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Noto. “Dal dolore alla speranza” Mostra sull’immigrazione di Elia Li Gioi

“Dal dolore alla speranza” questo è il titolo della mostra del Prof. Elia Li Gioi, che dal 28 luglio espone le sue opere sotto le austere volte della splendida Basilica Cattedrale di Noto. Una mostra che nelle intenzioni del Maestro Li Gioi, vuole spingersi oltre il fatto estetico dell’evento, per veicolare un messaggio, per raccontare una storia, quella di tanti uomini, donne e bambini che vivono il dramma dell’immigrazione, che in questi ultimi tempi ci tocca da vicino, visti gli innumerevoli sbarchi, spesso con esito tragico, che interessano le coste del nostro territorio.
 
I lavori del Prof. Li Gioi comprendono installazioni e opere su tela, con tecniche miste. Interessanti e di notevole impatto i suoi “totem” lignei, ricavati dai relitti delle imbarcazioni, che affrontando i viaggi della speranza, sono diventati testimoni silenti del dolore di chi lascia la propria terra, alla ricerca di un futuro migliore, ricerca che in molti casi si infrange, come le onde del mare, sugli scogli dell’egoismo e dell’indifferenza umani. Questi relitti di barconi sono opere “vive” che odorano ancora di salsedine come di lacrime, di sudore e di morte, che narrano un dolore senza fine, che lanciano un grido di rivolta all’Europa e al mondo.
 
“Abbiamo smarrito l’esperienza del piangere” ha sottolineato con forza Papa Francesco in visita a Lampedusa. Le opere del Prof. Li Gioi vogliono farci ritrovare il coraggio di fermarci per considerare la tragedia di questa umanità disperata, che non comprende solo gli immigrati, ma l’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, l’uomo debole, fragile, ferito, impastato di umanità e di divinità, l’uomo che soffre ma che non si arrende al dolore e il suo grido – come quello raffigurato dal Maestro Li Gioi nella smorfia di dolore di un Giovanni Paolo II ormai allo stremo delle forze – questo grido di dolore condensa ed esprime in maniera più che eloquente l’angoscia di un’umanità che tuttavia non si rassegna alla morte, che non si arrende, che vuole lottare e vuole vincere, finché questo grido di sofferenza non diventi l’urlo liberatorio di una vita che ri-nasce, come il bimbo che viene alla luce, dopo il travaglio del parto. Ma adesso lasciamo parlare il Prof. Li Gioi, che ci spiegherà il significato più profondo di questa mostra – dentro un luogo sacro, come la vita di ogni persona -il messaggio che vuole lanciare, che è fondamentalmente di speranza e di rinascita.
 
Prof. Li Gioi, può parlarci della genesi di questa mostra,perché è nata, cosa ci vuole comunicare?
 
La mostra nasce dalla mia vicinanza con quelle che oggi Papa Francesco chiamerebbe le “periferie del mondo”. Esperienze personali che mi hanno forgiato e figure di riferimento esemplari ai quali mi sono sentito vicino, come Don Milani e Helder Camara. Provengo inoltre dalla formazione artistica dell’Accademia di belle arti di Firenze, nella quale ho maturato il mio percorso artistico e umano. Per me l’arte trasmette segmenti di riflessione, più che mai in questi giorni di esposizione in Cattedrale qui a Noto. Questa mostra in un luogo sacro, non è in dissonanza con i temi delle mie opere, che hanno a che fare con l’uomo, con la vita. Cosa c’è di più sacro della vita? Se nelle chiese si proclama la parola di Dio, questa mostra in Cattedrale proclama la parola degli uomini e in questo non c’è contraddizione. Uomo e Dio non sono rivali, c’è un solo messaggio: quello di un dolore pieno di speranza, che sale dall’umanità stanca, che attende salvezza. Queste opere non devono lasciarci indifferenti, devono poterci scuotere e interrogarci sulla possibilità di un futuro diverso.
 
C’è in queste opere una drammatica bellezza; si può parlare di un’estetica del dolore, esso che ci appare quale non-senso e contraddizione? Cosa vuol dirci la sofferta visione di un’esistenza che appare votata all’assurdità e alla disperazione?
 
