Nel pomeriggio di ieri, 14 dicembre, in occasione della memoria di san Giovanni della Croce, il Vescovo ha celebrato la S. Messa presso il Carmelo di Noto. San Giovanni è, dall’Ordine carmelitano, considerato il Padre. A far da corona al Pastore della Chiesa locale, don Ottavio Ruta, cappellano del monastero, le monache, una rappresentanza del Seminario vescovile e un ristretto numero di fedeli appartenenti per lo più al Terz’ordine carmelitano. “San Giovanni è un padre per le carmelitane – ha predicato nella sua omelia mons. Vescovo – ma anche per la Chiesa universale”. Ogni santo che la Chiesa venera è “un modo in cui Dio si comunica – ha proseguito – un modo in cui comunica la sua santità, in cui comunica se stesso”. Il presule ha messo in guardia i fedeli su un rischio che comunemente corriamo: “scambiare lo Spirito di Dio che è in noi per il ‘nostro’ spirito proprio. È questa l’aberrazione che ci porta a dimensionare Dio a nostra misura”.
In un secondo passaggio del suo sermone, il Vescovo ha detto che le “guide” della Chiesa sono i santi e i vescovi. I santi, per la loro condotta di vita e i vescovi per i loro insegnamenti. “San Giovanni della Croce – ha concluso – fu così grande sia per la sua vita di fede profonda che per quella fede che ha insegnato al mondo attraverso i suoi scritti”. Mons. Staglianò si è soffermato ulteriormente sull’importanza dell’ascolto della Parola di Dio e sulla quotidiana pratica di meditazione di essa. “La parola di Dio è Dio stesso che ci parla e la fede opera in noi attraverso la Sua Parola. La cosidetta ‘noche’ di san Giovanni della Croce – più nota come ‘notte oscura’ – altro non è stato per lui che il credere fermamente che Dio stesse operando nella sua vita nonostante egli non ne avvertisse la presenza”. La fede è l’opera di Dio nella nostra vita, “la fede, opera oggettivamente nella nostra vita attraverso la carità”.