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La diocesi di Noto protagonista su Radio Maria il 27 giugno per il Giubileo della misericordia

 Nuova bella opportunità di apostolato per la nostra diocesi netina grazie a Radio Maria. Padre Livio, infatti, ha voluto incaricare il nostro Massimiliano Casto, collaboratore di Avvenire e della Cei, di organizzare e condurre un nuovo programma denominato “Attualità Ecclesiali”. La prima puntata – che andrà in onda in diretta radiofonica sabato 27 giugno dalle 22,45 alle 23,45 – avrà come tema il Giubileo della Misericordia appena indetto da Papa Francesco.
 
Questo nuovo programma su Radio Maria avrà lo scopo di offrire uno sguardo a 360 gradi sulle diverse realtà del mondo cattolico. L’intenzione è di proporre una sana informazione religiosa come una sorta di “telescopio”, per evidenziare, trattare e approfondire argomenti e avvenimenti che riguardano gli ambienti ecclesiali ed il mondo cattolico nella sua interezza.
Massimiliano Casto, conduttore anche di altri programmi su Radio Maria come “Fisco e Famiglia” e degli speciali sul Convegno Ecclesiale di Firenze 2015, per affrontare l’argomento della prima puntata – e cioè il Giubileo della misericordia – avrà come ospiti: Don Guido Colombo, sacerdote giornalista di Famiglia Cristiana, e il nostro Don Maurizio Novello parroco di San Giovanni Battista e vicario foraneo di Avola.
 
L’argomento dell’Anno Santo, oggi, è di notevole interesse soprattutto per il mondo cattolico perché – come dice papa Francesco – c’è tanto bisogno di misericordia. Proprio il Santo Padre, durante l’omelia nella quale ha annunciato il Giubileo, ha sottolineato la ricchezza della misericordia di Dio evidenziando “con quanto amore ci guarda Gesù e con quanto amore guarisce il nostro cuore peccatore”. Continua il Papa: “Ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio. Lo vogliamo vivere alla luce della parola del Signore: “Siate misericordiosi come il Padre”.
 
Come ben noto quest’Anno Santo inizierà nella prossima solennità dell’Immacolata Concezione e si concluderà il 20 novembre del 2016, Domenica di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo e Volto vivo della misericordia del Padre”. Un appuntamento da non perdere, quindi, visto l’argomento di sicuro interesse per i cattolici.
 

Noto. XIV Festa Regionale dei Diaconi insieme alle Famiglie “Per una Chiesa in uscita”

Il 21 giugno, presso la Basilica del SS. Salvatore e il Seminario Vescovile di Noto, si è svolta la XIV Festa Regionale dei Diaconi insieme alle Famiglie (FIR), intitolata “Per una Chiesa in uscita”. All’appuntamento hanno preso parte circa trecento diaconi permanenti e le rispettive famiglie, provenienti da tutta la Sicilia. L’evento ha avuto inizio alle ore 10.00 con un momento di preghiera nella Basilica del SS. Salvatore. Subito dopo don Luigi Vizzini, Vicario episcopale per il Clero e Delegato diocesano per i Diaconi permanenti, ha aperto i lavori porgendo i saluti del Vescovo di Noto, mons. Antonio Staglianò, impossibilitato a partecipare per motivi pastorali.
 
Don Luigi ha ricordato che in una Chiesa in uscita, “uscire significa ricoprire un centro più grande, perché il volto della Chiesa sia visibile oltre le mura”. Don Calogero Cerami, Direttore del Centro “Madre del Buon Pastore”, ha portato il saluto di mons. Carmelo Cuttitta, Vescovo ausiliare di Palermo, delegato CESi per il Clero, impossibilitato a partecipare. La relazione di mons. Cuttitta ha evidenziato l’esperienza di comunione di chi condivide la missione del diaconato, operando come i “discepoli missionari” di cui parla Papa Francesco, coloro i quali donano la propria vita pieni di gioia nell’amore di Cristo.
 
