Non sarà un semplice rito la beatificazione di don Puglisi. I centomila che saranno a Palermo, tra cui anche parecchi dalla nostra diocesi, testimoniano che ci si ritrova in questa figura di uomo e di prete per gli altri. Così come ci si ritrova attorno a Papa Francesco e a tutti coloro che sono coerenti nelle piccole e grandi cose.
Speriamo allora tantissimo che questo muoversi per la beatificazione, all’andare sia per onorare e dire grazie, al ritorno per seguirne l’esempio. Contestando il male – la mafia ma anche l’ingiustizia e la corruzione, la cattiva politica, l’individualismo, il degrado educativo – non con le parole con i fatti. A iniziare – come lui amava dire – da ciascuno di noi. Scoprendo il bene, aiutando vocazioni al bene. E così resistendo e migliorando le città, il Paese e il mondo. Preoccupandosi, come faceva don Puglisi, per le nuove generazioni. Ed è stato molto bello in queste settimane ricevere quasi cinquecento ragazzi o giovani nella Casa don Puglisi per riscoprire la bellezza del suo esempio e la continuità con un’esperienza come quella modicana consapevolmente a lui intitolata. Infatti, quando la casa di accoglienza nacque nel 1990 non aveva un nome, lo prese nel 1997 quando venne trasferita negli attuali locali del Seminario, in via Carlo Papa 14.
Subito si pensò che il nome doveva essere quello di un testimone che ricordasse a tutti che la vita è dono e che una Casa di accoglienza – come pensava don Puglisi – è un segno che interpella tutti. Sarà bello avere in questi giorni anche un momento di riflessione e di preghiera con i Seminaristi e con il rettore don Luigi Vizzini e gli altri superiori della comunità di giovani che si prepara al presbiterato per ripensare tutti la vita come vocazione e come servizio.
A tutti si fa l’invito a un momento comune la sera prima della beatificazione, venerdì 24 maggio alle ore 21 per l’adorazione eucaristica nella Casa don Puglisi. Si è scelta l’adorazione eucaristica perché ci dice come don Pino Puglisi sia accanto all’Agnello immolato e glorioso, ma anche come la radice sia un’eucaristia che dà alla vita la forma del dono, che sa andare fino in fondo. Aiuterà la riflessione don Corrado Lorefice, che ha collaborato con don Puglisi nel Centro regionale per le vocazioni e che prese il suo posto di responsabile regionale quando don Pino venne nominato parroco a Brancaccio. Porteremo nella preghiera tutte le sofferenze e le speranze dei poveri e dei giovani. Il nostro Te Deum speriamo sia una vita rinnovata e un lievito di bene per le nostre città in questo tempo così difficile.