Sembra una contraddizione: la“bellezza” di questo dolore vuole farci maturare un nuovo sguardo sulle cose. Direi che è una bellezza all’incontrario, che attraversa la bruttura della sofferenza, ma per aprirsi alla speranza: dolore e speranza cammino insieme, per dirci che c’è sempre una via di uscita, una nuova possibilità. Un mondo migliore è possibile, una umanizzazione dell’economia, della politica, della società non è un’utopia. La bellezza salverà il mondo, quella di una nuova umanità, che ci fa più giusti, più solidali, più vicini ai bisogni di chi mi sta vicino o anche lontano. Questa mostra vuole dirci: siamo una società imbarbarita, diventiamo più umani, costruiamo una società più fraterna e solidale.
 
Nelle sue opere c’è una particolare attenzione ai volti, quelli degli immigrati, come quello sofferente di Giovanni Paolo II. Cosa può dirci riguardo a questa sottolineatura, quale l’appello di questi volti, che non conosciamo, ma che in fondo ci appaiono così familiari, quasi assomigliandoci?
 
Dal dolore di questi volti si può ripartire, essi esprimono anche forza e coraggio; il loro non è un dolore arrendevole. Sono volti oserei dire “sacri”, in essi c’è una passione divina, i tratti del Cristo sofferente. Ma in essi può anche intravedersi la luce della risurrezione, volti trasfigurati, che profumano di vita. In questo dolore c’è una esplosione di amore e di vita in tutta la loro forza. Questi volti ci appartengono, sono il volto di una umanità che si prepara ad accogliere l’alba di un nuovo giorno.
 

Oltremare: a Siracusa e Pozzallo il Festival per comprendere e amare il Mediterraneo

Comprendere e amare il Mediterraneo: è il sottotitolo scelto per Oltremare, il festival organizzato dalla neonata Fondazione di Comunità Val di Noto, che avrà luogo a Siracusa e Pozzallo, rispettivamente i prossimi 5 e 6 settembre. L’evento è realizzato con il sostegno di Fondazione con il Sud e Caritas Italiana, in partenariato con Borderline Sicilia, Casa don Puglisi, Cospe, L’Arcolaio, Libera, Limes, Siracusa d’amare, e con il patrocinio del Comune di Pozzallo e del Comune di Siracusa.
 
Il ricco e variegato programma – speculare nelle due date – risponde all’urgenza di un esercizio collettivo di comprensione critica delle dinamiche geopolitiche mediterranee da cui dipendono diversi fenomeni, tra cui, in particolare, il riversarsi sulle coste italiane di un numero sempre maggiore di migranti e i tragici naufragi che ne conseguono.
 
Sarà proposto un ciclo di conferenze tenuto da esperti studiosi e attivisti, con la chiara finalità di consegnare al pubblico la possibilità di acquisire una più ampia e consapevole visione del panorama storico, istituzionale, giuridico ed economico relativo al Mediterraneo, senza dimenticare di dar voce alla concretezza del vissuto di coloro che scelgono di rischiare la vita, attraversandolo.
 
Un calvario, quello dei superstiti, che non si conclude una volta messo piede sulle banchine dei porti siciliani: per questo a Pozzallo sarà in mostra un fotoreportage sulle condizioni di vita degli immigrati sfruttati dalle agromafie locali.
 
Il Festival sarà caratterizzato anche da significativi momenti di convivialità. I percorsi gastronomici serali saranno preparati dal laboratorio “Don Puglisi” di Modica e dalla cooperativa “L’arcolaio” di Siracusa e curati e presentati dallo chef Carmelo Chiaramonte. Frutto di queste collaborazioni saranno le cene che, da un lato, comunicheranno al pubblico del Festival i valori e le idealità fondanti di queste realtà solidali già fortemente radicate nel territorio, e, dall’altro, favoriranno -una volta conclusi i cicli di conferenze- l’elaborazione, il dialogo e l’incontro.
 
Le due serate si concluderanno con le esibizioni di diverse realtà musicali siciliane attente alla contaminazione e al multiculturalismo. A condividere il palco con i musicisti sarà l’attore modicano Andrea Tidona che, durante l’avvicendamento tra un’ensemble e l’altra, leggerà brani estratti da una raccolta di poesie, da un testo teatrale e da un’antologia di attivisti.
 
