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A Modica una iniziativa: Dov’è Pinocchio?

Una volta c’erano i cantanti, e tanti sprechi … Quest’anno, invece, la vigilia della festa di San Pietro a Modica ci sarà una Compagnia teatrale particolare: la compagnia teatrale della Comunità Papa Giovanni. Prima che teatrale è compagnia, perché per riscoprire il valore della vita ha creato dei legami gli uni agli altri per camminare verso Gesù. Il cast è formato da bambini, ragazzi e adulti che nella comunità, nel vivere assieme cercano di abbattere ogni barriera. In scena entrano indistintamente ragazzi con “diverse abilità”, giovani che hanno superato problemi con la tossicodipendenza e con la giustizia, bambini e adolescenti con problematiche familiari e comportamentali. Ecco il segreto della loro arte e della loro forza: vincere insieme, perché non c’è felicità in un traguardo che si taglia da soli.

 
Questa particolare compagnia teatrale da due anni sta portando avanti lo spettacolo “Dov’è Pinocchio”, uno spettacolo in cui Geppetto sceglie di diventare padre, di dare una famiglia e, grazie alle sue scelte, quel pezzo di legno marcio diventa uomo. Un uomo pieno di vita, libero dai fili, un uomo felice che dona gioia, che a sua volta si fa carico degli altri. Geppetto scegliendolo e amandolo vede in Pinocchio cose che gli altri non possono vedere. La Comunità Papa Giovanni XXIII è la Comunità fondata da Don Oreste Benzi, che in venticinque paesi del mondo ha aperto case famiglia in cui tanti bambini e bambine vengono rigenerati nell’amore. La parola d’ordine della Comunità è la condivisione perché nella condivisione non c’è il primo e l’ultimo: si cammina insieme, ognuno è dono per l’altro in una festa senza fine.
 
 L’appuntamento allora a venerdì 29 giugno alle 22 in piazza Matteotti!
 

Nel tempo della crisi la fraternità garanzia per una festa vera

Va maturando nel vicariato di Modica una precisa scelta sulle feste religiose: si vuole sempre più proporre il senso vero della festa mettendo al centro la fraternità che si fa “tenda per quanti sono afflitti” e quei messaggi che generano, attorno al racconto e alla memoria di Gesù morto e risorto, la vita buona e bella del Vangelo. Già in occasione del Corpus Domini si è sperimentata la bellezza dell’Eucaristia comune da parte di tutte le parrocchie e l’avvio di un fondo di solidarietà per le famiglie delle piccole imprese di artigiani e commercianti colpite dalla crisi e per l’apertura di un centro di prima accoglienza per le emergenze e le famiglie sfrattate. Anche nelle altre feste religiose sarà tenuta presente questa finalità e, per dare un segno preciso, nella festa di San Pietro, come già in quella della Madonna delle Grazie, sarà devoluto a tale scopo ciò che si risparmierà rinunciando ai fuochi d’artificio. La festa di San Pietro sarà comunque una festa ricca di iniziative per vivere una gioia semplice ma piena e capace di rinnovare la vita. Ci saranno lunedì 18, giovedì 21 e lunedì 25 giugno  tre celebrazioni eucaristie nei quartieri con serate di fraternità. Martedì 19 nell’area Padre Basile alla Fontana sarà celebrata la festa del rifugiato. Domenica 24 avremo con noi Padre Giovanni Piumatti della missione di Muhanga in Congo. Ci sarà quindi durante il triduo – dal 26 al 28 giugno alle ore 20 alla Domus – una tre sere sulla libertà, tema molto caro ai giovani e molto attuale per tutti, con il prof. Andrea Grillo. La vigilia della festa, giovedì 28, alle 21,30 in piazza Matteotti si terrà uno spettacolo musicale e teatrale di grande significato: saranno in scena cinquanta persone segnate dalle ferite della vita ma accolte dalla comunità papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Bensi. Venerdì 29, nel giorno proprio della solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, la conclusione con le celebrazioni eucaristiche alle 8,30; 10,30; 19,30 e alle 20,30 la processione con l’artistico simulacro che rappresenta san Pietro che guarisce il paralitico, icona significativa di una festa che vorrebbe contribuire a sollevare chi resta ai margini o porta pesi nella vita per farci tutti incontrare con sguardi ricchi di affetto, benevolenza, attenzione gli uni verso gli altri.