 
Il diacono prof. Franco Lentini, in rappresentanza dei diaconi di Noto, ha rivolto un saluto ai confratelli intervenuti con le loro famiglie, ricordando il ruolo delle consorti e il sostegno che quotidianamente esse offrono attraverso la condivisione della missione dei diaconi e del loro stile di vita essenziale. “Questa giornata è un’opportunità per riflettere e pregare insieme – ha affermato il diacono Lentini – una sorgente a cui attingere, nel cammino lungo le periferie esistenziali”.
 
Don Luigi Vizzini, nella sua relazione dal titolo «In Cristo il volto dell’amore che sa perdersi nella ‘periferia’ dell’altro», ha citato Papa Giovanni Paolo II: “La missione deve urgere nel cuore dei ministri e spingerli fino al dono totale di sé. […] I diaconi hanno il ruolo di rendere visibile l’invisibile, con risposte da donare all’uomo”. La spiritualità missionaria è un cammino verso la santità, in quanto si tratta del sacrificio e dell’offerta del proprio “io” – ha proseguito don Vizzini -, ricordando che l’ultimo diventa un luogo teologico in cui si manifesta l’amore di Cristo. Attraverso “l’uscita” e la fede, avviene “l’incontro”, grazie al quale nutriamo la fede, in un circolo virtuoso d’amore. “Per lanciarsi fuori è necessario radicarsi dentro nella costituzione propria della Chiesa, per farsi liberi bisogna farsi servi di Cristo”.
 
La relazione del Direttore della Caritas Diocesana prof. Maurilio Assenza, intitolata “Nella compagnia degli uomini con la ‘misura alta’ del Vangelo”, ha toccato il tema di una Chiesa che “si lascia mettere in movimento dagli appelli del Signore, amando col cuore e operando con intelligenza”. Portare dentro la Chiesa l’impegno e la fatica del lavoro permetterebbe la rifioritura della vita cristiana, poiché il ruolo della Chiesa è essenzialmente quello di curare il prossimo e far prevalere la fede sulla morale. Gli ultimi vanno accolti ogni giorno, dando loro un aiuto concreto attraverso l’evangelizzazione nella relazione. Il prof. Assenza ha ricordato che “nell’Eucaristia la Chiesa trova l’anticipo del banchetto Celeste e dell’amore di Dio: insieme alla carità costituisce la solidità della vita che non tiene conto né del potere né del successo, in assoluta gratuità”.
 
L’incontro si è concluso nel pomeriggio con la S. messa concelebrata nella Basilica Cattedrale e presieduta dal Vicario generale, mons. Angelo Giurdanella, il quale – a nome del Vescovo Antonio – a ricordo della giornata, ha donato a tutti i diaconi un acquerello della Cattedrale, realizzato dal diacono prof. Angelo Di Maria.
 
 
 

V centenario di San Corrado. Gli eventi estivi

Proseguono gli appuntamenti programmati per il V centenario dalla Beatificazione di San Corrado, Patrono della Città e della Diocesi di Noto. Un ricco calendario di eventi è previsto per i mesi di luglio e agosto.

 
 
Il 18 luglio, presso la Basilica Cattedrale, verrà esposta l’argentea Arca di San Corrado, quest’anno in anticipo rispetto agli altri anni, proprio in occasione dell’evento del Centenario.
 
Il 23 agosto, dalla Basilica del SS. Salvatore, si avvierà la processione del V cammino diocesano delle Confraternite, verso la Basilica Cattedrale, dove si svolgerà la celebrazione della Santa Messa.
 
Il 2 agosto, dalla Basilica Cattedrale, con inizio alle 3 del mattino, inizierà la traslazione dell’Arca al Santuario di San Corrado fuori le mura, dove rimarrà esposta fino al 19 agosto, quando ritornerà a Noto.
 
Infine domenica 30 agosto, la festa estiva in onore del Santo, con il solenne Pontificale del mattino e la tradizionale processione dell’Arca per le vie della città.
 

Noto. Incontro diocesano dell’A.C. sul gioco d’azzardo. Staglianò: “A repentaglio i rapporti personali, sociali e lavorativi”

“Se non ho coscienza di me, di ciò che sono, a che serve porre una legge a divieto del gioco d’azzardo?”. Così si è espresso il nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, all’incontro sul gioco d’azzardo organizzato dall’Azione Cattolica diocesana e tenutosi a Noto, nella sala ex Convitto Ragusa venerdì scorso, 12 giugno. Mons. Staglianò, da sempre molto sensibile a questi temi, ha dichiarato ad “Avvenire” che “negli ultimi anni si è registrata un’enorme diffusione del gioco d’azzardo, col pericolo di scivolare in una situazione patologica, che mette a repentaglio i rapporti personali, sociali e lavorativi. È dunque necessario incentivare l’impegno della comunità cristiana contro il gioco d’azzardo”.
 
