“Se non ho coscienza di me, di ciò che sono, a che serve porre una legge a divieto del gioco d’azzardo?”. Così si è espresso il nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, all’incontro sul gioco d’azzardo organizzato dall’Azione Cattolica diocesana e tenutosi a Noto, nella sala ex Convitto Ragusa venerdì scorso, 12 giugno. Mons. Staglianò, da sempre molto sensibile a questi temi, ha dichiarato ad “Avvenire” che “negli ultimi anni si è registrata un’enorme diffusione del gioco d’azzardo, col pericolo di scivolare in una situazione patologica, che mette a repentaglio i rapporti personali, sociali e lavorativi. È dunque necessario incentivare l’impegno della comunità cristiana contro il gioco d’azzardo”.
Sempre su “Avvenire”, don Rosario Sultana, direttore dell’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali, ha lanciato un allarme: “la ludopatia è una vera emergenza educativa che deve coinvolgere la famiglia e poi le varie istituzioni educative tra cui la Chiesa Cattolica che agisce ed è presente sul territorio tramite le parrocchie, le associazioni e i movimenti cattolici. La dipendenza dal gioco nasce dalla perdita dei valori di senso, di significato della vita. Tutto questo può essere fermato con la prevenzione: famiglia, scuola, catechisti devono diventare ‘artefici di tutela’ agendo da punti di riferimento per i giovani, facendo comparire e ascoltando i malesseri e le fragilità dei ragazzi che diventano cacciagione del gioco, sia on che off line. È necessario imparare a dire dei ‘no’, quei no che fanno crescere e fornire un ‘contro-habitat’ che non rimuova ciò che si apprende, ma aggiunga e procuri un’alternativa”.
Il vero problema da affrontare, ha detto ancora il Vescovo, non risiede né nel gioco d’azzardo e neppure nel diritto positivo, il complesso di norme, cioè, introdotte per contrastarlo. Esso sta a monte ed è da ricercarsi nel dilagante processo di “accecamento universale” delle coscienze, che obnubila la verità profonda di cui è fatto il soggetto: “Io non sono luce e non voglio essere luce. Io sono bagliore, accecateli tutti!”. Con queste parole del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, in “Così parlò Zarathustra”, Mons. Staglianò ha denunciato un “permanente cadere” dell’umano nell’uomo, dentro un’impostazione nichilista, inconsistente nella sua “liquidità”.
“Se il sole si è oscurato – ha spiegato il Vescovo – se tutto è relativo ed opinabile, se c’è in atto una svalutazione dei valori universali; se tali sono le condizioni culturali, l’umano dell’uomo entra in crisi e noi siamo destinati a diventare barbari!”. Quando? Quando prevale “una concezione egoistica della vita, quando si perde la percezione del bene e del male, quando si smarrisce il senso del peccato. Allora chi può dire di avere ragione e chi, invece, torto?”
“La fede – ha concluso Mons. Staglianò – ha la sua portata educativa nei confronti dell’uomo” e poiché il gioco d’azzardo “è l’affermazione di una cultura della morte, noi dobbiamo invece affermare la cultura della vita, dell’amore. Un fenomeno o è umano o è disumano. La corruzione del cuore sta alla base della barbarie umana”.
Molto stimolanti anche le relazioni dei due esperti invitati dagli organizzatori. Quella della Dott.ssa Paola Zomegnan, operatrice presso la “Comunità Papa Giovanni XXIII” di Rimini, addetta al recupero dei gioco-dipendenti, che ha presentato gli scandalosi dati che sottostanno al fenomeno del gioco d’azzardo, peraltro autorizzato dallo Stato. Così come la relazione del Dott. Andrea Migneco, magistrato in Siracusa, che ha portato la sua esperienza ultradecennale di giudice delle indagini preliminari ( Gip). Il Dr. Migneco, in particolare, ha rappresentato, con una lucida esposizione, il ruolo delle cosche della zona nella gestione e distribuzione delle macchinette infernali. Il dibattito è stato moderato dal Prof. Angelo Fortuna.