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VI HO CERCATO, VOI SIETE VENUTI DA ME E PER QUESTO VI RINGRAZIO!
Tutto il mondo in un’unica città, ancora una volta come per la sua morte tutto il mondo si è fermato per lui, per lodare il Signore per il dono di una testimonianza tanto grande quanto umile.
Per noi ragazzi di Avola la prima grande emozione a Roma è iniziata nella fermata di Cinecittà quando ci siamo trovati a cantare, con i tanti polacchi lì presenti la stessa canzone, ma in lingue diverse, sembravamo un coro di angeli, era uno spettacolo meraviglioso e ciò che di angelico si respirava era la santità che il nostro Grande Papa ha testimoniato e che adesso noi stavamo andando a festeggiare insieme a Dio e alla chiesa tutta.
Che soddisfazione e che gioia nel poter partecipare alla Beatificazione di quel Papa che ha sempre invitato noi giovani alla Santità e che in tutta la sua vita ha testimoniato che vivendo alla luce del Vangelo e spalancando le porte a Cristo tutto questo è possibile.
Stupende le parole di Benedetto XVI rivolte al suo predecessore, parole che hanno rispecchiato il pensiero e la vita di Giovanni Paolo II e quelle che più mi sono rimaste nel cuore sono: “E poi la sua testimonianza nella sofferenza: il Signore lo ha spogliato pian piano di tutto, ma egli è rimasto sempre una “roccia”, come Cristo lo ha voluto”.
Ho sentito questa espressione molto in sintonia con l’invito di Giovanni Paolo II alla santità e la testimonianza data con la sua stessa vita: questa santità che si può raggiungere spogliandosi veramente di tutto e riempiendosi totalmente di Cristo, così come ha fatto il nostro grande Papa fino all’ultimo giorno della sua vita.
È un bel segno per noi giovani aver vissuto con un Papa diventato Santo, ma ancora più bello è sentire nel cuore il desiderio di imparare da lui a diventare imitatori di Cristo e, perché no, anche Santi!
CHI ACCOGLIE I BAMBINI, ACCOGLIE IL SIGNORE
Per chiedere copia del volume in pdf o formato cartaceo per recensione, per contatti con l’autrice, richieste di interviste o ulteriori informazioni
Scrivere a: segreteria@associazionemeter.org; oppure telefonare allo: 0931 564872. Si allega copertina libro.
Qualche ricordo netino del Beato Wojtyla
In occasione della Beatificazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II, avvenuta ieri 1 Maggio 2011, pubblichiamo uno stralcio della Lettera apostolica al Vescovo di Noto, Mons. Salvatore Nicolosi, inviata da Giovanni Paolo II il 14 settembre 1989 per il VII centenario della nascita di San Corrado.
“È fervida la devozione con cui la popolazione cristiana – scriveva Papa Woityla – di codesto territorio da sempre circonda questo Santo, nel quale venera lo speciale Protettore della Comunità diocesana, custodendone gelosamente il corpo”. “Tale devozione – proseguiva il Papa- così profondamente radicata se, da una parte, attesta la fiducia del popolo nei doni che Dio concede per l’intercessione del suo Servo, pone dall’altra in evidenza la presa che su di esso ha avuto ed ha l’esempio eroico di san Corrado nella pratica delle virtù cristiane della giustizia e della carità”.
(…) “Ispirandosi all’ideale francescano della povertà e della penitenza – continuava Giovanni Paolo II -, Corrado peregrinò fino a Roma e poi in Sicilia, dove trovò presso Noto nella località dei Pizzoni un luogo adatto alla solitudine e alla contemplazione. La vita eremitica che ivi egli intraprese non gli impedì di essere anche uomo di intensa carità verso quanti, spinti dal bisogno, a lui ricorrevano. Dotato di spirito profetico, egli dette prova di singolare conoscenza dei cuori, nonché di eccezionali poteri taumaturgici.”
“La Chiesa di Noto, pertanto, a buon diritto ringrazia Dio per la presenza orante ed operosa di San Corrado in codesta terra e ne ricorda le virtù, consapevole che la testimonianza della vita di un Santo costituisce per ogni tempo un messaggio da raccogliere ed un modello da imitare”.
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Essere “in”, coltivare un io pieno, per essere “con” nella fraternità
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Jenny: un cammino verso la fede
Nella Notte Santa della Veglia di Pasqua il Vescovo ha voluto, data la buona testimonianza del parroco e della garante, che, Jenny diventasse Figlia di Dio.
L’augurio e la preghiera di tutta la comunità è per lei e Paolo perché “il cammino intrapreso continui e il germe di fede deposto nei loro cuori, come crisalide, possa fortificarsi fino a “rompere” il bozzolo e divenire una splendida creatura, libera di gustare la bellezza di una vita cristiana vissuta nel Suo Amore”.
