Author:

Celebrazione regionale e lapide commemorativa per don Paolo Ruta nella vallata di Bibbinello

Emozionante e carico di vitalità umana ed evangelica il raduno regionale dei dirigenti Scouts (Agesci) e Scouts adulti (Masci) -oltre ottanta da quasi tutti i centri della nostra diocesi, con Scicli in prima linea, e poi da Siracusa, da Catania, da Acireale, di Giarre, da Messina ecc- nel pomeriggio di sabato 25 giugno, nella vallata di Bibbinello, comune di Palazzolo Acreide a quasi tre mesi dalla pia morte di don Paolo Ruta (31 marzo 2011). Questa stupenda vallata è di fatto un luogo vitale dove don Paolo (Baloo!), da diversi anni, ha messo a disposizione degli Scouts della Sicilia, ed oltre, un ambiente di silenzio e di contatto con la natura (compresa una cappella mariana in una grotta con Gesù Eucaristia) in cui migliaia di ragazzi e di giovani sono stati educati con il metodo scout, fortemente impregnato di educazione alla fede attraverso la frequentazione vitale con la Parola di Dio, il sacramento della Confessione e specialmente la celebrazione veramente conciliare della SS. Eucaristia. Nel suo testamento don Paolo ha lasciato al Vescovo pro-tempore della Diocesi di Noto “con preghiera di utilizzarlo per fini educativi e in modo particolare per gli Scouts”. E il nostro Vescovo, attraverso l’economo diocesano don Gianni Donzello, sta procedendo ad una concreta convenzione a riguardo con l’assegnazione attuativa della custodia di questa vallata a quattro membri del Masci e dell’Agesci di Scicli e di Siracusa coordinati dal fratello di don Paolo, don Ottavio Ruta. Il raduno regionale dello scorso 25 giugno si colloca in tale linea. C’è stata anzitutto, alle ore 16, una commovente celebrazione dell’Eucaristia presieduta da don Paolo Alescio, assistente diocesano dell’Agesci e del Masci, assieme a don Ottavio Ruta e con il servizio diaconale di don Michele Tringali. Erano presenti anche diversi familiari di don Paolo, anch’essi edificati dalla testimonianza sacerdotale sempre accogliente e profondamente educativa di Baloo! Tale testimonianza è stata poi ricordata con una carrellata di interventi che hanno coinvolto tutti gli intervenuti. Particolarmente toccante una poesia in lingua siciliana in otto strofe che sintetizzava l’esperienza educativa di son Paolo a Bibbinello. Ne trascriviamo solo la quarta strofa: “quannu ricia a missa a Bibbinellu i picciriddi o cantu se sistimava e se coccarunu facia u monellu  cu l’ostia nun consacrata iddu i ccuddava” (Traduzione italiana: quando celebrava messa a Bibbinello si metteva accanto i bambini e se qualcuno faceva il monello lo teneva buono dandogli l’ostia non consacrata”).                                               
 
É intanto in preparazione una lapide che verrà collocata nel centro della vallata a ricordo di don Paolo, che recita:
Sac. Vincenzo Paolo Ruta
25 gennaio 1931 – Modica, 31 marzo 2011
Pastore zelante e premuroso
ha plasmato come Maria Gesù in molti.
Il prossimo 23 ottobre l‘Agesci e il Masci di Sicilia stanno preparando un altro raduno formativo, questa volta a Scicli, dove don Paolo  ha operato nell’incisiva formazione di tanti ragazzi, giovani e adulti per molti anni, fino alla sua morte.
 

Alla scuola della famiglia

“Occorre promuovere una riflessione e un impegno rivolti a conciliare le esigenze e i tempi del lavoro con quelli della famiglia e a ricuperare il senso vero della festa, specialmente della domenica, pasqua settimanale, giorno del Signore e giorno dell’uomo, giorno della famiglia, della comunità e della solidarietà”. Così scrive Papa Benedetto XVI nella lettera inviata all’Arcivescovo di Milano, in cui annuncia la sua presenza all’incontro mondiale delle famiglie nel 2012.
Il tema infatti – in continuità anche con il convegno ecclesiale del 2006 a Verona – è “La famiglia: il lavoro e la festa”; da qui il titolo delle catechesi preparatorie all’Incontro, realizzate dallo staff del Pontificio Consiglio per la Famiglia e quello dell’Arcidiocesi di Milano edite dalla LEV e anche scaricabili on line ((www.family2012.com).
L’importanza di un avvicinamento convinto al 2012 è stata sottolineata da Benedetto XVI: “L’evento, per riuscire davvero fruttuoso, non dovrebbe rimanere isolato, ma collocarsi entro un adeguato percorso di preparazione ecclesiale e culturale già nel corso dell’anno 2011”. Il cammino proposto alle comunità cristiane si svilupperà in due direzioni: di partecipazione, lavorando e riflettendo il prossimo anno sulle catechesi, e di accoglienza, indicandone la valenza missionaria e soprattutto prospettando le varie forme dell’ospitalità concreta delle famiglie che giungeranno nel capoluogo lombardo.
Motore dell’incontro mondiale delle famiglie e del cammino verso Milano 2012 sono proprio le dieci catechesi, articolate in tre gruppi – la famiglia (“La famiglia genera la vita”, “La famiglia vive la prova”, “La famiglia anima la società”) il lavoro (“Il lavoro e la festa nella famiglia”, “Il lavoro risorsa per la famiglia, il lavoro sfida per la famiglia”) e la festa (“La festa tempo per la famiglia”, “La festa tempo per il Signore”, “La festa tempo per la comunità”) – e introdotte da una catechesi sullo stile della vita familiare (“Il segreto di Nazareth”).
Esse vogliono illuminare la realtà della famiglia e in particolare la sua esperienza nella vita quotidiana, nella società e nel mondo, attraverso il lavoro e la festa: modi privilegiati con cui la famiglia abita lo «spazio» sociale e vive il «tempo» umano. Il tema «La famiglia: il lavoro e la festa» mette in rapporto la coppia dei genitori, i figli, con i loro stili di vita: il modo di vivere le relazioni (la famiglia), di abitare il mondo (lavoro) e di umanizzare il tempo (festa).
L’incontro mondiale delle famiglie, che ha cadenza triennale, è stato promosso per la prima volta da Giovanni Paolo II nel 1994 a Roma. Nel 1997 si svolse a Rio de Janeiro, nel 2000 ancora a Roma, nel 2003 a Manila, nel 2006 a Valencia e nel 2009 a Città del Messico.
 