La chiave per comprendere il senso del festival organizzato dalla Fondazione di Comunità Val di Noto risiede nel suo stesso nome: “Oltremare” è un festival che intende andare oltre ogni forma divulgata e di stereotipo, oltre gli steccati disciplinari, oltre i generi artistici, così da abituare all’inclusione, incoraggiare uno sguardo più consapevole, curioso e generoso verso ciò che accade nella nostra terra, per restare umani rispetto a ciò che accade nei nostri mari, perché la cosa indispensabile, forse, è capire ciò che accade oltremare. Per poterci chiamare, tutti, mediterranei.
 

Il 15 Agosto per l’Assunta giornata di preghiera per le Diocesi italiane: “chiederemo la concordia e la pace dei cristiani drammaticamente perseguitati”

“Terrore Iraq”, “Esodo biblico”, “Caccia ai cristiani”, “In fuga dall’islam”, “Pulizia etnica e religiosa nel folle disegno del califfato”: ai titoli dei quotidiani nell’edizione di venerdì 8 agosto, il Corriere della Sera aggiunge un’ampia intervista al Card. Angelo Bagnasco, quale “presidente della Conferenza episcopale italiana e vicepresidente delle Conferenze episcopali europee nonché arcivescovo metropolita di Genova”.
 
Rispondendo alla domanda di come si muoverà la Chiesa cattolica italiana per soccorrere gli esuli, il Cardinale afferma: «La prima cosa che faremo, attraverso la Segreteria di Stato e la Nunziatura a Bagdad, è manifestare la nostra piena disponibilità ad accogliere quei perseguitati che eventualmente lasciassero il Paese. Le diocesi italiane sono da sempre notoriamente disponibili verso gli immigrati: lo sforzo diventerà ancora più urgente e doveroso verso i tantissimi fratelli brutalmente perseguitati a causa della loro fede. Ho subito dato disposizione, com’è avvenuto anche per la Siria, di un primo intervento di natura economica per un milione di euro da inviare per le immediate necessità attraverso i vescovi locali e la Nunziatura di Bagdad. E il 15 agosto, come già annunciato, in tutte le chiese italiane, unendoci all’ esortazione del Santo Padre, si pregherà nel giorno della Madonna Assunta per chiedere la concordia e il sollievo dei cristiani drammaticamente perseguitati in tante e diverse parti del nostro mondo».
 
Bagnasco, circa il ruolo della comunità internazionale – dopo aver osservato che «a volte, i cristiani scontano una pregiudiziale identificazione con l’Occidente che può alimentare violenze sempre ingiustificabili» – ribadisce che è « un dovere per gli organismi internazionali, che vogliano davvero esprimere i sentimenti della comunità mondiale, monitorare gli avvenimenti e adottare gli opportuni provvedimenti per situazioni che rappresentano una vergogna inaccettabile per i nostri tempi. Il diritto di praticare liberamente e rispettosamente la propria fede religiosa è contemplato giustamente tra i diritti fondamentali. È auspicabile che gli interventi siano davvero efficaci».
 
E, in merito alle posizioni del nostro Paese: «Sono anche certo che la sensibilità del popolo italiano, del suo governo, degli stessi partiti, sia ben conosciuta, soprattutto per l’ attenzione al dramma umanitario e al diritto e alla libertà di praticare la propria religione».
In particolare, sulle parrocchie italiane aggiunge: «Le nostre comunità sono sempre sensibili verso la grande tragedia degli immigrati che lasciano i loro Paesi per motivi di guerra o per cercare un giusto benessere dopo tanta disperazione. Partecipano col volontariato e anche con risorse economiche. In questa sensibilizzazione generale, anche grazie alla preghiera, cresceranno sia la coscienza che la vicinanza ai perseguitati nella terra dell’ Iraq».
 
Infine, il Cardinale Presidente conclude che «i fatti dell’Iraq, con queste migliaia e migliaia di cristiani crudelmente perseguitati e obbligati a lasciare le loro case, richiamano tragicamente l’attenzione e la sensibilità di tutti. E fanno riscoprire la fortuna della fede ma anche il coraggio della testimonianza. Laddove ci fosse una forma quasi di anestesia, provocata dal tipo di vita quotidiana che tutti ci riguarda, la tragedia dei centomila cristiani in fuga dal Nord dell’ Iraq rappresenterà un richiamo, una scossa, uno choc per tutti».
 
