Author:

DIRETTA VIDEO ore 10,30 – Conferenza Stampa del 10 settembre per il Convegno Internazionale di Bioetica



Segui la Conferenza Stampa in diretta video >>


 


La S.V. è invitata a partecipare alla Conferenza Stampa che avrà luogo il 10 settembre alle ore 10,00, presso la Sala Stampa dell’Ufficio Cultura e Comunicazioni Sociali


Il Sac. Prof. Don Antonio Stefano Modica, Responsabile Scientifico del Convegno e Direttore dell’Ufficio Cultura, incontrerà i giornalisti per presentare il 4° Convegno Internazionale di Bioetica: “Tra bioetica e biopolitica: l’evidenza silenziosa interroga l’umano. Come promuovere la cura della persona e la difesa della vita nella pratica clinica?”


A breve la diocesi avrà cinque nuovi diaconi

A distanza di qualche settimana dalle quattro ordinazioni presbiterali del 30 giugno, il nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, a conclusione del solenne Pontificale di San Corrado del 25 agosto scorso, ha annunciato alla Diocesi cinque Ordinazioni diaconali.
Il Seminario, unitamente alla gioia delle famiglie degli ordinandi, invita la Comunità diocesana alla preghiera perché questi nostri fratelli, configurati a Cristo e costituiti nella Chiesa come segno vivo di Gesù, Signore e servo di tutti, portino ovunque la gioia del Risorto e la speranza di chi, spogliato di tutto e rivestito di Cristo, annuncia cieli nuovi e terra nuova.
 
Queste le date delle Ordinazioni:
 
– Vizzini Giovanni 1 Settembre ore 10:30
Chiesa SS.Crocifisso – Pachino
 
– Cicciarella Giorgio 15 Ottobre ore 19:00
Chiesa S.Luca – Modica
 
– Paolino Alessandro 28 Ottobre ore 18:30
Chiesa S.Giovanni Battista – Pozzallo
 
– Avola Roberto 25 Novembre ore 18:30
Chiesa Madonna delle Lacrime – Modica
 
– Di Stefano Giuseppe 12 Dicembre ore 19:00
Chiesa S.Giuseppe – Rosolini
 

Noto. Tutto pronto per il IV Convegno Internazionale di Bioetica 13/14 settembre

Con la prolusione del Vescovo di Noto, Mons. Antonio Staglianò, dal titolo “La verità ci interroga moralmente? Quale speranza per una biontoetica della scienza e della vita? si aprirà, venerdì 13 settembre, alle ore 9.00 in Cattedrale, il IV Convegno Internazionale di Bioetica sul tema Tra bioetica e biopolitica: l’evidenza silenziosa interroga l’umano. Come promuovere la cura della persona e la difesa della vita nella pratica clinica?

 
La cerimonia di apertura del Convegno, che proseguirà nella Basilica Cattedrale e nell’Aula Magna del Seminario, vedrà, oltre la presenza dei convegnisti provenienti da ogni parte d’Italia, anche quella delle Autorità istituzionali e politiche. L’evento si colloca nell’ambito di un più ampio progetto, voluto quattro anni fa da Monsignor Antonio Staglianò, per offrire ad un pubblico qualificato l’occasione di riflettere su questioni legate alle fondamentali problematiche della vita umana.
 
Quest’anno il Convegno intende affrontare questioni inerenti la vita in relazione alla Legge, nell’uso linguistico ordinario essa prende il nome biopolitica, da non intendersi solo come la mera traduzione in leggi, regolamenti, norme dei principi dell’etica medica. Il termine ha un’accezione ben più rilevante: esso indica il fenomeno – tipicamente moderno – della totale presa in carico e della gestione integrale della vita biologica da parte del potere. Nel contesto di questa discorso potere non è riferito solo al soggetto Stato, ma sta piuttosto ad indicare ogni prassi collettiva di carattere autoreferenziale, che quindi giustifica se stessa solo in quanto prassi e non assumendo come proprio doveroso principio di riferimento l’oggettività del reale e la sua intrinseca normatività.
 