Festa del rifugiato 2012

Si terrà martedì 19 giugno alle ore 20 a Modica, presso il cantiere educativo “Crisci Ranni” nell’area attrezzata Padre Basile (via Fontana – ex Foro Boario), la Festa del Rifugiato 2012, organizzata dal Coordinamento “Sui sentieri di Isaia” della Caritas diocesana di Noto, dalle cooperative sociali “Il Dono” e “Don Puglisi” e dallo SPRAR (il sistema di accoglienza dei richiedenti asili politico e dei rifugiati).
Da un’idea di Enzo Ruta e con il coinvolgimento di tutte le mamme, le ragazze, i bambini e gli operatori del Centro Babel di Modica e del Centro Vivere la Vita di Ragusa – case di accoglienza dello SPRAR – verrà rappresentato lo spettacolo “Cuori”: il cuore infatti è nel nostro immaginario il luogo dei sentimenti, delle emozioni, delle paure, del coraggio e di tutto ciò che ci sta a… cuore! In un percorso di testimonianze di vita, suoni, canti e balli di mondi lontani, tutto si concluderà in un dialogo fra due donne che al centro di un ipotetico mare della nostra esistenza si ritrovano in un abbraccio.
Per ricordarci che nel cuore di ogni uomo è conservata la scintilla che ci porta al cuore di Dio e in questo senso ci fa sentire tutti irrimediabilmente fratelli.
 
 

Terzo Convegno Internazionale di Bioetica

Sono aperte le iscrizioni al 3° Convegno Internazionale di Bioetica dal titolo:
 
Venire al mondo: i luoghi dell’invisibile. L’umiltà ed il trascendente come esercizio di cura e di ospitalità.
 
con la partecipazione di illustri esperti in materia che si terrà a Noto dal 14 al 15 settembre 2012 presso l’Aula Magna del Seminario Vescovile.
 
Il Convegno è organizzato dalla Diocesi di Noto ed è inserito nel Programma Nazionale per la Formazione degli operatori della sanità E.C.M.
L’obiettivo principale dell’iniziativa è quello di fornire risposte alle tante problematiche etiche che le moderne biotecnologie e le relative antropologie di riferimento pongono. La cronaca quotidiana propone – a ritmo incalzante – nuove vicende che attirano l’attenzione pubblica su questioni etiche inedite per le quali si richiede un serio discernimento che tenga conto di tutti quelli apporti utili a ripensare la vita umana.
La costruzione sociale e culturale del significato della scienza, deve potersi liberare contestualmente sia da facili entusiasmi sia da superficiali ostracismi, maturati talora in un humus marcatamente emotivo, per accedere ad una visione equilibrata e sapienziale della vita umana in tutte le sue fasi.
“Il 3° Convegno Internazionale di Bioetica – ha spiegato Mons. Antonio Staglianò, Vescovo di Noto – vede quest’anno la sua terza edizione; con esso ci proponiamo di perseverare in una scelta di formazione e di riflessione sul tema della vita nascente e lo sviluppo in età pediatrica, favorendo il dialogo e il confronto fra svariate esperti su questi temi”.
Lo smarrimento culturale e la tendenza alla frammentazione esigono una coscienza intersoggettiva capace di riunire in un significato unitario la grande quantità di conoscenze disponibili, recuperando in uno sguardo sinottico le diverse dimensioni della persona umana.
Il Convegno è strutturato in quattro sessioni (I: Venire al mondo – II: Tra evento e mistero III: Dall’emozione alla parola – IV: Quando il dolore diventa muto) nelle quali l’apporto scientifico di esperti permetterà l’acquisizione di criteri essenziali per una fondata e pertinente riflessione bioetica che si caratterizza per rigore scientifico e concretezza clinica. Il Convegno è aperto a tutti ma si rivolge in particolare ai medici, agli infermieri, al personale operante nelle strutture socio – sanitarie, ai giuristi, agli studenti e a quanti collaborano nel campo della formazione.
 