 
Sempre su “Avvenire”, don Rosario Sultana, direttore dell’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali, ha lanciato un allarme: “la ludopatia è una vera emergenza educativa che deve coinvolgere la famiglia e poi le varie istituzioni educative tra cui la Chiesa Cattolica che agisce ed è presente sul territorio tramite le parrocchie, le associazioni e i movimenti cattolici. La dipendenza dal gioco nasce dalla perdita dei valori di senso, di significato della vita. Tutto questo può essere fermato con la prevenzione: famiglia, scuola, catechisti devono diventare ‘artefici di tutela’ agendo da punti di riferimento per i giovani, facendo comparire e ascoltando i malesseri e le fragilità dei ragazzi che diventano cacciagione del gioco, sia on che off line. È necessario imparare a dire dei ‘no’, quei no che fanno crescere e fornire un ‘contro-habitat’ che non rimuova ciò che si apprende, ma aggiunga e procuri un’alternativa”.
 
 
Il vero problema da affrontare, ha detto ancora il Vescovo, non risiede né nel gioco d’azzardo e neppure nel diritto positivo, il complesso di norme, cioè, introdotte per contrastarlo. Esso sta a monte ed è da ricercarsi nel dilagante processo di “accecamento universale” delle coscienze, che obnubila la verità profonda di cui è fatto il soggetto: “Io non sono luce e non voglio essere luce. Io sono bagliore, accecateli tutti!”. Con queste parole del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, in “Così parlò Zarathustra”, Mons. Staglianò ha denunciato un “permanente cadere” dell’umano nell’uomo, dentro un’impostazione nichilista, inconsistente nella sua “liquidità”.
 
“Se il sole si è oscurato – ha spiegato il Vescovo – se tutto è relativo ed opinabile, se c’è in atto una svalutazione dei valori universali; se tali sono le condizioni culturali, l’umano dell’uomo entra in crisi e noi siamo destinati a diventare barbari!”. Quando? Quando prevale “una concezione egoistica della vita, quando si perde la percezione del bene e del male, quando si smarrisce il senso del peccato. Allora chi può dire di avere ragione e chi, invece, torto?”
 
“La fede – ha concluso Mons. Staglianò – ha la sua portata educativa nei confronti dell’uomo” e poiché il gioco d’azzardo “è l’affermazione di una cultura della morte, noi dobbiamo invece affermare la cultura della vita, dell’amore. Un fenomeno o è umano o è disumano. La corruzione del cuore sta alla base della barbarie umana”.
 
 
Molto stimolanti anche le relazioni dei due esperti invitati dagli organizzatori. Quella della Dott.ssa Paola Zomegnan, operatrice presso la “Comunità Papa Giovanni XXIII” di Rimini, addetta al recupero dei gioco-dipendenti, che ha presentato gli scandalosi dati che sottostanno al fenomeno del gioco d’azzardo, peraltro autorizzato dallo Stato. Così come la relazione del Dott. Andrea Migneco, magistrato in Siracusa, che ha portato la sua esperienza ultradecennale di giudice delle indagini preliminari ( Gip). Il Dr. Migneco, in particolare, ha rappresentato, con una lucida esposizione, il ruolo delle cosche della zona nella gestione e distribuzione delle macchinette infernali. Il dibattito è stato moderato dal Prof. Angelo Fortuna.
 