Sulla situazione in Iraq è tornato puntualmente anche Papa Francesco nel corso della preghiera dell’Angelus di domenica 10 agosto: “Ci lasciano increduli e sgomenti le notizie giunte dall’Iraq: migliaia di persone, tra cui tanti cristiani, cacciati dalle loro case in maniera brutale; bambini morti di sete e di fame durante la fuga; donne sequestrate; persone massacrate; violenze di ogni tipo; distruzione dappertutto; distruzione di case, di patrimoni religiosi, storici e culturali. Tutto questo offende gravemente Dio e offende gravemente l’umanità. Non si porta l’odio in nome di Dio! Non si fa la guerra in nome di Dio!”.

Noto 17-18 Ottobre 2014. V Convegno Internazionale di Bioetica

Con la prolusione del Vescovo di Noto, Mons. Antonio Staglianò, dal titolo: Alla ricerca dell’identita’ perduta: dal corpo all’immagine – dalla politica alla clinica. quali confini? si aprirà, venerdì 17 ottobre alle ore 9.00 in Cattedrale, il V Convegno Internazionale di Bioetica sul tema: L’esperienza cristiana interroga l’identità dell’humanum. La necessità della teologia per aprirsi alla trascendenza di un “tu” eterno che ha la forma di un “tu” umano.
La cerimonia di apertura del Convegno, che proseguirà nella Basilica Cattedrale e nell’Aula Magna del Seminario, vedrà, oltre la presenza dei convegnisti provenienti da ogni parte d’Italia, anche quella delle Autorità istituzionali e politiche. L’evento si colloca nell’ambito di un più ampio progetto, voluto quattro anni fa da Monsignor Antonio Staglianò, per offrire ad un pubblico qualificato l’occasione di riflettere su questioni legate alle fondamentali problematiche della vita umana.
Quest’anno il Convegno intende affrontare le questioni inerenti l’identità umana, oggi alla locuzione “identità personale” possono essere attribuiti vari significati, che ruotano tutti attorno ad un unico denominatore: l’identità umana è la formula che riassume ciò che rende una persona quella che è; il “chi sono io” è diventato sinonimo di “che cos’è l’umano”.
Tale “questione” assume oggi in particolare un peso notevole in rapporto all’ostentato dominio della scienza e della tecnica, che intendono costituirsi come paradigma unico e universale nel farsi dell’umano, proprio della post-modernità . In questo contesto i diversi saperi si sentono impegnati a pronunciarsi autorevolmente intorno alla questione seducente dell’identità umana e tra questi non manca di farlo la teologia con uno stile di confronto-dialogo con quanti intendono dire l’humanun dell’uomo, che si traduce nella molteplicità delle esperienze.
Per due intense giornate, il 17 e 18 ottobre, ben 15 relatori, di alto profilo, si confronteranno su questo tema, per un approfondimento dei principi scientifici delle relative questioni e delle possibili valutazioni bioetiche. Il tema che il convegno si propone è di grande attualità. La cronaca quotidiana si sofferma spesso su problematiche che hanno a che vedere con la vita e l’identità del singolo in molteplici aspetti del suo vivere e del suo esprimersi. Il Convegno, aperto a tutti, si rivolge in modo particolare ai medici, agli infermieri, ai giuristi, agli insegnanti, agli assistenti sociali, agli educatori, ai volontari impegnati nella difesa della vita.
I lavori del Convegno, si struttureranno in quattro sessioni nelle quali la riflessione bioetica sarà delineata dall’apporto scientifico di esperti del settore, che si alterneranno tra relazioni e dibattiti sul significato della scienza, portando avanti, come ormai tradizione, un discorso libero da facili entusiasmi e superficiali ostracismi, per unire in un unico significato le tante conoscenze disponibili e giungere ad una visione equilibrata della vita umana.
Il Convegno è aperto a tutti, ma in particolare si rivolge a medici, infermieri, personale operante nelle strutture socio-sanitarie, giuristi, studenti e collaboratori nel campo della formazione. L’evento, organizzato dalla Diocesi di Noto, è inserito nel Programma Nazionale per la Formazione degli operatori della sanità E.C.M., ed è prevista l’acquisizione di crediti E.C.M. tramite partecipazione per medici, infermieri, farmacisti, ostetrici, biologi, tecnici di laboratorio, psicologi e tutte le figure afferenti alle categorie socio-sanitarie.

