Author:

La diocesi di Noto presente a Lampedusa con Papa Francesco

 C’è chi ha scritto che un’enciclica significativa e impegnativa Papa Francesco la stia scrivendo quotidianamente: è l’enciclica dei suoi gesti e delle sue relazioni di tenerezza e annuncio del Vangelo a tutte le persone! Gesto epocale la sua scelta di visitare stamattina, come primo suo viaggio ufficiale fuori dal Vaticano, i lampedusani e i migranti approdati sull’isola più a sud d’Europa. Visita a bordo di una fiat campagnola tra la gente… La diocesi di Noto, sulla traccia di una storica vicinanza alle situazioni di povertà e sofferenza, è stata presente a Lampedusa con un fotografo e una collaboratrice del nostro giornale (sul prossimo numero de “La vita diocesana” avremo un ampio servizio).
 
Per bocca del vescovo di Agrigento (cui Lampedusa appartiene come diocesi) sapevamo già da qualche settimana dell’intenzione forte di Papa Francesco di recarsi in visita in questo confine tra l’Africa e l’Europa, teatro di un esodo biblico, e considerata doverosa per il vescovo appassionato di periferie. Il Papa ha ricordato il sacrificio di 20mila migranti che sono morti nel Mediterraneo mentre fuggivano alla fame e alla guerra per cercare un futuro dignitoso. “Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io”, ha detto il Pontefice. “Ma Dio – ha ricordato – chiede a ciascuno di noi: ‘Dov’è il sangue di tuo fratello che grida fino a me?” La “cultura del benessere” ci rende “insensibili alle grida degli altri”, ci fa vivere “in bolle di sapone”, in una situazione “che, per il Papa, porta alla globalizzazione dell’indifferenza.
 
Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro! “Signore – ha pregato il Papa – in questa Liturgia, chiediamo perdono per l’indifferenza verso tanti fratelli e sorelle, ti chiediamo perdono per chi si è accomodato, si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi”. Di fronte alle morti in mare, ha detto il Papa, “domandiamo al Signore la grazia di piangere sulla nostra indifferenza, sulla crudeltà che c’è nel mondo, in noi, anche in coloro che nell’anonimato prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada a drammi come questo. ‘Chi ha pianto?'”. Ora continua l’ordinarietà dell’impegno di tutti, in prima fila delle caritas diocesane impegnate a tutelare i soggetti più deboli: non più emergenze ma quotidianità come ha dimostrato lo sbarco di migranti avvenuto poche ore fa. Perché a ognuno, immigrato o no, si possa dire – come ha fatto Papa Francesco durante l’omelia rivolgendosi ai musulmani – “o’ scià”, respiro mio, fratello mio per il solo e semplice fatto che come me vivi e respiri!
 
 

Lumen fidei, «La luce della fede». La prima Enciclica di Papa Francesco scritta a quattro mani

 Chi crede, vede. E non è mai solo. Perché la fede è un bene comune che aiuta a distinguere il bene dal male, a edificare le nostre società, e dona speranza. Non ci separa dalla realtà, la fede: al contrario, ci aiuta a coglierne il significato più profondo, e scoprire così l’intensità dell’amore di Dio per questo mondo. A consegnarci questo messaggio è la Lumen fidei, «La luce della fede», prima enciclica di papa Francesco, vero e proprio ponte tra questo pontificato appena iniziato e quello di Benedetto XVI, che aveva consegnato al suo successore la prima stesura di questo testo, che Francesco ha ripreso e completato, decidendo di pubblicarlo non alla fine, ma nel cuore dell’Anno della fede. Un testo, come ha sottolineato il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, monsignor Gerhard Müller, presentando ieri mattina l’enciclica nella Sala stampa della Santa Sede, in cui quel che immediatamente risalta, pur nelle «evidenti differenze di stile, di sensibilità e di accenti», è «la sostanziale continuità del messaggio di papa Francesco con il magistero di Benedetto XVI», a offrirci «uno sguardo comunque positivo sul mondo e sull’agire dell’uomo».
 