Noto fra i ‘Cammini d’Europa’

“Cammini d’Europa” la rete di cooperazione internazionale europea sui pellegrinaggi e sul turismo religioso comprende ora anche la Diocesi di Noto. Il partenariato formato da istituzioni pubbliche, associazioni ed enti ecclesiastici, tra  cui la Diocesi di Noto e la Cooperativa Etica Oqdany (C.E.O.), ha ideato il percorso religioso  di pellegrinaggio “Sulle orme di Paolo”, che coinvolge i territori della Diocesi di Noto e dell’Arcidiocesi di Siracusa. Una serie di iniziative, organizzate tra il 26 e il 29 giugno, ha presentato la seconda parte dell’itinerario che può essere percorso a tappe sia in auto che a piedi: un “cammino” che, partendo dalla Cittadella bizantina dei Maccari con la basilica della Trigona (Vendicari)  e transitando per il centro storico di Noto (con la visita, fra l’altro, delle due chiese di Montevergini e del Santissimo Salvatore ove è presente l’iconografia e il culto di San Paolo), coinvolge  i due Santuari diocesani (San Corrado Fuori le Mura e Maria SS. Scala del Paradiso) nonché  importanti siti di rilevante valenza religiosa, storica, archeologica e naturalistica (Noto Antica, Castelluccio, San Marco, Baulì, S. Lucia di Mendola) giungendo  fino a Palazzolo Acreide, paese dell’altopiano ibleo, dove l’Apostolo è Patrono e viene celebrato il 29 giugno.
Il percorso si inserisce nella tradizione storico-religiosa che ci tramanda l’esperienza pellegrina di San Paolo che dalla Turchia si recò a Malta e giunse nel nostro territorio ibleo  in cui sostò per circa tre giorni prima di riprendere la strada per Roma, dove venne martirizzato. “Sulle orme di Paolo”, quindi,  vuole essere non solo un’esperienza mistica e religiosa di cammino, ma anche un modo per permettere ai pellegrini-turisti di conoscere e vivere il nostro territorio. Grande è stato l’impegno profuso dalla Diocesi di Noto e della Cooperativa  Etica Oqdany che hanno ideato il percorso (Cittadella dei Maccari – Palazzolo Acreide).
Fra le manifestazioni in programma, lunedì 27 giugno presso la Basilica di San Foca a Priolo si è svolto un convegno sul tema “Il mistero della luce” organizzato dalla Biblioteca Lagoniana e moderato da Don Ignazio Petriglieri, Vicario Episcopale per la Cultura della Diocesi di Noto. Il giorno successivo è stato presentato il futuro itinerario di fede e storia con la visita a Cittadella dei Maccari, dove la C.E.O. ha organizzato l’accoglienza degli ospiti presso l’Oasi di Vendicari, dell’Ufficio Provinciale di Siracusa dell’Azienda Foreste Demaniali, diretta dal Dott. Carmelo  Frittitta, con una prima colazione a base di prodotti tipici.
Il team si è poi spostato a Noto per la  visita  guidata della Basilica del SS. Salvatore, a cura del dott. Corrado Crispino storico della C.E.O., dove un dipinto della volta ritrae la “Conversione di San Paolo sulla via di Damasco” ; successivamente nell’aula Magna del Seminario, dopo i saluti di Mons. Angelo Giurdanella, Vicario Generale della Diocesi di Noto, dell’Assessore al Turismo del Comune di Noto, prof. Francesco Terranova, e della Soprintendente BB.CC.AA. di Siracusa, dott.ssa Ciurcina, è stato  presentato il progetto dall’arch. Mariella Muti, Assessore ai BB.CC. AA del Comune di Siracusa,  dal dott. Sebastiano Bongiovanni, Presidente di Siracusa-Turismo”, dalle dott. sse  Maria Teresa Di Blasi e Elena Flavia Castagnino Berlinghieri della Soprintendenza ai BB.CC.AA  di Siracusa, dal Dott. Salvatore Celeste, presidente della C.E.O. e da don Antonio Sparacino, vicedirettore dell’ufficio BB.CC.EE. della diocesi di Noto. La giornata si è conclusa a Palazzolo partecipando alla tradizionale “svelata” di San Paolo.
 
 

Esperienza di Chiesa, per essere nel mondo presenza preziosa dell’Amore di Dio che si dona ai fratelli

Carissimi,
anche quest’anno l’Azione Cattolica della nostra diocesi si prepara a vivere il Tempo Estate Eccezionale, tempo prezioso per riscoprire l’infinito amore di Dio Padre che ci chiama a far parte della sua Chiesa.
I campi scuola diocesani sono un’occasione significativa per fare esperienza di Chiesa, per essere nel mondo presenza preziosa dell’Amore di Dio che si dona ai fratelli.
Dal 27 al 30 Luglio presso la casa “Beato Piergiorgio Frassati”, Ritillini (Rosolini) si terrà il CAMPO GIOVANISSIMI, per i ragazzi dai 14 ai 18 anni; il tema del campo è: “FATTI PER IL BENE” ed il costo è di € 65,00. Per prenotazioni o informazioni potete contattare Gianna: 3333778750 giannuzza84@tiscali.it .
Il CAMPO ACR per i ragazzi dai 9 ai 12 anni si svolgerà a Noto, in c/da Testa dell’Acqua, presso la casa “Madonna di Fatima” dall’11 al 14 Agosto 2011 e la quota di partecipazione è di € 70,00.
Il tema del campo scuola ACR 2011 è “X il mio popolo. Insieme pronti a cose grandi”: i ragazzi si confronteranno con l’esperienza del popolo d Israele e rivivranno, insieme a Giosuè, la storia della salvezza e dell’alleanza con Dio.
Dal 18 al 21 Agosto, presso la casa “Beato Piergiorgio Frassati”, Ritillini (Rosolini), al costo di €  60,00 si svolgerà il CAMPO SCUOLA DI FORMAZIONE PER EDUCATORI ACR; il tema è “Punta in alto” e sarà una preziosa occasione di crescita spirituale e associativa per “servire” al meglio i ragazzi che ci sono stati affidati. Sarà presente al campo Chiara Sutera, consigliere nazionale ACR, con cui approfondiremmo la metodologia dell’ACR e ci prepareremo al nuovo anno associativo. Per informazioni sui campi ACR ed educatori potete contattare Ada: 3401440956 adamazzonello@hotmail.com .
Infine, dal 2 al 4 Settembre si terranno presso l’Oasi don Bosco, GLI ESERCIZI SPIRITUALI PER LAICI organizzati dal settore Adulti di ACI; terrà le meditazioni don Antonio Mastantuono, già assistente nazionale MLAC.
Per le prenotazioni rivolgersi a Melina 3687613762 carmela.perricon2p2v@alice.it.
Vi ricordiamo che i campi sono promossi e organizzati dall’associazione, ma sono invitati a partecipare tutti i ragazzi della diocesi e tutti gli educatori, i catechisti  e i laici che volessero approfondire la conoscenza della nostra associazione o vivere un’esperienza di fede e di spiritualità.
Vi salutiamo affettuosamente e speriamo di incontrarvi numerosi per vivere insieme un’estate eccezionale.
 
 

‘Adulti testimoni della fede, desiderosi di trasmettere speranza’