Corrado Confalonieri un Santo da imitare. Il 31 Agosto la Diocesi è in Festa!

Corrado Confalonieri nacque nel 1290; morì tra il 1351 ed il 1354; il suo culto fu approvato con il titolo di Santo dal Papa Paolo III. La sua festa quest’anno in diocesi si celebra il 31 agosto con l’omaggio floreale al piazzale “Luigi Adorno” alle ore 9,15; mentre per le ore 10,30 il solenne Pontificale presieduto da S.E. Mons. Renato Corti, Vescovo emerito di Novara, concelebrato da Mons. Staglianò e da Mons. Malandrino. La sera, dopo la messa delle ore 18,00, seguirà la processione per le vie della città.
 
Corrado ancora oggi rimane uno di quei Santi che bisogna imitare, per questo motivo riteniamo utile raccontarvi brevemente la sua storia. 
 
Un giorno su ordine di Corrado, i suoi servi appiccarono il fuoco al sottobosco per stanare una preda che il loro signore desiderava uccidere. Il fuoco dei suoi servi divampò e ben presto investì l’intera zona e danneggiò diverse case. Incapaci di gestire il fuoco, Corrado ed i servi tornarono a casa e non proferirono parola su ciò che era accaduto. Un pover’uomo che si trovava in quelle zone a fare legna, fu accusato ingiustamente di aver appiccato il fuoco e fu condannato a morte. La coscienza di Corrado era profondamente turbata, ed egli preso da profondo rimorso confessò di essere il responsabile del fuoco, al fine di salvare la vita del disgraziato. I danni che dovette risarcire furono enormi, grandi infatti erano state le distruzioni apportate dall’incendio; Corrado e la sua sposa si impoverirono enormemente!
 
Ma questa profonda trasformazione aveva arricchito la sua spiritualità. Sembrò ad entrambi che il buon Dio li avesse chiamati all’abbandono di quella vita, tutta dedita ai piaceri di quel rango tanto potente. La coppia vendette gli averi restanti e ne diede il ricavo ai poveri del posto e abbracciate le regole di Francesco e Chiara decisero di diventare religiosi. Corrado quindi divenuto terziario francescano si ritirò in eremitaggio.
Da quel giorno la vita di Corrado cambiò, attratto dalla fede visse con grande austerità il resto della sua vita. Egli vagò per tanto tempo in solitudine e si trasferì in varie località, finché approdò nell isola di Malta, dove ancora esiste la grotta chiamata di San Corrado. Dall’isola di Malta ripreso il mare giunse al porto di Palazzolo e da qui a Noto Antica.
 
Nel Capovalle arrivò tra il 1331 e il 1335, per poi scegliere un posto isolato per la sua scelta vita eremitica. raccontati dai suoi contemporanei. fino a quando arrivo nel Val di Noto, dove passò trent’anni della propria vita. Gran parte della sua attività nel territorio netino fu trascorsa al servizio dei malati presso l’Ospedale di San Martino a Noto Antica ma poi vista la crescente fama di santità ed il continuo numero di visitatori decise di allontanarsi dalla città; passando gli anni restanti in eremitaggio insieme ad un altro monaco anacoreta oggi santo: Guglielmo Buccheri (nobile netino).
 
Nella completa solitudine egli visse nella Grotta dei Pizzoni vicino Noto. Quì le sue preghiere rivolte a salvare gli uomini perduti, ad implorare grazie per i disastri, a soccorrere gli ammalati furono ascoltate da Dio ed a migliaia giungevano a lui, da tutto il Vallo. Numerosi sono i miracoli che a lui si ascrivono uno dei più i importanti è quello che vide per protagonista il Vescovo di Siracusa. Durante i suoi viaggi per la Diocesi, il prelato decise di fare visita all’eremitaggio (siamo alla fine della vita terrena di Corrado), gli attendenti del Vescovo stavano preparando le provvigioni per il ritorno quando il Vescovo, sorridendo, chiese a Corrado se avesse avuto qualcosa da offrire ai suoi ospiti. Corrado replico che sarebbe andato a vedere nella sua cella; egli tornò portando due pani appena sfornati, che il prelato accettò come miracolo! Corrado ricambiò la visita del vescovo, confessandolo, ed al ritorno lungo la strada egli fu circondato da uccelli cinguettanti che lo scortarono fino a Noto. Corrado morì mentre era in preghiera, il 19 Febbraio 1351, ed alla sua morte tutte le campane delle chiese netine per miracolo suonarono a festa.
 