La biopolitica è quindi quel paradigma – tipicamente moderno – che ritiene l’humanitas non un presupposto, ma un prodotto della prassi. Il termine biopolitica si propone di indicare il modo critico di gestire e di governare dello Stato – attraverso lo strumento giuridico – su tutto ciò che il bios della vita umana contempla. In campo bioetico ci si domanda – e il Convegno si impegnerà a farlo – se è possibile identificare un punto d’incontro fra vari modelli etici allo scopo di raggiungere, pragmaticamente, un accordo etico che consenta di sostenere la validità generale di norme di comportamenti fissate per legge.
 
Per due intense giornate, il 13 e l’14 settembre, ben 15 relatori, di alto profilo, si confronteranno su questo tema, per un approfondimento dei principi scientifici delle relative questioni e delle possibili valutazioni bioetiche. Il tema che il convegno si propone è di grande attualità. La cronaca quotidiana si sofferma spesso su problematiche che hanno a che vedere con la vita e la salute del singolo e della collettività. Il Convegno, aperto a tutti, si rivolge in modo particolare ai medici, agli infermieri, ai giuristi, agli insegnanti, agli assistenti sociali, agli educatori, ai volontari impegnati nella difesa della vita.
 
Medici, infermieri, ostetrici, farmacisti, psicologi, biologi, tecnici di laboratorio, della riabilitazione e tutte le altre figure afferenti alle categorie socio sanitarie potranno acquisire crediti E.C.M.
 
 
 
P.S. Abbiamo un guasto al telefono fisso dell’ufficio pertanto per qualsiasi informazione contattare la segreteria al cell. 338-7526985
 
 

COMUNICATO STAMPA – Noto. IV Convegno Internazionale di Bioetica 13/14 settembre 2013


Noto. IV Convegno Internazionale di Bioetica 13/14 settembre 2013


 


Affrontare le problematiche etiche delle moderne biotecnologie, indagare il significato sociale e culturale della scienza, riflettere costantemente sul tema della Vita: questo è quanto si propone il IV Convegno Internazionale di Bioetica che si terrà a Noto dal 13 al 14 settembre 2013.


 


 


PORTOPALO. “Più a sud di Tunisi”. VIII Edizione del Premio Nazionale di Giornalismo e Saggistica

Entra nel vivo l’ottava edizione del Premio Nazionale di Giornalismo “Portopalo, Più a sud di Tunisi”, appuntamento annuale organizzato a Portopalo di Capo Passero (Siracusa) dall’Associazione Culturale “CAPOPASSERO”, estremo lembo sudorientale della Sicilia, al di sotto del parallelo della capitale tunisina. Nel contesto giornalistico si tratta del riconoscimento “più a sud d’Europa”.
 
La cerimonia di consegna dei premi si svolgerà il 5 ottobre prossimo al Teatro Comunale di Portopalo alla presenza del Vescovo di Noto Mons. Antonio Staglianò nella qualità di delegato regionale della CESi per la Cultura e le Comunicazioni Sociali.
 
Un appuntamento che, nelle precedenti edizioni, ha visto, tra i vincitori, Giulio Albanese, Claudio Monici, Pino Scaccia, Nino Milazzo, Alfio Caruso, Felice Cavallaro e Sandro Petrone.
 
Per l’edizione 2013 sono tre i vincitori nella categoria “Giornalismo”: Giovanna Chirri, Alberto Chiara e Massimiliano Castellani. Il comitato organizzatore del Premio, patrocinato dal Comune di Portopalo di Capo Passero, è composto da operatori del mondo della comunicazione: giornalisti, editori, webmaster, scrittori e documentaristi.
 
Giovanna Chirri, giornalista dell’Ansa, si aggiudica il ricevimento per essere stata la prima, a livello mondiale, a dare la notizia delle dimissioni di Papa Benedetto XVI, momento storico di grandissimo rilievo. Già insignita di altri prestigiosi riconoscimenti internazionali, Giovanna Chirri è vaticanista dell’Ansa dal 1994.
 