Con questo tema si è celebrato a Pesaro dal 20 al 23 Giugno  il XLV Convegno Nazionale dei Direttori UCD. Per la nostra Diocesi hanno partecipato don Rosario Gisana, don Franco Agosta, don Adriano Minardo.  Il sottotitolo recitava “Responsabilità  e formazione della comunità cristiana”. Il convegno non è stato un evento isolato, piuttosto uno dei momenti che troverà il suo culmine nel grande Congresso Eucaristico che si celebrerà ad Ancona nel prossimo mese di Settembre. Sono stati 4 giorni di intenso lavoro tra relazioni, tavole rotonde, comunicazioni. Giorno per giorno i lavori sono stati preceduti dalla lettura biblica orante, tenuta da don Dionisio Candido. Dopo il caloroso e gioioso saluto di mons. Piero Coccia, Arcivescovo Metropolita di Pesaro, ha introdotto i lavori don Guido Benzi, Direttore dell’Ufficio Catechistico Nazionale, soffermandosi sulla sfida educativa ripartendo dagli adulti. Ha seguito mons. Semeraro che ha presentato gli orientamenti pastorali per il prossimo decennio “Educare alla vita buona del Vangelo”. Martedì 21, la relazione è stata tenuta da Mons. Andrea Lonardo che ha cercato di mettere in relazione i tre “munera” della Chiesa (annuncio della Parola, liturgia, carità e servizio)  con i cinque ambiti emersi nel convegno di Verona come dimensioni della vita umana (affettività, sofferenza, festa, famiglia e scuola, vita pubblica). La terza relazione, giovedì 23, è stata tenuta da don Luigi Girardi su: “La celebrazione domenicale luogo educativo e rivelativo: vera catechesi in atto”. Molto interessanti sono state le tavole rotonde che dopo brevi presentazioni di 15 minuti dei vari relatori, hanno visto un fiorire di spunti e provocazioni positive da parte dei presenti in sala e dei relatori. Un’altra soluzione alquanto felice è stata quella delle assemblee per ambiti di vita. I partecipanti sono stati suddivisi in cinque assemblee, scelte già precedentemente al momento dell’iscrizione, che hanno avuto per oggetto cinque ambiti: vita affettiva e catechesi, fragilità umana e catechesi, lavoro festa e catechesi, tradizione e catechesi 1 (educare la fede in famiglia; tradizione e catechesi 2 (cultura e media). All’interno delle varie assemblee i vari moderatori hanno fatto una introduzione alla quale  è seguita una esperienza significativa e il lavoro a piccoli gruppi; questa fase è stata quella più importante nella quale sono venute fuori dal dialogo e confronto le varie considerazioni e proposte che sono confluite nell’unica sintesi presentata prima della conclusione dei lavori. Dal convegno è emersa l’urgenza che tocca la Chiesa e ogni comunità di polarizzare gli sforzi dell’azione educativa verso gli adulti; sono loro che hanno maggiore possibilità di educare le giovani generazioni facendo passare stili di vita nuovi più consoni al Vangelo e ai valori primari dell’uomo (rispetto della libertà, della vita, dell’ambiente).
Questi “adulti” sono stati in particolare identificati in coloro che già in qualche modo hanno contatto con la parrocchia (animatori pastorali, catechisti, collaboratori, ecc…). Da loro, può partire, il passo successivo verso una cerchia più ampia di persone. Il convegno è stato molto importante non tanto per grosse novità e originalità di contenuti quanto per aver risvegliato un certo entusiasmo e la speranza che si può sempre ripartire e riproporre il messaggio del Vangelo che risuona nella storia da duemila anni ma sa essere sempre capace di entrare nella vita dell’uomo come la più bella novità che si possa mai accogliere.  
 

CAMMINI D’EUROPA. SULLE ORME DI PAOLO. SI INAUGURANO NUOVI ITINERARI TURISTICI

Il network europeo Cammini d’Europa, al quale il territorio siracusano ha aderito lo scorso 19 marzo con un folto gruppo di enti locali, strutture regionali ed associazioni culturali, propone una seconda tornata di attività atte a promuovere gli incantevoli scenari naturalistico-archeologici nostrani legati alla “Via di San Paolo”.

Ricordiamo che la rete Cammini d’Europa è partecipata da istituzioni e territori attraversati da itinerari dal grande valore storico, artistico, culturale e spirituale, e persegue una strategia integrata e congiunta di promozione culturale, turistica e di sviluppo territoriale dei territori partner, basata su azioni e progetti rivolti sia alla promozione internazionale degli itinerari e dei loro servizi di accoglienza turistica sia alla creazione di specifici prodotti turistici legati alle realtà territoriali.

Il territorio siracusano, sulla scorta del soggiorno dell’Apostolo Paolo di tre giorni, come documentato agli Atti degli Apostoli , è dunque interessati al recupero e alla valorizzazione della Via di San Paolo e delle sue molteplici e possibili diramazioni nell’intero territorio provinciale, concorrendo a creare un partenariato stabile e a sviluppare un programma di attività specificamente rivolto al rafforzamento e allo sviluppo della Via in provincia di Siracusa e in un’ottica di relazione sia a sud, tramite Malta verso Damasco che a nord, verso Roma.

Il programma per questo secondo itinerario che si intende promuovere prevede quattro giorni di intensa attività, a partire da domenica 26 giugno alle 18, quando si visiteranno alcune delle chiese-simbolo di Melilli, per poi recarsi alla Pirrera di S. Antonio, di recente individuata quale destinazione europea di eccellenza.

Il giorno seguente, lunedì 27 giugno, è prevista nella Basilica di San Foca a Priolo Gargallo, alle ore 19, un convegno a cura della Biblioteca Arcivescovile di Siracusa “Alagoniana” dal titolo: “Il mistero della luce nella Basilica di San Foca. Un luogo “mistico”. Sulle orme dell’esperienza mistica di San Paolo.” I relatori del convegno saranno Monia Intrivici, architetto e studiosa del complesso architettonico della Basilica, Mons. Giuseppe Greco, direttore della Biblioteca Arcivescovile Alagoniana, e Don Aurelio Russo dell’Arcidiocesi di Siracusa. Il convegno sarà moderato da don Ignazio Petriglieri, Vicario Episcopale per la Cultura della Diocesi di Noto.

Il martedì 28 giugno è dedicato alla zona sud della provincia. Dopo la visita alla Cittadella dei Maccari e alla cappella bizantina “Trigona” presso l’Oasi di Vendicari gestita dall’Ufficio Provinciale di Siracusa dell’Azienda Foreste Demaniali, diretta da Carmelo Frittitta, si salirà a Noto dove alle 12,30, presso il Seminario Vescovile, è previsto un incontro con gli operatori turistici, ai quali verranno illustrati i capisaldi del progetto “Sulle orme di Paolo” ed i vantaggi derivanti dalla prospettiva di accreditamento delle strutture della filiera turistica al network, solo a seguito di un concreto consolidamento degli itinerari turistici proposti. Quindi, la carovana si sposterà al Santuario della Madonna della Scala, per poi raggiungere Palazzolo Acreide.

Nella cittadina iblea, alla vigilia del giorno dedicato a San Paolo, vi sarà alle 18 l’inaugurazione di una esposizione realizzata dall’Associazione Culturale “Exedra” riguardante elementi cari al culto di San Paolo. Quindi, seguendo il programma dei solenni festeggiamenti organizzati dal Comune di Palazzolo, ci sarà alle ore 20 la tradizionale Sciuta ra cammira, o Svelata.

Il programma seguirà il giorno dopo, il 29 giugno, i festeggiamenti organizzati in loco, a cominciare dalla raccolta e benedizione delle cuddure, i tradizionali pani votivi sul sagrato della Basilica di San Paolo, per poi uniformarsi al calendario delle attività previste.

Ricordiamo che il progetto di adesione ai Cammini d’Europa registra la partecipazione di 13 Comuni della provincia (Siracusa, Avola, Floridia, Melilli, Noto, Solarino, Buccheri, Buscemi, Canicattini Bagni, Cassaro, Ferla, Palazzolo A., Sortino), dell’Arcidiocesi di Siracusa e della Diocesi di Noto e dei seguenti enti: Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Siracusa, Galleria Interdisciplinare Regionale di Palazzo Bellomo, Dipartimento regionale Azienda Foreste Demaniali – Ufficio Provinciale di Siracusa, Sistema Transnazionale G.A.T.- S.C.E. Euromed, Unione dei Comuni “Valle degli Iblei”, Camera di Commercio di Siracusa, C.U.T.G.A.N.A. Centro Universitario per la Tutela e la Gestione degli Ambienti naturali e degli Agroecosistemi, Consorzio Universitario Archimede Siracusa, Associazione Maltesi in Sicilia “San Pawl Missierna”, Consorzio Universitario Mediterraneo Orientale, Associazione Culturale “L’isola del dialogo”, Servizio Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi”, Servizio Parco Archeologico Leontinoi e zone limitrofe, Associazione Syraform, Cooperativa Etica Oqdany, GAL Eloro.