Fu seppellito nella chiesa normanna di San Nicolò, dove la sua tomba fu contesa tra le due popolazioni di Noto e di Avola. Quasi immediatamente fu avviato il processo canonico di beatificazione, che si concluse molto tempo dopo con il Breve di Papa Leone X (12 luglio 1515) , istituendone ufficialmente il culto, già presente da secoli. Fra le peculiarità da segnalare c’è la festa del Santo in Agosto. Nell’arte Corrado e rappresentato come un eremita francescano ai piedi di una croce, mentre la sua figura è circondata da uccelli. Talvolta il suo ritratto è riprodotto come un vecchio con la barba, piedi nudi, un bastone tra le mani ed un lungo mantello sulle spalle. Nei secoli le sue virtù taumaturgiche furono implorate ed invocate contro l’ernia.

Noto. Gioia grande in Diocesi: prossimamente cinque nuovi sacerdoti e due nuovi diaconi

 Ieri, domenica 3 agosto, solennità di Maria SS. Scala del Paradiso, Patrona principale della nostra Diocesi, il nostro Vescovo Mons. Antonio Staglianò, al termine della Celebrazione Eucaristica in onore della Madonna, ha annunciato che il prossimo 27 settembre, i Diaconi Roberto Avola, Giorgio Cicciarella, Giuseppe Di Stefano, Alessandro Paolino e Giovanni Vizzini, saranno ordinati Presbiteri, per il servizio del popolo santo di Dio e primi collaboratori del Vescovo nell’esercizio del ministero pastorale. La solenne liturgia di Ordinazione si svolgerà presso la Basilica Cattedrale di Noto alle ore 19.
 
Alla gioia per il dono di ben cinque nuovi sacerdoti, si è aggiunta quella dell’annuncio della prossima Ordinazione di due nuovi Diaconi, in cammino verso il Presbiterato. Si tratta degli accoliti Paolo Catinello e Giovanni Di Luca, che saranno consacrati rispettivamente il 4 e il 5 di ottobre nelle loro parrocchie di origine.
 
Inoltre il prossimo 15 ottobre Mons. Vescovo istituirà lettore della parola di Dio Fra Emanuele Cosentini, della fraternità francescana del Cantico, in formazione presso il Seminario diocesano.
 
Grati a Dio per il dono di questi nuovi ministri del Vangelo, invochiamo sempre più abbondanza di vocazioni nella messe del Signore, per l’edificazione del Regno in mezzo a noi.

Noto. Il nuovo Vicario Episcopale per il clero è don Luigi Vizzini

Il nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò ha nominato Vicario Episcopale per il clero, il sacerdote Luigi Vizzini, già Parroco del SS. Crocifisso in Rosolini, dal 29 giugno 2012 Rettore del Seminario Vescovile. Don Luigi Vizzini sostituisce in questo servizio alla Chiesa di Noto don Corrado Lorefice, che diventa invece Vicario Episcopale per la pastorale, compito in precedenza assolto da Mons. Rosario Gisana, ora Vescovo di Piazza Armerina.
 
Nato a Rosolini il 27 Novembre 1967, don Vizzini ha compiuto il suo cammino di formazione nel Seminario Vescovile di Noto dal 1981 al 1993. Ha conseguito gli studi di Filosofia e Teologia e la Licenza in Teologia Morale presso lo Studio Teologico “San Paolo” di Catania e in Diritto Canonico presso la Pontifica Università Lateranense in Roma. È stato ordinato Sacerdote a Rosolini il 24 giugno 1993 per l’imposizione delle mani di Sua Ecc.za Mons. Salvatore Nicolosi. Parroco della Parrocchia SS. Crocifisso in Rosolini dal 1999 al 2012, dal 2004 è Assistente Diocesano dei Gruppi Familiari Cristiani. È giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 2007.
 