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Raduno giovani netini al crocifisso di Noto
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Precetto Pasquale delle Confraternite Netine e inaugurazione mostra
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I DIPENDENTI I.N.P.S E UFFICIO ENTRATE CELEBRANO LA PASQUA CON IL VESCOVO
I dipendenti dell’I.N.P.S. e quelli dell’Ufficio Entrate di Noto hanno celebrato, mercoledì scorso 20 aprile, il “Precetto pasquale” con il Vescovo nel loro ambiente di lavoro, appagando, così, un desiderio da tempo coltivato. Accolto dai direttori delle strutture- Dr. Caruso e Dr. Gentile, rispettivamente direttore provinciale e direttore sede di Noto dell’I.N.P.S. e Dr. Parisi, direttore dell’Ufficio dell’Entrate di Noto- S.E. Mons. Antonio Staglianò ha colto l’occasione per incoraggiare gli impiegati dei due importanti Enti a ribellarsi ad una cultura dominante che rende l’uomo schiavo di tanti condizionamenti, proponendo, in alternativa, la Parola liberalizzante del Cristo morto e risorto per noi. Il Vescovo ha indicato, altresì, nel Vangelo la via per rendere più umana la nostra esistenza, anche a vantaggio dei cittadini, primi destinatari del servizio reso dai dipendenti della pubblica amministrazione.
L’omelia del Vescovo ha avuto un immediato riscontro sia nella sentita e attenta partecipazione dell’assemblea, ma soprattutto nella preghiera particolarmente coinvolgente. «Signore Gesù -così hanno pregato i dipendenti pubblici- Tu sai quanto negli ambienti di lavoro sia facile farsi allettare dal piacere che procura il potere, l’arrivismo e il denaro. Tu sai, come spesso nelle nostre stanze soffiano i venti gelidi dell’indifferenza, della rivalità e dell’orgoglio. Tu leggi nel cuore e sai che anche noi, che ci reputiamo “cristiani” , siamo tentati di escluderti dalla cosiddetta “vita d’ufficio” e come Pietro, a volte ci vergogniamo di Te. Ma Tu ci dici che il servo fedele del Signore ascolta e comunica fedelmente la Parola. Per cui ti preghiamo: toglici dall’anima la paura di “essere troppo onesti”, “troppo di Chiesa”, “troppo cristiani”; liberaci dal lamento inutile e dalla consolazione distaccata che lascia il tempo che trova».
L’incontro si è concluso con la benedizione delle persone e degli ambienti in cui esse lavorano.
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Gesù, la samaritana e l’acqua viva zampillante vita eterna
Lo scorso 26 marzo il nostro Vescovo, a seguito dell’invito dei Padri Cappuccini di San Giovanni Rotondo ha tenuto una catechesi su: “Gesù e la Samaritana”. Gli elementi di questa riflessione si inscrivono nel mezzo del tempo di Quaresima, che è tempo di conversione attraverso un più profonda e sincera ricerca di Dio, nel ritorno a Lui con tutto il cuore; l’incontro di Gesù con la donna di Samarìa aiuta ad entrare nel cammino di preparazione alla Pasqua attraverso la via del dialogo di salvezza che il Signore vuole intraprendere per primo, facendo Lui il primo passo, venendoci incontro laddove Lui sa che passa la svolta della nostra vita. Aspetta anche noi, seduto al nostro “pozzo di Giacobbe”. Nel discorrere del nostro Vescovo sono emerse le circostanze teologiche dell’episodio di Samaria: la necessità di Gesù di salire a Gerusalemme e passare per la Samaria esprime una necessità teologica: lo Sposo, Figlio ed erede del Padre, va ad offrire il suo amore-Spirito a Samarìa, la sposa adultera che si prostituisce, ma che alla fine lo accetta e poi, la questione che tra i Giudei e i Samaritani esisteva un’inimicizia profonda che Gesù vuole sfatare. La donna è rappresentativa di tutto il popolo samaritano. L’ Israele eretico si incontra con quello ortodosso.
Il dono di Dio, che la Samaritana ancora non capisce, è Gesù stesso che non fa distinzioni tra persone e persone, ma è venuto a portare la salvezza a tutti coloro che lo accolgono, al dono si accede attraverso l’acqua viva di cui solo Gesù dispone.
Il Vescovo sottolinea come la Samaritana entra pienamente e stabilmente nel dialogo di salvezza tanto che subito corre in città dai suoi concittadini, come prima evangelizzatrice, a coinvolgerli nel dono della salvezza. E ci riesce, non perché sa parlare e convincere con bei discorsi, ma perché, liberata dall’amore ricevuto nel dono dello Spirito-acqua viva, dice ai suoi concittadini : “ Mi ha detto tutto quello che ho fatto “. L’amore libera dalla paura del peccato e dal peso del passato, e così rende credibili, perché testimoni, e testimoni coraggiosi, non i giusti che non hanno bisogno di salvezza, ma i peccatori, che Gesù è venuto a chiamare e salvare.
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