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Chiuso l’anno di attività della Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico “G. La Pira”

La Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico “G. La Pira” ha chiuso l’anno di attività con un incontro tenutosi presso il Salone Santa Caterina a Rosolini mercoledì 4 maggio. È stata l’occasione per tracciare un bilancio e per programmare le prossime attività. Presente all’incontro il Vicario Generale don Angelo Giurdanella. Il Direttore delle Scuola, don Stefano Trombadore, ha aperto i lavori ripercorrendo, con l’aiuto di alcuni membri dell’équipe diocesana (Assenza, Tidona e Vaccarella), l’itinerario formativo proposto dai professori intervenuti quest’anno: Zamagni, Alici e Bruni. Successivamente si è aperto un dibattito sulla nuova programmazione annuale. Il prof. Cavallo presentando per linee generali il pensiero di G. Latouche, ha fornito degli spunti di riflessione  per individuare alcuni temi di stretta attualità legati ai modelli potitico-economici. Il dibattito che ne è seguito, ha permesso di individuare alcuni nuclei tematici da sviluppare durante il prossimo anno su proposta dell’équipe: lavoro e precariato, economia e politica, ambiente e risorse naturali, il ruolo delle organizzazioni criminali nel tessuto economico e, infine, uno sguardo attento agli sviluppi delle “rivoluzioni” nel mondo islamico. La scuola, è stato sottolineato, è inserita in un’ampia azione pastorale diocesana che comprende la Caritas, il Progetto Policoro, l’Azione Cattolica (presente all’incontro la Presidente diocesana) e il nascente MLAC (Movimento Lavoratori). In Diocesi sono maturate delle esperienze di dialogo istituzionale con gli enti locali presenti nel territorio diocesano. Questa ricchezza deve essere vissuta e organizzata con spirito comunitario e autenticamente ecclesiale, mettendo insieme energie, idee e progettualità. Don Angelo Giurdanella, intervenendo, ha dato forza a questa idea che trova pieno riscontro nella volontà del Vescovo.
 

VI HO CERCATO, VOI SIETE VENUTI DA ME E PER QUESTO VI RINGRAZIO!

Il primo maggio doveva piovere su Roma, lo diceva il meteo e lo immaginavamo noi visto che la pioggia ci ha fatto compagnia durante tutto il viaggio e ancora di più lo abbiamo creduto arrivando  a Cinecittà e trovando le strade bagnate e il cielo minaccioso. . . eppure non appena ha avuto inizio la proclamazione della formula di beatificazione di Giovanni Paolo II ogni nuvola è andata via e un sole caldo ha baciato Roma e tutti quei pellegrini che eravamo lì, mossi dalla stessa gratitudine per colui che non è solo una grande figura per la chiesa, ma per il mondo e per la storia tutta.
Tutto il mondo in un’unica città, ancora una volta come per la sua morte tutto il mondo si è fermato per lui, per lodare il Signore per il dono di una testimonianza tanto grande quanto umile.
Per noi ragazzi di Avola la prima grande emozione a Roma è iniziata nella fermata di Cinecittà quando ci siamo trovati a cantare, con i tanti polacchi lì presenti la stessa canzone, ma in lingue diverse, sembravamo un coro di angeli, era uno spettacolo meraviglioso e ciò che di angelico si respirava era la santità che il nostro Grande Papa ha testimoniato e che adesso noi stavamo andando a festeggiare insieme a Dio e alla chiesa tutta.
Che soddisfazione e che gioia nel poter partecipare alla Beatificazione di quel Papa che ha sempre invitato noi giovani alla Santità e che in tutta la sua vita ha testimoniato che vivendo alla luce del Vangelo e spalancando le porte a Cristo tutto questo è possibile.
Stupende le parole di Benedetto XVI rivolte al suo predecessore, parole che hanno rispecchiato il pensiero e la vita di Giovanni Paolo II e quelle che più mi sono rimaste nel cuore sono: “E poi la sua testimonianza nella sofferenza: il Signore lo ha spogliato pian piano di tutto, ma egli è rimasto sempre una “roccia”, come Cristo lo ha voluto”.
Ho sentito questa espressione molto in sintonia con l’invito di Giovanni Paolo II alla santità e la testimonianza data con la sua stessa vita: questa santità che si può raggiungere spogliandosi veramente di tutto e riempiendosi totalmente di Cristo, così come ha fatto il nostro grande Papa fino all’ultimo giorno della sua vita.
È  un bel segno per noi giovani aver vissuto con un Papa diventato Santo, ma ancora più bello è sentire nel cuore il desiderio di imparare da lui a diventare imitatori di Cristo e, perché no, anche Santi!
 