 
 
 

Noto. Corso di formazione per giornalisti. Staglianò: “riconoscete sempre la dignità della persona umana, fondamento ultimo di tutti gli altri valori”

 Una riflessione sul “tema della deontologia della comunicazione nel contesto proprio dell’educazione dell’umano dell’uomo nella prospettiva del Convegno ecclesiale di Firenze sul ‘nuovo umanesimo’”. L’ha proposta fatta il 13 giugno da monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto e delegato regionale della Conferenza episcopale siciliana per le comunicazioni sociali e la cultura, intervenendo al corso per la formazione dei giornalisti, organizzato dall’Ucsi di Siracusa in collaborazione con l’Ordine Nazionale dei Giornalisti, l’Ordine Regionale dei Giornalisti di Sicilia e l’Ufficio delle Comunicazioni sociali della Diocesi di Noto che si è svolto sabato mattina, nell’aula del Seminario vescovile di Noto, sul tema: Deontologia della comunicazione: da San Giovanni Paolo II a Papa Francesco”. Alla presentazione del corso hanno partecipato il consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Santo Gallo, il direttore e il condirettore dell’Ufficio per le Comunicazione sociali della Diocesi di Noto don Rosario Sultana e don Alessandro Paolino, il direttore del quindicinale diocesano “La Vita diocesana” Giuseppe Malandrino e il presidente dell’Ucsi di Catania Giuseppe Adernò.
 
“La categoria dell’umano – ha detto il vescovo S.E. Mons. Antonio Staglianò – serve oggi per ‘mettere in comunicazione’ tutti gli attori della cultura e della società in una ‘nuova santa Alleanza’ che sia capace di resistere al degrado dis-umano del narcisismo consumistico e dell’individualismo mercantile che isola. La rilevanza etica della comunicazione sociale non può prescindere da un dato fondamentale e costitutivo dell’uomo: egli è un ‘essere in comunicazione’ che diventa se stesso soltanto comunicando. La rilevanza etica della comunicazione sociale non può prescindere da un dato fondamentale e costitutivo dell’uomo: egli è un “essere in comunicazione” che diventa se stesso soltanto comunicando”. “Nella comunicazione tra gli uomini – continua Monsignor Staglianò – si stabilisce anzitutto una rete di rapporti interpersonali – mediante la mediazione di un registro linguistico – che realizza una reciproca apertura tra le persone che comunicano, uno scambio di interiorità e di intimità, che può assurgere ad una esperienza autentica di comunione. La comunicazione dunque ha questa capacità misteriosa di fondere due o più mondi personali, creando pure una certa “dialogicità”, che impegna ognuno degli interlocutori nell’accoglienza e nell’accettazione disinteressata dell’altro, nella direzione di una gratuità, che si declina nell’impegno della promozione umana della persona con cui entro in comunicazione, che non è solo tra gli obiettivi della deontologia professionale, ma il cuore del messaggio morale di Gesù di Nazaret, l’ottimismo antropologico del Vangelo, che pone al centro l’uomo e la sua dignità. In questa direzione va certamente superata la tentazione di ogni volontà di strumentalizzazione dell’altro e di ogni forma di imperialismo comunicativo”. Monsignor Staglianò invita a riflettere i giornalisti intervenuti al corso di formazione sulla deontologia.
 
“Una sana deontologia della comunicazione – ha detto – riconosce sempre la dignità della persona umana, fondamento ultimo di tutti gli altri valori, che ha la sua origine in ciò che rappresenta la specificità dell’uomo, il nucleo centrale della sua dignità, cioè la sua libertà. In forza di questa libertà l’uomo può dirsi “essere morale” in ordine alle proprie convinzioni morali e religiose. Rispettare e promuovere questa dignità è appello e responsabilità di ciascuno. Accanto a questi valori antropocentrici, orientati alla valorizzazione dell’uomo, c’è un valore, quello della verità, che sembra trascendere l’uomo; ma proprio questo valore impegna l’uomo nella ricerca e nel servizio di questa verità, che non è un generico valore morale, ma la sorgente di ogni valore, una vocazione globale che identifica l’uomo come “essere spirituale”. Nello specifico della comunicazione, chi comunica ha la possibilità di esprimere se stesso, le radici del proprio essere persona, in altre parole, la verità di cui si è fatti, la rivelazione del soggetto nel suo carattere di unicità. Qui sta la veracità che qualifica moralmente ogni forma di comunicazione, che nella sua funzione pubblica rivela la sua portata pedagogica nei confronti della società, poiché educativa ultimamente è soltanto la verità. Ogni sua consapevole distorsione rappresenta un plagio delle persone, una violazione deontologica e una grave comportamento antisociale”.“La Chiesa – ha ricordato Staglianò ai giornalisti – è per sua natura eminentemente comunicativa: la comunicazione è innanzitutto alla base del Vangelo e della nascita della Chiesa stessa. Pensiamo a come avviene la trasmissione della fede: ciascuno è comunicatore anche soltanto ad un’altra persona della propria fede.
 
