Per non dire “ormai…” ma “ancora”, e così coltivare amore e speranza

La nostra Caritas di Noto, con una delegazione soprattutto modicana, è andata per la settima volta all’Aquila e a Paganica per restare accanto al dolore ancora vivo dopo il terremoto, in una situazione aggravata dalla mancanza di una vera ricostruzione. Ci sono infatti solo le piccole case antisismiche in cui si vive gli uni accanto agli altri, lontani dal posto di lavoro e dalla casa di origine, senza che ci sia la possibilità nemmeno di ricostruirsi le proprie case che si trovavano nei centri storici distrutti dal terremoto, perché manca un progetto di insieme e prevalgono impedimenti burocratici. L’Aquila resta spettrale, piena di puntelli, senza vita se non per alcune zone e solo di giorno. La popolosa frazione di Paganica, con cui si sta sviluppando il nostro rapporto di amicizia, cerca di riprendersi attorno alla chiesa in legno donata dalla provincia di Trento e dalla diocesi di Belluno, ai luoghi comunitari che la nostra diocesi ha contribuito ad arredare, ad alcune iniziative come il centro anziani, soprattutto attorno ad una fede forte che vuole trasformarsi in speranza tenace e amore fattivo. A questo contribuisce la presenza, in un convento anch’esso di legno, delle Clarisse che nel terremoto hanno perso il monastero e la madre badessa ma che hanno scelto di restare pur nella massima precarietà e povertà. La visita della delegazione della Caritas di Noto ha avuto due momenti. Anzitutto vi è stata una settimana di fraternità e di riflessione vissuta insieme da rappresentanti delle comunità di Paganica e di Modica sulla carità come “la via migliore”. Si è cercato di coglierne la radice nell’amore di Dio manifestato in Gesù e le conseguenze nell’impegno a non desistere nella costruzione di un mondo più giusto e fraterno. Un momento particolarmente commovente e intenso è stata la visita dell’Arcivescovo di Campobasso padre Giancarlo Bregantini, presidente della Commissione dei vescovi italiani per i problemi sociali. Con in mano la sua Bibbia consumata, portando nel cuore la sua vita di contadino e operaio che ha segnato la sua vocazione sacerdotale e la sua condivisione con le sofferenze della gente, ha invitato ad una speranza tenace fondata sulla certezza che Dio ama questo mondo. Ha sottolineato come tra i segni di questo gemellaggio c’è quello di un’Italia unita veramente dalla solidarietà. Il secondo momento è stato vissuto con l’intera comunità parrocchiale di Paganica e con le Clarisse, ricevendo nella preghiera l’icona della Madonna. Si tratta di un’immagine piena di tenerezza dipinta – meglio, più correttamente, “scritta” – in questi mesi attraversp una preghiera continua dalle monache di clausura. Rappresenta, con il piedino del bambino scalzo, le paure che si sciolgono nell’abbraccio e insieme, nelle orecchie scoperte, l’apertura alla Parola di Dio. Saranno gli atteggiamenti che accompagneranno la continuazione nel tempo dei rapporti di fraternità con Paganica ma anche messaggi che vengono consegnati alla nostra città. L’icona, infatti, dopo una sosta nel monastero delle Benedettine di Modica, una preghiera con gli anziani nel giorno dell’Assunta al Boccone del Povero, sarà posta prima nella chiesa di San Pietro fino al 7 settembre e quindi resterà in modo permanente nella cappella della Casa don Puglisi. In tempi di crisi l’icona suggerisce di ritrovare nell’amore la vera via per uscirne insieme, richiamando anche la continuità tra terra e cielo ogni volta che si persevera nel bene. Mentre eravamo all’Aquila peraltro abbiamo ricevuto la triste notizia della dipartita del carissimo giornalista Giorgio Buscema ed è venuto spontaneo ricordare la sua testimonianza di bontà e di comunicazone sobria e costruttiva come uno dei tratti di quella carità che anticipa in terra il cielo e che sola ci porta in cielo. In terra avrebbe ripreso questa nota, dal cielo gli chiediamo una intercessione per le nostre terre di Sicilia e di Abruzzo.