Patto Sociale contro la crisi

Il due luglio 2010 è stato firmato un protocollo d’intesa tra il Vescovo di Noto, Mons. Antonio Staglianò, e tutti i Sindaci del territorio della diocesi per una collaborazione sinergica nelle politiche sociali. Comunità ecclesiale e comunità civile infatti, pur restando distinte nella loro natura e missione, sono impegnate a collaborare per il bene comune, soprattutto in questo tempo di crisi sociale e antropologica, che colpisce persone e famiglie e che spinge tutti ad assolvere con particolare impegno ed efficacia gli «inderogabili doveri di solidarietà politica, economica e sociale» solennemente proclamati, unitamente ai «diritti inviolabili» dell’uomo, dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e dall’art. 2 della Costituzione della Repubblica Italiana.
Per attuare il citato protocollo di carattere generale in data 19 febbraio 2012, domenica, festa di San Corrado Confalonieri, Santo Patrono della Città di Noto, si firma un documento attuativo tra la Diocesi e il Comune di Noto, che vuole avere valore specifico anche come risposta all’attuale crisi economica e sociale configurandosi in modo esemplare nella forma del Patto sociale, che di seguito si chiarisce nelle sue valenze ideali e nei suoi aspetti operativi.
La grave crisi attuale è certamente di carattere finanziario ed economico ma anche, come sopra specificato, sociale, per il crescente senso di precarietà che interessa lavoratori , famiglie e tutti i cittadini, ed antropologica, in primo luogo, per l’altrettanto crescente disorientamento esistenziale che interessa soprattutto i giovani. Sul versante dei servizi socio-sanitari, mentre la legge 328/2000 ha aperto prospettive interessanti nel campo della promozione della persona e dell’integrazione socio-sanitaria in vista di percorsi inclusivi, i tagli delle risorse rendono difficile dare risposte efficaci e pronte al moltiplicarsi dei bisogni. Per questo diventa urgente una progettualità capace di mettere insieme le energie e sostenere una corale corresponsabilità.  
 
In quest’ottica il Comune di Noto, quale ente locale chiamato ad attuare i principi costituzionali dell’uguaglianza sociale nel concreto di una storia e di un territorio preciso, e la comunità ecclesiale di Noto, impegnata dal Vangelo a condividere le gioie e i dolori di tutti, convergono in un patto comune contro la crisi. Si tratta di un impegno distinto – per la diversa identità dei soggetti promotori – ma complementare, come chiarito anche nel nuovo Concordato, in cui si afferma l’opportunità-necessità della collaborazione tra Chiesa e Stato per il bene comune nel senso più ampio di tutti i cittadini.
 
In particolare il Patto viene firmato dal Vescovo e dal Sindaco di Noto, che hanno voluto imprimere uno specifico apporto all’impegno per la crescita sociale e civile della città. Fin dall’inizio del suo ministero, nel “discorso alla civitas”, l’attuale pastore della Chiesa netina Mons. Antonio Staglianò ha assicurato l’apporto di un cristianesimo incarnato alla crescita di una città bella anzitutto nelle relazioni, con particolare attenzione ai più deboli, e con il suo magistero e il suo impulso pastorale ha inteso avviare dal Sud un Laboratorio di speranza. L’attuale sindaco di Noto, dott. Corrado Bonfanti, ha fin dall’inizio del suo mandato impresso all’azione amministrativa della sua Giunta la precisa direzione di interventi mirati a promuovere una rinnovata esperienza di welfare, non limitata a singoli interventi, ma volta a far crescere coesione sociale e attenzione ai diritti di tutti e dei più deboli in particolare. A servizio di questa comune ottica si pongono per il Comune gli uffici per i servizi e le politiche sociali e per la Chiesa i suoi organismi, ad iniziare dalla Caritas nei suoi livelli diocesano e vicariale.
 
Il Patto firmato dal Vescovo e dal Sindaco avvia una collaborazione precisa e operativa su alcuni aspetti che si scelgono come esemplari. Volendo un pronto avvio, si individuano subito alcune collaborazioni tra Diocesi e Comune, sigillate da un segno concreto come la “mensa della condivisione San Corrado”, mentre successivamente si potranno determinare ulteriori sviluppi, supportati da concrete e comuni verifiche. Si resta aperti ad ulteriori apporti delle scuole e delle agenzie educative, dell’associazionismo, del terzo settore, dei sindacati, del mondo della cultura. Soprattutto, si è idealmente aperti al contributo di tutti i cittadini nell’ottica della cittadinanza attiva e di una bellezza che si vuole certificata non solo nei monumenti ma anche nel tessuto delle relazioni sociali e civiche.