Nella Lumen fidei insomma, c’è «molto di Benedetto XVI ma c’è tutto di papa Francesco, che ha assunto il testo nel suo ruolo di primo testimone della fede», ha osservato a sua volta il prefetto della Congregazione per i vescovi, il cardinale Marc Ouellet. Per questo, ha spiegato, il testo è dunque «da considerarsi tutto di papa Francesco». Del resto, ha chiosato ancora Müller, «non abbiamo due papi ma uno solo. Da Benedetto c’è stata solo una preparazione». E, a ribadire tale concetto, il prefetto del Dicastero dottrinale della Santa Sede ha sottolineato come «nelle meditazioni che offre quotidianamente attraverso la sua predicazione, Francesco spesso ci richiama che “tutto è grazia”. Tale affermazione che, di fronte alla complessità e alle contraddizioni della vita, può sembrare a qualcuno ingenua o astratta, è invece un invito a riconoscere la positività ultima della realtà». Con tutto questo, ha concluso Müller, «l’enciclica vuole riaffermare in modo nuovo che la fede in Gesù Cristo “è un bene per l’uomo ed è un bene per tutti, è un bene comune: la sua luce non illumina solo l’interno della Chiesa, né serve unicamente a costruire una città eterna nell’aldilà; essa ci aiuta ad edificare le nostre società, in modo che camminiamo verso un futuro di speranza”».
 
La luce, ha quindi messo in evidenza monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione, «è una categoria determinante per la fede e per la vita della Chiesa. Essa ritorna con particolare efficacia in un momento come questo, spesso di forte travaglio, dovuto a una crisi di fede che per i problemi che comporta ha pochi precedenti nella nostra storia». In questo senso, ha aggiunto il presule, la Lumen fidei, «è un’enciclica con una forte connotazione pastorale. Queste pagine saranno molto utili nell’impegno che toccherà le nostre comunità per dare continuità al grande lavoro intrapreso con l’Anno della fede». Papa Francesco, ha proseguito, «con la sua sensibilità di pastore, riesce a tradurre molte questioni di carattere prettamente teologico in tematiche che possono aiutare la riflessione e la catechesi». Per questo «è importante cogliere l’invito che giunge a conclusione dell’enciclica: “Non facciamoci rubare la speranza”». Un invito che il Papa «ha ripetuto più volte in questi mesi, soprattutto rivolgendosi ai giovani e ai ragazzi», e che oggi «scrivendolo nella sua prima enciclica vuole indicare che nessuno dovrebbe avere paura di guardare ai grandi ideali e di perseguirli. La fede e l’amore sono i primi a dover essere proposti», e «in un periodo di debolezza culturale come il nostro un simile invito è una provocazione e una sfida che non possono trovarci indifferenti».
 
«È utile sapere – ha concluso Fisichella – che in prospettiva dell’Anno della fede si era chiesto ripetutamente a Benedetto XVI di scrivere un’enciclica che venisse in qualche modo a concludere la triade che egli aveva iniziato con Deus caritas est sull’amore, e Spe salvi sulla speranza. Il Papa non era convinto di dover sottoporsi a questa ulteriore fatica. L’insistenza, tuttavia, ebbe la meglio e papa Benedetto decise che l’avrebbe scritta per offrirla a conclusione dell’Anno della fede. La storia ha voluto diversamente. Questa enciclica ci viene offerta oggi da papa Francesco con forte convinzione e come “programma” su come continuare a vivere questa esperienza che ha visto tutta la Chiesa impegnata per un anno intero in tante esperienze fortemente significative».​​​​​

La nostra Diocesi alla Giornata Mondiale della Gioventù Rio 2013. “La Chiesa crede nei giovani”

Il 15 luglio si partirà anche dalla Diocesi di Noto per la GMG di Rio. Sono in 7 i giovani della nostra Diocesi che si sono organizzati per il viaggio insieme ad altri 20 giovani provenienti dalle altre Diocesi siciliane, in tutto dalla Sicilia saranno in 27. I giovani siciliani faranno un gemellaggio con la Diocesi di Petropolis dove rimarranno fino al 22 luglio. Invece dal 23 luglio al 29 si sposteranno a Rio de Janeiro per partecipare insieme a Papa Francesco alla settimana della GMG. A Scicli il prossimo 11 luglio alle ore 19,30 presso la Parrocchia Madonna di Fatima, i giovani riceveranno il mandato per partire alla GMG e gli verrà consegnato  il kit del pellegrino, alla celebrazione saranno presenti anche i giovani della Diocesi di Ragusa. Il gruppo regionale per tutta la durata della GMG sarà guidato da don Innocenzo Mascali della Diocesi di Ragusa insieme a Nicoletta Di Maria che in Diocesi si occupa della Pastorale Giovanile con don Giovanni Lauretta.
 
