Famiglia Cristiana. Vivi e trasmetti il Vangelo?

“Peccato che molte famiglie, prese dalla routine quotidiana, si siano perse questo appuntamento interessantissimo, una vera grazia di Dio”.
E’ questa la considerazione che, a caldo, si sentiva fare da moltissime coppie alla fine del convegno organizzato dall’ Ufficio Diocesano per la Pastorale della Famiglia che si è tenuto a Rosolini Domenica 16 Gennaio u.s. sul tema “Famiglia cristiana, vivi e trasmetti il Vangelo? ”
“Peccato…”, sì perchè abbiamo avuto la fortuna di ascoltare un relatore d’eccezione, uno sposo e padre di famiglia, il prof. Gioacchino Lavanco, il quale da vero esperto della comunicazione, ci ha tenuti piacevolmente attenti per ben due ore.
Egli, facendo leva sul vissuto quotidiano di una comune famiglia, a volte della sua stessa famiglia, ci ha condotti, spesso con costruttiva ironia, su un percorso di indagine sulle reali dinamiche relazionali della famiglia, facendoci  scoprire come la nostra quotidianità fatta di difficoltà e di piccoli traguardi, di fatiche e di delusioni, di errori e di buone scelte, di incomprensioni e di cadute, trova e si riempie di senso solo con la fede. La famiglia, ha detto a più riprese il prof. Lavanco, è una esperienza che nasce nell’amore, cresce e si alimenta con l’amore. Amore che, come relazione, viene prima della quotidianità e del fare. Esso, fondamento della relazione di coppia e non sua conseguenza,  è governo di tutte le cose e per una coppia vuol dire invecchiare insieme, vuol dire pazienza, perdono, disponibilità. Nella vita di una coppia cristianamente fondata e motivata, amare non vuol dire non fare errori, ma discutere degli errori, avere pazienza, saper perdonare, saper ascoltare, dedicare tempo. Amare non è una routine, è comunicazione piena di libertà e di responsabilità. La famiglia può riuscire ad assolvere il suo mandato di educatrice primaria alla buona notizia del Vangelo solo se saprà adottare la pedagogia di Gesù con i discepoli di Emmaus. Essa deve camminare accanto, come Gesù con i due discepoli, stare accanto e dedicare il tempo necessario, sedere insieme e aiutare a dare senso alla quotidianità, senso al dolore e alle difficoltà, accompagnando le persone ad affrontare le fatiche della vita.   
Con numerose altre indicazioni preziose, l’amico Gioacchino (così ha preteso che ci rivolgessimo a lui) ci ha dato una ricarica di ottimismo e di speranza. Ricorrendo spesso al suo esilarante dialetto palermitano, ci ha incoraggiati a continuare il nostro cammino di sposi e di genitori cristiani acquisendo sempre di più consapevolezza del mandato ricevuto e facendo tesoro di tutto ciò che la grazia di Dio ci mette a disposizione per assolverlo.
Molto apprezzati da tutti i riferimenti al ruolo importantissimo che hanno anche i nonni nel processo educativo e di crescita della famiglia. Essi, diceva il relatore, sappiano essere discreti collaboratori, consapevoli della necessità di un doveroso e opportuno defilamento per lasciare posto agli altri.  Essi, inoltre, non cessano mai di essere genitori e quindi educatori.
I numerosi interventi che sono seguiti alla fine della relazione del prof. Lavanco hanno mostrato il pieno coinvolgimento dell’assemblea e una maggiore presa di coscienza da parte dei genitori presenti di essere i primi educatori nella fede e nella vita dei propri figli.

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