Occorrono scelte pastorali più chiare e coraggiose

Nei giorni 20-21-22 Aprile si tenuto a Caltanissetta il Convegno Regionale delle Equipe degli Uffici Catechistici voluto dall’Ufficio Catechistico Nazionale che già da un anno ne ha seguito la preparazione. Il titolo del convegno, “Come pietre vive”, ha espresso bene il suo scopo che era quello di chiedersi in quale direzione sta andando la Chiesa Italiana nella proposta della fede e della iniziazione cristiana a 40 anni del DB e perché i risultati sono sproporzionatamente bassi rispetto alle energie impiegate. Il convegno è stato preceduto da un questionario proposto dall’UCN al quale hanno risposto le Diocesi. Sorvolando le fasi del convegno che saranno presentate in altra sede mi volevo soffermare sulla sintesi delle risposte date al questionario, dalle diocesi della Sicilia, che è stata elaborata con grande competenza da don Pasquale La Milia, Direttore dell’UCD di Monreale e che ha aperto i lavori del convegno. Riguardo alla catechesi c’è la consapevolezza che essa ha assunto un orizzonte di proposta più che di mantenimento della fede ma ciò è solo percepito in maniera teorica per cui la prassi resta legata a modelli che sono lontani dalla missionarietà. Fra gli ostacoli oltre che a una resistenza da parte degli operatori e dei catechisti ci sono poca apertura e scarsa sensibilità dei parroci, poca sintonia tra clero e laici, paura di aprirsi alla novità. Che la catechesi abbia il compito di educare a una mentalità di fede è chiaro in tutti ma nella concretezza essa è finalizzata solo ai sacramenti e ha una scarsa ricaduta sulla vita rimanendo slegata dall’esperienza personale. Riguardo alla formazione permanente dei cristiani: adulti, catechisti, operatori pastorali, ogni Diocesi sta investendo tante energie che cominciano a dare alcuni timidi frutti ma necessita una consapevolezza da parte di tutti a comprendere, che il loro essere Chiesa sta anche nella fatica della formazione,. Anche sull’iniziazione cristiana come processo prevale il modello scolastico finalizzato alla ricezione dei sacramenti. Alcune parrocchie stanno tentando percorsi con itinerari di tipo catecumenale ma sono esperienze che stentano a decollare; la sensibilità al cambiamento è confusa e la maturazione lenta. Manca un rapporto tra il gruppo catechistico e la comunità e ciò manifesta che la comunità educante è assente. Riguardo all’ispirazione catecumenale e al catecumenato vero e proprio quattro diocesi hanno un Direttorio, tre hanno gli Orientamenti e in due diocesi è stato istituito il servizio diocesano per il catecumenato. Nelle parrocchie in cui sono presenti catecumeni ragazzi c’è una maggiore apertura verso l’ispirazione catecumenale nella catechesi e un maggiore coinvolgimento delle famiglie e della comunità. La sperimentazione del modello catecumenale è più sentita nelle diocesi dove l’UCD ha riflettuto e da diversi anni propone sussidi, stimoli, schemi, ecc… Comunque, in generale, si nota una sensibilità maggiore verso questa nuova modalità. Riguardo al primo annuncio emerge l’importanza di dare un ruolo primario alla Parola e alla testimonianza che ne consegue ma spesso il primo annuncio coincide con la catechesi proposta agli adulti in occasione della preparazione al Matrimonio o alla Cresima. Mancano itinerari battesimali e pre-battesimali per la cui la preparazione al Battesimo resta ancora legata al sacerdote, collaborato in rari casi, che in genere si limita a proporre qualche incontro formale. Anche per la mistagogia non ci sono esperienze significative in nessuna diocesi e ci si affida alla Pastorale Giovanile per continuare la sfida educativa ma manca una interazione tra UCD e PG; nelle parrocchie dove esistono aggregazioni è più facile che un buon numero di ragazzi continui anche dopo aver ricevuto i sacramenti. È chiaro che questo quadro presentato dalle diocesi siciliane esprime il profondo desiderio di operare alcuni cambiamenti che ormai non si possono più rimandare e che vanno pensati e attuati con maggiore coraggio. Certamente ciò non potrà accadere dall’oggi al domani ma si deve pur cominciare ad educare la gente, a creare una mentalità capace di accogliere l’annuncio come la bella notizia che può dare un senso all’esistenza e non preparare soltanto ai sacramenti. Chi saranno i destinatari? Tutti: presbiteri e comunità parrocchiali, catechisti e operatori pastorali, uomini e donne che dalla Chiesa attendono una Parola vera e autentica. Sarà questo il compito dei vescovi che di fronte alla sfida del terzo millennio sono chiamati insieme alla Chiesa tutta a scelte pastorali più chiare e coraggiose.