Medici, infermieri, ostetrici, farmacisti, psicologi, biologi, tecnici di laboratorio, della riabilitazione e tutte le altre figure afferenti alle categorie socio sanitarie potranno acquisire crediti E.C.M.
 
CONDIZIONI DI PARTECIPAZIONE
 
1) quota d’iscrizione, cartella lavori, coffee-break, attestato per i partecipanti secondo le modalità ECM: Euro 50,00 di cui la metà va versata al momento della preiscrizione.
2) quota d’ iscrizione, cartella lavori, coffee-break, attestato per i partecipanti senza ECM: Euro 10,00.
3) uditori: ingresso libero.
4) prenotazione dei tre volumi degli atti del convegno: Euro 25,00.
 
Si informa che durante il convegno è previsto un servizio di coffee-break (offerto dall’organizzazione) ed un servizio di buffet durante la pausa pranzo ( previa prenotazione) al costo di Euro 8,00.
Le iscrizioni si effettuano utilizzando il modulo allegato, da trasmettere, esclusivamente, via fax al 0931.573868 o al n. 0931.1846661 oppure via mail all’indirizzo bioetica@diocesinoto.it
Le iscrizioni con ECM, fino ad un numero massimo di 50, saranno accolte in base all’ordine cronologico di ricevimento.
Le quote d’iscrizione possono essere corrisposte secondo le seguenti modalità:
a) bonifico bancario IBAN: IT 87 H 01020 84740 000300320289 intestato a Diocesi di Noto, causale “3° Convegno di Bioetica 14 -15 settembre 2012”.
b) direttamente all’atto della registrazione dei partecipanti prima dell’apertura del Convegno.
Per informazioni o sul sito www.diocesinoto.it o via mail bioetica@diocesinoto.it
Per informazioni scientifiche rivolgersi al. Prof. Sac. Antonio Stefano Modica 3931672085
Per ulteriori informazioni si prega di fare riferimento alla Segreteria Organizzativa tel. 0931-573868 (orario ufficio sabato escluso), oppure al dott. Giuseppe Malandrino 335.8773312.
 

Comunicato Stampa Curia di Noto del 13 – 06 -2012


COMUNICATO STAMPA


 


In riferimento all’articolo dal titolo ‘Petizione per chiedere la restituzione del croficisso’ pubblicato a pag. 34 del quotidiano ‘La Sicilia’ del 12-6-2012 e ad altri precedenti articoli sullo stesso argomento pubblicati negli scorsi mesi da ‘La Sicilia’, la Curia Vescovile di Noto, al fine di evitare la continua pubblicazione di notizie imprecise e tendenziose diffuse principalmente dai comunicati della Pro Loco di Avola, precisa che più volte, sia verbalmente che tramite lettera, sono stati forniti i dovuti chiarimenti sia ai soggetti autori delle richieste di restituzione sia all’Amministrazione Comunale di Avola in rappresentanza dell’intera cittadinanza avolese.


Per fare ulteriore e definitiva chiarezza sulla vicenda al fine di evitare che si coinvolgano con motivazioni pretestuose altre realtà culturali della città e che si alimentino, con ulteriori articoli ispirati dalla Pro Loco di Avola, anacronistiche contrapposizioni tra le cittadinanze di Avola e Noto, si allegano alla presente le note inviate da questa Curia all’Amministrazione Comunale di Avola con cui, per evitare fraintendimenti, è stato chiarito da tempo che non è stato effettuato alcun ‘trafugamento’ di opere, che la mancata diffusione della notizia è stata dovuta alla necessità di garantire la sicurezza delle opere attualmente presenti nella chiesa di S. Croce, che si tratta di una rimozione soltanto temporanea (per motivi di sicurezza e salvaguardia delle opere in osservanza della vigente normativa civile, canonica ed ecclesiastica) in attesa della imminente istallazione del sistema di sicurezza che questa Curia ha già avuto finanziato dalla CEI e che, quindi, le opere ritorneranno ad Avola.


Si precisa, infine, che questa Curia Vescovile ha continuato a garantire nella chiesa di Santa Croce il regolare svolgimento delle funzioni liturgiche, evitando così la interruzione dell’attività di culto dopo la partenza delle Suore Figlie della Carità di San Vincenzo.

