Inaugurata la sede romana di Meter

«La Chiesa è tale perché è comunione». Monsignor Giovanni D’Ercole vescovo ausiliare dell’Aquila ha sintetizzato così il senso dell’alleanza sancita ufficialmente sabato scorso presso la Casa Tra Noi nell’ambito del convegno “Dalla profezia alla Comunione”. L’associazione onlus Meter che da dieci anni lotta a difesa dell’infanzia e Casa Tra Noi si sono gemellati firmando un protocollo d’intesa a margine del decennale della scomparsa di don Sebastiano Plutino, fondatore del movimento Tra Noi.
Presenti in qualità di relatori all’incontro, oltre al vescovo D’Ercole, don Fortunato Di Noto fondatore di Meter, Antonella Simonetta, presidente di Tra Noi, e don Marco Pozza, che si è definito «amico e collaboratore Meter». E la collaborazione tra le due realtà sarà subito fattiva. Infatti, il documento, a firma congiunta, ha ufficializzato anche la nuova sede romana di Meter di via Niccolò Machiavelli. In essa, «verranno attivati servizi legati all’infanzia, alle famiglie, alle comunità religiose e non solo», vi è scritto in un depliant di presentazione delle attività di Meter.
La nuova sede quindi sarà soprattutto «un centro di ascolto che accoglie e accompagna le vittime di abuso attraverso un percorso terapeutico, giuridico, sociale e pastorale», hanno spiegato i responsabili dell’associazione fornendo anche i recapiti a cui rivolgersi in caso di aiuto. Un numero verde: 800-455270 e il 345/0258039. «Un’alleanza – ha sottolineato monsignor D’Ercole – che può diventare collaborazione e comunione e che potrà generare una fantasia originata d’amore». Il presule ha poi ricordato la figura di don Plutino: «La sua lezione è che la nostra vita si specchia continuamente negli altri, anche perché la profezia è la coerenza di una vita di chi non pensa soltanto in termini di io ma ha lo sguardo rivolto verso gli altri», ha detto. Si è poi soffermato anche sul suo incontro con don Plutino: «Guardava sempre avanti, insegnava a sopportare tutto vedendo sempre il positivo in ogni cosa».
Don Di Noto, invece, ha riflettuto inizialmente su «i bambini santi». «Pensate – ha detto il sacerdote – quanti bambini si sono opposti con durezza all’onta della violenza nei confronti della loro purezza». E ha poi ha aggiunto con forza: «Chi accoglie i bambini, accoglie il Signore». «Sono convinto – ha precisato – che chi lo fa è già in Paradiso». Don Fortunato ha quindi espresso il suo pensiero in merito ai temi del convegno. «Ho abbinato l’esperienza di don Orione con la mia: la comunione dei santi esiste. Non è una fantasia. È un carisma che viene dal Signore Gesù», ha detto. Da qui l’apertura alla speranza: «Oggi viviamo in un mondo lacerato dalla discordia ma capace ancora di lenire la sofferenza. Non esiste, infatti, mistica che non sia vissuta». Don Di Noto in conclusione del suo intervento ha ribadito ancora una volta l’importanza dell’impegno e dell’aiuto reciproco: «Abbiamo una Chiesa povera perché spesso è gelosa dei talenti invece di esserne orgogliosa: ma essi vanno fusi avendo la capacità di dire ai giovani che si può percorrere la vita in maniera diversa».
Don Marco Pozza, invece, prima della firma del protocollo d’intesa, ha richiamato a una frase di Steve Jobs, fondatore della Apple. «Jobs, a chi gli chiedeva se fosse un genio, rispose: “Non so se lo sono, ma so che per esserlo bisogna sapere intravedere il futuro quando ancora non risulta ovvio: credo che sia una frase che può stimolare anche noi ad avere più coraggio di metterci in gioco, per amore della Chiesa, nonostante i rischi propri di ogni novità».