Di cosa hanno bisogno i bambini? Sta diventando una tradizione riunirsi all’inizio dell’anno al cantiere educativo Crisci ranni per incontrare Marcella Fragapane, esperta in linguaggi artistici per i bambini, e riflettere insieme come città che sta attenta ai bambini. L’iniziativa diventa anche un momento in cui la Fondazione di Comunità Val di Noto, che opera con il sostegno della Fondazione CON IL SUD, comunica al territorio il senso e la valenza civica e culturale delle realtà sostenute. Sono insegnanti soprattutto a rispondere all’invito, ma anche genitori e animatori. È un invito anzitutto a fermarsi, contro la fretta che spinge ad accontentarsi di dare ai bambini cose, spesso senza relazione e senza nutrimento. Quest’anno al centro c’è la preparazione delle grandi feste, Natale e Pasqua, e l’arco temporale che le unisce nel ritmo di una natura che si ritira in inverno e rifiorisce in primavera, nel gioco di ombre e luci che aiutano i bambini a comprendere e vincere paure, nell’offrire loro l’annuncio che il cielo scende sulla terra e così potranno avere sicurezza nella vita. Non perdendo la nostra identità e accogliendo con rispetto le altre, che sempre hanno una festa per celebrare il figlio e gli archetipi necessari per la sua crescita: un padre che dà protezione e una madre che avvolge di tenerezza. Ed ecco la proposta di un presepe nelle scuole e nelle case che necessita di sosta anzitutto in chi lo promuove, perché ogni passo sia fatto con cura e resti per i bambini una sorpresa, generando attesa dentro esercizi di silenzio e di stupore. Un presepe a tappe, con i segni di luce che cresce nelle quattro candele di una corona fatta ricercando i materiali nella natura e con angeli di colori diversi per ogni tappa a scandire la discesa del cielo sulla terra. E, per ogni tappa, l’attenzione agli elementi della vita: prima il mondo inorganico, poi quello vegetale, quindi quello animale e poi l’umano. Primo angelo, l’angelo blu, l’angelo del creato che scende dal cielo portando pietre preziose; e i bambini avviano il presepe su un tappeto verde raccogliendo frammenti del mondo organico, dalle pietruzze alle conchiglie … Secondo angelo, quello rosso, con un cestino intessuto di luci che porta doni e rimanda alle stelle, all’amore che colma i desideri … E si avvia la tappa vegetale, quella che una volta era il momento di raccolta del muschio e l’intreccio di rami di cipressi con appese la arance per fare una cornice al presepe, invitando in questa tappa ad essere svegli per accogliere i doni e accorgersi del dono che è la natura viva. Come terzo l’angelo bianco, luminosissimo, che accompagna la costruzione di animaletti che iniziano a popolare il presepe, mentre un’attività può essere quella degli acquerelli con cui scoprire la valenza metafisica dei colori. Infine, l’angelo viola che accompagna la costruzione del mondo umano: i pastori, i vari mestieri e al centro la Santa Famiglia, con quell’intreccio di sguardi che la grande arte ha particolarmente curato. E qui il rito va arricchito con il canto, il fuoco che riscalda e la mensa con i cibi e dolci preparati insieme …. e quindi anche gli odori. Insieme al presepe per ogni luogo educativo vi sarà un presepe particolare che le scuole faranno “nella” e “con” la Casa don Puglisi manipolando l’argilla e costruendo come un grande mosaico che suggerisce come la città diventa accogliente se la si pensa come un poliedro, sfera ricca di sfaccettature in cui ognuno, e anzitutto il più debole, possa trovare accoglienza. Così quella che venticinque anni fa nacque come Casa di accoglienza ora diventa lievito di accoglienza come senso della città; e, avendo preso nel tempo il nome di don Puglisi ricorda che l’accoglienza richiede passione per la giustizia e dono di sé.
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