Il coordinamento logistico e tecnico del partenariato è affidato a CO.SVI.S. Consorzio per lo sviluppo di Siracusa e al GAL Val d’Anapo. Il coordinamento scientifico è curato dall’Assessore alle Politiche Culturali del Comune di Siracusa, Mariella Muti, che ha sposato la causa fin dagli inizi e rappresenta l’anima e la memoria storica del progetto.

Per l’organizzazione del presente secondo evento di promozione legato alle orme dell’Apostolo Paolo si ringraziano in particolare i seguenti enti, che hanno fattivamente collaborato alle programmazione e realizzazione delle attività:

Arcidiocesi di Siracusa – Biblioteca Alagoniana

Associazione Culturale Exedra

Comune di Melilli

Comune di Noto

Comune di Priolo Gargallo

Comune di Palazzolo Acreide

Comune di Siracusa – Assessorato alle Politiche Culturali

Cooperativa Etica Oqdany

CUTGANA

Diocesi di Noto

Dipartimento Regionale Azienda Foreste Demaniali – Ufficio Provinciale di Siracusa

Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Siracusa

 

 
 
 

Cooperativa Sociale ONLUS ‘L’isola del sorriso’

La Cooperativa Sociale O.N.L.U.S “L’isola del Sorriso”, costituita il 23 febbraio del 2009, non nasce dal nulla ma trae spunto dalla ricca esperienza di volontariato che noi soci fondatori abbiamo vissuto. Sotto l’attenta guida delle Suore Salesiane che ci hanno spinti verso l’incontro con l’altro, il più svantaggiato, il disagiato e il meno abbiente, e consapevoli del loro trasferimento presso altre strutture che portava noi ad abbandonare l’istituto “San Giovanni Bosco”, luogo in cui si svolgevano tutte le nostre attività, abbiamo portato avanti la proposta che ci era stata offerta, cioè quella di trasformare la nostra esperienza di volontariato in esperienza professionale.
 
Tutto questo è stato possibile grazie al supporto della Diocesi, che ci ha offerto la struttura in cui operiamo fino adesso, della Fondazione San Corrado ONLUS, che grazie al prezioso contributo economico donato ci ha sostenuto nella difficile fase di start up, e dell’Animatrice di Comunità che ci accompagna in ogni singola fase del nostro percorso.
 
ATTIVITÀ
L’attività della Cooperativa è rivolta prevalentemente al sostegno dei soggetti svantaggiati del Comune di Noto: minori e famiglie.
I Servizi che attualmente offre sono:
 
SERVIZIO DI CONSULENZA EDUCATIVA PER CONTRASTARE IL DISAGIO E LA DISPERSIONE SCOLASTICA
Contribuisce a rafforzare quelle iniziative di contrasto alla dispersione scolastica e formativa a favore dei soggetti a rischio di insuccesso o di fuoriuscita dal sistema educativo, cui dare le competenze necessarie per inserirsi con maggiori possibilità nella società e nel mondo del lavoro attraverso interventi di:
• Prevenzione e riduzione della dispersione scolastica grazie ad attività di recupero e laboratori creativi.
• Didattica attiva volta ad intervenire sulla dimensione motivazionale ed affettiva per collocare i ragazzi in modo positivo dentro il percorso formativo predisponendo forme di sostegno personalizzato nelle situazioni a rischio.
 
LABORATORI ARTISTICI PER I MINORI
Dove ogni bambino, ragazzo o adolescente può sperimentare liberamente la propria attività, mediante tecniche grafico-pittoriche e artigianali, per la realizzazione di oggetti di vario tipo.
• Laboratorio di Cucina
• Laboratorio di Pittura e Attività manuale
• Laboratorio di Teatro
 
ATTIVITÀ ESTIVE
Ideate e gestite dagli educatori professionali della Cooperativa, le proposte estive dell’Isola del Sorriso hanno l’intento di offrire a bambini, ragazzi e giovani, un modo piacevole per trascorrere parte delle proprie vacanze, in compagnia di amici e con l’affiancamento di adulti preparati, sperimentando che anche attraverso il gioco, lo sport, l’avventura è possibile acquisire conoscenze, abilità e autonomie che contribuiscono fortemente alla loro crescita.
 
A partire da Settembre 2011 presso la nuova struttura che è in fase di adeguamento, la cooperativa intende offrire i seguenti servizi:
 
BABY PARKING: luogo ideale per lasciare i bambini per breve tempo, dedicato a tutti i genitori che hanno la necessità di affidare i propri figli a persone competenti per brevi periodi, in un posto sicuro e fidato. Un ambiente studiato per stimolare la socializzazione e la creatività tra i bambini utilizzando attività ludiche specifiche per ogni fascia d’età.
 
SCUOLA DELL’INFANZIA: per promuovere la formazione integrale della personalità dei bambini dai tre ai sei anni di età, nella prospettiva della formazione di soggetti liberi, responsabili ed attivamente partecipi alla vita della comunità locale, nazionale ed internazionale.” Inoltre, tenendo conto degli interessi, dei bisogni, delle esperienze e capacità già maturate dal bambino si intende programmare percorsi educativi e didattici nei diversi campi di esperienza.
 
 
EQUIPE
Per la realizzazione delle attività descritte in precedenza la cooperativa si avvale di un’equipe professionale formata da: Pedagogista, Psicologo, Assistente Sociale, Educatori professionali, Assistenti OSA ed Esperti in varie discipline (musica, arte, alimentazione, ristorazione, ecc …).
 
La Cooperativa Sociale Onlus “ L’isola del Sorriso”
E’ aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 15:00 alle 18:00

CEO Cooperativa Etica ‘Oqdany

La C.E.O, Cooperativa Etica Oqdany, nasce il 2 aprile 2010  nella Diocesi di Noto grazie al Progetto Policoro della Chiesa Cattolica Italiana e prosegue il suo cammino con una serie di attività che hanno permesso la sua riconoscibilità riguardo al turismo religioso in seno alla Diocesi di Noto.
Il termine “Oqdany”, che in ebraico vuol dire “lègami” è tratto dal libro della Genesi (22,9) ed indica il legame profondo tra Abramo e Dio nella consegna totale a Lui del figlio Isacco; il termine per la cooperativa assume la doppia valenza di affidamento a Dio e legame con il nostro territorio e la diocesi.
La cooperativa si occupa di comunicazione territoriale, spaziando dal settore turistico, a quello culturale, eno-gastronomico e religioso, all’interno di un’azione di evangelizzazione, come testimoniano le prime iniziative, realizzate sia nella Basilica del SS. Salvatore che nella Cattedrale di San Nicolò a Noto con la creazione di percorsi guidati sull’arte sacra; La CEO collabora con l’ufficio diocesano per i Beni Culturali Ecclesiastici, per la realizzazione dell’inventario della Cattedrale e  la catalogazione dell’Archivio storico fotografico e con enti, operatori e associazioni dell’intero territorio Diocesano per formare una rete che dia una seria risposta alla domanda di servizi richiesti dal visitatore, puntando alla comunicazione e conoscenza ma anche informando tutto ciò che il territorio offre.
 
