Archivi della categoria: notizie

Seconda giornata spirituale animata dall’AC

Domenica 27 marzo pv. a Rosolini presso l’Oratorio Buon Pastore, via G. Maltese (di proprietà della Chiesa Madre) vicino la sede della Misericordia  si terrà la seconda giornata di spiritualità animata dall’Azione cattolica della diocesi. Guiderà la riflessione don Michele Iacono, assistente diocesano dei giovani di ACI; la giornata avrà inizio alle ore 9,30 e si concluderà con il pranzo a sacco.

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Il Vescovo alla presentazione del libro di Mons. Cataldo Naro

Ieri 21 marzo S. Ecc. il Vescovo si è recato a S. Cataldo nella provincia di Caltanissetta per prendere parte alla presentazione dell’ultimo libro di Mons. Cataldo Naro scomparso nel 2006 mentre era Arcivescovo di Monreale. Il testo dal titolo “Sul crinale del mondo moderno. Scritti brevi su cristianesimo e politica”, raccoglie il pensiero di Naro circa la concezione del cristiano che partecipa alla vita politica del Paese ed è stato presentato nell’Auditorium Notar Fascinella, presso il Villaggio di Nuova Civiltà a San Cataldo. In una sala gremita sono state presentate le relazioni dell’on. Bruno Tabacci, Deputato alla Camera, del prof. Giorgio Vecchio storico dell’università degli Studi di Parma ed infine quella del nostro Vescovo che partendo sensibilmente dalla conoscenza personale del Vescovo Naro ne ha delineato gli aspetti umano-culturale e teologico-spirituali. 
In relazione alle provocazioni del testo, il Vescovo ha messo in luce i concetti di laicità e sensibilità intesi rispettivamente non come assenza di un credo ma come partecipazione alla vita della Chiesa con ruoli diversificati e sensibilità non come espressione di un sentimento ma come indirizzo, senso, direzione da dare alle azioni che quotidianamente si compiono in ordine al vangelo e a Cristo. Ripercorrendo poi l’amicizia che lega Mons. Staglianò al Vescovo Naro si è potuto cogliere dalla esposizione che al di là dell’affetto c’è una stima intellettuale e pastorale che ha sicuramente inciso nel ministero del nostro Vescovo e che si conserva con fedeltà e speranza escatologica.

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Si ritrovino presto vie alternative alla violenza

Insieme al Papa viviamo con apprensione questi giorni di guerra contro la Libia, pensiamo alla popolazione innocente, restiamo contrari alle vie della violenza. L’Evangelo annuncia come Dio abbia disegni di pace per l’umanità. I discepoli del Signore siamo impegnati a darne testimonianza ma anche a cogliere possibili tradimenti e doverose traduzione storiche. Nell’attuale guerra si ripetono ambiguità con cui si coprono interessi economici e non si perseguono veramente vie alternative, si vivono palesi contraddizioni con gli appoggi dati nel passato al dittatore, mostrando ancora una volta come le vie della violenza sono al fondo aliene dalla ragione e contrarie alla verità, alla centralità dell’uomo, al valore della vita umana. Mentre invochiamo il Signore perché converta i cuori di tutti, auspichiamo e ci impegniamo per un diffuso sussulto di consapevolezza che spinga a politiche internazionali centrate sulla pace e la nonviolenza, nella giustizia e nella verità.