La GMG è un evento che incoraggia una riflessione profonda sui giovani e sulla loro speranza. Si tratta di un incontro volto a presentare ai partecipanti riflessioni su una società giusta, fraterna, contribuendo alla discussione sulle politiche pubbliche per i giovani e la possibilità di intraprendere nuovi cammini, basati su veri valori, ovvero i valori cristiani. Chi li vive è in grado di cambiare il mondo.
 
Rio de Janeiro è orgogliosa di essere la città sede della GMG. L’accoglienza calorosa dei suoi abitanti, le bellezze naturali e l’infrastruttura offerta sono stati fattori decisivi per la scelta. Migliaia di giovani provenienti da tutto il mondo sono ansiosi di incontrare il Papa, di vivere uno scambio di fede e cultura e di conoscere una delle mete turistiche più ambite al mondo. Più che una semplice meta per turisti, Rio de Janeiro è storicamente una città impegnata nelle lotte per migliorare le condizioni di vita della sua popolazione.
 
La sicurezza di un evento di tale portata coinvolge tre sfere governative (Unione, Stato e Municipio). Per questa organizzazione è stata creata la Segreteria Straordinaria di Sicurezza per i Grandi Eventi (Sesge) del Ministero di Giustizia, in modo da affrontare la preoccupazione del Governo Federale riguardo l’impegno di preparare il piano di sicurezza di eventi quali la GMG.
La Giornata Mondiale della Gioventù è fatta dai giovani e per i giovani. Il senso di giustizia sociale, uguaglianza e fratellanza che motiva milioni di giovani a partecipare a queste manifestazioni in Brasile, spinge i giovani del mondo intero a testimoniare la possibilità di una convivenza pacifica di fronte alle diversità che permeano la società. I preparativi per la GMG continuano, nell’attesa di un’alba nuova, che porti speranza.
 
 Guarda e ascolta l’Inno della GMG di Rio 2013 nella versione italiana
 

La Chiesa di Noto ha quattro nuovi presbiteri. Staglianò: “il vostro celibato fecondi di nuovi figli la Chiesa di Cristo”

La Chiesa di Noto ha generato nel sacramento dell’Ordine Sacro quattro nuovi sacerdoti, attraverso l’imposizione delle mani e la preghiera di consacrazione del Vescovo Mons. Antonio Staglianò. I nuovi presbiteri ordinati nella celebrazione del 30 giugno alle ore 10,30 in Cattedrale sono: Gabriele Di Martino da Rosolini, Gianni Roccasalvo da Pozzallo, Manlio Savarino e Davide Lutri da Donnalucata. La Cattedrale gremita e traboccante in ogni ordine di posto è stata un segno tangibile dell’affetto che le varie comunità parrocchiali hanno voluto tributare a questi quattro giovani novelli sacerdoti, che abbiamo visto visibilmente emozionati insieme ai sacerdoti che in questi anni li hanno seguiti.
 
Il Vescovo di Noto, Mons. Staglianò, che ha conferito il ministero sacerdotale, ha ricordato alla comunità diocesana il vero volto che la Chiesa è chiamata a mostrare, il volto di “una chiesa missionaria, che non si chiude nei quattro recinti murari della Parrocchia ma che va dove c’è la gente e siccome – ha detto Staglianò -, la gente non è più nelle Chiese, deve andare per le strade del mondo, nelle periferie delle nostre città, ad annunciare il volto bello della Chiesa che è epifania dell’amore di Dio.” “Non c’è Chiesa – ha detto con forza il Vescovo -, dove c’è corruzione, dove ci sono scandali, non c’è Chiesa dove non c’è comunione, dove si dà spazio a particolarismi, la Chiesa è invece per sua natura comunione, ascolto e missione”.
 