Da parte della Chiesa c’è stata negli anni una particolare attenzione rispetto ai mezzi di comunicazione sociale e alla loro influenza nei riguardi della società”. A partire dal pontificato degli ultimi tre Papi, San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco, “possiamo individuare alcune specificità nel loro insegnamento, utili a definire una deontologia della comunicazione più umanizzante, perché sempre più antropocentrica, in funzione dell’uomo e della sua piena promozione”. Monsignor Antonio Staglianò , ha messo a confronto gli ultimi tre pontefici: “Giovanni Paolo II si può definire certamente il Papa dell’era dei mass media – ha detto il presule della chiesa netina -. Il Papa polacco ha sempre guardato con fiducia ai moderni mezzi di comunicazione, definendoli ‘segni del progresso’. Meno ‘mediatico’ ma capace di una comunicazione limpida, ordinata, coerente e sintetica, senza incertezze e confusioni, Benedetto XVI, che con la chiarezza della sua semplicità ha saputo parlare al cuore. Infine Bergoglio, riconosciuto ottimo comunicatore, attraverso soprattutto un ‘codice gestuale’ peculiare e significativo, uno stile personale, sobrio, innovativo.
 
La sua comunicazione è anzitutto un contatto diretto con le persone. Per Francesco la comunicazione è incontro”. Francesco ha riconosciuto nei nuovi mezzi di comunicazione un nuovo “luogo” dell’abitare umano, “punto di incontro e di dialogo, ma anche di esclusione e di isolamento”. Sulla scia di Benedetto XVI, Francesco definisce la comunicazione una conquista “più umana che tecnologica”. Una comunicazione che avviene anzitutto tra persone, dentro la vita, che è una “rete” di relazioni. “Una visione profetica della comunicazione – ha concluso il vescovo -, fatta di incontro, di dialogo, di confronto, di apertura sincera e cordiale. Una sfida appassionante, per una comunicazione che significa anche un modo di vivere insieme”. “Riscoprire una comunicazione che ci insegni al dialogo – ha detto nella presentazione del corso di formazione il presidente dell’Ucsi Siracusa, Salvatore Di Salvo, introducendo il vescovo Staglianò – al rispetto e all’accoglienza avendo come punto di riferimento l’uomo e poi la famiglia, il primo luogo dove impariamo a relazionare con gli altri”.
 

Nella solennità del Sacro Cuore, la preghiera per i sacerdoti

Il prossimo 12 Giugno, solennità del Sacro Cuore di Gesù, la Chiesa celebrerà la Giornata di preghiera per la santificazione dei sacerdoti. Nella sua bimillenaria storia, la Chiesa ha potuto annunciare e diffondere il Vangelo anche grazie alla testimonianza di sacerdoti santi, abili nel fare “esodo” dal proprio “io” per centrare tutta la loro vita in Cristo. Ciò detto, siamo oltremodo consapevoli che la vita santa dei presbiteri esige la vicinanza pastorale e il conforto della preghiera di tutto il popolo di Dio, adunato nel nome della Santa Trinità.

 
 
Certamente, la richiesta di devota preghiera al popolo santo di Dio non esime il presbitero, consacrato a immagine di Cristo, ad essere, come Cristo stesso, uomo di preghiera.
Quella raccomandata dalla Congregazione per il Clero è anzitutto una Giornata di preghiera, è un atto di fede che ci viene chiesto nella forza della preghiera; i presbiteri potranno vivere la bellezza del loro sacerdozio, nel servizio incondizionato al popolo di Dio, solo se sostenuti dalla grazia di Dio invocata dai fedeli.
 
