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Veglia diocesana d’Avvento per i giovani

 L’Ufficio diocesano di Pastorale Giovanile propone anche quest’anno, ai gruppi giovanili parrocchiali, ai movimenti, alle associazioni e a tutti i giovani del nostro territorio un momento significativo di preghiera all’inizio dell’Avvento, il tempo liturgico di preparazione al Natale. Il prossimo 26 novembre 2016, nella Basilica Cattedrale di Noto, alle ore 19,30, ci sarà una Veglia di preghiera sul tema: “Mostraci il tuo volto e saremo salvi” (salmo 79). Sarà presente don Luca Saraceno, dell’Arcidiocesi di Siracusa, che guiderà la meditazione.

Prende il via il corso di formazione “Youth in progress”

 
E’ iniziato venerdì 11 novembre il corso di formazione per animatori di Pastorale Giovanile della Diocesi di Noto. Sono stati circa 410 gli iscritti al corso provenienti da tutte le città della Diocesi. I corsisti sono convenuti alle ore 19,30 nelle due sedi territoriali di Avola e Modica, da dove si è tenuto in contemporanea il medesimo corso pensato in sintonia con il nuovo anno pastorale proposto dalla diocesi netina sul modello di “una chiesa in uscita”, così come recita il sussidio unitario diocesano: “i nostri giovani devono farsi promotori della gioia del Vangelo e diffondere la bellezza dell’amore familiare, preoccuparsi della città e aprirsi al mondo”. Ad Avola don Marcello Mazzeo sdb, ha parlato di “animazione e oratorio: saper passare dal gioco al pensiero”, mentre a Modica si è discusso sulla “questione di Dio: esiste? Chi è? Cosa vuole da me?” il relatore è stato don Ignazio La China.

Il corso di formazione al quale è stato dato il nome di “YOUTH IN PROGRESS” desidera fornire, a tutti coloro che si sono iscritti e che operano accanto ai giovani o pensano di impegnarsi nel mondo giovanile, alcuni strumenti utili per “costruire come in un cantiere” un’opera di evangelizzazione e promozione umana a favore delle nuove generazione, per un mondo più giusto e più umano. Il corso appena iniziato ha riscosso molta accoglienza, partecipazione e interesse da parte di molti laici e preti che avvertono la necessità di formazione e credono che il futuro della società e della Chiesa è nelle mani delle nuove generazioni che vanno accompagnate e curate da chi detiene a diverso titolo la responsabilità pedagogica. Don Rosario Sultana, direttore dell’ufficio Giovani diocesano ha dichiarato come lo stesso “Papa Francesco ha ricordato più volte, fin dall’inizio del suo pontificato, di fare attenzione alle periferie esistenziali della odierna società e il mondo giovanile fa parte di questa periferia che va visitata e animata dal Vangelo della gioia e della speranza”. Il corso di formazione proseguirà con cadenza mensile nelle due sedi territoriali; il prossimo appuntamento è fissato per il 16 dicembre 2016, il corso si concluderà il prossimo anno nel mese di giugno con un Week end residenziale in cui verrà consegnato a conclusione, l’attestato di partecipazione.

 

Chiusura della Porta Santa nella Basilica Cattedrale

Domenica 13 novembre, con inizio alle ore 17, presso la Basilica Cattedrale di Noto, la comunità diocesana si ritroverà per la conclusione dell’Anno Giubilare della Misericordia, insieme al Vescovo e ai sacerdoti della Diocesi. La domenica successiva sarà Papa Francesco a chiudere per tutta la Chiesa universale l’Anno Santo, nella solennità di Cristo Re.
“Usciamo per offrire a tutti la gioia del Vangelo – ha dichiarato il Vicario generale Mons. Angelo Giurdanella – preghiamo perché il Giubileo sia la linfa vitale della Missione e la Missione sia il frutto benedetto del Giubileo”.
Su disposizione del nostro Vescovo, tutte le Messe vespertine della domenica, nelle parrocchie della Diocesi, saranno sospese per consentire la partecipazione alla chiusura dell’Anno Santo.