 
 

CHI ACCOGLIE I BAMBINI, ACCOGLIE IL SIGNORE

Chi accoglie i bambini, accoglie il Signore. Traccia educativa per una nuova pastorale di prossimità contro gli abusi”. Questo il titolo del nuovo libro di don Fortunato Di Noto dell’Editore Santocono (pagg. 128,  euro 10 – il ricavato è devoluto alle opere per l’infanzia dell’Associazione Meter onlus).  Aperto dalla presentazione di Mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto, il libro di don Di Noto – parroco di Avola (SR) e fondatore di Meter,  descrive e traccia un percorso educativo per una nuova pastorale nella Chiesa e nelle agenzie educative contro gli abusi.Questo intenso dialogo/traccia – frutto dei numerosi incontri nelle diocesi per la formazione del clero e dei seminarististi, parrocchie, associazioni e famiglie affronterà particolarmente gli abusi sessuali e la pedofilia. Accenna come la Chiesa ha avuto, da sempre, l’attenzione e la premura pastorale per i piccoli e i deboli e come, per il peccato e la fragilità di alcuni, si è trovata ad affrontare il problema drammatico e sconvolgente degli abusi dap arte di sacerdoti, religiosi e operatori pastorali, offrendo, con chiarezza, fermezza e carità pastorale, una lineare risposta e azione di esempio per tutti. Ammettiamo che c’è ancora tanto e molto da fare. Affronta il fenomeno della pedofilia (anche online) e i pericoli cui i minori possono incorrere nell’utilizzo della rete; non dimenticandoci delle opportunità che offrono le nuove tecnologie. Offre una lettura per una pastorale di prossimità offrendo itinerari e sollecitazioni per rispondere a questa “avventura educativa” tra le vecchie e le nuove emergenze all’epoca di internet. La prossimità umana, alla luce del vangelo, apre sempre un dialogo, anche quando è compromesso dalle fragilità umane e dal senso di vergogna per ciò che conosciamo di noi stessi e degli altri. La certezza è che non siamo nel “deserto della vita”, ma nel flusso costante dell’Amore che fa nuova e bella la vita, anche se deturpata, anche se sconfitta, anche se violentata. E’ una speranza che muove la breve vita di ogni uomo, donna, bambino e anziano.
 
” … questa pubblicazione di Don Fortunato, che si aggiunge alle sue precedenti, merita di essere letta e pensata. Lo merita anche perché, con uno stile scorrevole e con un linguaggio schietto, non usa mezzi termini nel raccontare fatti agghiaccianti e, allo stesso tempo, nel gridare la sua gioia di cristiano e di sacerdote per aver frequentemente assistito a vere e proprie esperienze di “risurrezione”. (dalla presentazione di Mons. Antonio Staglianò, Vescovo di Noto)
 
L’AUTORE. Don Fortunato Di Noto è da sempre impegnato a tutela dell’infanzia e dell’adolescenza. E’ un pioniere nella lotta alla pedofilia in Italia e nel mondo. E’ uno dei massimi esperti di Internet per la tutela dei minori. Fondatore dell’Associazione Meter onlus (www.associazionemeter.org)
 
Per chiedere copia del volume in pdf o formato cartaceo per recensione, per contatti con l’autrice, richieste di interviste o ulteriori informazioni
Scrivere a:
segreteria@associazionemeter.org; oppure telefonare allo: 0931 564872. Si allega copertina libro.
 
