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5ª Giornata per la salvaguardia del creato – 1 settembre 2010

La celebrazione della 5ª Giornata per la salvaguardia del creato costituisce per la Chiesa in Italia un’occasione preziosa per accogliere e approfondire, inserendolo nel suo agire pastorale, il profondo legame che intercorre fra la convivenza umana e la custodia della terra, magistralmente trattato dal Santo Padre Benedetto XVI nel Messaggio per la 43ª Giornata Mondiale della Pace (1° gennaio 2010), intitolato Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato.

1. Il dono della pace
La Sacra Scrittura ha uno dei punti focali nell’annuncio della pace, evocata dal termine shalom nella sua realtà articolata: essa interessa tanto l’esistenza personale quanto quella sociale e giunge a coinvolgere lo stesso rapporto col creato. L’assenza di guerre costituisce, infatti, solo un elemento di una dinamica che investe la vita umana in tutte le sue dimensioni e che, secondo l’Antico Testamento, si realizzerà in pienezza nel tempo messianico (cfr Is 11,1-9). Anche il Nuovo Testamento evidenzia tale ricchezza di significato, collegando strettamente la pace alla Croce del Signore, da cui sgorga come dono prezioso di riconciliazione: Cristo stesso, secondo le parole dell’apostolo Paolo, “è la nostra pace” (Ef 2,14).
L’uno e l’altro Testamento convergono, poi, nel sottolineare lo stretto legame che esiste tra la pace e la giustizia, messo in forte rilievo dal profeta Isaia: “praticare la giustizia darà pace, onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre” (Is 32,17). Nella prospettiva biblica, l’abbondanza dei doni della terra offerti dal Creatore fonda la possibilità di una vita sociale caratterizzata da un’equa distribuzione dei beni. È la logica della manna: “colui che ne aveva preso di più, non ne aveva di troppo; colui che ne aveva preso di meno, non ne mancava” (Es 16,18).

2. La pace minacciata
Benedetto XVI ha segnalato più volte quanti ostacoli incontrino oggi i poveri per accedere alle risorse ambientali, comprese quelle fondamentali come l’acqua, il cibo e le fonti energetiche. Spesso, infatti, l’ambiente viene sottoposto a uno sfruttamento così intenso da determinare situazioni di forte degrado, che minacciano l’abitabilità della terra per la generazione presente e ancor più per quelle future. Questioni di apparente portata locale si rivelano connesse con dinamiche più ampie, quali per esempio il mutamento climatico, capaci di incidere sulla qualità della vita e sulla salute anche nei contesti più lontani.
Bisogna anche rimarcare il fatto che in anni recenti è cresciuto il flusso di risorse naturali ed energetiche che dai Paesi più poveri vanno a sostenere le economie delle Nazioni maggiormente industrializzate. La recente Assembla Speciale del Sinodo dei Vescovi per l’Africa ha denunciato con forza la grave sottrazione di beni necessari alla vita di molte popolazioni locali operata da imprese multinazionali, spesso col supporto di élites locali, al di fuori delle regole democratiche. Come osserva il Papa nell’Enciclica Caritas in veritate, “l’incetta delle risorse naturali, che in molti casi si trovano proprio nei Paesi poveri, genera sfruttamento e frequenti conflitti tra le Nazioni e al loro interno” (n. 49). Anche le guerre – come del resto la stessa produzione e diffusione di armamenti, con il costo economico e ambientale che comportano – contribuiscono pesantemente al degrado della terra, determinando altre vittime, che si aggiungono a quelle che causano in maniera diretta.
Pace, giustizia e cura della terra possono crescere solo insieme e la minaccia a una di esse si riflette anche sulle altre: “Il libro della natura è uno e indivisibile, sul versante dell’ambiente come sul versante della vita, della sessualità, del matrimonio, della famiglia, delle relazioni sociali, in una parola dello sviluppo umano integrale” (n. 51).