Gesù è presente nelle sue membra sofferenti: Dio è sempre e solo amore

 Nel pomeriggio di ieri, il nostro Vescovo si è recato a Scicli per far visita alla famiglia della sig.ra Giusy Alfieri. La signora, catechista e responsabile del coro dei bimbi della Parrocchia SS. Salvatore, già in rapporto da tempo consolidato con mons. Staglianò per via della sua inclinazione musicale, da qualche mese si trova a lottare contro un terribile male. Il Vescovo ha sentito il bisogno di incontrare personalmente Giusy e la sua famiglia in questo momento così travagliato che vede coinvolte la fede, la speranza e il coraggio della singola persona.
La visita, svolta insieme al Parroco, don Salvatore Giordanella, al Vicario Parrocchiale, don Davide Lutri, e ad alcuni amici, è stata l’occasione per pregare il Signore per Giusy e per la sua famiglia. Il Vescovo ha chiarito ai presenti quanto sia importante per un cristiano comprendere che il male che c’è nel mondo non è mandato da Dio. “Il Dio in cui noi crediamo non è un Dio vendicativo – ha detto – Dio non vuole il male per i suoi figli. Dio è solo e sempre amore: non è malattia, non è guerra, non è morte, non è terremoto”. I fatti di cronaca degli ultimi giorni, infatti, hanno spinto tanti – tra i quali mons. Staglianò – a fare chiarezza sulla questione del presunto castigo divino visto nel terremoto del Centr’Italia.
Una propizia occasione per tutti i presenti di riflettere sull’amore di Dio e pregare insieme alla famiglia di Giusy.

«Non c’è alcuna vendetta. Dio è sempre e solo amore»

In merito alla questione sollevata dal teologo domenicano p. Cavalcoli nel suo intervento a Radio Maria, il nostro Vescovo, mons. Antonio Staglianò, ha rilasciato oggi questa dichiarazione al quotidiano La Sicilia che pubblichiamo:
 
Dire che il terremoto è frutto del castigo di Dio equivale ad argomentare, scientificamente che Dio non esiste. I terremoti, come incidenti e malattie, non possono essere visti come punizione: sono fatti di una natura in evoluzione che obiettivamente fanno male, ma che non possono essere mandati da Dio. Ce lo dice Gesù, quando parla di Dio come “solo e sempre amore”. Un Gesù che ci dice anche di amare i nostri nemici: se lui, fondatore del Cristianesimo, chiede un comportamento del genere, noi Cristiani come potremmo pensare che u n evento terribile come il terremoto possa essere mandato come una punizione divina? La vera sfida è tornare indietro e riuscire a pensare a Dio come ce lo presenta Gesù, appunto, “solo e sempre amore”. Il Dio a cui noi crediamo non è un Dio vendicativo, ma le disgrazie collettive che purtroppo ci ritroviamo a commentare vanno capite e interpretate. Possono essere considerate come momenti in cui Dio ci viene a far visita, per prendere consapevolezza di quanto diventiamo umanamente brutti se si sfrutta il creato e si producono fenomeni come il buco dell’ozono, l’effetto serra o lo svuotamento della terra. La visita di Dio in questi momenti ci serve a ricordare l’importanza di restare sempre umani: succede che negli appalti pubblici non si rispettino criteri o che si perdano di vista affetti, amicizia e fraternità per preferire cose materiali. Qualche settimana fa un vice ministro di Israele ha detto che il terremoto in centro Italia era espressione del castigo di Dio perché l’Italia si era astenuta alla votazione Unesco sulla Città Vecchia di Gerusalemme. È una gaffe che non si può comprendere dal punto di vista politico. Si può comprendere, invece,da un punto di vista di mentalità, leggendo alcuni salmi della rivelazione ebraica, in cui Dio poteva anche schierarsi per distruggere popoli e nazioni. Pare che di punizione ne abbia parlato anche un teorico in una radio cattolica: noi prendiamo l’abbreviativo per ribadire che Dio è amore. Non manda la morte per vendicarsi o punire.

