Dichiarazione di don Stefano Modica in risposta alle critiche sugli aspetti scientifici del VI Convegno di Bioetica

Da fonti giornalistiche apprendiamo che il Convegno di Bioetica dal titolo: “Denudare il corpo denudare l’anima. Tempi e luoghi dell’umano: dall’estetica alla clinica”, svoltosi nelle città di Noto e Modica lo scorso 23-24 ottobre e che ha visto la partecipazione, in qualità di relatori, di docenti universitari nelle varie discipline, da quella medica, a quella giuridica, filosofica, teologica, psicologica e bioetica, avrebbe avuto per esclusivo tema una questione che non esisterebbe, la teoria del gender.

 
In effetti nel convegno sono state affrontate molte più tematiche di quante riportate da accecate e disinformate correnti ideologiche: dalla violenza domestica, alla relazione esistente tra natura e cultura; dall’educazione all’affettività al ruolo esercitato dalla pornografia sulle relazioni affettive e molto altro ancora. Alcune relazioni hanno messo a tema la questione del genere, affrontandola in chiave filosofica e giuridica, senza tralasciare argomenti di medicina di genere. Ma poiché la teoria gender dicono che non esiste, se ne deduce che tali relazioni devono essere state frutto della fantasia. In effetti, sapevamo che non esiste una sola teoria gender, ma che ne esistono, addirittura, una varietà: psicologica (Freud, Kohlberg), socio-cognitiva (Berger, Eagly, Epstein), dello schema di genere (Bem), biologica (Trivers, Buss). Conosciamo, inoltre, le teorie di Morgan Holmes, Cheryl Chase, Anne Fausto-Sterling, Judith Butler, McAdams, per citare solo alcuni autori che hanno sviluppato distinte teorie dello sviluppo di genere, pubblicando su tali teorie libri, studi, articoli scientifici. Oltre a corsi universitari come quello tenuto dal professor Paul Fry all’Università di Yale sulla teoria della performatività di genere e l’agenda politica della teoria di genere.
Tutti dei simpaticoni perditempo che parlano di qualcosa che per i detrattori del Convegno di Noto non esisterebbe e che però stranamente, secondo quanto affermato dal vicepresidente del Senato, On.le Fedeli, “è già nella buona scuola”. Forse quello che da qualcuno non è stato tollerato è che per due giorni nella diocesi di Noto sia stata fatta una cultura sgradita al mainstream mediatico e che sia stato gettato uno sguardo critico sull’idea che l’identità del soggetto sia un puro costrutto sociale o psichico e che queste riflessioni siano state rese accessibili anche ai nostri ragazzi.