Con gli immigrati la possibilità di ripensarci più umani

Con la Messa in San Pietro presieduta dal vescovo di Noto si sono conclusi i lavori del Coordinamento nazionale Caritas 2011, tenuto eccezionalmente a Modica e promosso dalla Caritas Italiana insieme alle Caritas diocesane di Noto e di Ragusa. “Saremo giudicati sull’amore” – ha ricordato Mons. Antonio Staglianò. “Abbiamo bisogno di un cristianesimo vero, di carne e di sangue. Un cristianesimo che ha al centro il donarsi di Cristo, il suo farsi pane. Per questo ci vogliono occhi capaci di vedere”. Le parole del vescovo hanno sigillato con autorevolezza, come già la sera precedente aveva fatto il vescovo di Ragusa Mons. Paolo Urso, il percorso di questi giorni. Ricordando che l’immigrazione è una sfida che chiede a tutti di essere veramente uomini. Accogliere, infatti, non è anzitutto un’opera caritativa da delegare ad alcuni, ma un’opera di verità per tutti: la sfida dello straniero, come quella del povero, ci ricorda che l’uomo conta più di tutto, che la chiamata originaria è quella dell’unica famiglia umana, che alla chiamata si risponde in una libertà vera che nasce dall’obbedienza al Padre rivelato da Cristo e alla conseguente, concreta e generosa, fraternità. D’altronde le testimonianze da Lampedusa, dal parroco don Stefano Nastasi agli operatori della Caritas o delle organizzazioni umanitarie che operano nell’isola, rivelano come l’emergenza nasce dalla disperazione ovvia di chi viene lasciato senza accoglienza. Anche i numeri lo dimostrano: quelli dei primi mesi del 2011 (31.000 persone sbarcate) sono inferiori di quelli del 2008 (36.000). Solo che allora c’era un preciso sistema di informazione che permetteva di distinguere rifugiati in cerca di salvezza da persone in cerca di lavoro e costruire precisi cammini di accoglienza. La questione vera è non lasciare sola Lampedusa, mentre intanto – come ha sottolineato l’Arcivescovo di Agrigento Mons. Franco Montenegro celebrando la notte di Pasqua nell’isola – l’accoglienza spontanea dei lampedusani rappresenta già pezzi di umanità nuova. Come ricordato al Coordinamento di Modica dal direttore della Caritas di Agrigento, Valerio Landri, occorre lasciarsi educare, lasciarsi interrogare per ripensare una vita più aperta, perché meno dipendente da beni e calcoli e più attenta all’altro perché attenta a Dio. Entro questo sfondo, nella mattinata conclusiva sono stati anche affrontati i nodi giuridici e sanitari dell’immigrazione, si sono ascoltate esperienze di accoglienza accadute e progettate in tutte regioni d’Italia, ci si è dati appuntamento al prossimo coordinamento nel mese di settembre. Non senza esprimere soddisfazione per la qualità dei lavori e per il calore dell’accoglienza, con vivo apprezzamento di questa terra e con l’appendice di una sosta nel fine settimana tra monumenti e mare, per riprendere quindi a partire da lunedì ad accogliere con percorsi quotidiani di inclusione, mentre – arrivata la notizia dei nuovi sbarchi – prontamente il responsabile emergenze della Caritas ripartiva per essere accanto ed organizzare i primi aiuti. Tra i molti approfondimenti che hanno caratterizzato questo Coordinamento, uno in particolare sarà importante riprendere anche nel nostro territorio: l’attuale transizione storica, che vede ritornare centrale il “Mare nostrum” per popolazione (raddoppiata nel NordAfrica negli ultimi vent’anni, passando dal 140.000.000 a 280.000.000), per risorse e per commercio (un terzo dei traffici marittimi di tutto il mondo), impegnando tutti ad una maggiore consapevolezza e i governi ad un’adeguata politica corrispondente alla primavera dei popoli arabi. Senza dimenticare l’antica vocazione del Mediterraneo ad essere mare di pace, tanto cara a Giorgio La Pira, grazie ai valori della filosofia, del diritto, dell’arte, delle fedi ebraica, cristiana, musulmana.