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Il Vescovo partecipa all’incontro pubblico sulla sanità a Noto

Il Vescovo di Noto, S.E. Mons. Antonio Staglianò, ha partecipato all’incontro pubblico sulla situazione della sanità nella zona sud di Siracusa, tenutosi a Noto, giovedì 17 marzo 2011, presso l’Aula Magna del Seminario Vescovile. L’incontro era stato programmato dal Sindaco della città, Avv. Corrado Valvo, per illustrare i contenuti della relazione conclusiva con la quale l’Age.Na.S. (Agenzia Nazionale per la Sanità) esprime il parere in merito alle funzioni da attivare e alla loro localizzazione nei presidi ospedalieri di Noto e di Avola. L’Avv. Valvo e dopo di lui il Dr. Adamo, in qualità di consulente per la materia, hanno sostenuto che le decisioni dell’Agenzia, che prevedono, sostanzialmente, il depotenziamento della Struttura netina a tutto vantaggio della Struttura avolese, dove verrebbero allocati pressocchè  tutti i reparti sanitari, sono state prese sulla base di dati non rispondenti alla realtà. Secondo il Sindaco di Noto ci sarebbe stata una vera e propria manipolazione dei dati al fine di supportare una decisione che ha tutto il sapore di una scelta politica a danno di Noto, a tutto vantaggio di Avola. Da qui l’annuncio di contestare in via politica e soprattutto in via legale le decisioni assunte dagli organismi preposti al governo del sistema sanitario. Il Vescovo, nel prendere la parola, ha ricordato come la crisi della sanità, insieme a quella  dell’occupazione, sia stato il prima problema sociale vissuto fin dal suo arrivo (aprile 2009) a Noto. Dopo avere affermato di non avere motivo di dubitare della veridicità della relazione del Sindaco di Noto, Mons. Staglianò ha sottolineato che, la sua presenza all’assemblea, è il segno concreto della volontà della Chiesa di Noto, a partire dal Vescovo e fino a tutti i presbiteri, di essere lì dove si lotta per una società più giusta, dove, cioè, c’è sofferenza. “ E’ una cosa buona – ha affermato il Vescovo – che i cittadini, con la loro partecipazione, mostrino questa sensibilità; un vero miracolo che si lotti insieme per un problema sociale”. Nel merito della questione, Mons. Staglianò ha suggerito di non cadere nella trappola del “divide et impera” (dividere le popolazioni per dominarle), anche perché “chi manovra, probabilmente, ha in animo di fare saltare tutto, Noto ed Avola”. Oggi si va verso una pratica clinica, ha sostenuto il Vescovo, dove il medico non visiterà più il paziente, ma lo guarderà in modo virtuale, attraverso le carte. “Un vero processo di disumanizzazione della sanità che, complice la crisi che stiamo attraversando, arriverà alla disumanizzazione della cura nel rapporto medico-paziente”. Nel rilevare che, nell’era del postmodernismo, sulle questioni esistenziali è difficile trovare un giudizio morale (ogni persona pretende di imporre la sua verità) e che l’esperienza mostra che nelle faccende politiche trovano sempre meno spazio gli aspetti di valutazione umana e sociale, Mons.Staglianò ha suggerito di puntare sul rispetto dei numeri. “Fissati tra le parti in causa i criteri di raccolta e di lettura dei dati – ha concluso il Vescovo – occorre inchinarsi davanti ai numeri e pretenderne  il rispetto”.  

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Seconda domenica di Quaresima: Domenica della Trasfigurazione

La vita è un cammino verso una mèta. Ciascuno porta nel cuore aspirazioni, progetti e ideali a volte confusi. per poterli perseguire e realizzare si cerca qualche chiarezza, qualche presenza significativa, qualche segno che indichi la direzione, qualche sprazzo di luce che chiarisca ciò che solo si intravede.

Breve riflessione del Vescovo di Noto Mons. Antonio Staglianò

QUESTI E IL FIGLIO MIO PREDILETTO. ASCOLTATELO!
La Trasfigurazione (Mt 17,1-9)