Noto, 13-6-2012        


Maria donna e madre di Misericordia

Un’ interessante veglia Mariana si è tenuta a Pozzallo il 13 Maggio 2012, alle ore 17.30 a cura della Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali. Numerosi i gruppi e i partecipanti provenienti dai diversi vicariati della Diocesi, circa trecento. Don Gaetano Asta, delegato diocesano del CDAL, ha dato il benvenuto a tutti i presenti illustrando le modalità di svolgimento della veglia e soffermandosi, in particolare, sul momento che ci accingevamo a vivere: preghiera comunitaria attraverso la quale creare unità e relazioni sempre più positive tra i vari gruppi laicali. Don Asta ha presentato la Prof.ssa Tina Buccheri, docente di Sociologia presso l’Istituto di Scienze Religiose S. Metodio di Siracusa, la quale, a sua volta, ha ringraziato tutti i responsabili e i convenuti per l’invito e la partecipazione.

 
La veglia si è snodata in quattro “momenti mariani” ciascuno dei quali ha avuto inizio con l’ambientazione del brano evangelico e quindi la lettura della “Parola” e l’approfondimento da parte della Prof.ssa Tina Buccheri e canto finale.
Il primo momento di preghiera ha riguardato la “Visitazione – Magnificat” (Lc 1, 46-56), seguito dalla meditazione da parte della prof.ssa Tina Buccheri la quale ha sapientemente colto quegli aspetti che spesso sfuggono al cristiano praticante e cioè: il farsi prossimo non donando il superfluo in termini di beni materiali (anche quelli sono necessari) ma mettendosi a disposizione dell’altro in termini di tempo e di benevolenza spirituale. L’altro aspetto riguardante sempre il primo brano della Parola è il concetto di uomo – persona: l’uomo è tale – ha ribadito la relatrice – nella misura in cui riconosce nell’altro, compreso lo straniero, la sua stessa umanità, se non si è capaci di questo non si è uomini nel senso pieno del termine.
Il secondo momento ha approfondito “Maria alle Nozze di Cana” (Gv 2, 1-11).
Anche in questo caso la Prof.ssa Buccheri ha presentato uno spaccato di Donna-Madre come prototipo del principio femminile; Donna-Madre che capisce l’altro quando è nel bisogno ed interviene, quindi Madre che si adopera affinché il figlio si metta alla prova, si manifesti e si riveli con il primo miracolo. Maria invita gli inservienti e dice loro: “fate quello che vi dirà”; quindi Madre co-protagonista di Gesù nel primo miracolo.
Il terzo episodio ha contemplato “Gesù e sua Madre” (Gv 19, 25-27). “Momento tragico” – lo definisce Tina Buccheri – “lo scandalo della Croce”. Con la passione, la morte e la resurrezione si manifesta il ruolo delle donne nel testimoniare i valori della vita quali beni comuni, cioè quelli che appartengono a tutti. Gesù nella sua vita terrena ha avuto grande apprezzamento per le donne ed ha espresso tutta la sua misericordia in tempi in cui le donne non godevano di grande considerazione, non avevano alcun valore. Così, come il Verbo ha avuto bisogno del grembo di una donna per farsi carne, allo stesso modo il dolore ha avuto ed avrà bisogno di un grembo per trovare consolazione. La relatrice ha sviluppato, in questo terzo momento, interessanti punti di riflessione e una visione nuova della donna.
Nel quarto ed ultimo “momento” (Lc 1, 39-45), si è riflettuto sull’”Assunzione della Beata Vergine Maria”, definita Festa della speranza cristiana: festa dei credenti, festa di ciascuno di noi, festa di ciò che saremo. “Per recuperare la dimensione della speranza – afferma la Buccheri – dobbiamo percorrere la stessa via di Maria con la sua stessa storia. Maria madre dell’umanità ai piedi della croce ci concepisce e ci genera. La misura della santità nei cristiani è la capacità di fare sempre la volontà di Dio anche quando questa volontà sconvolge i nostri piani”.
In definitiva la prof.ssa Buccheri ha tracciato un profilo di Donna che va al di là di ogni letteratura, anche moderna, sul “femminile” immergendo tutti i partecipanti in un continuo crescendo di spiritualità mariana che ha toccato le corde più intime di ciascuno; così come la preghiera a Maria, recitata a conclusione della Veglia , scritta dal nostro Vescovo, è stata pregna di liricità poetica, quasi rara.
Ha concluso Padre Asta ribadendo: “in Maria contempliamo la bellezza della sua umanità così come ci dice il nostro Vescovo e come afferma nei suoi scritti. E’ necessario in questo tempo nel quale impera l’amicizia virtuale, tessere relazioni umane realizzando il comandamento dell’amore. Maria non è l’irraggiungibile ma Colei che ci spinge ad essere sempre più donne e uomini belli nelle nostre relazioni”. Esorta infine, don Gaetano Asta a custodire tutto ciò nel cuore e nella vita delle AA.LL., nelle relazioni umane e nei carismi: l’identità di ciascuna spiritualità si rafforza nella conoscenza, nella relazionalità e nell’amore reciproco.
Suor Vittoria, delle Sorelle Francescane della Carità, ha coinvolto i partecipanti in un simpatico fuori programma con dolci, canti e danza.
Grazie al Signore e a tutti gli organizzatori e gli intervenuti per questo pomeriggio di gioia vera.
 
