Quattro preti di Butembo-Beni fra noi per cinque anni

L’arrivo a Noto lo scorso 4 maggio, per un servizio pastorale quinquennale fra noi, di quattro preti dalla diocesi africana di Butembo-Beni, può ben considerarsi (come scrive il nostro vescovo, mons. Staglianò, nella terza lettera ai presbiteri del 19 marzo scorso, cfr pagg. 24-28) un vero salto di qualità che mira a dare “corposità e concretezza” alla “reciprocità missionaria” tra la nostra Chiesa netina e la suddetta Chiesa africana; reciprocità missionaria avviata con il gemellaggio di 23 anni orsono. Questo gemellaggio è stato siglato a Noto, in Cattedrale, il 21 Aprile 1988, dal compianto e profetico Vescovo di Butembo-Beni, mons. Emmanuel Kataliko, e dal  venerando nostro Vescovo emerito mons. Salvatore Nicolosi, in occasione del 25° anniversario della sua ordinazione episcopale. La permanenza dei quattro preti africani tra noi, si può collegare con la presenza a Butembo -per almeno tre anni- di don Salvatore Cerruto, provicario generale, che ha già aperto una “casa del clero netino” a Butembo, che può ospitare altri nostri diocesani (preti, diaconi, religiose/i e laici). Mons. Staglianò, infatti, sta fortemente esortando i preti degli otto vicariati, durante la visita ad episcopi limina, ad intraprendere questa esperienza, come suggerito nel nuovo protocollo del gemellaggio siglato a Butembo nel gennaio scorso. Intanto questi quattro preti africani, l’abbé Mbusa Muyisa Wathuma Benjamin, l’abbé Kasereka Bambisa Marie-Leonce, l’abbé Ngongi Kasereka Robert, l’abbé  Kakule Patanguli Deogratias, ai quali porgiamo un fraterno e caloroso benvenuto, stanno cominciando ad inserirsi nella nostra Chiesa locale con una prima permanenza al Sacro Cuore di Modica (insieme al parroco d. Giordanella già direttore dell’Ufficio diocesano missionario), mentre nei prossimi mesi faranno esperienza nel vicariato di Noto per vivere più vicini al Vescovo. Successivamente saranno inviati in servizio pastorale presso quattro comunità parrocchiali degli otto vicariati. Qui verranno chiamati ad essere esperti e concreti animatori del gemellaggio che non può non svilupparsi sempre più tra le due chiese sorelle di Noto e Butembo, alla luce della ecclesiologia di comunione e di missione del Concilio Vaticano II (cfr Secondo Sinodo della Diocesi di Noto, decisioni 34 e 38). (Red.)