Papa Francesco ha ricordato che, senza la grazia di Dio e lo sguardo di misericordia col quale Egli ha scelto i suoi ministri nel sacerdozio, il prete è un uomo povero e privo di forza: “Il sacerdote è il più povero degli uomini se Gesù non lo arricchisce con la sua povertà, è il più inutile servo se Gesù non lo chiama amico, il più stolto degli uomini se Gesù non lo istruisce pazientemente come Pietro, il più indifeso dei cristiani se il Buon Pastore non lo fortifica in mezzo al gregge. Nessuno è più piccolo di un sacerdote lasciato alle sue sole forze” (Papa Francesco, Omelia Messa Crismale, 17 aprile 2014).
 
Il nostro Vescovo Antonio, ci esorta ad una più solida comunione presbiterale, ricordandoci che “La permanente tensione al Presbiterio, come identità propria di quanti sono chiamati alla vita sacerdotale, aiuta a superare i personalismi, gli isolamenti e le contrapposizioni che indeboliscono la nostra missione e la nostra testimonianza. Tutti siamo chiamati a vegliare perché il ministero presbiterale non sia considerato come un semplice progetto personale, da potersi gestire a totale piacimento dell’interessato” (Quinta Lettera ai presbiteri, Ferito dall’Amore, p.37).
 
In questo tempo, carico di attesa per un evangelico ripensamento nella Chiesa italiana del ministero presbiterale in prospettiva comunionale, guardiamo fiduciosi ai presbiteri Santi, alla cui preghiera ci affidiamo per ottenere Ministri santi anche nell’oggi della storia della Chiesa. Maria, madre dei sacerdoti, accompagni nella vita e nel ministero i suoi figli presbiteri, li protegga e li faccia testimoni gioiosi del Figlio suo risorto.
 

A Roma il 20 giugno, per testimoniare la bellezza della famiglia

Come è noto, oggi in Italia si sta assistendo ad un inedito linciaggio dell’istituto familiare che mette a repentaglio l’umano dell’uomo. I nostri rappresentanti al Parlamento danno l’impressione di aver perso ogni buon senso e stanno operando un vero assalto alla famiglia. A Roma si è costituito un Comitato “Da mamma a papà” che ha convocato per il prossimo 20 giugno a Roma, Piazza San Giovanni, una manifestazione che si annuncia imponente a difesa dell’istituto del matrimonio, della famiglia composta da un uomo e da una donna, del diritto del bambino ad avere una figura materna e una paterna, senza dover subire già dalla scuola dell’infanzia la propaganda dell’ideologia gender definita da Papa Francesco “un errore della mente umana”.

 
 
Il Comitato, a cui aderiscono personalità provenienti da diverse associazioni, “Chiama alla mobilitazione nazionale tutte le persone di buona volontà, cattolici e laici, credenti e non credenti, per dire no all’avanzata di progetti di legge come il ddl Cirinnà che dell’ideologia gender sono il coronamento e arrivano fino alla legittimazione della pratica dell’utero in affitto. Ci troveremo tutti in piazza a Roma, schierati a difesa della famiglia e dei soggetti più deboli, a partire dai bambini”.
 
Il Card. Bagnasco nella Prolusione della scorsa Assemblea generale dei Vescovi italiani, citando direttamente Papa Francesco, ha affermato contro chi alimenta anche così la “cultura dello scarto”, che “Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con papà e una mamma, capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva (…) Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio. Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, pretesa la modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del pensiero unico” (Papa Francesco, Discorso alla Delegazione dell’Ufficio internazionale Cattolico dell’Infanzia, 11.4.2014)”.
 
Troppo spesso anche tra noi cattolici tira una pesante aria di rassegnazione, non possiamo restare alla finestra e guardare passivi all’offensiva ideologica del gender e alla impressionante produzione legislativa proveniente da chi ha una visione antropologica che mira a trasformare le persone in cose, minando alle basi l’istituto del matrimonio e con esso la famiglia.
 