 

Ascoltare oggi il Signore che bussa al di là dei frastuoni della cultura edonista

«Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20).

 
Su questo tema, tratto dall’Apocalisse – dove, nella settima lettera alle chiese d’Asia, Gesù si rivolge all’angelo della chiesa di Laodicea, per scuoterlo dal suo torpore ed invitarlo ad una sincera conversione (Ap 3,14-22)- il nostro Vescovo ha tenuto a Fiuggi lo scorso mese di maggio una catechesi nell’ambito del quinto Convegno nazionale del Movimento carismatico “Iniziativa di comunione”. «Ai cristiani di Laodicea, che erano divenuti tiepidi nel loro rapporto con Dio –ha detto fra l’altro mons. Staglianò- Cristo rivela la necessità di scuotersi, di essere zelanti. Lo zelo non ammette sentimenti incerti. L’invito è per un radicale cambiamento della loro vita e dei loro pensieri. Sembra l’immagine di non poche comunità cristiane d’oggi, sedotte e frastornate dalla cultura secolaristica. In tal caso la gioia dello spirito non viene mortificata violentemente, ma lasciata morire a poco a poco. Una lenta eutanasia della gioia». «Cristo sta alla porta e bussa –ha continuato il Vescovo- lo stare alla porta richiama in primo luogo il primato della sorprendente iniziativa divina. Ma questo stare alla porta richiama la vita del discepolo che ascolta e apre per vivere in intimità col Signore. La lettera della Chiesa di Laodicea è una delle più potenti esortazioni profetiche contro l’insidia sempre presente di accorciare la misura della proposta cristiana. Da dove ripartire: dalla celebrazione dell’Eucaristia. E’ l’Eucaristia il fuoco ardente, accostandoci al quale vinceremo sempre l’insidia della tiepidezza. Oggi le parole rivolte ai credenti di Laodicea Gesù le rivolge a voi, a noi tutti, invitandoci a spalancare i nostri cuori a Colui che salva, a Colui che ancora oggi sta alla porta del nostro cuore chiedendo di entrare. Gesù non entra mai con la forza, non violenta la libertà di chi sta dietro la porta, ma si fa quasi mendicante, bussa come un povero che ha bisogno di qualcosa, mentre è lui che ha qualcosa da donare. E allora chiediamoci: “perché” Gesù bussa, “come”, “quando” e “quanto” bussa».
«Gesù bussa – ha specificato mons. Staglianò- perché sa che abbiamo bisogno di lui; perché spesso ci vede stanchi, avvolti in un ingranaggio fatto di abitudini, ci vede tristi, angosciati, dilaniati dentro, carichi di problemi ed incertezze, e lui bussa perché vuol entrare e risanarci; perché si accorge che abbiamo bisogno di sollievo, di pace interiore ed esteriore, di speranza, cose che solo lui può dare e non altri, o, peggio ancora, maghi, santoni e chiromanti; perché sa che abbiamo bisogno che qualcuno ci ami veramente, perché, come la samaritana, abbiamo bisogno non dell’acqua del pozzo, ma l’acqua viva dello Spirito, il dono dello Spirito che zampilla dentro di noi». Ed è molto stimolante quanto il Vescovo ha sottolineato circa la necessità di un ascolto umile ed interiore della chiamata di Gesù che, anche oggi, invita noi tutti alla conversione ben al di là del fracasso della cultura edonista e consumista.