3. Un dovere gravissimo
È in questo contesto che va letto il richiamo del Papa a una responsabilità ad ampio raggio, al “dovere gravissimo (…) di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch’esse possano degnamente abitarla e ulteriormente coltivarla” (n. 50). Tale dovere esige una profonda revisione del modello di sviluppo, una vera e propria “conversione ecologica”. La famiglia umana è chiamata a esercitare un responsabile governo dell’ambiente, nel segno di “una solidarietà che si proietti nello spazio e nel tempo” (Messaggio per la 43ª Giornata Mondiale della Pace, n. 8), guardando alla generazione presente e a quelle future. È impossibile, infatti, parlare oggi di bene comune senza considerarne la dimensione ambientale, come pure garantire il rispetto dei diritti fondamentali della persona trascurando quello di vivere in un ambiente sano.
Si tratta di un impegno di vasta portata, che tocca le grandi scelte politiche e gli orientamenti macro-economici, ma che comporta anche una radicale dimensione morale: costruire la pace nella giustizia significa infatti orientarsi serenamente a stili di vita personali e comunitari più sobri, evitando i consumi superflui e privilegiando le energie rinnovabili. È un’indicazione da realizzare a tutti i livelli, secondo una logica di sussidiarietà: ogni soggetto è invitato a farsi operatore di pace nella responsabilità per il creato, operando con coerenza negli ambiti che gli sono propri.

4. Contemplare la creazione di Dio
Tale impegno personale e comunitario per la giustizia ambientale potrà trovare consistenza – lo sottolinea ancora Benedetto XVI – contemplando la bellezza della creazione, spazio in cui possiamo cogliere Dio stesso che si prende cura delle sue creature. Siamo, dunque, invitati a guardare con amore alla varietà delle creature, di cui la terra è tanto ricca, scoprendovi il dono del Creatore, che in esse manifesta qualcosa di sé. Questa spiritualità della creazione potrà trarre alimento da tanti elementi della tradizione cristiana, a partire dalla Celebrazione eucaristica, nella quale rendiamo grazie per quei frutti della terra che in essa divengono per noi pane di vita e bevanda di salvezza.
Già nel 1983 l’Assemblea di Vancouver del Consiglio Ecumenico delle Chiese invitava i cristiani a una “visione eucaristica”, capace di abbracciare la vita personale e sociale, che si realizza nel creato. Oggi la stessa pace con il creato è parte di quell’impegno contro la violenza che costituirà il punto focale della grande Convocazione ecumenica prevista nel 2011 a Kingston, in Giamaica. Celebriamo, dunque, la 5ª Giornata per la salvaguardia del creato in spirito di fraternità ecumenica, nel dialogo e nella preghiera comune con i fratelli delle altre confessioni cristiane, uniti nella custodia della creazione di Dio. Siamo certi, infatti, che Dio, “tramite il creato, si prende cura di noi” (Ib., n. 13).

Roma, 1° maggio 2010

 

COMMISSIONE EPISCOPALE PER L´ECUMENISMO E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO       

COMMISSIONE EPISCOPALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO, LA GIUSTIZIA E LA PACE


“A parola è Parola”: Giovani in Missione!!