 

Qualche ricordo netino del Beato Wojtyla

In occasione della Beatificazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II, avvenuta ieri 1 Maggio 2011, pubblichiamo uno stralcio della Lettera apostolica al Vescovo di Noto, Mons. Salvatore Nicolosi, inviata da Giovanni Paolo II il 14 settembre 1989 per il VII centenario della nascita di San Corrado.

“È fervida la devozione con cui la popolazione cristiana – scriveva Papa Woityla – di codesto territorio da sempre circonda questo Santo, nel quale venera lo speciale Protettore della Comunità diocesana, custodendone gelosamente il corpo”. “Tale devozione – proseguiva il Papa- così profondamente radicata se, da una parte, attesta la fiducia del popolo nei doni che Dio concede per l’intercessione del suo Servo, pone dall’altra in evidenza la presa che su di esso ha avuto ed ha l’esempio eroico di san Corrado nella pratica delle virtù cristiane della giustizia e della carità”.
(…) “Ispirandosi all’ideale francescano della povertà e della penitenza – continuava Giovanni Paolo II -, Corrado peregrinò fino a Roma e poi in Sicilia, dove trovò presso Noto nella località dei Pizzoni un luogo adatto alla solitudine e alla contemplazione. La vita eremitica che ivi egli intraprese non gli impedì di essere anche uomo di intensa carità verso quanti, spinti dal bisogno, a lui ricorrevano. Dotato di spirito profetico, egli dette prova di singolare conoscenza dei cuori, nonché di eccezionali poteri taumaturgici.”
“La Chiesa di Noto, pertanto, a buon diritto ringrazia Dio per la presenza orante ed operosa di San Corrado in codesta terra e ne ricorda le virtù, consapevole che la testimonianza della vita di un Santo costituisce per ogni tempo un messaggio da raccogliere ed un modello da imitare”.

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Essere “in”, coltivare un io pieno, per essere “con” nella fraternità

Giovedì 28 aprile c’era tanta gente e aria di festa bella e semplice alla Fontana di Modica. Ed anche molta commozione quando, dopo il racconto intenso e partecipato dell’antico rito “Crisci ranni”, al suono delle campane e al canto del “Gloria dal basso della terra”, i genitori hanno lanciato in alto i loro bambini e i più grandi hanno saltato dai bordi dell’antica fontana e dei muretti circostanti. “Crisci ranni e santi!”, ha aggiunto Giuliana Martirani, testimoniando come veniva vissuto a Napoli un rito simile. Non è difficile rilevare come pastoralmente e socialmente diventa una preziosa opportunità poter rinnovare un rito così bello, le cui valenze sono state esplicitate nel Convegno del giorno successivo alla Domus S. Petri. Con relazioni così intense e incisive, di grande aiuto per chi ha cuore la crescita delle nuove generazioni, che hanno spinto il Vescovo a sottolineare come sarebbe stata utile una partecipazione di tutta la diocesi e di tutta la città. Per la saggezza necessaria – ha rilevato il Sindaco – per dare senso alle cose che si fanno, per cui l’agire si illumina con il pensare. Partendo da un rito che, come ha chiarito Giovanni Salonia, esprime le due esigenze di fondo della vita: sentirti accolto tra le braccia di chi ti ama, sentirti spinto in avanti. Come evocava la bella mongolfiera preparata per l’occasione dal Centro diurno dei disabili. E si tratta per questo di rivisitare la centralità del soggetto tipica della modernità con tutte le sue ambivalenze e la difficoltà della fraternità, evitando inutili nostalgie o una ripresa della comunità solo sotto la spinta delle paura. La via per un io non autoreferenziale, capace di relazione, è stata indicata nella vita interiore. Più l’io è pieno, più saprà rapportarsi senza desiderio di possesso e con capacità di dono. Superando l’incapacità di Caino di gioire per i doni dell’altro, non limitandosi al compito da cui si genera la comunità ma vivendo la fraternità che fa accogliere l’altro nella sua diversità, nella originaria chiamata a vivere insieme e non contro. Con affetto, ha subito sottolineato Giuliana Martirani, anche con le coccole, soprattutto riprendendoci il tempo per ciò che ci fa veramente essere uomini. Delineando quindi – nel tempo disteso – le vie che fanno crescere veramente, che fanno crescere santi: la regalità, cioè la capacità di vivere come figli, in piedi e non carponi; l’orizzonte, senza il quale non c’è spinta in avanti; la sobrietà, senza la quale si resta intrappolati in un’economia di consumo che piano piano consuma la nostra umanità; la mitezza, che è la vera forza e che sa costruire sane mediazioni, anche ordinarie come i testimoni di cresima o di nozze che sono non orpelli ma evocativi di sane mediazioni; la resistenza, come quella dei martiri del nostro tempo. Essere “in” per poter “essere con”, ha sintetizzando alla fine Mons. Staglianò. Rito e Convegno restano così un messaggio per tutti, consegnato anche in un numero unico e un video, ma soprattutto nell’intreccio tra festivo e ordinario con cui ogni giorno alla Fontana si fa esperienza di relazioni con cui rigenerare il tessuto della città e cantarne la vera bellezza, scoprirne l’anima, ricostruirla sulla giustizia. 
 