«Gesù quando bussa ha spiegato il relatore- fa una richiesta: chiede l’ascolto. Nessuno di voi potrà dire di non aver sentito bussare. Chi non sente la voce, chi non riesce ad ascoltare Gesù è perché è circondato da troppo chiasso e nulla fa per liberarsi dalle cose che lo stordiscono e dalle preoccupazioni che lo assillano fino a diventare sordo alla richiesta del Maestro.
Spesso, però, ci chiediamo: come è possibile, fra tante voci e tanto frastuono, poter riconoscere la sua voce ed aprirgli il cuore? Bisogna anzitutto far tacere le “altre voci”, quelle che ci ingannano, quelle che ci dicono che è inutile seguire Gesù, che non c’è tempo per lui; le voci che vengono dalla comunicazione globale e che vogliono spingerci verso un modello di vita fatto solo di edonismo e di consumo; le voci che invogliano alla prepotenza, alla forza, alla superbia, all’arroganza, al potere, all’invidia, al rancore e alla vendetta.
Sono queste le voci che fanno chiasso dentro di noi e che non ci permettono di ascoltare la voce di Gesù mentre egli bussa alla porta del nostro cuore.
E allora domandiamoci: chi è colui che ascolta la voce di Gesù? Chi nel vangelo ha saputo ascoltare la voce del Maestro e gli ha aperto la porta? Forse i perfetti? I sani? Gli impeccabili? I giusti?
Quelli che si ritenevano giusti e perfetti non lo hanno ascoltato, non gli hanno aperto la porta.
Non l’hanno ascoltato i farisei, che osservavano la legge, le tradizioni, pagavano la decima e il cimino; non l’hanno ascoltato gli scribi, che interpretavano la Legge e spiegavano le Scritture nella sinagoga; non l’ha ascoltato il Sinedrio, che ha deciso di eliminare la “Voce di Dio che dava voce ai senza voce”.
Ad ascoltare sono stati Matteo Levi, pubblicano, peccatore, impostore; Pietro che da traditore diventa suo testimone; Maria Maddalena, che batteva le strade della Galilea per vendere il suo corpo; e ancora Zaccheo, la samaritana, Nicodemo. Ecco, questi hanno saputo ascoltare la voce del Maestro, e la loro vita è cambiata.
Per essere in grado di ascoltare la voce di Colui che bussa dobbiamo lasciare le nostre sicurezze, le nostre certezze e riconoscere che siamo fragili e bisognosi della voce di Gesù che ci dona il suo amore. E all’ascolto della voce deve seguire l’azione: aprire la porta. Chi veramente ascolta, apre; chi non ascolta, lascia chiuso. All’ascolto segue la decisione, la scelta: il cuore si apre e Gesù entra.
Decidere di aprire la porta, significa intraprendere un cammino di sequela e rimanere uniti a Gesù come la vite ai tralci».
 

Caritas Italiana rafforza la sua presenza nelle zone colpite

Grande dolore e partecipazione. Così il Papa ha rinnovato la vicinanza a quanti sono stati colpiti dal terremoto che continua a fare vittime e danni in Emilia Romagna.