Gesù si trasfigura sul monte. Si trasfigura, cioè “mostra la sua vera gloria”. Non è dunque un evento che induca a mascherare o a disorientare sulla verità. Al contrario, è una manifestazione, un’epifania della verità che è in Gesù, identica alla sua persona.  Il monte è simbolicamente il luogo da dove Dio manda il suo aiuto agli uomini. Questa trasfigurazione ha, dunque, a che fare con la rivelazione di Gesù (un uomo, veramente umano) quale “figlio di Dio nella carne”. Quest’uomo mostra dia vere una relazione particolare con il Dio di Israele: Mosè ed Elia stanno con Lui e Lui assomiglia molto a quel Figlio dell’uomo (descritto da Daniele) che verrà a giudicare i vivi e i morti nel giorno del giudizio. La gloria visibile in questo volto trasfigurato è manifestazione di un’essenza superiore, divina, quella stessa di Dio. Da qui, è anche testimonianza di una Nuova presenza di Dio nella vita degli uomini.
Le parole non bastano a contenere l’evento. Pensando a cosa possa essere accaduto in questa manifestazione viene la pelle d’oca: strabiliante la reazione dei discepoli, consolante la parola di Gesù. La paura sembra tramortire, è una situazione nuova, inattesa, un bagliore, uno splendore che acceca. Solo per alcuni, Gesù sceglie di anticipare qualcosa del suo inizio e del suo futuro, li fa partecipi di quella gloria che sarà pienamente rivelata nella sua resurrezione. Non è però ancora il tempo. Adesso è ancora il tempo del dolore, dell’estraneazione, del rifiuto e della morte. Gesù si trasfigura perché gli apostoli sappiano dove trovare la forza e il grembo della consolazione e della speranza nel tempo della più grande sofferenza che sta per venire: quel tempo di consegna e di dono che dal Getsemani al Calvario sarà la sua via crucis.
La trasfigurazione, dunque, davanti ad alcuni discepoli non fu un privilegio. No. Piuttosto una responsabilità per la missione, per la testimonianza da dare alla risurrezione: “Quel Figlio diletto da Dio” occorre seguirlo fino in fondo, anche e soprattutto nella situazione tragica della sua morte crocifissa. Dovrà tenerlo bene a mente soprattutto Pietro che già una volta aveva ricevuto da Gesù il rimprovero di “pensare secondo gli uomini” quando si era negato ad accettare la sorte di amore (ripudiato dagli uomini, beffeggiato e ucciso) verso cui il Figlio dell’uomo si dirigeva per fare la volontà del Padre.