Alberto Chiara (della redazione di Famiglia Cristiana) riceve il premio per la costante e competente attenzione verso le tematiche sociali. Alberto Chiara, già vincitore nel 2000 del Premio Saint-Vincent, per un’inchiesta sui traffici d’armi e di rifiuti tossici in Somalia, dal 1987 fa parte della redazione di Famiglia Cristiana.
 
Il terzo vincitore nella categoria “Giornalismo” è Massimiliano Castellani (Avvenire) per il servizio “Papà, raccontami il gol”, un padre che racconta la partita al figlio non vedente, presente con lui sugli spalti dello stadio San Siro di Milano. Componente della redazione sportiva di Avvenire, Castellani è autore di libri sulla piaga del doping nel football e sui legami tra la Sla e il calcio.
 
I vincitori nella categoria “Saggistica” e nelle “Sezioni Speciali” (Sociale, Musica, Storia e Focus sul Territorio) verranno ufficializzati entro il 31 agosto. 
 

Portopalo. Emergenza immigrati! Una comunità capace di accoglienza e condivisione

L’hanno ribattezzata “Operazione regala un sorriso”. L’ emergenza sbarchi in provincia di Siracusa ha portato, nel solo territorio di Portopalo, oltre duemila migranti, con una notevole componente di minori non accompagnati affidati, come previsto dalla legge, ai servizi sociali del comune dove si registra l’approdo. La comunità portopalese, grazie alla piena collaborazione tra la Parrocchia San Gaetano e l’Amministrazione comunale, è impegnata nell’ accoglienza e assistenza ai giovani somali, ospitati all’interno dell’ oratorio parrocchiale Don Bosco di via Tasca. Il parroco, don Gianluca Manenti, ha coinvolto il Gruppo Scout e la Misericordia che, insieme ai volontari di protezione civile, stanno assicurando nel modo migliore questo servizio. “Sono giorni molto impegnativi da un punto di vista umano, civile e cristiano – dichiara don Manenti – per la presenza dei giovani migranti somali approdati qui via mare. La comunità locale risponde, come sempre, molto bene e noi garantiamo quella forma di controllo per evitare imprevisti poco piacevoli che possono verificarsi allentando l’attenzione”. Nei giorni scorsi, infatti, il parroco è  intervenuto all’oratorio per la presenza di un giovane somalo che si  era ubriacato. “Chiariamo subito – aggiunge il parroco di San Gaetano –  che si tratta di persone libere di muoversi. Purtroppo, qualche  imbecille ha dato delle bevande alcoliche ad uno dei migranti che,  giunto all’oratorio è andato in escandescenza. Tutto è poi tornato alla  normalità”. Il parroco sottolinea la grande collaborazione degli agenti
del commissariato di polizia di Pachino, a cominciare dal dirigente,  Paolo Arena. Momenti di serenità si sono registrati nel tratto di mare  antistante l’Isola di Capo Passero, complice la bella giornata di sole.  Tra i migranti c’è Omar che indossa una maglia dell’Asd Portopalo, la  società calcistica locale che milita in terza categoria. Chissà, magari si tratta di un potenziale nuovo Balotelli. Nei loro occhi, tuttavia, il velo di tristezza e sofferenza è ben visibile. “Abbiamo raccolto –  aggiunge don Manenti – la disperazione di una madre che, lungo la  traversata ha perso il figlio di quattro anni, buttato in mare. Alcuni adolescenti ci hanno detto che, già a tredici anni, sanno usare il kalashnikov. La condivisione è soprattutto nel sapere ascoltare le loro  storie”. Nel gruppo si sono aggregati anche due neonati, di quattro e sei mesi. Dopo lo sbarco, la corsa ed il ricovero all’ospedale di Noto per accertamenti medici. Dopo alcuni giorni sono stati restituiti ai
genitori, che si trovavano già a Portopalo, ospitati, insieme al resto del gruppo, all’oratorio parrocchiale, diventato il punto di riferimento del sistema di accoglienza locale e che sta garantendo un buon livello di assistenza, pur con tanti sacrifici. Il Comune di Portopalo, con oltre duecento minori in carico, supera persino Lampedusa. Uno sforzo notevole anche da un punto di vista economico, non potendo contare, almeno in questa fase, in alcun aiuto da parte
dello Stato e della Regione Siciliana. L’arrivo dei due piccolissimi ospiti ha mobilitato ulteriormente i volontari del Gruppo comunale di protezione civile di Portopalo che si sono dati da fare per trovare cibo e indumenti adeguati ai due bambini. L’oratorio adibito in centro di accoglienza vivo e dinamico grazie alla disponibilità di don Manenti, dove si cena tutti insieme, si organizzano escursioni nella vicina spiaggia di Scalo Mandrie, proprio di fronte l’Isola di Capo
Passero e, quando capita, dove è possibile anche tirare quattro calci ad un pallone nel campetto interno. “Accogliamo con criterio e grande attenzione, – afferma il parroco – non basta garantire un posto dove collocare i migranti, è necessaria la collaborazione della comunità locale per evitare che i giovani ospiti somali rimangano in balia anche di situazioni poco piacevoli. Un grande plauso va ai volontari che garantiscono un servizio ininterrotto”. In serata si rilegge un passo
del Vangelo: ero straniero e mi avete accolto.
 