“A parola è Parola” è lo slogan della Missione estiva “Giovani per i Giovani” 2010.
Ormai da diversi anni, nel periodo estivo, i Frati Minori di Sicilia, con alla guida di fra Vittorio Avveduto (segretario missioni popolari), organizzano, a ridosso del ferragosto, in città a forte vocazione turistica, una settimana di evangelizzazione ed animazione rivolta in modo particolare ai govani, ma non solo… Quest’anno, dopo aver toccato città come Agrigento, Pozzallo, Siracusa, Castelbuono (PA) e Gubbio, è stata scelta Marzamemi, la piccola e graziosa frazione di Pachino. La Missione, organizzata in collaborazione con il Servizio di Pastorale Giovanile della Diocesi di Noto, si svolgerà dal 15 al 22 Agosto 2010 e vedrà la partecipazione di circa 100 giovani laici missionari, accompagnati da una trentina di frati e suore francescane. I missionari francescani nei pomeriggi e nelle serate, saranno presenti nei luoghi di ritrovo dei giovani (pub, discoteche, etc.), negli Ospedali di Noto ed Avola, nella Casa Circondariale di Noto e presso le spiagge della zona.La mattina, invece, sarà dedicata alla formazione dei missionari guidata da alcuni sacerdoti e laici adulti della Diocesi. Ma perché una Missione in estate? La Missione ci ricorda che la Chiesa, per sua natura missionaria, è chiamata a portare in ogni tempo, ad ogni uomo e in ogni luogo il Vangelo che ha ricevuto: la buona notizia che Dio è misericordia e ama ciascuno di noi. Ed è proprio questa buona notizia la Parola che durante i giorni della Missione verrà donata ai giovani, agli ammalati, ai carcerati, agli anziani, alle famiglie, ai turisti che i missionari incontreranno in quei giorni.I missionari si faranno trovare lì dove tanti giovani nelle sere d’estate vanno cercando la “vita”, e come fece un giorno Gesù con la samaritana, offriranno come alternativa la VITA che loro stessi hanno avuto la grazia di sperimentare!
Sono sicuro che la missione di Marzamemi sarà un’esplosione di gioia, di allegria, di sano divertimento, di preghiera, di ascolto, di condivisione… di festa, che lascerà sicuramente un segno indelebile in tanti cuori. Pace e Bene!

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Oggi ricorre il 90° compleanno del Vicario Generale Mons. Guccione

Oggi 24 Settembre ricorre il 90° compleanno del nostro carissimo Vicario Generale Mons. Francesco Guccione.

Sarà l’occasione per esprimergli tutta la nostra devozione e gratitudine per il sapiente e amabile servizio che per molti anni ha reso alla nostra chiesa locale e in particolare al suo presbiterio.
Radicalità evangelica e prudente discernimento hanno caratterizzato, soprattutto, i quasi 40 anni di umile e totale dedizione nell’assolvere il delicato ufficio di Vicario Generale accanto a quattro Vescovi: Mons. S. Nicolosi, Mons. G. Malandrino, Mons. M. Crociata, Mons. A. Stagliano, nel segno della lealtà e della fedeltà. Il nostro Vescovo S. E. Mons. Antonio Stagliano, che ha sollecitato la celebrazione della fausta ricorrenza unitamente al presbiterio e all’intera comunità diocesana, stasera convoca per la solenne concelebrazione eucaristica alle ore 19,00 in Cattedrale. Sarà l’occasione propizia per rendere grazie al Signore per il dono della vita e della vocazione cristiana e presbiterale concessa a questo suo servo fedele che ha fatto di tutta la sua vita un dono totale di sé.

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Il 27 Settembre parte il Convegno diocesano d’inizio anno pastorale

Non sarà solo una cornice formale la preghiera e la memoria dei testimoni – Giorgio La Pira, don Puglisi, le opere di carità della nostra Chiesa – nel Convegno di inizio del nuovo anno pastorale, che ci vedrà radunati insieme in Cattedrale dal 27 al 29 settembre. Si tratta, infatti, dell’orizzonte che rimanda alla fonte e alla misura evangeliche della nostra vita ecclesiale e della nostra missione. Dobbiamo sempre ricordarlo e mai dare per scontato: «Se il Signore non costruisce, invano faticano i costruttori». Da qui quel lasciarsi educare del tema che ha grande valenza teologica: dice l’iniziativa di Dio, dice come tutti noi ci poniamo anzitutto come discepoli, e così potremo offrire al mondo quello che non ha e che viene da Dio. Con uno sbilanciamento tra l’azione di Dio e la compagnia degli uomini che ci libera dal narcisismo, dall’astio, dall’amarezza, dal clericalismo.

