Mons. Staglianò: “Francesco chiede ai giovani di essere liberi e agire per l’amore”

Riportiamo di seguito un’intervista sulla GMG di Cracovia, rilasciata dal nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, al “Giornale di Sicilia” di venerdì 29 luglio 2016. Il Vescovo commenta il discorso di Papa Francesco in occasione della cerimonia di accoglienza da parte dei giovani, spaziando poi sul significato e il messaggio delle Giornate della gioventù e infine riflettendo sull’attuale crisi mondiale per i recenti attentati terroristici.
 
“Il Papa ha invitato i giovani a essere liberi dalle schiavitù”, come quelle create dai “venditori di fumo”. Ha chiesto loro di “cambiare le cose” per “ricreare una civiltà dell’amore”.
Il vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglianò, che nella sua diocesi nei mesi scorsi ha organizzato un raduno dei giovani in vista della GMG (Giornata Mondiale della Gioventù), chiarisce i passaggi principali dell’intervento del Papa in occasione della cerimonia di accoglienza a Cracovia. Per la seconda volta dal suo arrivo in Polonia, il Papa ha ribadito l’importanza dell’accoglienza. E il vescovo spiega che “l’accoglienza appartiene all’essere del cristiano. Per cui è la misericordia a rendere il cuore accogliente, qualsiasi siano i bisogni dell’altro. Misericordia e accoglienza sono le facce di un’unica medaglia, quella dell’amore”.
 
 
Quali messaggi emergono dalle parole del Papa ai giovani?
 
Papa Francesco ha portato ai giovani una persona: Gesù. Quindi, bisogna cominciare a parlare di cristianesimo non come di una dottrina o un insieme di insegnamenti morali. Il Papa propone la presenza di Gesù nella vita e nel cuore dei giovani perché possano stare insieme tra di loro. Un secondo grande messaggio è la critica ai ‘quietisti’. Il Papa ha lanciato un appello alla libertà dei giovani perché possano cambiare le cose, ha chiesto un’inquietudine volta a operare il bene, alla pace e alla fraternità. Perché si ricrei una nuova civiltà dell’amore. Poi, il Papa ha invitato ad accogliere Gesù come un dono della vita, perché non lo si può comprare.
 
Secondo lei, a chi fa riferimento il Papa quando parla di “venditori di illusioni”?
 
Il Papa ha giocato su un doppio significato della frase, perché prima ha parlato di venditori di illusioni e poi pensando all’Argentina ha citato i “venditori di fumo”, riferendosi al contrabbando e allo smercio di droghe. Le droghe sono illusioni e quindi ha chiesto ai giovani: “Che cosa volete? Una vita alienata? Oppure la forza dello Spirito che rende piena la vostra esistenza?”. Mi ha colpito che il Papa abbia intervallato la sua predicazione chiedendo ai giovani un feedback di risposta alle domande precise che lui faceva. Questa è una strategia comunicativa interessante. Ha poi addirittura citato la canzone degli alpini per dire che, se ci si tiene legati a Gesù, è lui a tenerci per mano. E qui emerge il grande tema della misericordia.
 
Come prevedibile nell’Anno del Giubileo straordinario della Misericordia…
 
Il Papa invita i giovani a puntare in alto, nonostante i fallimenti e le possibili cadute. Qui il messaggio del Papa raggiunge la massima concretezza. Dire questo significa aprire orizzonti. Francesco spiega che il problema non è cadere ma ‘restare caduto’. Ha così orientato i giovani alla santità vera del cristiano che ha a che fare con gesti di carità resi possibili nonostante le cadute. Per dirla con Goethe ne ‘I dolori del giovane Werther’: ‘Questa è la via, cadere sette volte e alzarsi otto’. Ciò non significa incitare i giovani a peccare, ma dare la speranza che nel fallimento ci si può rialzare perché l’Amore del Padre rilancia sempre nel cammino di santità.
 
Il santuario di Czestochowa è stato una delle prime tappe del viaggio del Papa in Polonia. Proprio in quella città si è svolta la Gmg nel ’91. Come si spiega questa scelta?
 
Il motivo è la figura di san Giovanni Paolo II. Cracovia e la Polonia è la terra di questo grande Papa pieno di umanità che ha dato vita alle Giornate mondiali della gioventù. Inoltre, la grande devozione della Polonia per la Madonna nera è un’altra motivazione forte. Credo che Papa Francesco abbia ritenuto opportuno fare un viaggio verso questa terra ricca di cattolicesimo che attraversa, però, oggi un processo di secolarizzazione galoppante. Rivitalizzare il cattolicesimo polacco significa rivitalizzare il cattolicesimo in Europa.
 
Le condizioni geopolitiche rispetto al ’91 sono cambiate. Allora per la prima volta la Gmg superava la cortina di ferro. Adesso qual è il valore di questo grande evento e della presenza del Papa in Polonia?
 
Il grande valore è contrastare il processo di secolarizzazione che tende a creare una convivenza tra gli umani senza tenere in conto i valori della fede cristiana. Credo che anche in Polonia avvertano le invettive contro la famiglia e il processo di desolidarizzazione. La solidarietà in quegli anni era un grande tema. Giovanni Paolo II scriveva una lettera sulla solidarietà come nuovo nome della pace. Da allora sono cambiate non solo le condizioni politiche, ma anche quelle economiche. L’ipermercato è entrato anche in Polonia e sta creando, come in tutta Europa, individualismi esacerbati, chiusura in se stessi, competitività. Quindi, la solidarietà sfuma. La presenza di Papa Francesco vuole essere, invece, un richiamo alla solidarietà, all’attenzione ai poveri.  
 
Francesco ha manifestato la volontà di voler dare continuità alla lezione di Giovanni Paolo II, chiamandolo in causa in più occasioni durante la Gmg. Quale aspetto vuole riproporre del papa polacco?
 
Quello per cui Giovanni Paolo II è diventato un grande Papa e Santo subito, cioè il suo messaggio umanistico. Dopo essere diventato Papa, Karol Wojtyla ha scritto l’enciclica “Redentor hominis”, cioè Gesù redentore dell’uomo. Tutto il suo pontificato è stato un appello: “Aprite il vostro cuore a Cristo”, perché solo lui sa cosa c’è profondamente nel cuore di ogni uomo. Quindi, credo che la continuità stia nel mettere in risalto l’umanità di Gesù da proporre ai giovani e a tutti gli uomini di buona volontà.
 
Il Papa durante il volo per la Polonia ha ribadito che nessuna religione vuole la guerra. Si può considerare una risposta ai recenti attacchi degli estremisti islamici?
 
 Il messaggio cristiano non può che essere di misericordia e di perdono. Il Papa dice che è una guerra a pezzi e non è una guerra di religione. Perché la religione è un rapporto tra uomo e Dio in cui Dio parla all’uomo di amore. Allora il Papa dice che la religione non c’entra niente. Perché è l’odio il soggetto. La maschera è religiosa. (fp)   
 
 
Filippo Passantino