 Succede spesso che vorremmo trattenere con noi tutte le belle esperienze e respingere ciò che ci procura dolore e sofferenza. L’entusiasta Pietro vuole perpetuare l’esperienza splendida che stavano facendo: vuole trattenere per sè e per i suoi compagni quella gioia che ora li inonda, perciò non pensa ad altro che a possederla totalmente. Vuole costruire una tenda, desiderare fermarsi, come bloccare il tempo. Esige che questa bella esperienza non finisca subito, ma duri, si stabilizzi come una tenda per accamparsi: hic manebimus optime.
Sì, è vero per tutti. Quando Dio ci incontra, vorremmo che la sua dimora presso di noi resti continua e stabile. C’era però bisogno di una trasfigurazione? Al Battesimo era già accaduta una manifestazione eclatante di Dio nel suo Figlio. La trasfigurazione accade nel bel mezzo della predicazione di Gesù, soprattutto dopo aver annunciato la sua passione e aver posto le condizioni per la sequela: forse c’era bisogno di ricapitolare e dare nuovo slancio a quel messaggio di morte assurde che li avrebbe sconfortati e dispersi, affinché non perdessero mai il sentimento di quanto Dio, li avrebbe ancora amati. Gesù non è come loro pure lo ammirano e lo vedono con gli occhi di credenti nel Messia: c’è di più in Lui, c’è una manifestazione incomprensibilmente e misteriosamente più grande, perciò i discepoli – anche disorientamento che vivranno – non devono perdere la speranza in Colui che pur perdendo la vita sulla croce ha il potere di riprenderla di nuovo.
La trasfigurazione testimonia che in questa faccenda di terra (storica, terrena) c’è il cielo in gioco (è faccenda celeste, divina, che coinvolge Dio stesso).
Il cielo è secondo la tradizione ebraica il luogo della residenza di Dio e se una voce viene dal cielo, sicuramente è quella di Dio, del Padre, che continua a siglare con gli uomini l’alleanza, che mette del proprio nell’edificazione del patto, che scommette parte di sè nella ricostruzione del cuore umano. Gesù conduce i suoi “fidati” sul monte per mostrare loro il Padre, per rinsaldare un avvenimento già successo, ma non ancora compiuto. Gesù insiste nel suo rapporto educativo con i discepoli, i quali si devono lascare educare nella conoscenza del Padre. La cosa che Gesù consoce meglio di ogni altra perché la viva nella sua persona: questo nuovo volto del Padre la cui irradiazione rende gli uomini veramente umani, li salva da ogni schiavitù, vecchia e nuova.
Sì, perché solo nella relazione con Dio splende nell’uomo la vera umanità. Nella trasfigurazione, in verità, non si è trattato di mostrare il volto di Dio, ma quel’intima unione tra Padre e Figlio che giustifica la realtà viva della umanità compiuta in Gesù, l’uomo veramente umano. In questo evento, Gesù educa alla relazione intima con Dio, il Padre di tutti e educa alla fede matura in Dio. L’evento è trinitario. Alcuni hanno visto nella nube il “conduttore” di Dio: lo Spirito che conduce l’amore del Padre verso il Figlio e quello del Figlio verso il Padre in unità di intenti e di azioni. 
“Li avvolse con la sua ombra…” è un tema già trattato nella Scrittura: Maria viene avvolta dall’ombra di Dio, dalla potenza dell’Altissimo perché nel mondo scendesse la salvezza. È ancora una volta lo Spirito il protagonista della pericoresi in un evento trinitario che vede il Figlio salire sul monte e il Padre scendere dal cielo. Dio rimane nel mistero, si rende presente, ma non guardabile, si può ascoltare. Cristo rimane con gli uomini, è visibile, è ascoltabile, è riconoscibile, è capace di portare con sè un peso che nessun altro era stato in grado di reggere. Ora si ritorna a valle, quella voce deve essere annunciata e ascoltata nella sordità dei morenti. Gesù chiede il silenzio, un silenzio temporaneo: finché il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti, finché, cioè tutto non sia compiuto.
Preoccupati di come vivere la nostra fede, arrovellati da tante inquietudini spirituali e morali, tormentati dall’incapacità ad essere comunione, lasciamoci condurre sul Tabor della fiducia, sorretti dalla sicurezza di non essere da soli nel combattimento della vita. E’ certo che è Dio a chiederci di costruire bene la storia del cosmo. E’ convincente un Dio, che non solo si mostra, ma s’impelaga nelle faccende dell’uomo e ci introduce nella luce di un mistero che va via via svelandosi. Questo Dio è affidabile. Con Lui è bello e doveroso costruire un affetto vero e matura che impegni la nostra vita nel dono di noi stessi, nelle tante forme della carità cristiana.

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Quaresima tempo propizio per ritrovare la misura di Cristo

La Quaresima è tempo propizio per ritrovare la misura di Cristo, per ritrovare la paternità di Dio, per dare quindi priorità – come ci ha ricordato nel suo messaggio il nostro Vescovo – al regno di Dio, e così ricevere il sovrappiù come dono. Nel ritiro dei volontari e degli animatori della Caritas la ricerca del regno è stata declinata come vigilanza e discernimento, per superare la duplice tentazione della rinuncia e dell’attivismo: si offre la meditazione di don Corrado che aiuta a comprendere meglio l’arte della sapienza evangelica.
E tutti ci diamo appuntamento alla veglia nella memoria dei martiri che si terrà giovedì 24 marzo alle ore 20 nella chiesa madre di San Giuseppe a Rosolini. Circondati dai testimoni, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, vivremo con pienezza e offriremo pienezza di vita a tutti, e in particolare alle nuove generazioni che stanno crescendo con il rischio che nessuno consegni loro la vera grammatica della vita.