 
 

Noto. I diaconi in ritiro spirituale con il Vescovo

Nei giorni 19-20-21 Luglio, al Santuario Madonna della Scala, i diaconi della Diocesi ci siamo riuniti per gli annuali esercizi spirituali. Tre giorni importanti per staccare da tutte le frenetiche attività che ogni giorno determinano la nostra vita e tornare alle fonti del nostro essere cristiani e ministri della Chiesa. Le riflessioni sono state tenute dal nostro Vescovo Mons. Staglianò e ciò è stato per tutti un dono di duplice valenza: in primo luogo, per la sua presenza tra noi per tutto il tempo, infatti il Vescovo ha condiviso ogni momento della giornata, preghiera, tempo libero, celebrazioni, pasti; in secondo luogo, per la profondità delle sue quattro relazioni accompagnate da provocazioni che hanno aiutato tutti a riscoprire lo specifico del ministero diaconale e in particolare l’importanza del corpo diaconale all’interno dei tre gradi dell’ordine sacro. Mons. Staglianò prendendo spunto dall’enciclica di Papa Francesco “Lumen Fidei” ha approfondito i criteri per una fede matura che, sfrondata da tante inutili sovrastrutture deve partire da Cristo e a Lui deve condurre attraverso il dono totale della propria vita. Il Vescovo ha molto insistito sul fatto che il ministero della Chiesa non si può realizzare soltanto all’interno di “sacri recinti” per cui bisogna trovare modi per uscire e andare incontro a tutta quella gente che vive nel territorio ma resta estranea alla possibilità di conoscere il Vangelo. Fra tutti si è instaurato un clima fraterno che ha fatto gustare la bellezza della comunione nel Signore e ha reso questi tre giorni un evento prezioso di grazia.

 

 

 