Nelle tre sere del Convegno, ci sarà la riflessione articolata nelle varie relazioni con cui, da una parte si recepiscono i documenti dei nostri vescovi sul Mezzogiorno e sull’educazione, dall’altra si tracciano alcune coordinate del nuovo anno pastorale. La prima sera il prof. Pietro Fantozzi ci aiuterà a cogliere alcune sfide che nascono dalla nostra collocazione nel Sud, mentre Gaetano Giunta ci indicherà alcuni possibili percorsi di impegno. Il secondo giorno, al centro del Convegno, ci sarà la relazione del nostro Vescovo, nella sua funzione di guida come apostolo e maestro, per restare ancorati al Maestro per eccellenza che è Gesù (in questo va colta anche l’eco del nostro Sinodo) ed imparare da lui i tratti di un’educare veramente liberante. Il saluto della Chiesa dell’Aquila darà un timbro particolare alla nostra comunione: ci ricorderà come il Vescovo ci lega a tutte le altre Chiese e come noi restiamo vicini alle sofferenze dell’Abruzzo anche oltre le prime emozioni. Il terzo giorno quindi ci sarà la relazione di mons. Vittorio Nozza, con la ricchezza di esperienza e di sapienza che proviene dalla guida di un organismo come la Caritas Italiana, impegnata a legare l’ascolto e la celebrazione alla testimonianza di vita nel territorio. 

Sarà consegnato il “calendario diocesano”. Sappiamo già che il secondo venerdì di ottobre, novembre e gennaio avremo incontri unitari per continuare a riflettere – con don Nisi Candido – sul lasciarci educare dalla Parola, dell’Eucaristia, dai Poveri. Non è secondario che nel calendario ci siano quindi gli incontri di settore raccordati al tema generale e gli incontri dei consigli pastorali, presbiterali, di coordinamento pastorale: a ricordarci che c’è la possibilità di un confronto ampio e corale, evitando però di ripetere quello che già sappiamo o sentiamo come cassa di risonanza tutta nostra, cercando invece di aiutarci a capire anzitutto dove il Signore ci vuole condurre. Sarà anche più facile – in sintonia con la larghezza del cuore del Signore – vivere effettivamente le comunità di parrocchie come occasione per valorizzare carismi e moltiplicare energie a servizio del Regno.

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A Noto: Il 1° Convegno Internazionale di Bioetica

Sono aperte le iscrizioni al I Convegno Internazionale di Bioetica che si terrà a Noto, dal 10 all’11 settembre 2010,  con la partecipazione di illustri esperti in materia. La bioetica va sempre più assumendo una posizione rilevante nell’ambito della discussione teorica oltre che della prassi sociale contemporanea. La cronaca quotidiana propone, a ritmo incalzante, nuove vicende che richiamano l’attenzione pubblica su problemi inediti: problematiche che hanno a che vedere con la vita e la salute del singolo e della collettività con particolare riferimento al rapporto medico – paziente (la cosiddetta “ bioetica quotidiana”). Il convegno vuole dare una prima risposta a queste problematiche. Il convegno, che è aperto a tutti,  si rivolge in particolare ai medici, agli infermieri, ai giuristi, agli insegnanti, agli educatori.
Il programma dell’evento e le modalità di partecipazione sono descritte nella brochure allegata.