Dal 2008 è Direttore dell’Ufficio Diocesano per la Pastorale della Famiglia. Il 27 Ottobre 2009 per Decreto del Vescovo di Noto viene nominato Vice Cancelliere della Curia Vescovile di Noto, Difensore del Vincolo e Promotore di giustizia presso il Tribunale Ecclesiastico Diocesano. L’11 Febbraio 2010 viene nominato da Mons. Staglianò Assistente Ecclesiastico Diocesano per le Confraternite e Membro della Commissione Diocesana per le Confraternite. Dal 23 Febbraio 2010 è Difensore del Vincolo presso il tribunale Ecclesiastico Regionale Siculo.
 
Dal 15 Ottobre 2011 è membro del Collegio dei Consultori ed è stato pure membro della Commissione di Studio per elaborare la Regola di Vita per il Seminario Diocesano dal 5 Novembre 2011. Inoltre è responsabile del giovane clero e dei Diaconi permanenti in formazione nel ministero. Auguri vivissimi a don Vizzini per questo nuovo incarico per una sempre maggiore comunione di tutto il clero netino.
 
 
 

Noto. Diocesi in festa per la Patrona, la Madonna della Scala

Domani, domenica 3 agosto, la Chiesa netina celebrerà la solennità di Maria SS. Scala del Paradiso, Patrona principale della Diocesi. Due sono gli appuntamenti annuali dedicati alla Madonna della Scala: il tradizionale pellegrinaggio diocesano che il 31 maggio chiude il mese mariano e la festa del 3 agosto, giorno della ricorrenza liturgica.
 
I festeggiamenti estivi in onore della Vergine raggiungono il loro culmine a partire dalla vigilia della solennità: stasera alle ore 20 infatti, presso il suggestivo Santuario che si erge in mezzo ad una natura amena e rigogliosa, ci sarà la celebrazione dei solenni Primi Vespri presieduta dal Rettore del Seminario Vescovile, Don Luigi Vizzini e animata dai seminaristi. A seguire la celebrazione della S. Messa.
 
Domani, giorno della festa, alle ore 19, il nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò presiederà la solenne Eucaristia sullo spiazzale sottostante il Santuario, con la partecipazione dei presbiteri di Noto, dei diaconi e del Seminario. Al termine della celebrazione, avrà inizio la processione con il simulacro della Madonna della Scala, che riproduce fedelmente la prodigiosa effigie di pietra, custodita nel sacro tempio.
 
Durante la processione verrà pregato il Santo Rosario, perché questo momento sia davvero un “segno”, quello di un popolo pellegrino che, sotto la guida di Maria, vuole approdare a quel paradiso di pace, che è la visione beatifica del volto del Signore. La Vergine Maria protegga e custodisca la Chiesa che è in Noto, Vescovo, presbiteri e fedeli e sia per tutti “scala” che ci fa più vicini a Dio.

