Misericordia è indignazione

Giovedì 13 ottobre alle ore 17.00 presso l’aula magna del Seminario si è svolto un importante momento pastorale e spirituale. L’incontro, voluto e organizzato da don Sebastiano Boccaccio e dalle diverse associazioni che in diocesi si occupano di disabilità, ha regalato ai volontari, ai ragazzi diversamente abili e ai tanti genitori che hanno affollato l’aula magna, un ora di intensa riflessione umana e spirituale alla luce della croce di Cristo. E’ stato il Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, che con la sua presenza amorevole e fraterna ha guidato con le sue parole ricche di sapienza questo momento molto atteso e sperato, soprattutto dai diversamente abili.
In una società che rifiuta la sofferenza e isola chi ha veramente bisogno d’amore, in una società che sa solo parlare e non agire, che cosa possiamo fare?. Non parole, ma fatti. Sono state queste le ultime parole pronunciate dal moderatore prima di dare la parola al Vescovo, che con queste parole ha iniziato: “Basta solo parlare, basta chiacchiere, è necessaria invece l’azione concreta di coloro che vogliono veramente assumersi un impegno sociale. E’ questa l’impostazione migliore. Noi abbiamo bisogno sì di parole, ma di parole sapienti. Cioè capaci di nominare, di dare il nome alle realtà, alle cose così come sono”. Poi Monsignore ricorda il passo biblico della genesi dove Dio si rivolge ad Adamo: “Dai il nome a tutte le cose”. E Adamo cominciò a nominare ogni cosa. Grazie al nome che Adamo diede ad ogni cosa tutto fu ordinato.
Da qui emerge l’importanza di ritornare a nominare tutta la realtà, anche la realtà del disabile, che a dispetto delle nuove addolcenti nomenclature bisogna considerarlo “handicappato”. E’ questo termine che ci dà la consapevolezza delle difficoltà della vita che il disabile vive. Diversamente abile! Questa rinominazione piace. E’ una parola che sembra nobilitare sempre di più i nostri fratelli.
Sì, può piacere dentro la scena dell’emozioni, ma secondo Monsignore questo nuovo modo di nominare la realtà rischia di diventare un’ operazione di indifferenza, di non cura del disabile. “Sono diversamente abili; significa che rispetto a loro, anch’io lo sono. Allora perché dovremmo interessarci di loro? Questa è’ la domanda che la società si pone”. Continua Monsignor Staglianò dicendo che il primo atteggiamento che gli uomini devono assumere di fronte ad un handicap del fratello è quello dell’indignazione, condizione necessaria per far scaturire la misericordia verso il prossimo.
“Misericordia non è buonismo. Per essere misericordiosi occorre una grande capacità di indignarsi. Di indignarsi rispetto al male che c’è nel mondo, di indignarsi d’innanzi alle condizioni di sofferenza e di afflizione dei fratelli .Questo è il motivo per cui bisogna dare il nome a questi nostri fratelli. I cristiani devono ritornare alla croce con un sentimento di indignazione. Io quando guardo il Crocifisso dovrei indignarmi. Il pensiero che Dio mi ha amato ed è morto in croce per me dovrebbe inquietarmi. Dio, che ha subito la croce della maledizione e l’ha assunta, dovrebbe suscitare inquietudine e non lasciare tutto al sentimento del pietismo”.
Nasce da qui l’invito del nostro Vescovo a stare attenti a non estetizzare il cristianesimo. Quella che si vive molto spesso nelle chiese cattoliche è, infatti, la cura estetica e non il cuore e l’interiorità. Nella lettera pastorale c’è un capitolo dedicato all’irreligione. C’è troppa irreligione che circola nelle comunità cristiane. Questo si verifica dal fatto che noi entrando in chiesa per pregare il Verbo che è morto sulla croce ed è risorto per noi non proviamo indignazione e inquietudine. Creiamo comunità cristiane dove al centro non ci sono i poveri, e per poveri intendiamo tutti, anche quelli che mancano di beni essenziali alla vita e tutti quelli che noi chiamiamo disabili.
Nominare i nostri amici disabili con il loro nome, indignarsi per la loro condizione, dovrebbe produrre almeno nelle comunità cristiane indignazione proprio perché si raccolgono intorno alla parola di Gesù, una parola che ci libera e dà speranza.
Questo incontro alla presenza del Vescovo ha dato la possibilità ai presenti di ricordare e sottolineare come la comunità cristiana deve continuamente interrogarsi per aiutare concretamente tutte quelle famiglie che vivono l’handicap come un ostacolo.