Che cosa offriamo:
• Info sul turismo religioso;
• Gestioni di beni culturali;
• Itinerari Culturali nell’intero territorio diocesano;
• Organizzazione itinerari;
• Organizzazioni di mostre ed eventi Culturali;
• Ricerche storiche artistiche;
• Promozione eno-gastronomica;
• Realizzazione di guide e brochure;
• Promozione e marketing della rete Turistica-Religiosa e Sociale della Diocesi di Noto;
• Creazione modello di gestione dei beni culturali;
• Recupero Fondo Antico; (inventariazione, catalogazione, digitalizzazione, archiviazione, ecc.)
 
Per la sezione turismo religioso sono stati ideati alcuni  percorsi catechetici e di  promozione territoriale: “ Le vie del Sacro : Itinerario Storico Artistico Religioso nella Cattedrale e nelle chiese del centro storico di Noto”. Un progetto che include vari itinerari:
 
1. Catechesi nella Cattedrale attraverso le opere d’arte
2. Viaggio nella Cattedrale: un percorso “in progress” dal 1693 a oggi
3. Oqdany in rete: un viaggio nel territorio Diocesano per  promuove tutte le attività sociali della Diocesi di Noto
4. I Santuari Diocesani: San Corrado e Santa Maria Scala del Paradiso
5. Sulle orme di San Paolo: un pellegrinaggio da Vendicari a Palazzolo  Acreide
6. Nel cuore del centro storico : Arte e Fede nelle Chiese del centro storico
La Cooperativa è partner del progetto “Sulle orme di Paolo” di cui fanno parte importanti Enti Pubblici e Privati nazionali e internazionali; tale progetto è a sua volta inserito nei “Cammini d’Europa”, all’interno del quale sono presenti anche la “Via Francigena” e “il Cammino di Santiago de Compostela”. Questo progetto permetterà al territorio Diocesano di avere grande visibilità, infatti la CEO sta redigendo un percorso che da Vendicari conduce a Palazzolo Acreide, valorizzando sentieri e antiche strade secondarie, mettendo in risalto i luoghi Diocesani più importanti; si stanno infatti creando percorsi interni sia a San Corrado F.M. ,Madonna della Scala del Paradiso e  Santa Lucia di Mendola. Il tutto si unisce agli obbiettivi propri della Cooperativa Etica Oqdany di creare ritorno economico territoriale e occupazione giovanile.
La CEO offre un servizio di valorizzazione e promozione  dei santuari presenti nel territorio diocesano: Maria SS Scala del Paradiso e l’ Eremo di San Corrado che vanno considerati al di là del loro inserimento nel cammino paolino; infatti la Cooperativa ha ideato e progettato un nuovo programma di gestione dei servizi culturali e religiosi che mira a:
 potenziare la loro fruibilità,  la loro offerta turistica attraverso servizi di visite guidate con percorsi didattici di carattere religioso, storico, naturalistico  e paesaggistico; 
recupero di sentieri secondari nel rispetto dell’integrità  ambientale;  
messa in sicurezza di alcune aree limitrofe ai Santuari  stessi; 
permettere un ritorno economico  diretto (auto-sostentamento) e indiretto (ricaduta economica per quelle attività  presenti nelle aeree limitrofe). 
 

Progetto Policoro

 L’esperienza del Progetto Policoro nasce il 14 Dicembre 1995, a Policoro, città in provincia di Matera, luogo dove si è svolto il primo incontro programmatico di questa nuova iniziativa ecclesiale fondata sulla collaborazione tra l’ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro, il Servizio Nazionale per la pastorale giovanile e la Caritas Italiana,  che da 15 anni, assieme alle associazioni e con l’apporto competente degli animatori di comunità, agisce nei territori delle diocesi del sud Italia, accompagnando i giovani nella costruzione del loro futuro, evangelizzando, educando, esprimendo gesti concreti.
Alla base del Progetto c’è la preoccupazione della Chiesa italiana di parlare al cuore di tutti quei giovani dell’Italia Meridionale, che vivono situazioni difficili nell’ambito della ricerca del lavoro, con un’attenzione concreta al territorio e il necessario annuncio del Vangelo.
È, quindi, la risposta della Chiesa, che ha a cuore il futuro dei suoi figli, con una proposta organica di evangelizzazione e promozione umana, fondata su tre pilastri:  evangelizzazione, formazione e gesti concreti.
 Il progetto è un percorso che sperimenta strade nuove e soluzioni inedite per dare speranza ai giovani che vivono il problema della disoccupazione al Sud, grazie alla collaborazione  della rete costituita dalle filiere dell’evangelizzazione (ACI, GiOC, ecc…) e della formazione (ACLI, CISL,Confcooperative ecc…) che cerca di diffondere una nuova cultura del lavoro nel territorio.
Nella nostra diocesi il progetto è attivo da alcuni anni e ha contribuito alla nascita di gesti concreti: la “Cooperativa Etica ‘Oqdany”, la Cooperativa Sociale ONLUS “L’isola del sorriso” e il  Centro Didattica e formazione “Paideia”.
 
 

Lo sportello del centro servizi o CAT (Centro Animazione Territoriale) inaugurato il 20 Giugno, si trova in via Mons. Blandini 9 ed accoglie tutti i giovani che sono alla ricerca di un lavoro o hanno bisogno di assistenza e di aiuto (stesura di curriculum, elaborazione di un businnes plan, ecc..); all’interno del centro servizi è possibile reperire materiali utili per l’avvio di imprese o per conoscenza sui bisogni e sulle realtà già esistenti nel territorio.

 

Il centro servizi è aperto il
Mercoledì  ore 10.00 – 13.00
e su appuntamento
in Via Mons. Blandini n° 9 – Noto
Per informazioni o appuntamenti rivolgersi a:
Salvo 348 88 673 28 – email: progettopolicoro@diocesinoto.it

 

 
IL PROGETTO POLICORO NELLA NOSTRA DIOCESI
Pane, lavoro e libertà
 
 Al n°12 del documento dei Vescovi italiani “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno” il Progetto Policoro viene indicato come un segnale concreto di speranza per i giovani, «una nuova forma di solidarietà e condivisione, che cerca di contrastare la disoccupazione, l’usura, lo sfruttamento minorile e il “lavoro nero”».
Il progetto ha una finalità essenzialmente educativa, per questo, in linea con gli orientamenti pastorali della Chiesa italiana per il decennio 2010-2020 e con la programmazione della diocesi – relativa al quinquennio 2010-2015 – si intende rilanciare il progetto Policoro nel contesto della duplice attenzione richiamata negli ultimi documenti dei Vescovi Italiani con una più chiara attenzione all’ecclesialità, coniugando sfondi evangelici ed ecclesiali con la promozione di azioni significative e di segni condivisi entro una corale progettazione, per la quale sarà costituita apposita equipe diocesana, con rappresentanti di tutti i vicariati. L’ottica – richiamata dal Vescovo Mons. Antonio Staglianò – è quella di una cura integrale dell’uomo (corpo, mente e spirito) e di una presenza della comunità ecclesiale entro la storia degli uomini capace di far cogliere bellezza e concretezza del Vangelo.
 