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Meter presenta il rapporto 2010 in sala Marconi, radio Vaticana, Roma

Il 16 marzo alle ore 11.30, presso la Sala Marconi di Radio Vaticana, sarà presentato il Report 2010 sulla pedofilia e pedopornografia online realizzato dall’Associazione Meter di Don Fortunato Di Noto.
Saranno presenti don Fortunato, il Direttore della Sala Stampa Vaticana Padre Federico Lombardi e il Direttore Nazionale Antonio Apruzzese, del Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni in Italia.
“Siamo onorati di presentare il nostro Report in Vaticano”, dice don Di Noto, per il quale: “Questo sottolinea come una realtà ecclesiale e sociale come Meter non possa che sentire cum ecclesia e rendere visibile il  servizio di aiuto e di contrasto contro la pedofilia e gli abusi sessuali in Italia e nel mondo. Ecco i numeri del dolore e l’aiuto concreto ai piccoli, alle loro famiglie, alla società e alla Chiesa. Lo faremo per spronare tutti, noi per primi, a fare sempre più e sempre meglio per l’infanzia”.

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La carità non è solo aiuto, ma anzitutto “vicinanza compromessa” sulle orme di Gesù

Non è stata casuale la scelta del luogo del ritiro di inizio quaresima dei volontari e degli animatori Caritas della diocesi di Noto: il monastero delle Benedettine di Modica, uno dei luoghi per eccellenza della contemplazione. Si è voluto sottolineare come la fonte di una carità autentica si trovi nell’ascolto delle Scritture e nella preghiera. E nella chiesa del monastero, che a stento in tutti gli spazi possibili ha contenuto i volontari, don Corrado Lorefice ha aiutato a riflettere sulla necessaria vigilanza per stare nella storia senza affanni e senza fughe, nell’attesa del ritorno del Signore, attenti ad imparare da lui come essere accanto ai poveri: nella “vicinanza compromessa”. “Gesù – ha sottolineato don Corrado – ha inviato i suoi discepoli nella Galilea delle genti, invitando a riconoscerlo presente negli anfratti della vicenda umana e nel volto degli uomini sofferenti e umiliati e così, in fondo a continuare, la sua vicinanza compromessa, fino al suo ritorno definitivo quando il cielo e la terra conosceranno la decisiva rigenerazione, diverranno cielo e terra nuovi”. Dopo la meditazione si è ricordato come la Caritas cerca di tradurre questa vicinanza. In primo luogo l’animazione alla carità viene vissuta come azione educativa, sollecitando tutti alla visita che mette accanto a chi soffre come a un familiare, cercando di meglio conoscere i territori, strutturando cammini di catechesi che introducano a una vita cristiana in cui si cerchi la coerenza tra le parole e i fatti. In secondo luogo vi sono i molti segni della carità: centri diurni, case di accoglienza, lavoro su strada. In terzo luogo c’è la rete dei Centri di aiuto e dei Centri di ascolto, con servizi specifici come il microcredito (a giorni verrà rilanciato anche il “prestito della speranza”) o il progetto Policoro per l’accompagnamento del lavoro giovanile. Sono tutti impegni con cui, nel silenzio ma concretamente, ci si impegna a manifestare il volto di Dio che è “misericordia”. E così il ritiro si è concluso tutto e tutti affidando a Dio, alla sua misericordia, attraverso la preghiera del vespro animata dalla comunità monastica: non per fuggire dalle proprie responsabilità ma per viverle con più slancio e con uno stile che sia sempre più lo stile manifestato da Gesù.

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Prima domenica di Quaresima: Domenica della tentazione

Questa 1a domenica del “ciclo battesimale” (anno A) celebra lo scontro vittorioso di Cristo sul maligno. Gesù che nel battesimo al Giordano è stato manifestato dal Padre come ”Figlio dilettissimo” cf (Mt 3,17), subito dopo viene condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato.