Celebrato a Noto il “Giubileo dei detenuti”

 Giovedì scorso, 3 novembre, si è celebrato, presso la Casa circondariale di Noto, il “Giubileo dei detenuti”. In linea con la pastorale dettata dalle Opere di misericordia corporali – “ero in carcere e siete venuti a visitarmi” (cfr. Mt 25) –, il nostro Vescovo insieme ad una ristretta delegazione formata da don Ignazio Petriglieri, don Paolo Catinello e dal Cappellano del carcere, don Sebastiano Boccaccio, ha varcato insieme alla popolazione del carcere la Porta santa del Giubileo straordinario della Misericordia. Come è noto, fra le tante Porte Sante istituite in Diocesi vi è anche la Casa di reclusione. Il Vescovo ha ricordato ad ognuno dei presenti il senso e l’importanza che la “porta santa” riveste per ciascuno di noi : “sebbene sia un segno, è importante vivere il passaggio attraverso la porta santa con la consapevolezza piena del suo significato: è il Signore stesso che si china su di noi per aiutarci a rialzarci”. Dopo un primo momento di accoglienza, nel quale alcuni dei detenuti hanno recitato la preghiera del Santo Padre per il giubileo, ha avuto inizio la Celebrazione Eucaristica.
Nell’omelia, il Pastore ha esortato a vivere una vita da credenti e non solamente da religiosi. “Essere religiosi è molto più semplice che essere credenti – ha dichiarato Mons. Staglianò – poiché è sufficiente pregare. Per essere credenti – oltre che religiosi – è necessario, invece, passare per le opere”. Prendendo spunto dalla lettera di S. Giacomo (cfr. Gc 2,17), il Vescovo ha indicato ai presenti la vera prospettiva del seguace di Cristo, quella, cioè di pensare, anzitutto, a compiere opere “degne di essere dette cristiane, dalle quali si possa vedere l’umanità bella creata da Dio a sua immagine e somiglianza”.
“Quando termineranno i nostri giorni sulla terra – ha continuato ad esortare il Pastore –, verremo interrogati dal Padreterno, il quale non ci chiederà se abbiamo partecipato alle funzioni sacre o se abbiamo pregato recitando il S. Rosario. Le domande che ci verranno poste saranno: quando avevo fame, mi hai dato da mangiare? Quando avevo sete, mi hai dato da bere? Quando ero nudo, mi hai vestito? Quando ero malato e in carcere, sei venuto a visitarmi? Su queste domande ci dovremo far trovare pronti; le altre pratiche, per quanto lodevoli e raccomandabili, non possono sostituire queste, definite essenziali.
Al termine della Celebrazione il Vescovo ha rivolto ai detenuti l’augurio di poter vivere, pur nella loro particolare condizione, la Misericordia di Dio. “Alessandro Serenelli, ha trovato Dio tra le mura di questo carcere; possa ognuno di noi vivere, come lui, il perdono di Dio e donarlo agli altri”. Al Vescovo ha fatto eco il Direttore della casa circondariale, Dr. Santo Mortillaro, il quale ha portato la sua bella testimonianza di una misericordia umana vissuta tra i corridoi del carcere. Al termine della celebrazione, Mons. Staglianò ha dato appuntamento ai detenuti per il prossimo incontro del 15 novembre p.v. in occasione del quale verrà donata a ciascuno una nuova traduzione della Sacra Bibbia.
 

Il Vescovo ricorda i defunti e le famiglie colpite da gravi lutti

Nel giorno in cui la Chiesa ricorda i fedeli defunti, in tutti i vicariati deIla nostra Diocesi è stata celebrata una Messa cittadina, presso i cimiteri degli 8 comuni.
Il nostro Vescovo ha voluto partecipare a due celebrazioni, una mattutina e l’altra serale, rispettivamente al cimitero di Modica e a quello di Avola. Insieme con lui hanno concelebrato i parroci di quei vicariati, con grande concorso di fedeli.
Nella Messa celebrata a Modica, il Vescovo ha parlato della morte mettendola in parallelo con le opere di misericordia corporali, le quali già nella vita presente affrettano nella vita del credente quel processo di risurrezione, che troverà pienamente compimento dopo la conclusione di questa vita terrena.
Durante la Messa, mons. Staglianò ha inoltre salutato alcune famiglie presenti che hanno subito gravi lutti, da lui incontrate nel corso della sua attività pastorale.
Nel pomeriggio, al cimitero di Avola, il Vescovo ha continuato la sua riflessione sul mistero della morte che cerca di spegnere in noi ogni spiraglio di luce e di speranza.
Anche qui ha fatto riferimento a giovani madri che hanno smesso di vivere in seguito alla perdita dei loro figli: “in quanto cristiani, non possiamo permetterlo. Noi siamo certi della resurrezione! Quella è una vittoria della morte, quando le permettiamo di spegnere in noi la luce della fede e la speranza della vita eterna”.
Mons. Staglianò ha così concluso una giornata intensa di ricordo e di prossimità affettuosa al suo gregge.