Pubblicato il nuovo libro di Mons. Staglianò su San Corrado

La storia della Chiesa è segnata dalle molte figure di santi e di sante. Ogni Chiesa particolare cu-stodisce con particolare cura la memoria di questi suoi figli, santi della santità di Dio. Sono i tesori più cari della comunità: non si conservano in un museo o in una cassaforte, ma si venerano, si pre-gano, si imitano, si amano. Sono i fratelli e le sorelle che ci hanno preceduto nella fede e che, ora, ci accompagnano con la loro protezione e ci guidano con la loro vita luminosa. Per ogni Chiesa è una grazia poter contare sui santi patroni che vegliano sul cammino di coloro che invocano la loro inter-cessione e protezione.
Nel corso dei secoli, i santi sono stati come dei fari che hanno illuminato e illuminano il cammi-no della Chiesa pellegrina. E continuano ad illuminare il nostro cammino come segni autentici della presenza di Cristo Risorto. Ogni santo lascia trasparire Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivente. Ogni santo ci ricorda il progetto di Dio e la grazia di essere suoi figli in Cristo Gesù, il Figlio del Padre. Ogni santo ci assicura che il disegno di amore e di salvezza di Dio si sta compiendo nella storia, no-nostante gli ostacoli e le chiusure degli uomini. I santi ci invitano ad accogliere l’invito dell’apostolo Paolo ad alzare lo sguardo e a contemplare lo stupendo disegno di Dio: “In lui – Cri-sto – (Dio) ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità” (Ef 1,4). Al centro del disegno di Dio vi è Gesù Cristo: il mistero nascosto nei secoli si è rivelato in pienezza nel Verbo fatto carne. L’apostolo afferma: “È piaciuto infatti a Dio che abiti in Lui tutta la pienezza” (Col 1,19). In Cristo, Dio si è fatto vicino, visibile, ascoltabile, toccabile e chi ascolta Cristo e lo segue, partecipa della sua pienezza di grazia e di verità (cfr Gv 1,14-16).
 
 
Il disegno di amore di Dio è per tutti, nessuno escluso. In Gesù Cristo, siamo tutti chiamati alla santità. Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione Lumen Gentium, afferma con chiarezza questa chiamata universale alla santità: “Nei vari generi di vita e nelle varie professioni un’unica santità è praticata da tutti coloro che sono mossi dallo Spirito di Dio e (…) seguono Cristo povero, umile e carico della croce, per meritare di essere partecipi della sua gloria” (n. 41).
Seguire Cristo e lasciarsi guidare dallo Spirito di Dio: ecco la vita cristiana incamminata verso la santità, che è la pienezza della vita. Per seguire Cristo guidati dallo Spirito, non occorrono opere straordinarie. Si tratta di accogliere Cristo, di unirsi a Lui, di fare nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. La misura della santità è data dalla statura che Cristo raggiunge in noi, modellando la nostra vita sulla sua. La santità è accogliere Cristo per diventare conformi a Lui, come afferma san Paolo: “Quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha predestinati a essere con-formi all’immagine del Figlio suo” (Rm 8,29).
Una vita santa non è frutto principalmente delle nostre azioni: siamo trasformati e resi santi dalla vita di Cristo Risorto in noi, attraverso l’azione dello Spirito. Riascoltiamo ancora il Concilio Vati-cano II: “I seguaci di Cristo, chiamati da Dio non secondo le loro opere, ma secondo il disegno della sua grazia e giustificati in Gesù Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi. Essi quindi devono, con l’aiuto di Dio, mantenere nella loro vita e perfezionare la santità che hanno ricevuta” (Lumen Gentium, 40). La santità ha la sua fonte e la sua radice nella grazia battesimale che ci inserisce nel mistero pasqua-le di Cristo, morto e risorto. “Per mezzo del battesimo – scrive san Paolo – siamo stati sepolti insie-me con lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti (…) così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6,4). I santi che veneriamo hanno accolto questo dono e, con la libertà dei figli di Dio, si sono dichiarati disponibili a vivere la vita nuova, si sono lasciati trasfor-mare dall’azione dello Spirito Santo.
 
