‘AUTORITÀ, CARISMI E SERVIZIO. INSIEME VERSO UNA RINNOVATA SINODALITÀ’ Dal Convegno Regionale la sintesi della relazione della Prof. Ina Siviglia

Prof. Ina Siviglia
La relazione è articolata in tre parti nelle quali si fa memoria di quello che è stato l’impegno delle Chiese di Sicilia a vent’anni dalla celebrazione dell’ultimo Convegno regionale, uno sguardo alla realtà e una proiezione verso il futuro.
 
 
 
Ieri
 
Il viaggio di ricezione del Concilio nella nostra Isola parte da lontano. Le Chiese di Sicilia, nel fervore del post Concilio, si sono dati obiettivi comuni, focalizzando l’attenzione ai presbiteri, ai laici e ai religiosi in un contesto drammatico contrassegnato dalla presenza della mafia. La Gaudium et Spes ci ha consegnato la categoria dei “segni dei tempi”.
 
La recezione del concilio è stato un meccanismo complesso. In quegli anni abbiamo assistito a scene drammatiche. Tante morti, quasi ostentate. La chiesa di Sicilia ha dovuto fare discernimento anche al suo interno per purificare alcuni suoi aspetti. Si era messa in opera una sorta di Segreteria regionale che aveva il solo scopo di pensare. Una segreteria sempre in atteggiamento di ricerca. Allora la società siciliana ha atteso dalla Chiesa dei segnali. Ed essa si è compattata soprattutto a partire dalle sfide che il mondo le poneva. Perciò questa sfida è la sfida del mondo che appella la chiesa ad una testimonianza comunionale.
 
La nuova evangelizzazione è ormai vecchia. Ma l’azione evangelizzatrice è sempre nuova. Il proemio di GS rimane sempre valido. È questa assunzione del grido di sofferenza del mondo che appella ad una chiesa testimoniante. Il martirio di padre Puglisi è venuto fuori da questo terreno di sensibilizzazione e di coerenza. Questo “ieri” aveva uno sguardo costante sulla storia e una assunzione di responsabilità sulla base di una lettura attenta dei segni dei tempi.
 
La storia è perciò per la Chiesa il luogo della salvezza. Solo ciò che è assunto viene redento. Non si trattava di recepire il Concilio soltanto dal punto di vista dei contenuti dottrinali. Ciò che emergeva allora era soprattutto il desiderio di confronto con il mondo laico e questo ci ha fatto acquisire delle abilità che prima non si avevano. Anche il modo di vivere la sinodalità deriva in particolare dal ruolo dei vescovi. Ci può esse il pericolo di chiese ripiegate, un po’ narcisistiche che non guardano al di fuori cercando di superare le diversità. Il cammino delle chiese di Sicilia, contrassegnato anche da una forte coesione in quegli anni, impegna ad una riflessione.
 
 
 
Oggi
 
C’è stato un ricambio generazionale. Occorre un dialogo e una comunicazione profonda. In questo tempo buio che stiamo attraversando sembra non ci siano soluzioni. La speranza cristiana non si rassegna. Il cristiano ha un’altra prospettiva: se siamo capaci di camminare insieme, forse come chiese potremo dare un contributo. Da qui la responsabilità dell’oggi. La crisi non è sociologica o politica, è principalmente di carattere culturale e religioso. La speranza cristiana si innesta nel vangelo per illuminare la storia.
 
La chiesa in questi anni ha subito un allontanamento da parte di tanti. È necessario fare esodo per poter vivere il noi ecclesiale.
 
Un’altra categoria che ci consegna il Concilio è quella dell’aggiornamento attraverso l’acquisizione di nuovi linguaggi e di nuovi contenuti. Già Giovanni XXIII si era accorto della necessità di questo rinnovamento che ha poi messo in moto diversi aggiornamenti, dalla pastorale al linguaggio, alla comunicazione.
 
Dunque oggi rimane sempre valido l’impegno delle Chiese di Sicilia di rimettersi insieme per continuare a leggere la realtà e per formare cristiani in grado di incarnarsi sempre più nella storia quotidiana. La Chiesa siciliana deve darsi una spinta nell’ambito della profezia con la consapevolezza che le ideologie sono cadute e si è aperto uno spazio che attende di essere colmato da una responsabilità sociale, politica e dalla capacità di elaborare progetti vitali per la nostra terra.
 
Per fare ciò occorre ripartire dalla sintassi eucaristica. In quella sintassi Cristo raduna la sua Chiesa e vi si manifestano i carismi.
 
In questo ricompattarci i movimenti e i gruppi ecclesiali debbono superare le spinte esclusivistiche che tendono a fare chiese parallele ed agire e pensare in unum con il vescovo e con la Chiesa.
 
 
 
Domani
 
Il papa invoca per la chiesa una rivoluzione di tenerezza, cioè che si umanizzino le relazioni, per creare un clima di comunicazione, comunione e reciproca appartenenza. L’immagine dell’ospedale da campo ci consegna una dimensione di Chiesa che è fondata sull’aiuto fraterno a chi è ferito.
 
Una Chiesa eccentrica che si riferisca da un lato al Cristo storico ed escatologico, tesa verso il regno che porti frutti in questa storia. Una rinnovata capacità di profezia e di corresponsabilità. In essa sono coinvolti ovviamente il Papa, i vescovi, i sacerdoti. Ma perché non pensare anche ai coniugi, alla famiglia…? La consultazione di Papa Francesco sul sinodo sulla famiglia è un segno di questa sinodalità e del valore dell’auctoritas riconosciuta anche ai laici.
 
 
Esiste infine la via della bellezza, non solo quella dello studio o del diritto. Perché il cristiano si riconosce dalla sua gioia di credere e di sperare.