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Jenny: un cammino verso la fede

Nella Veglia Pasquale “madre di tutte le veglie”, una giovane originaria dalla Germania, Jennifer, ha ricevuto dal nostro Vescovo nella Chiesa Cattedrale i sacramenti dell’Iniziazione Cristiana: Battesimo, Cresima ed Eucarestia. Jenny, come ama farsi chiamare, ha compiuto un cammino di preparazione e illuminazione della fede, chiamato, nella tradizione della Chiesa, Catecumenato. In cosa è consistito il suo approccio nella conoscenza “delle cose di Dio”? Innanzitutto l’approccio con il parroco canossiano di san Corrado di Pachino, p. Diego Panni, il quale da pastore l’ha accolta. Sentito il parere di Jenny sul perché voleva farsi cristiana cattolica l’ha affiancata, successivamente, suor Oliva Brambilla, delle suore Adoratrici, affinchè la “istruisse” e diventasse per la giovane la garante per tutta la comunità parrocchiale nel cammino di fede. Visti i buoni propositi è stata ammessa nella comunità con dei riti previsti: accoglienza, scrutini, esorcismo, “redditio” cioè consegna del Credo e del Padre Nostro. La comunità parrocchiale ha così avuto il suo concretizzarsi della quaresima (anno A), non solo dal punto di vista penitenziale, ma come è nella sua natura, cioè battesimale. Attraverso l’ascolto della Parola e questi riti-segni, Jenny e tutta la comunità ha vissuto l’autenticità e l’attualità del Battesimo. La giovane è stata felice di essere stata accolta in seno della Chiesa, particolarmente dall’assemblea domenicale con vero calore e affetto. Lei stessa ha testimoniato che “insieme al mio fidanzato Paolo abbiamo iniziato il cammino di fede che mi avrebbe portato a ricevere i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana… Sono stata affiancata da un’ottima insegnante di vita, suor Oliva, la quale mi ha fatto conoscere tante cose a me ignare. E’ stato un cammino profondo, che ci ha appassionato sempre di più. Abbiamo riscoperto il significato della fede a noi sconosciuto e ringraziamo Padre Diego per averci dato la possibilità di ricevere questo dono tanto importante… Con Paolo proseguiremo il nostro cammino di fede in comunione con Dio e nella Chiesa”. Suor Oliva, dal canto suo, come garante ha così attestato: “Il mio cuore è colmo di commozione e di riconoscenza per il cammino che il Signore mi ha fatto percorrere con Jenny e Paolo. Un cammino nel quale Dio si è fatto conoscere nella Sua infinita bontà, offrendosi come “luogo” in cui ritrovare se stessi, la propria dignità di esseri umani e di figli, le motivazioni del vivere. Spesso, mi sono ritrovata a ringraziarLo: la purezza di cuore di Jenny e Paolo, lo stupore nei loro occhi, le molte domande a me rivolte, la condivisione della Parola di Dio, l’impegno per una concretezza di vita che ne scaturiva … sono stati segni tangibili della Sua Presenza in mezzo a noi”.
Nella Notte Santa della Veglia di Pasqua il Vescovo ha voluto, data la buona testimonianza del parroco e della garante, che, Jenny diventasse Figlia di Dio.
L’augurio e la preghiera di tutta la comunità è per lei e Paolo perché “il cammino intrapreso continui e il germe di fede deposto nei loro cuori, come crisalide, possa fortificarsi fino a “rompere” il bozzolo e divenire una splendida creatura, libera di gustare la bellezza di una vita cristiana vissuta nel Suo Amore”.