 
In ogni epoca della storia della Chiesa e in ogni luogo del mondo, troviamo figure di santità che appartengono a tutte le età e ad ogni stato di vita: sono volti belli, luminosi, diversi l’uno dall’altro, eppure tutti animati dalla fede, dalla speranza e dalla carità. Alcuni sono come stelle che brillano nel firmamento, altri sono piccole luci, anch’esse ugualmente preziose. Sia chi ha vissuto una santità davvero straordinaria sia chi ha vissuto la vita cristiana con fedeltà, con speranza, con cuore buono: tutti attestano la grazia e la bellezza della fede in Gesù Cristo. Il Concilio Vaticano II ci dice che la santità cristiana non è altro che la carità accolta e pienamente vissuta: “Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui (1Gv 4,16). Ora, Dio ha largamente diffuso il suo amo-re nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci fu dato (cfr Rm 5,5); perciò il dono primo e più necessario è la carità, con la quale amiamo Dio sopra ogni cosa e il prossimo per amore di Lui” (Lumen Gentium, 42). I santi hanno accolto il dono della carità e si sono lasciati animare e guidare dalla carità. Ora vivono la comunione con Dio e, come amici di Dio, sono in comunione con noi che siamo pellegrini verso la pienezza della vita. Con tutti i santi, canonizzati e non canonizzati, for-miamo una sola Chiesa, una sola famiglia: essi ci assicurano che è ben fondata la speranza di poter seguire il loro cammino e condividere un giorno la stessa vita beata, la vita eterna, superando le dif-ficoltà e le oscurità dell’esistenza. Con la loro testimonianza, con la loro protezione, con la loro amicizia, i santi continuano a parlarci del Signore Gesù e della sua potenza di liberazione e di rige-nerazione.
 
 
È originale e, a dire il vero, anche coraggioso, il poema di mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto: in forma poetica ha voluto raccontare la bellezza e il fascino della vita santa di Corrado Con-falonieri, originario di Piacenza e amatissimo patrono di Noto, dove è sepolto. Con l’atteggiamento del pastore, con lo sguardo del teologo, con la fantasia del poeta, il vescovo Staglianò scruta in pro-fondità il vissuto di santità di Corrado e ne coglie l’insegnamento che attraversa i secoli per arrivare fino a noi. Attraverso la sua figura e la sua originale santità, è il Signore Gesù che parla a noi, alle nostre famiglie, alle nostre comunità e ci invita a fare nostro il ‘cuore’ della vita santa di Corrado, ossia l’esperienza della misericordia di Dio da cui ha inizio la sua conversione. È infatti il mistero della misericordia di Dio a trasformare Corrado, a rendere nuova la sua vita, dedita alla preghiera e al silenzio e rigenerata alla carità.
Forse non è un caso che il vescovo della Chiesa di Noto abbia dedicato la sua prima Lettera pa-storale proprio al tema della misericordia di Dio: “Misericordia io voglio”. Il Decalogo finale della Lettera è stato ripreso come conclusione del poemetto, in prospettiva attualizzante, quale messaggio – espresso in dieci parole, evocando la Legge di Mosè – che san Corrado rivolge oggi al popolo ne-tino (e non solo). Nell’interpretazione poetica, la misericordia, invocata dal coro/popolo, è la forza che trasforma, la luce che illumina, la grazia che consente di imboccare cammino nuovo che condu-ce ad una vera comunione, ad una gioiosa riscoperta dell’identità battesimale, ad una sincera fedeltà al Vangelo.
 
 
Seguendo passo dopo passo il ritmo cadenzato del racconto, ci si apre al soffio dello Spirito: solo lo Spirito può rigenerare un popolo e incamminarlo sulla strada della vita. Così è avvenuto per Cor-rado: rinasce nel perdono di Dio, di cui avverte il grande bisogno. Sa di poter attendere questo dono invocandolo con fiducia. Un dono che diventa quasi un “diritto”, così troviamo scritto. Non certo per i meriti di Corrado o di altri e tantomeno come una pretesa, ma solo per la grande fiducia in Dio misericordioso: su questo amore fedele di Dio, manifestato in Gesù Cristo, Corrado ha confidato guardando il Crocifisso-Risorto. Tutto converge nel mostrare il volto di Dio che è amore, perdono, misericordia: volto da ammirare, da contemplare, da apprezzare sempre di più, perché la scoperta di questa verità è continua. Ci accompagni san Corrado, pellegrino, nel nostro pellegrinaggio alla ri-cerca del volto misericordioso di Dio: una ricerca costante dell’inesauribile verità del volto di Dio, la cui luce svela la verità dell’umano che è in ogni uomo, in ognuno di noi. Così è avvenuta la con-versione di Corrado, splendida parabola della possibile conversione di ciascuno di noi e di tutto un popolo.
Nel sottotitolo del poema è scritto che San Corrado è “un uomo per i nostri tempi”. La sua uma-nità è rigenerata e salvata dall’umanità ricca di amore del Signore Gesù. Corrado ha rivestito l’uomo nuovo che è Gesù e pertanto ha mostrato nella sua vita rinnovata e rigenerata i tratti più au-tentici e più belli dell’umanità verso cui tutti aspiriamo.
 