Anche i Vescovi italiani partecipano alle sofferenze della popolazione provata dal terremoto. “La Presidenza della CEI – si legge in una nota diffusa oggi – dopo aver messo a disposizione un milione di euro proveniente dai fondi dell’otto per mille, indice una Colletta nazionale da tenersi in tutte le chiese domenica 10 giugno, solennità del Corpus Domini. Il ricavato dovrà essere consegnato tempestivamente alle rispettive Caritas diocesane, che provvederanno a inoltrarlo a Caritas Italiana, già operativa nelle zone colpite con un proprio Centro di coordinamento”.
Purtroppo la terra trema ancora, cresce la paura e aumentano gli sfollati. Anche le nuove scosse sono state avvertite in tutto il nord e parte del centro Italia.
Immediata è stata l’attivazione della rete Caritas, con in prima fila le Caritas più colpite con il sostegno del delegato regionale delle Caritas dell’Emilia Romagna e la pronta mobilitazione delle altre regioni coinvolte. Il direttore di Caritas Italiana, don Francesco Soddu è tornato più volte sui luoghi del terremoto per manifestare piena solidarietà e vicinanza da parte di Caritas Italiana. Dopo l’aggravarsi della situazione Caritas Italiana ha messo a disposizione centomila euro e rafforza la sua presenza inviando operatori sul posto per affiancare e collaborare con la delegazione regionale Caritas dell’Emilia Romagna nel coordinamento dell’emergenza. È stato allestito a Finale Emilia un Centro di coordinamento per organizzare risposte mirate ed evitare invii indiscriminati di volontari o di aiuti materiali.
Prosegue intanto la raccolta fondi che come sempre vede una generosa gara di solidarietà e per domenica 10 giugno, in tutte le chiese è attesa la risposta alla colletta indetta dalla CEI, il cui ricavato perverrà poi a Caritas Italiana. Da tutta Italia e dall’estero anche le Caritas continuano a far giungere messaggi di solidarietà e disponibilità a sostenere gli interventi in atto. Considerando che le necessità e i bisogni anche di ripresa del tessuto produttivo e di riaggregazione socio-comunitaria si protrarranno nel tempo, è necessario coordinare e programmare al meglio ogni intervento, a partire da una completa ricognizione della situazione nelle diverse zone. L’invito dunque è alla piena collaborazione con le diocesi colpite in stretto collegamento con la delegazione regionale e con Caritas Italiana. Nell’arco di qualche giorno potranno essere date indicazioni più dettagliate a tutte le Caritas su eventuali bisogni specifici anche per quanto riguarda l’invio di volontari.
 
 
Approfondimenti e foto su www.caritasitaliana.it

Per sostenere gli interventi in corso si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite

 

C/C POSTALE N. 347013

specificando nella causale: “Terremoto Nord Italia 2012”.

Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:

UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119

Banca Prossima, via Aurelia 796, Roma – Iban: IT 06 A 03359 01600 100000012474

Intesa Sanpaolo, via Aurelia 396/A, Roma – Iban: IT 95 M 03069 05098 100000005384

Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113

CartaSi (VISA e MasterCard) telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001 (orario d’ufficio)

 

Gemellaggio Noto-Butembo: Chiese sorelle in cammino per fare casa insieme

Venerdì 25 Maggio presso il Convento dei frati francescani di Ispica si è tenuto l’incontro diocesano sul gemellaggio che si è articolato in vari momenti significativi.