Breve riflessione del Vescovo di Noto Mons. Antonio Staglianò


Ogni anno la sapienza della Chiesa ripropone il cammino quaresimale. quattro settimana di palestra interiore che conduce alla Pasqua di risurrezione. Come accogliamo e viviamo questo periodo particolare dell’anno liturgico? Con stanchezza e rassegnazione oppure con la piena disponibilità a lasciarci inondare dal Signore che si propone a noi elargendo in abbondanza la sua Parola e la pienezza del suo amore?
Le tentazioni per continuare a vivere una vita scialba e abitudinaria sono tante. Le nostre abitudini pigre sono aumentate a dismisura e a causa loro soffriamo certa obesità del nostro spirito. E’ tempo di dimagrimento e la quaresima è kairòs (tempo propizio e provvidenziale) per dimagrire dalle obesità del cuore che ci rendono insensibili vero i nostri fratelli. Se il nostro cuore è sonorizzato rischiamo di non sentire più niente: nessuna voce del bisogno dei fratelli che vivono i grandi nuovi disagi della società opulenta e commerciale oggi terribilmente in crisi. L’obesità di cui stiamo parlando si esprime molto bene nel narcisismo, che rende gli uomini di oggi ripiegati e incurvati sulla propria “presunta bellezza”. L’enfasi del nostro io ci rende ciechi rispetto al riconoscimento dell’altro e dei suoi beni relazionali. Dovremo ancora continuare per capire che la nostra vita è un a lotta fino al sangue per la nostra sussistenza umana, perché abbia senso lo scorrere dei nostri giorno e ritorni per noi il significato umanizzante della fatica, della coltivazione del proprio spirito attraverso le pratiche della misericordia corporale e delle virtù umane.
E’ lotta dura, contro le tante tentazioni che non stanno davanti a noi, ma nella quali quotidianamente abitiamo. Forza, dunque, coraggio. Potremo vincere, diventando più umani. Non ci lasceremo condurre dalla vittoria del male che ci vuole inebetiti e distratti rispetto al bene. La vittoria di Gesù è convincente. In Lui abbiamo già vinto. Solo importa permanere con Lui, mettersi alla su sequela per godere delle energie e della forza della sua vittoria: nulla infatti ci potrà separare dal suo amore. Questo significa una cosa molto semplice: la nostra vittoria sul male e sulle tentazioni è misurata dalla misericordia di Dio, la quale ci mette sempre in cammino. Dovessimo cadere e peccare (cioè cedere alla tentazione), noi abbiamo un giudice giusto che consoce le nostre debolezze e ci chiede di ritornare a combattere, ristabilendo le nostre forze con il perdono. La Quaresima è allora tempo di misericordia, da dare e da ricevere. Recuperiamo il significato salvifico e liberante del sacramento della riconciliazione, ritorniamo al confessionale e per risorgere ogni volta che cediamo alla tentazione e pecchiamo. Sarà la via per assaporare questo tratto del volto di Dio misericordioso – spesso troppo disatteso dalle nostre abitudini pigre quando al riconoscimento delle nostre colpe e delle nostre omissioni d’amore.
Anche Gesù è passato dall’esperienza delle tentazioni, non solo nel deserto, ma anche sulla croce: «Se sei Figlio di Dio scendi dalla croce e ti crederemo!». Lui non si è lasciato prendere dalle provocazioni. Noi, invece, esposti all’orgoglio, alla superbia, alla sete di potere e di ricchezze, rischiamo di lasciarci avvolgere dalle promesse e dagli abbagli che ci vengono propinati con facilità e con astuzia. È l’uomo debole e peccatore che si lascia trascinare dal vortice del male, dalle onde della passione. Gesù fu tentato. Matteo rende comprensibili le tentazioni: tentazione del pane, tentazione del prestigio, tentazione del potere. Si tratta di diverse forme di speranza messianica che, in quel tempo, esistevano in mezzo ai popoli. Il Messia glorioso che, come un nuovo Mosè, nutrirebbe il popolo nel deserto: “comanda a queste pietre di trasformarsi in pane!”. Il Messia sconosciuto che repentinamente si imporrebbe a tutti per mezzo di un gesto spettacolare nel Tempio: “gettati giù di qui!” Nell’Antico Testamento, tentazioni identiche fanno cadere il popolo nel deserto, dopo l’uscita dall’Egitto (Dt 8,3; 6,16; Dt 6.13). Gesù rifà la storia. Tentatore o satana è tutto ciò che ci devìa dal piano di Dio. Pietro fu come satana per Gesù (Mt 16,23). La tentazione fu costante nella vita di Gesù. Essa lo accompagnò dall’inizio sino alla fine, dal battesimo fino alla morte sulla croce. L’uomo è ambizioso, vuole essere come Dio, ma poi si scopre limitato, incapace e si sente bisognoso dell’aiuto di colui che risolleva e continua a elargire fiducia e misericordia.
Lottiamo dunque contro l’individualismo così diffuso e incatenante: siamo stufi di dire sempre “io, io, io, io”, di costringere gli altri a guardare sempre noi, trasformando il mondo nella grande specchiera del mio io noiosamente e instancabilmente narcisista. E’ però un istinto della carne,meglio della nostra carnalità. Forza dunque, coraggio, prendiamo il largo. E facciamolo insieme; insieme come corpo ecclesiale. Ci sosterremo gli altri nel nostro cammino quaresimale. Tutti, il Vescovo in primis vuole camminare con voi, digiunare con voi, fare l’elemosina con voi, diventare più umano con voi.
La Quaresima sia l’occasione per riscoprire e vivere il mistero dell’essere e del sentirsi parte di un unico corpo, il Corpo di Cristo.
Il rito dell’imposizione delle ceneri comunica un invito chiaro e preciso: «Convertiti e credi al Vangelo». Questa parola rivolta a persone già battezzate e che vivono un’esperienza di fede afferma che tutta la vita del cristiano è un perenne cammino, mai finito, verso una fede più pura e autentica. Il Vangelo, in tal senso, rimane per il credente una continua sfida ad andare oltre se stesso per giungere alla perfezione dell’amore; superare l’amore egoistico di sé per aprirsi all’amore oblativo dell’altro. E … vinca il migliore, cioè i cristiani che seguendo Gesù si impegnano a testimoniarlo nella vita concreta di ogni giorno.