*Nell’ambito del convegno uno spazio speciale sarà dedicato al quotidiano Avvenire

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Un sacerdote che si è fatto piccolo per i piccoli

Tormina (Messina), 5 giugno 2010 – “In verità vi dico se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Vangelo di Matteo 18:3) e don Fortunato Di Noto, fondatore di Meter (www.associazionemeter.org) , ha realizzato in se stesso, con la Sua Associazione Meter, nella Chiesa e nella Società Italiana, Europea e Mondiale questo detto di Gesù: Un sacerdote padre di tanti bambini bisognosi di aiuto e di speranza.” Con questa motivazione è stato consegnato il Premio Europeo della Federazione Kiwanis International durante la 43a Convention Europea  che si concluderà oggi a Taormina Il Premio Internazionale è stato consegnato da Paul Palazzolo Presidente Internazionale Kiwanis (venuto dagli USA per questa occasione) e da Gianfilippo Muscianisi Presidente Europeo alla presenza dei delegati di 20 nazioni europee nella cornice del Teatro Antico di Taormina. Il Prefetto di Messina dr. Francesco Alecci  davanti alle autorità civili e militari ha manifestato pubblicamente “l’onore e l’orgoglio di aver scelto questo sacerdote, esempio luminoso di speranza per tutti”. Don Fortunato Di Noto, visibilmente commosso ha detto tra le altre cose: “Questa sera ho solo un unico desiderio: parlare al vostro cuore raccontandovi dei bambini che ho e abbiamo incontrato in questo grande dono di Dio che è l’Associazione Meter, da 20 anni impegnata a tutelare l’innocenza dei piccoli e deboli, ad accoglierli e a dar loro una speranza, che hanno perduta e poi ritrovata perché qualcuno è stato dalla loro parte. Siamo una realtà con povere risorse ma con un grande, immenso cuore e volontà di strappare, anche un solo bambino, dalla violenza e dall’abuso . Tutto questo – ha continuato don Di Noto – è accaduto nella mia storia personale di uomo e sacerdote e in quella associativa di presidente Meter, per vie a volte incomprensibili perché suscitate, per me credente, da Dio che si è rivelato attraverso la vita di Gesù Cristo. Queste vie, dicevo, sono suscitate dall’Amore, Amore che mi ha fatto incontrare e ascoltare il grido dei piccoli violati”.
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Concluso a Roma l’Anno Sacerdotale con il Vescovo

