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Communitas che accoglie

La parola “comunità” è di origine latina: viene da “communitas”, derivato di “communis”, con il significato di “colui che compie il suo incarico (munus) insieme con (cum) altri”. La comunità richiama sempre il senso di un modo di vivere nel quale l’elemento collettivo prevale su quello individuale, l’atteggiamento solidale su quello egoistico.
Dentro le nostre città, questo termine si traduce in esperienze, come quella della parrocchia di Quartarella (una contrada di Modica), il Santissimo Redentore, che necessitano di essere conosciute e condivise.
Nella realtà di Quartarella esistono persone, che possono essere considerate eroine ed eroi, silenziose, a volte invisibili ma presenti, a pochi passi da noi.
Si tratta di parrocchiani e sacerdoti che hanno deciso di destinare i locali inutilizzati del SS. Redentore ad ospitalità di ragazzi e famiglie migranti in situazioni di vulnerabilità, rendendosi tutti, con un grandissimo senso di comunità, disponibili ad aiutare e non lasciando mai sole queste persone accolte.
Nel corso di questi ultimi anni sono stati accolti, in diversi periodi, quattro ragazzi di origine ghanese e gambiana e una famiglia di origine marocchina. In questo momento è accolta una famiglia proveniente dal Senegal, composta dai giovanissimi genitori e due bimbi, uno di due anni e l’altra di appena tre mesi.
Ogni qualvolta ci sia stata l’urgente necessità di accogliere una o più persone nei giorni immediatamente seguenti all’avviso, l’intera comunità di Quartarella, seguita con immensa cura da Frate Antonello e Frate Emanuele, non si è mai tirata indietro. Non ha mai mostrato pregiudizi nei confronti degli stranieri accolti, neanche prima di conoscerli. Ogni parrocchiano, dal più piccolo al più anziano, ha messo a disposizione il proprio tempo, le proprie qualità, i propri strumenti, per creare un ambiente di amore che guarda e cura gli ultimi. Nemmeno di fronte a difficoltà di natura logistica,  temporale o psicologica, la comunità si è arresa. In tal modo, ogni ragazzo accolto è diventato fratello di tutti, così come ogni bambino accolto è diventato figlio di tutti.
Pensare all’esistenza e resistenza di esperienze come questa, permette di sperare ancora in un mondo che vive di solidarietà, comunità e responsabilità condivisa. Questo esserci è ancora, qui e oggi, possibile.

Irene Cerruto