 
 

Nella fossa di Sgarbi dovevo parlare di Dio Padre

Il dott. Mauro Pizzighini, direttore del settimanale di attualità pastorale “Settimana”, ha chiesto al nostro Vescovo, mons. Antonio Staglianò, di narrare quanto accaduto nel corso della trasmissione televisiva, condotta dal critico d’arte Vittorio Sgarbi, andata in onda su Raiuno il 2 Maggio 2011.

Riproduciamo, integralmente, l’articolo pubblicato dal predetto settimanale nel numero 23 del 12 Giugno 2011 alle pagine 14-15 
 

Lo studio allestito  era  bellissimo e  oltremodo  significativo:  una specie di ricostruzione dell’areopago di Atene. Mi guardai  intorno e cercai dove  fosse  la statua  dedicata  al Dio ignoto. Il riferimento a san Paolo mi rimandò intuitivamente al suo “insuccesso” e perciò mi ritornarono in mente  le preoccupazioni di quando  venni  a sapere  dai  giornali  l’intenzione di Sgarbi di invitarmi  al suo nuovo programma culturale in prima serata  e in diretta su Rai1 dal titolo Il mio canto libero. La televisione esibisce troppo e comunica poco e io, come vescovo della Chiesa  cattolica,  non  ho nulla  da esibire  e tantissimo  da  comunicare. Così pensai e perciò mi rivolsi ad amici per  chiedere consiglio  e  manifestare  le  mie  perplessità e  il timore che «qualunque fosse stato l’esito, in un modo  o in un altro  mi sarei scottato».  Partecipare sarebbe stato  per me un atto  di libertà  rispetto  a certi tatticismi  che pur sono fondati  su ragioni sapienti. Lo strumento televisivo è vorace, quelli  dei mass media  in genere  sono spazi difficili e pericolosi  da abitare.  Essere presenti è però  importante: nei mass media pontificano tutti sul cattolicesimo e su Dio, specialmente  i razionalisti atei che, scrivendo e parlando di cristianesimo a modo loro, realizzano  introiti  economici consistenti. Per  lo più si tratta di ricostruzioni infondate e bizzarre del cristianesimo e del cattolicesimo, su cui poi si spara  addosso,  spesso ridicolizzandole. Su questo non mi pare ci sia par condicio.  Per non parlare di chi  con tutte  le buone  intenzioni – vuole  rifondare la fede  e “spara” contro  i dogmi fondamentali della tradizione cristiana,  destrutturandoli e “spiegandoli con razionalità”. Peccato che la spiegazione “razionale”  portata sia  in  realtà   lo  svuotamento  della  loro  verità,  con tutte  le conseguenze per  la  spiritualità e  il cammino  di fede  dei  cristiani  e dei cattolici.