Nell’immensa spianata di Piazza San Pietro a Roma, gremita da oltre quindicimila preti giovani e meno giovani da ogni parte del mondo, il Santo Padre Benedetto XVI, nella mattinata di venerdì 11 giugno 2010, solennità del Sacro Cuore di Gesù, ha concluso l’Anno Sacerdotale (giugno 2009 – giugno 2010, a 150 anni dalla morte del Santo Curato d’Ars) presiedendo una vibrante, armoniosa e devota concelebrazione della Eucaristia, a cui prendevano parte anche decine di cardinali, centinaia di vescovi e diverse migliaia di fedeli laici. Fra questi quindicimila preti, di ogni razza, lingua, popolo e nazione (in rappresentanza degli attuali 400 mila preti dell’intera Chiesa cattolica, apostolica, romana), c’eravamo anche noi: nove preti della Chiesa di Dio pellegrina in Noto, convenuti a Roma insieme al nostro vescovo, mons. Staglianò, e a nome dell’intero presbiterio diocesano. Anche noi abbiamo concelebrato con gioia questa solenne Eucaristia: la prima in assoluto, nei 21 secoli di storia della Chiesa, con un così grande numero di preti! Sotto la presidenza del Papa e attorno all’unico altare, abbiamo pronunciato insieme la preghiera epicletica che trasforma il pane e il vino nel corpo donato e nel sangue versato di Cristo redentore e abbiamo insieme invocato lo Spirito del Risorto, perché quanti ci saremmo nutriti dell’unico corpo e dell’unico sangue del Figlio di Dio potessimo diventare, “in Cristo, un solo corpo e un solo spirito”.
Veramente tonificante è stata l’omelia del Papa (vedi il testo integrale a pag. 4 del quotidiano Avvenire di sabato 12 giugno) che ha esortato tutti a gioire del dono del sacerdozio ministeriale. Esso  – ha sottolineato con forza Benedetto XVI- è molto di più di un “ufficio” da compiere: è vero sacramento ”dell’amore audace di Dio per ogni uomo”; “sacramento che, pur se posto in fragili vasi di creta”, comunica alla Chiesa e al mondo di oggi (smarrito, in ricerca, assetato) la vera risposta ad una insopprimibile “arsura”. La risposta è Cristo Gesù “Via, Verità e Vita”; Cristo Gesù buon pastore che dona la vita per le sue pecorelle. Il sacerdozio ministeriale è il segno vivo di questa immolazione di Cristo Buon Pastore (cfr Gv 10,11). “Sì, o Signore –così si è espresso tra l’altro il Papa durante l’omelia- nell’oscurità della tentazione, nelle ore di buio in cui tutte le luci sembrano spegnersi, mostraci che Tu sei là. Aiuta noi sacerdoti, affinché possiamo essere accanto alle persone a noi affidate, in tali notti oscure. Affinché possiamo mostrare loro la tua luce”.
E la luce di Cristo che illumina ogni uomo attraverso la particolare coloratura del ministero del prete, il Papa l’ha messa in straordinario rilievo anche giovedì 10 giugno, durante la veglia eucaristica di preghiera, sempre in Piazza San Pietro, la sera precedente la solennità del Sacro Cuore.
Poter descrivere il profondo feeling tra noi (oltre diecimila preti) e il Papa durante l’intera veglia (dalle ore 20.30 fino a quasi mezzanotte) non è cosa facile. Può aiutare, forse, l’accenno alle cinque risposte date dal Santo Padre “a braccio”- con stile chiaro e sereno, con trasparente espressione della sua interiorità orante in Cristo e con acuta conoscenza delle problematiche pastorali ed esistenziali della Chiesa e del mondo di oggi- ad altrettante cinque domande scottanti postegli da cinque sacerdoti dei cinque continenti. La prima dall’America, precisamente dal Brasile, sullo stress nella vita del prete oggi; la seconda dall’Africa sul difficile rapporto tra teologia e spiritualità; la terza dall’Europa sul valore evangelico del celibato sacerdotale; la quarta dall’Asia, più precisamente dal Giappone, su come superare la tentazione del clericalismo ritualista; la quinta dall’Oceania, su come rendere viva e incisiva la pastorale vocazionale. Diamo una breve sintesi del quarto punto (rimandando i nostri lettori al testo integrale pubblicato su Avvenire del 13 giugno.
 “Come vivere la centralità dell’Eucaristia  senza perdersi in una vita solo cultuale, estranei alla vita di ogni giorno delle altre persone?” Ed ecco qualche frase della tonificante risposta: “Il clericalismo è una tentazione dei sacerdoti di tutti i secoli (..). è importante trovare il vero modo di vivere l’Eucaristia che non è chiusura al mondo, ma proprio l’apertura ai bisogni del mondo. Nell’Eucaristia infatti si realizza il grande dramma di Dio che esce da se stesso, fino ad essere uno di noi, fino alla morte in croce (cfr Fil 2)”. “L’Eucaristia è perciò il contrario del clericalismo, della chiusura in se stessi. A questo punto il Papa ha fatto esplicito riferimento a Madre Teresa di Calcutta che ha attinto dall’Eucaristia l’eroico suo donarsi a Cristo presente anzitutto nei più poveri ed emarginati.
Non possiamo chiudere questa breve carrellata sui tre giorni a Roma senza un breve accenno anche alla refrigerante e stimolante esperienza, nell’Aula Paolo VI in Vaticano, nel pomeriggio di mercoledì 9 giugno. Oltre ottomila sacerdoti -per iniziativa del Movimento dei Focolari, del Movimento Schoenstatt, del Rinnovamento Carismatico Cattolico e di altre realtà aggregative ecclesiali- abbiamo partecipato ad un incontro di testimonianze e di contributi artistici sul tema: “Sacerdoti oggi”. L’incontro era articolato in tre parti tra loro strettamente connesse: 1) Uomini di Dio icone di Cristo; Fratelli tra fratelli nell’unico popolo; 3) profeti di un mondo nuovo. Da sottolineare, anzitutto, il contributo del complesso musicale Gen Verde l’incoraggiante intervento, a nome del Santo Padre, del Segretario di Stato, il cardinale Bertone. Molto toccanti, poi, sono state diverse esperienze da parte di alcuni “preti di frontiera”. Il contatto vitale col vangelo vissuto nei carismi di cui lo Spirito del Risorto arricchisce anche oggi la sua Chiesa, li ha aiutati a superare situazioni difficili di fedeltà alla loro vocazione. Ha toccato tutti, specialmente l’esperienza di tre preti africani del Burundi che, colpiti con armi da fuoco da un gruppo di ribelli  sono miracolosamente scampati alla carneficina che uccideva circa 400 compagni di Seminario i quali, risoluti a vivere il vangelo, hanno scelto il martirio. Anch’essi, scampati alla strage, hanno continuato a vivere il vangelo nell’eroico e risanatore perdono alle bande armate.