Progetto “giornalismo e migrazione”

 Si svolgerà in due luoghi-simbolo degli sbarchi e della prima accoglienza di migranti in arrivo dalla sponda meridionale del Mediterraneo, a Chiaramonte Gulfi e Pozzallo (RG), il quinto appuntamento – unico in Italia – del progetto “Giornalismo e migrazioni” promosso da NetOne, rete internazionale di professionisti della comunicazione diffusa nei cinque continenti, che opera a servizio del dialogo e della pace tra i popoli.
La tappa italiana del percorso sarà in Sicilia, a Chiaramonte Gulfi e a Pozzallo, in collaborazione con il Centro Mediterraneo di Studi e Formazione Giorgio La Pira. La due giorni di lavoro che prenderà il via presso la Sala Sciascia di Chiaramonte Gulfi (RG), il 4 novembre prossimo prevede, oltre a momenti seminariali, anche una visita alle comunità SPRAR per conoscere il modello di accoglienza diffusa.
La tavola rotonda, dal titolo “Giornalismo e migrazioni”, in programma il 5 novembre, nella sede del Centro mediterraneo di studi e formazione “Giorgio La Pira” (via San Giovanni, Pozzallo), proporrà un approfondimento di queste tematiche e un’analisi-compendio dell’esperienza vissuta. È aperto alla partecipazione della città e di quanti (istituzioni, amministratori, operatori del sociale, ONG, cittadini) vogliano condividere questa esperienza e vogliano approfondire i temi ad essa collegati.

Il Vescovo vicino ai suoi presbiteri anziani

 Domenica scorsa, 30 ottobre, dopo la celebrazione dell’Eucaristica di Confermazione, a S. Maria di Betlemme di Modica, insieme al Parroco, don Antonio Maria Forgione, il Vescovo si è recato a far visita a don Giuseppe Sortino, che fu per tanti anni parroco di quella Parrocchia, sacerdote anziano e ammalato da alcuni mesi. Il Vescovo si è trattenuto a lungo, dialogando in particolare su come rendere utile all’apostolato una struttura che don Sortino ha realizzato in zona S. Elena. Don Sortino ha insistito tanto sull’importanza che il Vescovo comunichi affetto “umano” ai suoi preti, in maniera tale che la comunione del presbiterio possa essere non soltanto effettiva ma anche “affettiva”, curando in particolare il clero giovane. Il Vescovo ha accolto il consiglio e ringraziato per il prezioso suggerimento del quale terrà conto nel suo percorso di conversione.

Inaugurata una nuova struttura della cooperativa “Si può fare”

Fin dall’inizio del suo Ministero in Diocesi, il nostro Vescovo ha manifestato la sua intenzione di mettere a disposizione i beni della Diocesi – mobili ed immobili – per “progetti giovanili di cooperazione e di intrapresa, improntate all’economia di comunione e di solidarietà”. Le prime iniziative, avviate sette anni fa nell’ambito del turismo con la cooperativa “Oqdany”, da tempo registrano consistenti risultati. Ora e’ la volta della cooperativa ” Si puo’ fare’, sorta in C.da Zisola, che già da un anno e mezzo fa vedere i primi incoraggianti risultati. Come e’ noto, la Diocesi ha messo a disposizione della cooperativa terreni di sua proprietà per produrre prodotti “bio”. Obiettivo della cooperativa è anche quello di integrare nel lavoro disabili mentali, ex-tossicodipendenti, ex-detenuti e persone con disagi sociali. Oggi questo progetto è già una realtà ben avviata che continua a muovere grandi passi avanti, specie con l’inaugurazione fatta ieri mattina, sabato 29 ottobre, di una nuova struttura destinata alla trasformazione dei prodotti, quindi alla produzione “in proprio” di marmellate e salse. “È una grande testimonianza di un Cattolicesimo incarnato – ha ribadito Mons. Staglianò – perché la fede cattolica non è semplicemente la preghiera che si fa nei riti e nelle chiese, ma è anche attenzione alle povertà e al disagio sociale con una presenza fattiva ed operosa che punti anche a dare spazio alla creatività degli esseri umani coinvolti”. In questi spazi di lavoro – ha ricordato il Vescovo – non si producono solo frutti della terra, ma soprattutto si produce “salute”.