 
Quando anch’io ho avuto la grazia di camminare con san Corrado per le strade di Noto, insieme ai moltissimi devoti che si riversavano sulle strade per la tradizionale processione in onore del santo patrono, ho potuto scorgere nel cuore di tutti un desiderio comune, forse in alcuni solo implicito e tuttavia presente. Il desiderio di seguire la strada percorsa da san Corrado, la strada di una vita rin-novata in cui la fiducia nel Signore misericordioso fa sorgere in noi la buona umanità e ci infonde la speranza necessaria che rende gioioso il cammino, nonostante le afflizioni della vita. Oggi, come sappiamo, le strade del nostro quotidiano sono affollate da tante forme di cattiveria, di degrado, di dis-umanità, di peccato. Ma san Corrado ci invita a non rassegnarci: anche il suo tempo non era ro-seo. E soprattutto ci invita a scegliere un’altra strada, quella che egli ha percorso: è la strada della vita, la strada bella e sicura che l’uomo può trovare e percorrere se e quando accoglie la grazia del perdono di Dio. Così è stato per Corrado che ha diffuso attorno a sé il profumo dell’amore di Dio e la bellezza di un’umanità ricca e generosa.
È semplice, ma ricco di umanità e di carità, il gesto con cui San Corrado esprime la sua vita nuo-va con l’offerta del “pane caldo”, dato a tutti, al vescovo che lo visitò e alla povera gente. Quel pane caldo è il segno del suo cuore rinnovato, è il segno del cuore di Dio che, nella sua misericordia, ha accolto l’invocazione di Corrado. Il modo in cui manifestare la nostra devozione al santo è di se-guirlo sulla strada della sua fede che confida nell’amore di Dio e che pone gesti concreti di amore per i fratelli. San Corrado, eremita, ha dedicato la sua vita a Dio. Ma non ha mai dimenticato i figli di Dio, e cioè i fratelli e le sorelle, a cui si è rivolto con gesti semplici e concreti di vicinanza, di prossimità, di consolazione: segni di vita, segni di amore, segni di santità.
 
 
Il quinto atto è intitolato “insegnamento primo”, lasciando intendere che verranno altri insegna-menti. Con il suo amore a Dio e ai fratelli, Corrado è un uomo per tutte le stagioni e quindi è un “uomo dei nostri tempi”: può continuare a parlarci. Di anno in anno sarà possibile proseguire il rac-conto poetico della conversione di Corrado, fruendo di sempre nuovi insegnamenti.
Come vescovo della diocesi di Piacenza-Bobbio, sono molto lieto che Corrado Confalonieri, fi-glio illustre della Chiesa piacentina, sia così venerato e così amato dal popolo di Noto. Ed è molto significativo che i vescovi di queste due diocesi siano da tempo amici ed abbiano lavorato insieme per il Progetto culturale. Oggi – grazie alla santità di Corrado Confalonieri – possiamo ravvivare e rafforzare questa amicizia non solo a livello personale ma anche a livello delle rispettive Chiese, chiamate a stringere legami di comunione. Il gemellaggio tra le nostre Chiese sia di stimolo per un comune cammino di educazione alla fede cristiana e di crescita verso la santità, vivendo con gioia il rapporto con Dio e offrendo il ‘pane caldo’ ai fratelli, come autentici devoti del nostro grande santo, Corrado Confalonieri.
 