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Raduno giovani netini al crocifisso di Noto

Le comunità di parrocchie sembrano spiccare il volo. Venerdì 15 aprile scorso un’altra esperienza di comunione è stata vissuta nella vicaria netina: un nutrito gruppo di giovani e di rappresentati delle varie parrocchie di Noto si sono dati concerto per vivere concretamente un momento liturgico importante. Adunati attorno al nostro Vescovo è stata celebrata l’Eucarestia nel quinto venerdì di Quaresima a cui ha fatto seguito la Via Crucis: nell’omelia il nostro Pastore ha sottolineato la dimensione cristiana del perdono intesa non solo come ricevuto da Dio ma come offerto a coloro che ci offendono. Il perdono viene spesso confuso con la domanda di scuse, il perdono è ben altra cosa è un impegno a cambiare il proprio orizzonte e dire di voler accettare l’altro nella propria vita. Allo stesso modo in cui veniamo perdonati, siamo noi, concretamente chiamati a dar ad altri il nostro perdono specie a quanti da molti anni abbiamo relegato nella nostra memoria come nemici. La bella celebrazione è stata arricchita dalla presenza di una schola cantorum di giovani provenienti dalle varie parrocchie di Noto che ha animato la liturgia. Possa questa novità dello Spirito essere proficua alle anime e alla vita della nostra amata Diocesi.

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Precetto Pasquale delle Confraternite Netine e inaugurazione mostra

L’Assistente Spirituale delle sette Confraternite Netine don Leonardo Bertolino ha celebrato nella chiesa di “Montevergini” di Noto, sede della Confraternita di San Corrado, il Precetto Pasquale. Presente alla funzione era anche Don Salvatore Bellomia Assistente delle Confraternite di San Corrado, di San Giovanni Battista e di Sant’Antonio Abate. Prima della celebrazione liturgica,  che quest’anno ha assunto un significato particolare, si è proceduto all’inaugurazione della “Mostra delle Confraternite”, allestita in sinergia da sei su sette Confraternite della città e che rimarrà, perennemente, aperta al pubblico. Alla manifestazione ha partecipato un cospicuo numero di Confrati e di Consorelle delle sette V.li Confraternite che si sono schierati nella scalinata della chiesa per assistere all’inaugurazione della mostra, è  da segnalare che tutti i confrati hanno fatto il possibile per essere presenti alla cerimonia, breve ma intensa di significato. Per questo, il celebrante nell’omelia ha voluto sottolineare che se si vuole essere confrati, non occorre solo indossare quell’abito, ma sentirlo nel cuore e attuarlo nei comportamenti di tutti i giorni: nella famiglia, durante il proprio lavoro, in ufficio, per strada, in cantiere, secondo il proprio mestiere, senza sconti sulla vita. Ha concluso l’omelia rivolgendo a tutti gli auguri di una buona e santa Pasqua elogiando il costante impegno profuso dai Confrati nell’allestire in così breve tempo la mostra.

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I DIPENDENTI I.N.P.S E UFFICIO ENTRATE CELEBRANO LA PASQUA CON IL VESCOVO

