Donnalucata. Inaugurato in parrocchia un presepe permanente

Nel giorno dell’Immacolata l’8 dicembre 2010 a conclusione della solenne eucarestia è stato inaugurato il presepe permanente, benedetto nella circostanza da don Rosario Sultana, attuale parroco della Parrocchia Santa Caterina da Siena di Donnalucata. Il presepe è stato realizzato nell’arco di un intero anno con grande maestria  e con una sinergia di artisti e volontari. Le statuette in terracotta sono state realizzate tutte a mano dal maestro Giuseppe Criscione, nato nel 1940 a Vallelunga Pratameno (Caltanisetta) da padre ragusano. Dopo spontanee esperienze di disegno e pittura si è dedicato prevalentemente alla scultura, in particolare statuine del presepio, pezzi unici modellati nell’argilla con stile personalissimo. Vive e lavora a Ragusa. Criscione è un artista locale ma di fama internazionale i suoi lavori sono esposti in molte collezioni pubbliche e private. Le sue opere sono state apprezzate da grandi artisti come Gregorio Sciltian, Emilio Greco e Carmelo Cappello.

La scenografia è stata pensata e messa in opera da Gino Savarino un parrocchiano amante dell’arte e del bello. Le statuette sono state donate dalla famiglia Voi di Donnalucata. Il presepe può essere visitato tutti i giorni negli orari di apertura della chiesa. Vale la pena venirlo a visitare al fine di apprezzare i dettagli artistici e le verità di fede espresse nell’opera del presepe.

Giuseppe Criscione è un ceramista di grande abilità, erede ideale della tradizione calatina dei Bongiovanni – Vaccaro, una tradizione che è stata determinante a dare un volto, a fissare nella memoria la civiltà contadina iblea e siciliana. Quando i Bongiovanni – Vaccaro cominciarono, nell’Ottocento, ancora la fotografia faceva i primi vagiti, mentre la pittura e la scultura raccontavano con veli neoclassici e romantici. Saranno gli scrittori a narrarci di quel mondo e quasi contemporaneamente i primi fotografi. Quelle opere di Bongiovanni – Vaccaro saranno documenti significativi nel dire di una vita contadina e di una devozione religiosa.

Nel Novecento si continuò per questa strada e Criscione ha voluto prendere il testimone per rimodellare quelle immagini, cui ha fatto riferimento, al contempo inventando un suo linguaggio, un suo stile riconoscibile nella esemplificazione e nella essenzializzazione dei tratti realistici dei vari soggetti, in una cromia inedita nelle campiture degli abiti, raccontando non solo il mondo contadino scomparso ma anche la vita della povera gente della nostra contemporaneità.

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