 
La crisi dell’umano
D’altronde è necessario oggi per l’evangelizzazione  abitare – con prudenza  e competenza – il mondo  dei mass media. I vescovi italiani lo ribadiscono  da anni  e anche  negli ultimi Orientamenti pastorali del nuovo decennio su Educare alla vita buona del Vangelo ne parlano  con insistenza.  Nel frattempo, sotto l’ispirazione   del  magistero  di  Benedetto XVI, viene costituito un Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione  che di per  sé implica  un nuovo investimento dell’intelligenza della fede in territori oramai  post-cristiani, mentre l’iniziativa promettente del Pontificio  consiglio per la cultura  denominata “Cortile dei  gentili” mostra  quanto sia determinante oggi aprire  il dialogo con tutti gli uomini che  sono  alla  ricerca  della  verità e si pongono le domande fondamentali sul senso della vita e sul significato del dolore, della morte, dell’ingiustizia. Una nuova santa alleanza viene auspicata  dal cattolicesimo tra credenti e “non-credenti pensosi” per ritornare a pensare insieme  sulle cose che veramente valgono  per l’umano dell’uomo,  oltre  la deriva  superficiale dell’appiattimento sulla rissosità della politica  e sull’immoralità diffusa,  perpetrata  nella   mercificazione dei corpi umani  alla smaniosa  ricerca del piacere  per sé in faccia al dolore degli altri. La  crisi vera  che  stiamo  vivendo non è tanto  economica o finanziaria, ma è più profondamente crisi culturale, in senso  forte  è crisi dell’umano. L’umano è ridotto alle condizioni materiali della propria esistenza, mentre l’individualismo  crea competitività violente  da “homo  homini lupus”. Esiste allora una “controversia sull’umano” – come amava dire Giovanni  Paolo  II  – che  il cattolicesimo oggi deve affrontare con maggiore consapevolezza.  Perciò urge che mostriamo  dappertutto che il cattolicesimo è una concezione del mondo  e della vita, una visione dell’uomo e del suo destino  storico  e tutto  questo  lo è in intelligenza  e razionalità. Il cattolicesimo ha tanto logos da offrire  e chiede  che si allarghino  gli spazi della razionalità della fede, la quale può aiutare ogni forma della ragione  a recuperare le sue dimensioni sapienziali, oltre il riduzionismo della versione solo scientista della ragione. È l’invito pressante di Benedetto XVI, sin dall’inizio del suo pontificato.
Il Dio dei cristiani
In questo contesto  di motivazioni ideali, piuttosto concrete per la nuova evangelizzazione e per l’iniziativa culturale della  Chiesa  cattolica  (dopo il convegno  di Palermo  è nato allo  scopo  il Progetto culturale della Chiesa italiana,  di cui sono stato  per un decennio teologo  consulente), la proposta che Sgarbi mi fece mi sembrò un’occasione provvidenziale: il programma era strettamente culturale (non dunque di spettacolo); il tema era  “Dio”  e a parlarne avrebbe invitato  Matthew Fox (teologo  che, rievocando il gesto di Lutero, appose anche  lui 95 tesi al portone della Cattedrale di Wuttemberg), un  filosofo ateo (che peraltro mi fecero scegliere)  e poi Morgan  (cantante a me sconosciuto, ma conosciutissimo dai giovani per certe sue posizioni esistenziali  disorientanti); lui stesso avrebbe parlato di Dio in tre  soliloqui  interpretando opere  d’arte  (per lo più Caravaggio). Io avrei dovuto  dialettizzare con tutti, “mantenendo le posizioni cattoliche”, cercando di mostrare cioè che il cattolicesimo ha ragioni da vendere, argomentazioni razionalmente condivisibili anche da chi non crede come noi o non crede  affatto. Il dibattito, dunque, sarebbe stato culturale e non per questo  avrei dovuto mettere tra parentesi la mia fede. Anzi,  Sgarbi  voleva  proprio che la confessionalità della fede risultasse culturalmente apprezzabile sui vari temi trattati nelle trasmissioni  programmate (su Dio, sulla bellezza, sulla verità, sulla giustizia) e per questo aveva inteso invitare  un vescovo: voleva il cattolicesimo istituzionale, per così dire. La cosa sembrò buona anche agli amici cui mi rivolsi, benché  tutti  fossero preoccupati della personalità debordante e “individualisticamente solista”  di  Sgarbi.  Il  contenitore  era però  una  buona   occasione  per  entrare  in un “cortile  dei gentili” organizzato  dai gentili. Avrei dovuto sostenere contro Fox che il cattolicesimo non è l’ideologia del peccato originale con la quale si terrebbero compresse  le coscienze delle persone, ma piuttosto un’esperienza di fede storica  e liberante che sa bene  della fragilità umana  e delle sue profonde ferite, ma ha fiducia nell’uomo e nelle sue potenzialità redente  dalla  grazia  di Dio  in Cristo Gesù. Questa grazia viene sicuramente  – come  lui sostiene  – “prima di ogni peccato”.  E d’altronde “original blessing” (In principio era la gioia, il titolo  del suo libro  recentemente  ripubblicato in italiano)  non è una  tesi  anticattolica: perché,  a  volerla dire tutta,  proprio il cattolicesimo nel dogma cattolico dell’Immacolata  Concezione  (l’unica   donna preservata dal peccato originale) mostra che più antica del peccato originale è la misericordia di Dio e il suo pensiero gioioso e grazioso per ognuno di noi (siamo pensati e amati nel Verbo eterno di Dio in Dio). Senza dire che il cristianesimo non è gnosticismo e, perciò, per il cristianesimo, non siamo stati creati a causa di un peccato metastorico, ma siamo stati creati nella benedizione di Dio e il peccato originale si configura come un fatto storico e reale (nel più remoto dei tempi, inattingibile alla ricostruzione storiografica, ma invece evidente nella considerazione teologica) solo al capitolo terzo della Genesi. Anticattolico è, semmai, il suo panteismo che, alla ricerca di una nuova spiritualità cosmocentrica, non distingue più tra Dio e il mondo e, volendo superare il dualismo, ne confonde la differenza reale. In realtà non è necessario il panteismo per ritornare a dare la dovuta “sacralità” alla natura e alla creazione di Dio, contro un certo antropocentrismo prometeico moderno che nulla ha a che fare con l’antropocentrismo cristiano: l’uomo è posto al centro del giardino per coltivarlo e non per sfruttarlo ed esserne predatore. Il disastro ecologico cui stiamo assistendo trova l’ultima causa e la sua vera origine nell’uomo dimentico di Dio, nell’uomo divenuto vorace perché ha estromesso i comandamenti di Dio dall’orizzonte di senso delle sue attività umane. Questa è la sacrosanta
verità. Ritornare allora al Dio dei cristiani è la scommessa vera per il futuro dell’ambiente, anzitutto perché il vero fondamento di una sana ecologia è propriamente l’uomo aperto al dono, al riconoscimento dell’altro, l’uomo agapico, ovvero il cristiano rigenerato dallo Spirito di Cristo, l’uomo nuovo di cui parla s. Paolo e di cui il cattolicesimo si impegna a declinare le conseguenze operative e morali nella persona  mana, nella società e nell’impegno storico a tutti i livelli. Questo Dio – che nel linguaggio della tradizione  cristiana ci viene consegnato come il Padre del Signore nostro Gesù Cristo che dona lo Spirito – non ha caratteristiche sessiste e pertanto non può propiziare nessuna forma di maschilismo. D’altro canto anche la prima tesi di Fox “Dio è padre ed è madre” non può suonare anticattolica, poiché di fatto sono abbondanti nella Bibbia le espressioni materne (o al femminile) con le quali viene descritto il rapportarsi di Dio al  mondo e al suo popolo: “come una madre consola suo Figlio, così avrete consolazione in Gerusalemme”, mentre la misericordia del Padre “ricco in misericordia” viene plasticamente comunicata con un linguaggio estremamente femminile, con “gli uteri di misericordia”. Il nostro Dio Padre “materno” – al di là dei nomi cui siamo costretti per non essere condannati a tacere (s. Agostino) – ha la verità e il significato di quanto Gesù ci ha mostrato, perché lui, il Cristo, è la rivelazione del Padre: “Filippo chi vede me vede il Padre”. Padre allora vuol dire l’autorevolezza. Allora, chi crede in Cristo, il Figlio eterno nella carne umana, partecipa alla vita filiale di Gesù, riceve il dono Spirito Santo che gli fa gridare “Abba-Padre”. Conosce Dio in modo nuovo.
Vorrei procedere schematicamente, per esemplificare il ragionamento:
a. Secondo la rivelazione di Gesù, “Padre” è il nome con il quale conviene rivolgersi a Dio. Il termine “Dio” è troppo generico, rischia di essere astratto. La fede cristiana è, invece, un incontro personale con un Dio che ha un volto, parla, ascolta, agisce nella storia, come creatore dell’universo, come amico degli uomini e delle donne di tutti i tempi, per i quali offre salvezza, liberazione, gioia, pace.
b. Il Padre non è lontano, distante: egli è Dio e “Dio è amore”, dialoga, comunica, si fa sentire, è compagno di strada condividente. Così Gesù lo ha mostrato, un Padre premuroso, ricco di misericordia, disponibile al perdono, un continuo “dono per” chiunque si apre ad accoglierlo nell’umiltà della fede.
c. Imparare ad adorare “questo” Dio significa “saper pregare il Padre nostro”, cioè educarsi alla speranza fiduciosa, alla condivisione solidale, alla paziente sopportazione, al perdono. Chi crede nel Padre di Gesù rinuncia alla vendetta, all’egoismo, all’indifferenza e si prende cura dell’altro, diventa custode di suo fratello.
 
Custodi dei fratelli
Buoni argomenti per ragionare anche con un filosofo ateo. Il filosofo pensoso non vuole negare Dio in modo superficiale. Nella prospettiva del dialogo si deve ritenere che la posizione atea sia meglio rappresentata non tanto dall’affermazione “Dio non esiste”, quanto piuttosto dall’invocazione “Dio perché non esisti?”. L’ateo pensoso sa guardare al dramma della sofferenza e dell’ingiustizia umana e può cogliere intuitivamente che dovrebbe esistere un Dio (è uno spiraglio per la riflessione), perché è troppo il vociare dell’umano dolore diffuso nel mondo. Ma per lui Dio non esiste e però può anche interrogarsi, secondo queste belle espressioni poetiche che cito a memoria: “una voce grida dal profondo della terra e invoca un Dio che non esiste; non esiste nessun Dio che ascolti quella voce; ma perché la voce che invoca Dio esiste?”. In verità l’ateismo è inquieto nella sua ricerca sull’uomo ed è a tutti noto che gli atei dell’Ottocento negarono Dio perché l’immagine moderna di Dio era quella di un Ente superiore “contro” l’uomo. L’equivocazione moderna dell’alterità di Dio (Dio è sicuramente l’Altro, ma venne concepito come opposto e contro, secondo Romano Guardini) propiziò le ragioni dell’ateismo di Feuerbach, di Marx, di Nietzsche. Nella scoperta di Dio come Padre di Gesù potrebbe esserci la risposta ad ogni ateismo, se solo questa scoperta si potesse con sempre nuova intelligenza declinare antropologicamente. La radice della libertà umana risiede infatti nel ritrovare e nel riscoprire continuamente il “volto del Padre”. Questo volto non si lascia inscatolare dentro nessuna immaginazione umana, le trascende tutte: non è padre in quanto maschio (si devono superare le ingenue rappresentazioni legate al sesso). Come Padre, infatti, Dio è anche madre: è un Padre materno. Solo Dio dice chi è Dio, perciò solo Gesù, il Figlio di Dio, ci può dire chi è il Padre e lo ha fatto nella sua testimonianza d’amore crocifisso. Nelle “parabole del Regno” ci ha raccontato molto di lui. Così, in uno slogan vero: “adoratori del Padre, custodi dei fratelli”. La fede è cammino di vita esigente, sempre esposta al rischio dell’evasione religiosa e della schizofrenia tra pratica credente ed esistenza giornaliera. Nessuno è immune da questo rischio. Perciò è importante concentrarsi sull’annuncio vero del santo Vangelo. Il Vangelo è Gesù, il suo kerigma, è l’avvento del regno di Dio. Il regno di Dio è la signoria del Padre suo. Il contenuto dell’annuncio del santo Vangelo è: “Dio è amore”, cioè Dio è Padre, ha un volto, non è un’idea vaga di infinito, ma un agente nella vita quotidiana di ogni uomo. Da “buon” Padre, aiuta e sostiene la fatica di ogni giorno per la costruzione di una vita felice su questa terra. Questa scoperta (= rivelazione) si esprime in un’adorazione nuova, la quale esige da tutti di diventare custodi dei fratelli. Dobbiamo allora – per essere da credenti all’altezza delle sfide culturali di oggi e della testimonianza cristiana che ci è richiesta, della santità cui siamo chiamati – aiutarci a cogliere come e quanto l’annuncio della paternità di Dio responsabilizzi la libertà di ogni uomo in esperienze vere di amore e di solidarietà: “essere adoratori di questo Padre significa diventare irrimediabilmente custodi di tutti, sentiti fratelli”. È certo che la conversione umana si manifesta in grandi cambiamenti degli stili di vita, comporta veri sforzi ascetici (la metanoia cristiana non è cosa superficiale, che possa accadere come per incanto o per magia) e imponga il raggiungimento di traguardi non facili. Tuttavia questa conversione è impossibile se non si cambia proprio nell’accoglienza del nuovo volto di Dio, se non si matura nella conoscenza della sua paternità, come Gesù l’ha comunicata. Questa mistica contemplativa dei tratti veri del volto del Padre è il fondamento, nella fede, della vera conversione del nostro cuore e di tutta la nostra esistenza nella libertà dell’amore e del dono di noi stessi per gli altri.
 
