Ai cristiani della diocesi e a tutti gli uomini di buona volontà.
Partendo dalla diocesi, qualche giorno fa, per le sedute del Comitato permanente della Conferenza Episcopale Nazionale alle quali dovevo partecipare, la situazione a Sud della diocesi era già preoccupante ed inquietante, viste le avanzate sempre minacciose dei nemici della pace.
Dunque, è con costernazione e compassione che io stesso con i Vescovi membri del Comitato permanente della CENCO abbiamo appreso il crimine dei saccheggi, stupri, estorsioni degradanti di cui i nostri propri compatrioti investiti della missione di assicurare la sicurezza dei beni e delle persone si sono resi ancora una volta colpevoli a Kanyabayonga, Kaina, Kirumba e dintorni.
I nostri fratelli e sorelle che vivono in quelle agglomerazioni, già sommersi in queste ultime settimane dai profughi venuti da Rutshuru-kiwania, Kikuku, Nyalaze, Maweso, sono ancora una volta precipitati nel calvario di una insicurezza permanente e costretti allo spostamento massiccio con ciò che questo comporta come conseguenze morali ed umanitarie:la povertà, la fame, le intemperie, la disperazione ed inevitabilmente la morte fisica e spirituale delle persone più vulnerabili.
Come Pastore e vostro Vescovo, questa situazione mi addolora ancor più e siate sicuri che io sono con voi con tutto il cuore e patisco con voi in queste difficoltà e situazioni angosciose. Che altro posso fare se non di ricordarvi l’arma vittoriosa della fede che vi dà la certezza contenuta in queste parole di San Paolo Apostolo: “Sì, ne ho la certezza: né la morte né la vita, né gli angeli né le dominazioni, né il presente né l’avvenire, né le potestà, né i principati, né le altezze né le profondità, né qualunque altra cosa creata, niente potrà separarci dall’amore di Dio manifestato in Gesù-Cristo, nostro Signore” (Rm. 8, 37-39).
Le sofferenze imposte alla nostra Provincia, ed in modo particolare alla nostra Diocesi oggi, devono essere momenti privilegiati per noi di rafforza la nostra Fede, la nostra Speranza ed il nostro Amore manifestando gesti di solidarietà verso coloro che soffrono più di noi e pregando per tutti i nemici che trovano il loro compiacimento nel male. Non imitateli!
È vero, parecchi di noi hanno perso per l’ennesima volta i loro beni, altri non hanno più casa, altri ancora hanno perso esseri cari con la morte, la tortura, la malattia o altri mali che coabitano con una situazione di guerra inutile che mira a compromettere tutte le speranze suscitate dalle elezioni libere, trasparenti e democratiche del 2006 ed a paralizzare il funzionamento delle istituzioni legittime uscite da quelle elezioni.
È vero, parecchi di noi hanno perso per l’ennesima volta i loro beni, altri non hanno più casa, altri ancora hanno perso esseri cari con la morte, la tortura, la malattia o altri mali che coabitano con una situazione di guerra inutile che mira a compromettere tutte le speranze suscitate dalle elezioni libere, trasparenti e democratiche del 2006 ed a paralizzare il funzionamento delle istituzioni legittime uscite da quelle elezioni.
Vi esorto dunque “ad accogliere gli uni gli altri come il Cristo via ha accolti, per la gloria di Dio” (Rm. 15,7) e ricordate bene queste parole del Cristo: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, prigioniero e siete venuto a trovarmi” (Mt. 25 35-37).
Che le Parrocchie, le Comunità religiose, i Settori, le Comunità di base, con le loro istituzioni caritative di base, prendano le loro disposizioni necessarie organizzando un apostolato di prossimità verso i nostri fratelli e sorelle “profughi” (Wakimbizi). E che i Preti, i Consacrati e tutti i Fedeli vi si coinvolgano con atti concreti di solidarietà e di preghiera per la pace.
Che le Parrocchie, le Comunità religiose, i Settori, le Comunità di base, con le loro istituzioni caritative di base, prendano le loro disposizioni necessarie organizzando un apostolato di prossimità verso i nostri fratelli e sorelle “profughi” (Wakimbizi). E che i Preti, i Consacrati e tutti i Fedeli vi si coinvolgano con atti concreti di solidarietà e di preghiera per la pace.
Non dimenticate che il Santo Padre e tutti i Vescovi del Congo sono fortemente preoccupati a causa della situazione che prevale ad Est del Paese, come risalta chiaramente dal messaggio dato prima della recita dell’Angelus di domenica scorsa dal Papa Benedetto XVI e dalla dichiarazione dei Vescovi del Comitato permanente della CENCO che sarà pubblicato domani. Siate certi della preghiera comunitaria dei nostri fratelli e sorelle delle Chiese amiche d’Africa e d’Europa.
Termino assicurando ancora una volta tutta la mia sollecitudine pastorale a voi tutti, pregando con voi per la pace ed implorando su di voi la benedizione divina. Che la Vergine Maria, Consolatrice degli Afflitti e Regina della Pace ci sostenga ed interceda in nostro favore.
Fatto a Kinshasa, il 12/11/2008
Il vostro Vescovo, Mons. SIKULI PALUKU Melchisédech
(Traduzione dal francese di Angelo Fortuna)