I dipendenti dell’I.N.P.S. e quelli dell’Ufficio Entrate di Noto hanno celebrato, mercoledì scorso 20 aprile, il “Precetto pasquale” con il Vescovo nel loro ambiente di lavoro, appagando, così, un desiderio da tempo coltivato. Accolto dai direttori delle strutture- Dr. Caruso e Dr. Gentile, rispettivamente direttore provinciale e direttore  sede di Noto dell’I.N.P.S. e Dr. Parisi, direttore dell’Ufficio dell’Entrate di Noto- S.E. Mons. Antonio Staglianò ha colto l’occasione per incoraggiare gli impiegati dei due importanti Enti a ribellarsi ad una cultura dominante che rende l’uomo schiavo di tanti condizionamenti, proponendo, in alternativa, la Parola liberalizzante del Cristo morto e risorto per noi. Il Vescovo ha indicato, altresì, nel Vangelo la via per rendere più umana la nostra esistenza, anche a vantaggio dei cittadini, primi destinatari del servizio reso dai dipendenti della pubblica amministrazione.
L’omelia del Vescovo ha avuto un immediato riscontro sia nella sentita e attenta partecipazione dell’assemblea, ma soprattutto nella preghiera particolarmente coinvolgente. «Signore Gesù -così hanno pregato i dipendenti pubblici- Tu sai quanto negli ambienti di lavoro sia facile farsi allettare dal piacere che procura il potere, l’arrivismo e il denaro. Tu sai, come spesso nelle nostre stanze soffiano i venti gelidi dell’indifferenza, della rivalità e dell’orgoglio. Tu leggi nel cuore e sai che anche noi, che ci reputiamo “cristiani” , siamo tentati di escluderti dalla cosiddetta “vita d’ufficio” e come Pietro, a volte ci vergogniamo di Te. Ma Tu ci dici che il servo fedele del Signore ascolta e comunica fedelmente la Parola. Per cui ti preghiamo: toglici dall’anima la paura di “essere troppo onesti”, “troppo di Chiesa”, “troppo cristiani”; liberaci dal lamento inutile e dalla consolazione distaccata che lascia il tempo che trova».
L’incontro si è concluso con la benedizione delle persone e degli ambienti in cui esse lavorano.

 
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Gesù, la samaritana e l’acqua viva zampillante vita eterna

Lo scorso 26 marzo il nostro Vescovo, a seguito dell’invito dei Padri Cappuccini di San Giovanni Rotondo ha tenuto una catechesi su: “Gesù e la Samaritana”.  Gli elementi di questa riflessione si inscrivono nel mezzo del tempo di Quaresima, che è tempo di conversione attraverso un più profonda e sincera ricerca di Dio, nel ritorno a Lui con tutto il cuore; l’incontro di Gesù con la donna di Samarìa aiuta ad entrare nel cammino di preparazione alla Pasqua attraverso la via del dialogo di salvezza che il Signore vuole intraprendere per primo, facendo Lui il primo passo, venendoci incontro laddove Lui sa che passa la svolta della nostra vita. Aspetta anche noi, seduto al nostro “pozzo di Giacobbe”. Nel discorrere del nostro Vescovo sono emerse le circostanze teologiche dell’episodio di Samaria: la necessità di Gesù di salire a Gerusalemme e passare per la Samaria esprime una necessità teologica: lo Sposo, Figlio ed erede del Padre, va ad offrire il suo amore-Spirito a Samarìa, la sposa adultera che si prostituisce, ma che alla fine lo accetta e poi, la questione che tra i Giudei e i Samaritani esisteva un’inimicizia profonda che Gesù vuole sfatare. La donna è rappresentativa di tutto il popolo samaritano. L’ Israele eretico si incontra con quello ortodosso.
Il dono di Dio, che la Samaritana ancora non capisce, è Gesù stesso che non fa distinzioni tra persone e persone, ma è venuto a portare la salvezza a tutti coloro che lo  accolgono, al dono si accede attraverso l’acqua viva di cui solo Gesù dispone.
Il Vescovo sottolinea come la Samaritana entra pienamente e stabilmente nel dialogo di salvezza tanto che subito corre in città dai suoi concittadini, come prima evangelizzatrice, a coinvolgerli nel dono della salvezza. E ci riesce, non perché sa parlare e convincere con bei discorsi, ma perché, liberata dall’amore ricevuto nel dono dello Spirito-acqua viva, dice ai suoi concittadini :  “ Mi ha detto tutto quello che ho fatto “. L’amore libera dalla paura del peccato e dal peso del passato, e così rende credibili, perché testimoni, e testimoni coraggiosi, non i giusti che non hanno bisogno di salvezza, ma i peccatori, che Gesù è venuto a chiamare e salvare. 

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