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Parte a Modica un cantiere educativo con l’8×1000

Giovedì 21 giugno, con una partecipata celebrazione eucaristica ed una festa a conclusione dei tornei interparrrocchiali di calcio si è avviato a Modica il progetto  “Crisci ranni”, cofinanziato dalla Caritas Italiana dal “fondo nazionale dell’8/1000 per le opere caritative” e attraverso  le attività di economia sociale della Casa don Giuseppe Puglisi . Dopo la “mappatura dei bisogni e delle risorse” ed alcune attività sperimentali che avviate in questi giorni (i citati tornei sportivi e dal 1 ° al 18 luglio un grest), vi saranno dal prossimo autunno attività sportive e laboratori espressivi permanenti utilizzando dei locali ed una ampia area messi a disposizione dal Comune, in una zona nota nella città come “La fontana grande”. Nome questo che sarà conservato, per esprimere l’impegno a nutrire le nuove generazioni con il pane della convivialità sperimentabile nell’incontro, il pane dei valori che permettono di “mirare in alto”, la tradizione che si rinnoverà nel ciclo delle antiche feste con cui di mese in mese si darà respiro all’impegno quotidiano. Compresa la ripresa dell’antico rito pasquale con cui i genitori, lanciando in alto i bambini al suono delle campane della resurrezione, auguravano loro “Crisci ranni” (cresci, diventa grande). Ma ci saranno anche tirocini al lavoro per incrementare forme di economia sociale con cui sostenere situazioni di particolare disagio e momenti di riflessione per ripensare insieme la città come luogo di relazioni significative e calde. Dal punto di vista ecclesiale il progetto rappresenta una significativa forma di collaborazione tra le parrocchie del centro storico di Modica in un’ottica di comunione e di missione, come fortemente richiamato dal nostro Vescovo Mons. Antonio Staglianò.

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Il 30 giugno a Donnalucata si è posta la prima pietra per la Nuova Chiesa

Si è concluso il 30 giugno il rito della posa della pietra della costruenda chiesa di San Giorgio in Donnalucata. Il Vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglianò, ha esordito così nella celebrazione del pomeriggio:  “Costruiamo il tempio della nostra umanità”.

Alla presenza del parroco don Rosario Sultana, delle autorità civili e militari, è stato celebrato il rito della posa della prima pietra con la preghiera di benedizione, alla presenza dei parenti di Edmondo Riccotti La Rocca, che ha donato il terreno su cui la chiesa sorgerà: la vedova, Anita Manenti, i figli, Giovanni e Marina Riccotti La Rocca. “E’ con molta emozione che oggi celebriamo un momento storico, un evento rarissimo nella vita di una città, la posa della prima pietra per la costruzione di una nuova chiesa – ha dichiarato il sindaco di Scicli, Giovanni Venticinque. E’ stata una giornata particolare per la nostra comunità, resa ancor più straordinaria dalla presenza di tanti concittadini e di Sua Eccellenza, Monsignor Antonio Staglianò. Tra le cose più significative il sindaco ha sottolineato che “la presenza di un’istituzione educativa, culturale, morale, quale la Chiesa, è fondamentale. Perché una chiesa segna il senso di appartenenza, una chiesa in un quartiere è il segnale che c’è una presenza costante e continua di fede e speranza”. 