 
Prefazione
+ Gianni Ambrosio
Vescovo di Piacenza-Bobbio

Le suore Adoratrici del SS. Sacramento presenti a Pachino e Scicli hanno una nuova Madre Generale Suor Isabella Vecchio

Le suore Adoratrici del SS. Sacramento che in Diocesi sono presenti con diverse opere hanno eletto l’8 luglio la nuova Madre Generale. Le suore nel Vicariato di Pachino sono presenti con due case nella prima gestiscono una scuola paritaria materna ed elementare e nell’altra sono in aiuto pastorale ad una Parrocchia; mentre a Scicli sono a servizio degli anziani nella casa di riposo Carpentieri. La nuova Madre Generale delle Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento si chiama Isabella Vecchio, 53enne originaria di Landriano (PV). La religiosa è stata eletta nella mattinata di lunedì 8 luglio dal XVI Capitolo, riunito a Lenno, secondo le modalità previste dalla Regola di Vita e di Comunione. Madre Vecchio era già Vicaria generale dell’Istituto. Resterà in carica per sei anni (rinnovabili per altri sei) e il suo compito sarà la guida dell’Istituto, attenta ai segni dei tempi. Ella “contribuisce a elaborare e attuare, in comunione con le sorelle, orientamenti di vita e di missione, in conformità al carisma fondazionale”.
 
Dopo l’elezione di suor Isabella Vecchio a Madre Generale, la stessa ha provveduto, martedì 9 luglio, alla scelta delle quattro religiose che comporranno il consiglio generale che coadiuverà la Madre nel governo dell’istituto. Sono risultate elette suor Ivana Signorelli, già segretaria generale e consigliera, suor Marinella Severgnini già economa generale, suor Cristina Roncari, delegata del Congo e suor Daniela Lazzaroni, superiora della comunità di Pachino che ha pure lavorato nella nostra Diocesi insieme al Servizio di Pastorale Giovanile Vocazionale.
 
Dopo gli scambi, le riflessioni, i lavori dei giorni precedenti all’elezione, le suore hanno passato la giornata di domenica in preghiera, quindi la notte in adorazione prima di raccogliersi in assise per votare la Madre che per i prossimi sei anni guiderà l’Istituto. Anche in numerose comunità di Adoratrici sparse in Italia e nel mondo la notte tra domenica e lunedì è stata di veglia e di invocazione. 
La mattina di lunedì 8 luglio le suore hanno proceduto all’elezione della nuova Superiora Generale, eleggibile fra le suore “di almeno quaranta anni di età e dieci di professione perpetua”, così indica la Regola di Vita e di Comunione. Alle 10.10 di lunedì 8 luglio l’annuncio ufficiale all’Istituto delle Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda: «Abbiamo una nuova Madre! Lodiamo il Signore – hanno detto le Suore – per il dono che ella è e sarà per tutte noi!». Madre Vecchio sostituisce madre Camilla Zani che ha guidato l’istituto per diciotto anni.
 
Biografia della Madre Generale
 
Madre Isabella Vecchio nasce a Landriano (PV) l’8 aprile 1960. Dopo aver insegnato nella scuola materna del suo paese, entra nelle Adoratrici nel 1983. Compie il suo percorso di formazione fino alla professione semplice, avvenuta nel 1985 davanti al vescovo mons. Fiorino Tagliaferri. Da sempre è stata impegnata nell’ambito educativo della scuola dell’infanzia: prima a Montello (BG), poi a Modena, a Duomo di Rovato (BS) e a Palmanova (UD). Nel frattempo si specializza conseguendo la licenza in Pedagogia per la scuola e la formazione professionale all’Università Pontificia Salesiana di Roma nel 1998.
Dal 2001 ha svolto il ruolo di Vicaria della Madre generale e dal 2002 è Maestra delle Juniores. Risiedente a Rivolta d’Adda, in Casa Madre dove, dal 2012 ha assunto il ruolo di responsabile della comunità san Giuseppe.