La clinica cardiologica Pino Staglianò di Butembo Beni inizia a lavorare

 Lunedì 14 luglio, nella festa di San Camillo de Lellis patrono degli ammalati ­ e dunque con una felicissima coincidenza di data ­ si sono avviati i servizi del primo ambulatorio presso la Clinica Cardiologica
‘Pino Staglianò’ a Butembo, nella Repubblica Democratica del Congo. Dopo che, nel sabato precedente, il tecnico Corrado Rubbino aveva effettuato la configurazione e connessione delle sofisticatissime apparecchiature computerizzate, è stato possibile per il cardiologo Giorgio Cilia – medico volontario di Ragusa – effettuare tutti gli esami diagnostici non invasivi, come elettrocardiogramma, 
ecocardiogramma, prova da sforzo, holter pressorio e holter ecg. Da lunedì a venerdì, il dottor Cilia ha effettuato più di 150 visite, collaborato dai medici locali Mwalitsa Jean Paul, Maliyawatu Seraphine e Wahangire Jacques. Tra l¹altro , si sono riscontrate cardiopatie congenite gravi anche in parecchi bambini e ipertensione arteriosa molto diffusa. Quando il servizio di ambulatorio cardiologico sarà ben sperimentato dai medici locali, si avvierà anche il servizio di degenza degli ammalati, provvisto attualmente di 20 posti letto automatizzati con possibilità di monitoraggio dei parametri vitali (frequenza cardiaca, saturazione d¹ossigeno, pressione arteriosa, temperatua corporea). In futuro, sperando di averne le possibilità, occorrerà soprattutto potenziare il servizio di farmacia, tenendo conto che attualmente è molto scarsa la possibilità di reperire in loco i farmaci indicati dal cardiologo per la terapia necessaria. Occorrerà inoltre dotare la clinica di un organigramma proprio, all¹interno del contesto
dell¹Università Cattolica del Graben, in modo da programmare lo sviluppo dei servizi e il calcolo del budget di funzionamento ordinario, in vista del reperimento dei necessari finanziamenti. Come si può ben immaginare, l¹avvio dei servizi della Clinica cardiologica è stato accolto con entusiasmo dalla popolazione locale, e le varie radio di Butembo e Beni hanno fatto riecheggiare la lieta notizia per un¹intera settimana. Trova così coronamento lo sforzo dell¹Associazione intitolata a Pinò Stagliano che, costituitasi subito all’indomani della morte del caro Pino, ha lavorato indefessamente per realizzare un¹opera sanitaria d¹avanguardia in un paese come il Congo, dove per la maggior parte della popolazione le cure mediche rimangono ancora un sogno. Ed anche il gemellaggio tra le diocesi di Noto e Butembo-Beni ­ nel quadro del quale si incastona ora anche il Centro Cardiologico Pino Staglianò ­ diventa sempre più un modello di riferimento per la cooperazione missionaria tra le chiese locali, secondo l¹insegnamento del Concilio Vaticano II. Proprio in prossimità della celebrazione del 50° del documento conciliare Ad Gentes, il gemellaggio diventa segno indiscutibile di una profezia realizzata.
 

Pozzallo. Mons. Staglianò ai funerali dei 45 immigrati: “Tanti fratelli non sono morti in questa traversata, ma rischiano di morire giorno dopo giorno senza aiuto”

Giorno di lutto cittadino a Pozzallo, dove nel pomeriggio del 23 luglio sono stati celebrati i funerali di 45 immigrati morti soffocati il primo luglio scorso nella stiva di un barcone per le esalazioni del motore, e dei tre morti annegati lo scorso 7 giugno. Alle esequie hanno partecipato il sottosegretario all’Interno, Domenico Manzione, il sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna, il prefetto di Ragusa, Annunziato Vardè, il vescovo di Noto, Antonio Staglianò, l’imam di Scicli, Ziri. Una folla di persone con gli occhi lucidi, stanche di questa continua carneficina del Mediterraneo.
 
“E” un giorno di tristezza per tutta la città, la provincia di Ragusa e per l’Italia – ha detto il sindaco – oggi salutiamo questi uomini con il dolore nel cuore, sperando che queste tragiche morti finiscano qui. Io voglio essere il sindaco della città della vita, non della morte”. I funerali dei 48 profughi hanno avuto inizio alle 15.30 con la preghiera della comunità islamica di Ispica, alla quale si sono uniti gli ospiti del Centro di prima accoglienza di Pozzallo, molti dei quali avevano viaggiato con le vittime, loro parenti e amici.
 
Non su ogni bara è stato possibile indicare un nome, perchè alcuni dei morti non sono stati identificati, ma su tutte è stata posta una rosa rossa. “Tanti fratelli non sono morti in questa traversata, ma rischiano di morire giorno dopo giorno senza aiuto”, ha affermato il vescovo Staglianò, che ha esortato: “Impegniamoci contro la morte perchè la si può fermare, la si può evitare ma, tutto ciò, solo con un grosso e immenso atto di umanità”.
 
Il sottosegretario Manzione, con la delega all’immigrazione, ha sottolineato che “oggi è un giorno di grande dolore” e che intanto si continua a lavorare per far fronte al problema dell’accoglienza: “Nei giorni scorsi -ha ricordato- abbiamo riunito i prefetti di tutti i capoluoghi di regione, che attiveranno tavoli regionali per cercare nuove strutture di accoglienza”.