così rinasciamo anche noi, come il Figlio di Dio ogni anno nasce per noi, tra noi e con noi. A Natale, perciò, rafforziamo la nostra fede. La fede è il dono di occhi nuovi su noi stessi, sugli altri, sul mondo, anzitutto perché crea occhi nuovi per vedere “Dio come veramente è”.
Ascoltiamo cosa dice il Catechismo della Chiesa cattolica: «Per mezzo della ragione naturale, l’uomo può conoscere Dio con certezza a partire dalle sue opere. Ma esiste un altro ordine di conoscenza a cui l’uomo non può affatto arrivare con le sue proprie forze, quello della Rivelazione divina. Per una decisione del tutto libera, Dio si rivela e si dona all’uomo svelando il suo Mistero, il suo disegno di benevolenza prestabilito da tutta l’eternità in Cristo a favore di tutti gli uomini. Egli rivela pienamente il suo disegno inviando il suo Figlio prediletto, nostro Signore Gesù Cristo, e lo Spirito Santo» (CCC n.50). Insomma, il “Dio nascosto” (Is 45.15) che nessuno può vedere faccia a faccia (Dt 34,10) e di cui si possono scorgere solo le tracce (Es 33,23), nell’incarnazione del Figlio suo ha comunicato assolutamente il suo “volto vero”, facendo conoscere il “mistero della sua volontà” (Ef, 1,9) volendo portare gli uomini alla comunione con sè, rendendoli partecipi della sua natura divina (Ef 2,18; 2Pt 1,14) e trattandoli come amici (Gv 15,14-15)».
Con il Natale, allora non si può più credere in un Dio che sia alla fin fine la mia idea di Lui: il Dio-idea non ha più diritto di albergare nel cuore degli uomini. Un Dio-altro da come noi lo immaginiamo si rivela e si mostra a Natale, “Dio ha carne, Dio è nella carne”. Accogliamo la rivelazione: “il Verbo di Dio si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, a fare la sua tenda tra noi, si è reso nostro compagno di strada”. Così, la Sapienza in persona si è edificata una casa tra gli uomini nel seno immacolato di Maria.
Allora, Dio non è lontano, Dio è vicino. Dio non è indifferente alla mia vita, anzi la considera in ogni istante. Dio non è freddo rispetto al mio dolore e alle mie gioie, tutt’altro, si è fatto carne per poter camminare con me in ogni sofferenza, animando e proteggendo il mio desiderio di felicità: è venuto perché avessimo la gioia in abbondanza.
Carissimi, ho sempre insistito nella mia predicazione (e registro con piacere che non vi annoiate affatto di sentirlo ripetere di continuo) che il nostro è un Dio corposo. Troppo spesso si dimentica questo aspetto centrale della nostra fede cristiana. Invece proprio questo oggi andrebbe annunciato. E’ questa la buona novella, la bella notizia. In Gesù, Dio è persona vivente nella storia degli uomini ed è “per” gli uomini. Usciamo allora dalla genericità religiosa che presume di rapportarsi a Dio come una vaga idea di infinito o come un tutto che avvolge il mondo. Al contrario Dio è un agente, uno “che parla”, “che comunica”. La sua Parola è “incarnata”. Afferma la Dei Verbum «Dio esce dal suo silenzio e pronuncia in Cristo la Parola della salvezza che richiede una risposta dell’uomo» (DV 1). Il dialogo con l’uomo è possibile, perchè ogni essere umano è come sintonizzato. L’inquietudine umana è il segno più chiaro della sua apertura infinita, della sua trascendenza inappagabile. E’ importante però chiarire la struttura di questo dialogo, perchè non si tradisca la verità di questo incontro. L’uomo è aperto infinitamente, ma Dio “non è” questa apertura infinita. L’uomo è alla ricerca di Dio, ma Dio è libero nella sua gratuita manifestazione. Dio “si mostra” e l’uomo lo può “vedere”, “toccare”: nell’esperienza religiosa, l’iniziativa è di Dio. Dio si dà visibilità, egli viene. L’uomo non si può chiudere materialisticamente nel “suo mondo”, ha orecchi e occhi per riconoscere Dio come Dio. Tutta la realtà che lo circonda “simbolizza” la presenza di Dio: i cieli narrano la gloria di Dio.