La manifestazione del 20 giugno nasce con una mobilitazione totalmente dal basso, da un comitato trasversale di persone libere, che hanno preso coraggio per dire ai bambini e ai giovani, prima di tutto a loro, che nella confusione regnante possono ancora confidare in persone “adulte” che non temono di assumersi le loro responsabilità. Urge difendere i loro diritti! Questa manifestazione – dicono gli organizzatori – è per i bambini.
Invitiamo tutti quelli che hanno a cuore l’esistenza e il futuro della famiglia a prendere parte a questa manifestazione che celebra semplicemente la bellezza della famiglia naturale
 
 

Nuova vitalità per il settore dell’apostolato biblico dell’UCD

 Lo scorso 22 maggio si è svolto a Roma un seminario di studio, promosso dal Settore dell’Apostolato Biblico dell’Ufficio Catechistico Nazionale, dal titolo: “L’Apostolato Biblico oggi: identità e progetti”. Destinatari del seminario i Direttori UCR e UCD e i Responsabili regionali e diocesani del SAB. Dalla Chiesa di Noto: il diacono Franco Agosta (vice direttore dell’UCD) e Corrado Argentino (neo responsabile diocesano del SAB).
“Il SAB dell’UCN − ha affermato il responsabile nazionale don Dionisio Candido − vuole sostenere i percorsi di programmazione delle diocesi; intende aiutare ad avviarli e poi a sostenerli”. La giornata ha avuto un momento formativo e uno attivo. Dopo i saluti di Mons. Paolo Sartor (direttore dell’UCN) e l’introduzione di don Dionisio, ha avuto inizio il momento formativo con le relazioni di P. Mascilongo e di V. Bulgarelli: l’identità dell’Apostolato Biblico e Programmare l’Apostolato Biblico in diocesi. La parte più attiva della giornata ha visto la divisione in gruppi dei partecipanti per un fecondo workshop di progettazione guidato dal gruppo nazionale del SAB.
Da questo seminario di studio il SAB della diocesi di Noto acquisisce una rinnovata vitalità, accoglie il forte incoraggiamento del settore nazionale e intende, con gli strumenti acquisiti nel corso del seminario, realizzare una programmazione di pastorale biblica diocesana. Il SAB diocesano vuole predisporre a vari livelli «strumenti e iniziative perché sempre di più si realizzi nelle comunità l’auspicio del Concilio Vaticano II, quello che “i fedeli abbiano largo accesso alla Sacra Scrittura” [Dei Verbum 22]”» (Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia [2014] n. 17). Si è desiderosi di progettare una pastorale biblica «non in giustapposizione con altre forme della pastorale, ma come animazione biblica dell’intera pastorale» (Verbum Domini 73, Benedetto XVI), in modo che la Parola di Dio «diventi sempre più il cuore di ogni attività ecclesiale» (VD 1). Essa deve essere «ascoltata, meditata, vissuta, celebrata e testimoniata» (Evangelii Gaudium 174, Francesco). Radicati nel Magistero della Chiesa di Cristo, si cercherà di favorire un contatto diretto con la Scrittura e di formare degli animatori biblici capaci di rinvigorire il desiderio della Bibbia nelle persone. Proprio perché «la Sacra Scrittura è fonte dell’evangelizzazione» (EG 174), concretizzare l’apostolato biblico nella diocesi sarà occasione di annuncio del Vangelo nel nostro tempo. Il Giubileo indetto da papa Francesco sarà il kairós per la riscoperta biblica dell’Amore di Dio. L’Apostolato Biblico della diocesi adesso è pronto per mettersi al lavoro: per far sì che ogni parrocchia, aggregazione, movimento, associazione, gruppo, cammino, possa essere permeato dalla Parola di Dio. Faremo nostro motto l’affermazione di san Girolamo: «L’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo».

Il Vescovo di Noto a Genova, ospite di “Webnotte” racconta il suo modo nuovo di comunicare la fede

 Il Vescovo di Noto Mons. Antonio Staglianò, è intervenuto, nei giorni scorsi, all’evento musicale “Webnotte”, tenutosi a Genova. Il Presule netino continua così a veicolare il messaggio della fede, attraverso un linguaggio nuovo e altamente comunicativo, come quello della musica. “Con alcuni brani di musica pop – ha dichiarato il Vescovo – spiego concetti importanti, cercando di interpretare esperienze umane significative. Ma il mio obiettivo è quello di comunicare la vita di Gesù, anche con le canzoni che piacciono ai giovani”.
Mons. Staglianò oltre che Mengoni, ha spesso citato Noemi, per affrontare il tema dell’alienazione e l’ultima canzone di Nek, presentata allo scorso Festival di Sanremo, “Fatti avanti amore”, per parlare dell’amore vero, quello che va oltre il sentimento e che esprime l’umanità bella che caratterizza ogni uomo.
 