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“Pezzi di pane”, la gioia e la ricerca del cammino

Domenica 13 marzo, prima domenica di quaresima, si terrà a Pozzallo, presso la parrocchia della Madonna della Fiducia, il 2° ritiro  diocesano organizzato dalla pastorale giovanile vocazionale per i giovani e gli adolescenti.
Il tema del ritiro, che è  la seconda tappa del percorso pastorale iniziato il 28 novembre con il ritiro di Avvento e che ci condurrà all’incontro con il Santo Padre Benedetto XVI a  Madrid, sarà: “Pezzi di pane”, la gioia e la ricerca del cammino. “Uno zaino per partire”,  il tema ed il simbolo del primo ritiro, sarà approfondito in questo secondo appuntamento, in cui i giovani e gli adolescenti riempiranno lo zaino con  pezzi di pane necessari per sostenere il cammino di ricerca.
La terza e ultima tappa del percorso pastorale sarà il 21 Maggio con un Pellegrinaggio vocazionale al santuario di Maria SS Scala del Paradiso; dopo aver percorso la Via Sacra, il pellegrinaggio si concluderà al Santuario con una veglia “sotto le stelle”, presieduta dal nostro Vescovo Mons. Antonio Staglianò. 
Nella certezza di incontrarvi a Pozzallo vi auguriamo un buono e santo cammino di quaresima.

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