Orfani di padre
Tutto questo è oltremodo significativo e culturalmente rilevante nella nostra attuale società, che soffre di “orfananza del Padre”: una crisi così profonda che ha effetti terribili nella crisi demografica che sarà il vero problema del prossimo futuro, specialmente in Europa e anche in Italia. Il cantante Morgan e Sgarbi stesso – ognuno a proprio modo – rappresentano dei veri e propri “sofferenti” di questa “orfananza del Padre”, secondo Horkheimer. Anche con loro su questo avrei dovuto dialettizzare, “mantenendo le posizioni cattoliche” che, purtroppo non vanno di moda nemmeno tra gli stessi cattolici praticanti. Non è solo il problema di Gavino Ledda con il suo “padre-padrone”; c’è ovviamente molto di più singolare che non bisogna disattendere nella stessa predicazione della paternità di Dio, se vogliamo che essa sia sempre più e sempre meglio luce e sapienza per ogni paternità umana. La riscoperta e la predicazione del volto vero di Dio, il Padre del Signore nostro Gesù Cristo che dona lo Spirito, è oggi la sfida più audace che la fede rivolge all’uomo del nostro tempo, affinché l’uomo si liberi da tutte le sue frustranti paure e si concepisca protagonista della propria storia individuale, nonché di quella collettiva e sociale. Certo, di Dio si può parlare sempre e solo a partire dalle nostre esperienze, ma nell’educazione religiosa della nostra gente occorre tener presente che ogni linguaggio umano è limitato e talvolta le nostre esperienze rendono equivoco il linguaggio con cui comunichiamo la nostra fede. Nella mediazione della fede occorre tenere presente tutto questo. Il Padre celeste (cioè il Dio comunicato da Gesù e non costruito attraverso le nostre immagini) è rivoluzionario rispetto a ogni tipo di paternità terrena: la sua predicazione è critica profetica per ogni modello di padre in questo mondo e deve diventare l’occasione per recuperare la stessa paternità umana nei suoi contenuti profondi: vicinanza, tenerezza, fiducia, sicurezza, consolazione, protezione, promozione delle creatività, educazione alla libertà. La crisi del padre è crisi di autorità, non tanto nel senso giuridico, ma in quello valoriale di autorevolezza: l’autorevolezza del padre rende sicuro il cammino libero della crescita e orienta ad un futuro di costruzione responsabile della propria felicità, affianca senza sostituire, protegge senza mortificare il potenziale.
 
Il Padre di Gesù
Ecco dunque quanto mi ero preparato a dire. In estrema sintesi: ogni paternità è vera se è trasparenza e simbolo dell’unica paternità di Dio, i cui tratti originali del volto si possono cogliere nelle parabole del Regno. Perciò ci ha detto Gesù: “uno solo è il Padre e nessuno si faccia chiamare
padre sulla terra”; la contemplazione e l’accoglienza nella fede cristiana di Dio come Padre impegna a una vita autenticamente umana, fondata sull’amore misericordioso che si rende responsabile della vita dei fratelli, delle sofferenze, dei bisogni materiali e spirituali della gente; la fede richiesta dal Padre supera la pratica legalistica dell’obbedienza ai precetti, per cui l’andare a messa di domenica è ben più che soddisfare una legge: è la volontà di lasciarsi coinvolgere dall’amore del Padre che rigenera e con la sua grazia rende tutti capaci del gesto del dono di sé per l’altro, ripetendo il gesto eucaristico di Gesù, che si fa Pane spezzato e sangue sparso per amore; attingendo al cuore del Padre, Gesù mostra e rivela nel suo comportamento una vicinanza affettuosa soprattutto verso i peccatori, gli sventurati, verso tutti quanti si trovassero in condizioni di miseria fisica (le malattie), spirituale (il peccato), economica (la povertà). L’amore preferenziale di Gesù per i poveri, per i diseredati e i disprezzati della terra “simbolizza realmente” la verità di Dio, il Padre “suo”. Ogni uomo è fratello, perché Dio è Padre. Questa è allora l’ultima verifica: chi è adoratore del Padre diventa generosamente custode degli uomini, sentiti suoi fratelli.
 
Resta la delusione
Quando giunsi allo studio della Rai, non vidi né Fox, né il filosofo ateo. Il contenitore era cambiato. C’era solo Morgan. Ma mi dissero che avrei avuto la possibilità di offrire le mie riflessioni sul Padre-paternità e umanità disorientata nel corpo centrale della trasmissione attraverso quattro domande che una presentatrice (la Marangoni) avrebbe dovuto rivolgermi, in uno spazio temporale di venti minuti. Mi sembrò una buona proposta e rimasi. Di fatto, le cose andarono diversamente. Sgarbi era “inviperito” perché su un giornale nazionale veniva riportato in prima pagina che avrebbe a Salemi obbedito agli ordini di un mafioso. Credo che questa sia stata la molla scatenante che lo ha portato a parlare solo di sé e a difendersi in soliloqui che non finivano mai. Solo verso la fine si cominciò a trattare il tema. Io venni chiamato (dopo che ero stato maldestramente presentato all’inizio della trasmissione e tenuto come un palo a dir niente per dieci minuti) verso le 23,05. La Marangoni non mi pose nessuna domanda (in realtà non parlò affatto, pur dovendo essere la presentatrice principale) e io venni invitato a tenere un pensiero predicatorio di 4-5 minuti. Così accadde, che ho parlato in diretta della paternità di Dio in Gesù in un tempo in cui i telepredicatori non è che siano tanto amati. Oltre la delusione, resta un po’ di fornicazione interiore per l’esperienza. Historia magistra vitae.