Il Segretario della CEI Mons. Mariano Crociata (Vescovo emeritodi Noto) nel suo messaggio inviato per l’occasione ha ricordato ai presenti al rito che “la costruzione di un edificio di culto costituisce anche una singolare occasione di entrare in dialogo ed in relazione con il tessuto urbanistico, sociale e, più in generale, culturale del territorio”. Il parroco don Rosario Sultana a conclusione ha ringraziato tutti esortando a “sentirsi incoraggiati e spronati da me e dal vescovo a lavorare insieme, in cordata, in sinfonia, affinché ognuno sappia fare la sua parte a vario titolo e livello per il bene di tutti, dunque ci impegneremo insieme perchè la chiesa venga costruita bene e consegnata ai fedeli nei tempi previsti. E’ indispensabile in noi un atteggiamento positivo, di fiducia reciproca, di speranza e di fede in tutto quello che saremo chiamati a fare per l’edificazione di questa nuova chiesa. Nessuno di noi si senta inutile, escluso o estraneo a questo progetto, piuttosto ognuno scopra e metta a frutto i propri talenti, superando ogni forma di scoraggiamento o inadeguatezza, siamo invece chiamati ad un compito singolare ed originale per l’edificazione comune”.

Visitate il sito Ufficiale della nuova chiesa: www.chiesadonnalucata.it
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Il 30 giugno posa della prima pietra per la nuova chiesa a Donnalucata

Il 30 giugno a Donnalucata in via Salonicco alle ore 18,30 si terrà il rito per la posa della prima pietra che darà l’avvio alla costruzione della nuova chiesa di San Giorgio in Donnalucata. Presiederà il rito il Vescovo di Noto, S.E. Rev.ma Mons. Antonio Staglianò alla presenza delle autorità ecclesiastiche, civili e militari. A conclusione del rito liturgico alle ore 21,00 verrà proiettato un video per presentare il progetto, seguirà la presentazione ufficiale del sito web dedicato alla costruzione della Chiesa; il tutto avverrà presso lo spazio dove sorgerà la nuova chiesa. Donnalucata aspetta questa nuova chiesa da più di 30 anni. Il nuovo complesso parrocchiale in progetto sorgerà in contrada Cannamara a nord di Donnalucata, il lotto è delimitato dalla via Maratona e dalla via Salonicco. Il progetto presentato ufficialmente nel 2002 è stato approvato e finanziato nel marzo 2010 per il 75% del costo totale dell’opera. Per completare la chiesa sarà necessario l’impegno della Diocesi di Noto e della comunità parrocchiale di Donnalucata che attraverso l’aiuto di tutti dovrà sensibilizzare, promuovere, far conoscere e chiedere il contributo di tutti i fedeli per raccogliere i fondi necessari a completare il complesso parrocchiale di San Giorgio. Infatti è lo stesso don Rosario Sultana, parroco di Donnalucata, ad affermare che sarà compito della comunità cristiana l’impegno sul territorio per completare l’edificio di culto a diversi livelli, anche economico, ultimando così la costruzione nell’arco temporale di tre anni. Per questo ci si sta attivando con diverse iniziative, soprattutto con un attento coinvolgimento della base sul suo territorio ed oltre il suo territorio. E’ stato allestito un sito web ufficiale raggiungibile all’indirizzo www.chiesadonnalucata.it dove è possibile informarsi in tempo reale sulle varie fasi di costruzione e sulle iniziative in atto.

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