Perché i ragazzi, come si chiede Umberto Eco, debbono sapere tutto degli dei di Omero e pochissimo di Mosé? Perché devono conoscere la Divina Commedia e non il Cantico dei cantici (anche perché senza Salomone non si capisce Dante)?
Come mettere la Bibbia al centro dell’insegnamento della religione a scuola? Quali strategie possono risultare idonee per far sì che la Bibbia, documento di cultura religiosa e fondamento delle fedi monoteistiche, possa costituire un punto di riferimento nella formazione dello studente e del cittadino? Sono state queste le questioni rilevanti che hanno caratterizzato la II Sessione del Corso di formazione dei docenti di religione della Diocesi di Noto, svoltasi il 20 gennaio scorso ed organizzato dall’ADR, in collaborazione con l’Ufficio scuola diocesano, coordinato da Don Ignazio Petriglieri. Il corso, che si inserisce all’interno delle iniziative di formazione del Progetto nazionale che l’ADR, ente professionale accreditato al MIUR, sta realizzando nel corso dell’a.s. 2009/2010, ha avuto come relatore il prof. Cesare Bissoli, docente di Sacra Scrittura nell’Università Salesiana di Roma. Questi ha anzitutto illustrato il significato e la portata della Bibbia come codice culturale, facendo riflettere su alcune citazioni, come quella di Frye, il quale afferma che “Le Sacre Scritture sono l’universo entro cui la letteratura e l’arte occidentale hanno operato fino al XVIII secolo e stanno ancora in larga misura operale, o come quella di P.Claudel che parla della Bibbia come de “l’immenso vocabolario”, o, ancora, quella di Marc Chagall che la definisce “L’alfabeto colorato della speranza”. La Bibbia, insomma è il punto di riferimento imprescindibile della nostra cultura , “la stella polare – per usare le parole di Ravasi – a cui si sono orientati tutti, credenti e non, quando hanno cercato il bello, il vero e il bene, magari anche per prescindere questa guida e vagare oltre”. Oggi , – ha affermato Cesare Bissoli – si sta avvertendo, tra i laici ancora di più che tra le persone di Chiesa, il valore della Bibbia nella cultura e se ne dà motivazione a vari livelli. Purtroppo, nonostante questo riconoscimento culturale della Bibbia, si è ancora molto lontani da renderla, anche nella scuola, oggetto di dovuta attenzione, per cui nascono costatazioni amare: “Siamo nati dalla Bibbia e diventati orfani non dispiaciuti di essa”. Perché i ragazzi, come si chiede Umberto Eco, debbono sapere tutto degli dei di Omero e pochissimo di Mosé? Perché devono conoscere la Divina Commedia e non il Cantico dei cantici(anche perché senza Salomone non si capisce Dante)? Insomma è legittimo e fecondo affermare che la Bibbia ha il diritto di porsi come codice culturale, così come lo sono Platone, Aristotele, Kant, l’illuminismo.
Bibbia e monoteismi
La coscienza ormai largamente crescente di un pluralismo religioso inevitabile, ma insieme portatore di un delicato ma fruttuoso confronto e dialogo, richiama – ha sostenuto Cesare Bissoli “una nuova prospettiva di studio: il dialogo, che la Bibbia può aprire con le altre religioni. Sappiamo come la Bibbia sia costitutiva per la religione ebraica e cristiana, determinante per quella musulmana (Corano), capace di dialogo con i libri sacri di altre religioni (induismo, buddismo…). Ciò comporta un doppio livello di confronto: confessionale e culturale. A livello confessionale si tocca il problema della natura e verità dell’approccio credente alla Scrittura nei tre monoteismi (ebraico, cristiano, musulmano). Per la comprensione biblica ebraico e cristiana , il percorso è facile (si veda ogni buona Introduzione alla Bibbia). Più complesso e meno noto è il rapporto tra Bibbia e Corano. A livello culturale , si procede in un confronto culturale appunto, in ordine alla visione di Dio, dell’uomo, del mondo e alle interpretazioni soggiacenti. La realizzazione domanda una capacità corretta di comparativismo, il che non è facile! Oggi la Chiesa cattolica ha per riferimento dottrinale la Nostra Aetate del Vaticano. Nella prassi essa preferisce di creare una piattaforma di incontro su fondamentali valori umani intrinseci alle genuini espressioni religiose, cui ha richiamato insistentemente Giovanni Paolo a partire dal noto Convegno di Assisi del 1986 , e che ripetutamente richiama oggi Benedetto XVI. Più ampiamente ancora, il dialogo dell’umanesimo biblico si apre con il ‘codice culturale’ o umanesimo rappresentato dai molteplici sistemi di significato e stili di vita nella post modernità, che è quanto dire, con le concezioni di uomo in circolazione, sapendo che tanti autori proprio con la Bibbia hanno tenuto un rapporto importante, sia pur dialettico (da Nietzsche, a Marx, a Freud, ad Jung.)”
Strategie per un ricaduta scolastica della Bibbia
Il processo di ricaduta scolastica della Bibbia, per avere più facile sviluppo, deve innestarsi su un tema di largo respiro , ad es., nelle classi della secondaria superiore, la creazione nell’arte, la figura di Gesù nei filosofi del ‘900, l’ispirazione biblica in Bach, il Decalogo nella storia del diritto e del costume, guerra e pace:il pensiero biblico nella tradizione occidentale, escatologia biblica nei pensiero marxiano, gli archetipi biblici in Jung, dalla croce di Cristo alle sacre rappresentazioni della Passione, le radici ebraico-cristiane di Europa, Bibbia e Corano. Più il tema è ristretto più attenzione va messa per cogliere correttamente il rapporto tra Bibbia e i suoi effetti. Chiaramente il percorso migliore è quello ritagliato sui bisogni e condizione degli studenti e anche del tipo di indirizzo scolastico, con una proposta creativa e attiva, compartecipata, suscitando interesse ed evitando noiose elencazioni di rapporti tra Bibbia e post bibbia, soprattutto aiutandoli alla scoperta con piste di ricerca approfondimento. Quale è la procedura più efficace? Un percorso interdisciplinare è la via migliore. Gli ambiti più frequenti sono : Bibbia e arte, Bibbia e letteratura, Bibbia e musica, Bibbia e cinema (TV), Bibbia e pensiero(filosofia). Può essere un docente che mette in movimento più discipline ed ancora meglio più docenti che fanno interagire la propria disciplina( arte, lingua, letteratura, musica, storia). Ha concluso i lavori della sessione il prof. Domenico Pisana, teologo morale e docente formatore referente del Progetto MIUR per l’ADR, il quale ha evidenziato come l’obiettivo della II sessione sia stato quello di capire le ragioni dell’interesse e della centralità della Bibbia nell’Irc, nonché di focalizzare il ruolo della Bibbia nel quadro del sistema di istruzione e formazione della scuola, così da dare ai docenti il possesso dei nuovi strumenti di didattica biblica, aiutandoli a cogliere il rapporto di continuità tra i testi biblici e la loro acculturazione nel nostro tempo nella fase della progettazione delle Unità didattiche. L’Irc si basa sulle fonti della religione ebraico-cristiana e tra esse – ha concluso il prof. Domenico Pisana – la Bibbia è la fonte primaria ed insostituibile da comprendere correttamente e da frequentare correttamente, alla luce del fatto che nella Bibbia troviamo compenetrate tre dimensione importanti: storia, letteratura e un messaggio universale, che i credenti accolgono come parola di Dio”.
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