Scicli. Inaugurata Casa Valverde, segno di una Chiesa e di una società più vicini all’uomo

Inaugurata ieri, giovedì 4 giugno a Scicli, Casa Valverde, una struttura nel cuore della città, “segno” di quella carità cristiana che è tale, se si manifesta concretamente e fattivamente nelle opere. Ubicata presso l’ex Convento di Valverde, la casa rientra nell’iniziativa denominata “Housing first”, un progetto di accompagnamento abitativo, allo scopo di aiutare singoli e nuclei familiari sfrattati o in condizione di forte disagio, persone in uscita dal carcere o dalla prostituzione, senza fissa dimora, migranti in difficoltà. Al dì la della pronta assistenza che sarà offerta a queste fasce deboli della nostra società, l’obiettivo prioritario sarà il recupero della dignità della persona, nella logica evangelica della condivisione, che impegna la Chiesa ma anche la società civile, per l’edificazione di una città più giusta e solidale.

 
 
L’inaugurazione e la benedizione dei locali di Valverde, sono stati presieduti dal Vescovo di Noto, Mons. Antonio Staglianò, che ha fortemente caldeggiato questa iniziativa di carità, incoraggiando gli sforzi della Fondazione San Corrado e della Caritas diocesana, che generosamente si sono prodigati per la realizzazione del progetto. Tanti e qualificati i contributi degli intervenuti all’evento: il saluto di don Ignazio La China, Vicario Foraneo di Scicli e Presidente della Fondazione San Corrado, il quale ha manifestato viva gratitudine a quanti, a diverso titolo, hanno cooperato per la realizzazione dell’iniziativa; poi gli interventi di Valerio Landri, Direttore della Caritas di Agrigento e delegato regionale per il prossimo Convegno Ecclesiale di Firenze; l’intervento di Domenico Leggio, Direttore della Caritas di Ragusa e membro del direttivo della Fio.PSD e quello di Antonluca Candiano, referente della nostra Caritas diocesana, sull’impostazione dell’accoglienza a Valverde.
 
Nel suo intervento, il Vescovo di Noto ha evidenziato come Casa Valverde sia il frutto di quella Chiesa auspicata dal Concilio Vaticano II, “una Chiesa che è comunione, fraternità, missione – ha dichiarato Mons. Staglianò – carità che non è solo assistenzialismo, ma che ha il suo motivo d’essere nel comandamento di Gesù: ‘Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi’”.
“La Chiesa del Concilio è meno ‘clericale’ e più ‘comunionale’ – ha continuato il Vescovo – una Chiesa che punta molto sul laicato, che deve sempre di più maturare nella fede, prima ancora che nelle competenze. Sono laici coloro che si sono impegnati e si impegneranno per questo progetto; essi non sono solo collaboratori nella Chiesa, ma anzitutto corresponsabili di una Chiesa che mostra la sua bellezza nelle opere di misericordia”.
 
Mons. Staglianò ha inoltre suggerito di guardare al senso profondo di questa iniziativa, cioè “esaltare l’umanità di Gesù, che ha assunto la nostra carne, quella dei poveri. In questa carne io vedo l’umanità di Gesù, che edifica nuova umanità, non solo quella di un mero assistenzialismo, ma quella che ha la sua misura più alta nell’amare alla maniera di Gesù”.
 
Infine il Vescovo ha esortato la comunità cristiana e quella civile a cogliere la sfida di questo progetto di solidarietà: “La Chiesa diocesana – ha chiesto Mons. Staglianò – sarà capace di valorizzare questo ‘segno’ posto nelle sue mani? Sarà capace, da oggi in poi, di costruire trame di relazioni improntate alla carità e alla fraternità, superando il rischio di una ‘formale’ assistenza? Sarà capace di comunicare la misericordia di Gesù?”. Con questa provocazione-esortazione il Pastore della Chiesa di Noto ha concluso il suo intervento e ha poi scoperto la targa della nuova struttura e benedetto i locali, le cui porte sono pronte ora a diventare soglie di speranza e di futuro per quanti sono nel bisogno.