Ecco dunque il significato vero del Natale: accogliere nella fede Gesù è guardare Dio nel suo volto concreto. Natale è rivelazione di Dio come veramente è.
Dio ha un “nome”, quello che Gesù “mostra” con la sua vita di vicinanza e di solidarietà con e in mezzo agli uomini. La via per incontrare Dio allora coincide con la “condivisione di una esperienza”, quella di Gesù: solo Gesù porta al Padre, perchè lo fa conoscere, perchè lo simbolizza sacramentalmente in ogni suo gesto e in ogni sua parola. Come per Gesù anche per ogni cristiano, il Dio da comunicare e da vivere non è un idea, un concetto, un sentimento di assolutezza, ma un evento di incarnazione, una vicinanza vera all’esistenza di ogni uomo, in qualsiasi situazione esso si possa trovare, ricco o povero, intelligente o incolto, potente o ai margini della società, bisognoso o sazio di beni materiali. Il Dio che in Gesù si dona un volto è, infatti, l’Amore non escludente, ma includente tutti e ognuno. Perciò è un Dio che si lascia incontrare in ogni esperienza di amore che porti le tracce vere e autentiche della sua verità, manifestata nella storia d’amore del Figlio suo, Gesù di Nazareth.
Ora, si potrebbero individuare tante esperienze, personali e pubbliche, sia di carattere civile che religioso, dalle quali si evince la tendenza degli uomini a disincarnare Dio per farlo diventare uno strumento a servizio delle proprie comodità. Questa operazione, purtroppo sempre più diffusa anche tra i cristiani, è tuttavia impraticabile per il cristianesimo: ne costituisce, infatti un tradimento del suo contenuto centrale. In particolare essa si riflette in quella tendenza, non rara nemmeno tra i cattolici, a privatizzare la fede, usandola e consumandola secondo interessi e gusti del momento.
Se Dio resta una idea, allora l’uomo può liberamente (=libertariamente, che è schiavitù) pensarla a modo proprio. Ma se Dio si è incarnato, l’uomo è soltanto libero di obbedire alla sua verità, cominciando ad accogliere il dono della sua rivelazione oggettiva, custodita nella fede della Chiesa. La verità di Dio salva. E’ però la “sua verità”, quella chiaramente manifestata nel gesto del Crocifisso per amore. Qui Dio manifesta la sua identità divina, inequivocabile: nella situazione dell’estrema impotenza della morte in croce, Dio è Padre, cioè Colui che rivela la sua onnipotenza nell’amore, perchè, anche quando gli uomini donano la morte al Figlio, Egli continua ad essere, nel suo perdono misericordioso, il Dio che dona la vita, sempre e oltre ogni ostacolo.
Se Dio è così, così dovrà essere anche l’uomo, fatto a sua immagine e somiglianza: l’amore, la vicinanza solidale, la carità non sono per il cristiano un optional, ma l’identità dell’esistere, per un motivo semplice: Dio lo ha incontrato.
Perciò, scoprire Gesù è per il cristiano e per tutti una necessità di vita, il bisogno vero dell’esistenza. Proviamo allora ad assaporarne la ricchezza del suo mistero e a goderne la bellezza, il cui splendore riempie di luce e di gioia i giorni degli uomini di buona volontà.
Auguro perciò a tutti di scoprire Gesù per poter vivere la “vita buona del Vangelo”, cui dobbiamo essere educati e a cui dobbiamo educare per essere sempre più e sempre meglio “umani”, cioè uomini felici e gioiosi di esistere perché capaci di portare agli altri gioia e felicità. Vi benedico nel Signore che av-viene e ci porta la pace.
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