Dopo il canto iniziale in lingua swahili animato da un gruppo ispicese guidato da suore congolesi, il vicario generale p. Giurdanella, aprendo l’incontro con i saluti del Vescovo, ha esortato l’assemblea a fare tesoro di questo momento considerandolo cardine per operare un adeguato bilancio sullo stile della chiesa netina. Gli uomini di fede che hanno posto le basi del gemellaggio, mons. Nicolosi e mons. Kataliko, e la felice concomitanza con la solennità di Pentecoste, giorno volutamente scelto per ricordare il cammino di relazione intrapreso, spingono a non quantizzare i risultati quanto piuttosto a misurare i nostri passi con i criteri del cuore e della Parola ispiratrice di conversione a modelli di essenzialità. Non a caso il Vescovo ha deciso di cominciare la visita pastorale proprio da Butembo.
L’intervento di Gianni Novello, responsabile della comunità di s. Maria delle Grazie, che promuove il dialogo ecumenico e la pace, e attento conoscitore della realtà congolese per i suoi continui viaggi nella diocesi gemella, ha permesso di focalizzare dei punti sostanziali. La tipicità del gemellaggio netino, nella sua impostazione e struttura, lo rende unico nel panorama nazionale, ciò impone attenzione affinché l’impianto originario non sia alterato e, quindi, responsabilità nell’alimentare continuamente il fondamento: lo spirito di comunione che si è inteso tessere sulla scia del gesto eucaristico.
Il viaggio, le visite, non di massa, sono significative e necessarie per una reciproca conoscenza: aiutano a non essere giudicanti, a coabitare pur mantenendo mentalità diverse, a sciogliere nodi intrecciando relazioni che privilegino l’ascolto e rispettino i tempi d’attesa. è fondamentale curare questi aspetti e capire che un’azione di aiuto inconsapevole delle reali sofferenze e refrattaria a indagare le cause che le determinano accresce solamente il nostro compiacimento personale. Il gemellaggio deve rimanere un’opera artigianale, certo non separata dal creare occasioni di sviluppo, ma in questo principalmente attenta nel ricercare situazioni che rendano protagonista la gente; bisogna perciò semplicemente accompagnare i fratelli africani con tenerezza verso il cammino del loro riscatto promuovendo attività contenute e facilmente gestibili, aderenti ai reali bisogni. Si rivelano utili le azioni caratterizzate dalla totale gratuità del dono e senza grandi aspettative; non, perciò, un mero trasferimento di denaro che ripercorre modalità economiche oggi entrate in crisi, ma interventi che coniughino e armonizzino sviluppo e giustizia.
Siamo chiamati a vivere lo spirito della Pasqua, la gratuità di Dio, ha esortato il direttore dell’Ufficio missionario don Michele Fidone che, presentando le nuove Linee guida, volte a dare altra linfa al gemellaggio, ne ha chiarito il carattere orientativo e quindi l’insostituibilità al messaggio evangelico.
Andrea Mingo, responsabile dei progetti di sviluppo della diocesi ha illustrato, invece, alcune iniziative approvate dalla CEI – Clinica, Comitati di sviluppo, Scuola di formazione per l’Agricoltura – di cui si assicurano rendicontazione e monitoraggio.
La speranza è possibile, ha commentato il congolese padre Robert e, nel ringraziare gli ispiratori, padre Giovanni Piumatti e Concetta Petriliggieri, ha aggiunto che il gemellaggio è un’opportunità, kairos, per crescere spiritualmente a vicenda come figli dello stesso Padre.
Ha concluso l’assemblea, in cui si è registrata con rammarico una limitata partecipazione delle parrocchie gemelle, la telefonata a don Salvatore Cerruto, attualmente a Butembo come responsabile diocesano, che ha sollecitato la necessità di formare il clero africano individuando in Gianni Novello una figura di grande rilievo.
Dai punti del Sinodo apprendiamo che la Chiesa di Noto ha aperto da quel momento gli occhi sulla povertà, operando una precisa presa di coscienza sui drammi che affliggono il mondo, leggendoli alla luce di una Parola viva e vivificante che insegna a farsi pane spezzato e quindi dono gratuito: ricordiamoci allora che in questo sta la specificità del cristiano netino.
 
 

Rinnovamento nello Spirito Santo: 40° Convocazione Diocesana di Pentecoste

Carissimi fratelli, carissime sorelle, questa Convocazione diocesana di Pentecoste si innesta nel 40° Anniversario del Rinnovamento in Italia, è il nostro Giubileo, è la celebrazione di una storia d’amore lunga quarant’anni. La profezia voluta dal Rinnovamento è quella di portare questo dono d’amore fuori dal cenacolo, luogo della preghiera e dell’accoglimento del dono dello Spirito, nella piazza e in tutti gli ambiti della nostra società. Tale impegno lo possiamo concretizzare sin da subito, partecipando ai prossimi impegni che ci vedranno in prima persona protagonisti della nuova evangelizzazione, con la Veglia Mariana delle aggregazioni laicali in diocesi, con l’udienza in Piazza San Pietro da Papa Benedetto XVI a Roma, col Progetto Dieci piazze per Dieci comandamenti nella piazza di Palermo.
 
Coraggio continuiamo ad aprire il cuore al soffio dello Spirito e in Lui trovare l’audacia di annunziare che Cristo Gesù è il Signore! Alleluia!