Il Vescovo ha esortato i quattro ordinandi a non chiudersi nell’individualismo, nel protagonismo a tutti i costi, nel carrierismo sterile e dannoso, tutte cose che minano e distruggono ciò che solo conta: il servizio umile, la fraternità, la carità e la comunione sulle cui basi si edifica l’unica Chiesa che è il corpo mistico di Cristo. Il celibato dei preti – ha ricordato il presule ai novelli presbiteri – è il dono più bello che fate alla Chiesa in quanto il vostro celibato sarà capace, se lo accogliete con amore e dedizione, a rendere sempre più fecondo il grembo della madre Chiesa generando in essa tanti figli di Dio. Questo è stato il mandato che Mons. Staglianò ha consegnato alla Chiesa di Noto attraverso questi quattro preti novelli che sono – ha concluso il Vescovo – il segno visibile di una Chiesa capace di rigenerarsi e rinascere sempre a vita nuova senza rughe e senza macchie.
 

Noto. Oggi 30 giugno in Cattedrale Staglianò ordina 4 novelli preti

Oggi 30 giugno 2013, alle ore 10,30 nella Basilica Cattedrale a Noto, il Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, conferirà il sacramento del presbiterato a quattro diaconi del nostro Seminario Vescovile: Gabriele Di Martino, Gianni Roccasalvo, Manlio Savarino, Davide Lutri; due di loro hanno rilasciato il racconto della loro vocazione e dei loro sentimenti nell’ultimo numero del nostro quindicinale “La Vita Diocesana”, Davide Lutri ha dichiarato che la sua vocazione è “un grande mistero”. Il dono che nell’ordinazione mi verrà consegnato nelle mie mani – scrive su LVD don Davide – è una realtà che supera infinitamente ogni pensiero e ogni umana comprensione.
 
L’altro candidato al sacerdozio Manlio Savarino ha scritto che ha un solo desiderio: “essere sacerdote secondo il cuore di Cristo, in una identità che si fa impegno e vita”. Invitiamo la comunità diocesana ad unirsi in preghiera per questi prossimi sacerdoti della nostra amata Chiesa netina.
 

Modica. FESTA DEL RIFUGIATO 2013. “UN’UMANITA’ FERITA CHE NON SI ARRENDE”

Sarà celebrata anche a Modica la festa del rifugiato per iniziativa della Caritas diocesana, dello Sprar (sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati), delle Cooperative sociali “Don Puglisi” e “Il Dono” che contribuiscono con il Comune di Modica per l’esperienza del Centro Babel, che accoglie donne rifugiati con i loro bambini. Sono storie drammatiche, ma anche coraggiose! “La città dalla parte dei rifugiati” – tema di quest’anno – diventa certo l’occasione per non dimenticare tanti che devono lasciare il proprio paese e i propri affetti a motivo della loro fede religiosa,delle loro idee o delle guerre, ma anche per apprendere da loro coraggio, coraggio soprattutto nel riunire gli affetti, coraggio nel tentare comunque di dare una speranza ai propri figli, coraggio anche in alcuni casi di denunciare l’ingiustizia di questo nostro mondo, coraggio nel testimoniare la fede cristiana.
 
La festa del rifugiato sarà ospitata dal cantiere educativo “Crisci ranni” nell’area attrezzata padre Basile in via Fontana e prevede alle 20 di giovedì 20 giugno la proiezione di un video che racconta l’esperienza del Centro Babel e quindi una cena multietnica curata dal gruppo “L’italiano per amico”, promosso dal Coordinamento “I sentieri di Isaia”. Nei giorni in cui è ancora viva la beatificazione di don Puglisi, e proprio mentre sarà in corso il Grest3P che prende ispirazione dal suo messaggio, si vogliono cogliere, coltivare e sostenere tutti i germi di bene possibile e di costruire, per noi e per i nostri figli, un mondo più giusto e fraterno in cui sia per tutti bello vivere e aiutare a vivere.
 
 

Portopalo. Posa della prima pietra per la nuova chiesa in costruzione

Lo scorso 31 maggio, alla presenza del Vescovo, Mons. Antonio Staglianò e delle autorità civili e militari della cittadina, si è svolta la cerimonia della posa della prima pietra della costruenda nuova parrocchia di Portopalo di Capo Passero. Alla cerimonia era presente anche un gruppo di fedeli della parrocchia gemellata di Isola Capo Rizzuto, dedicata alla Madonna greca, guidata dal parroco, don Edoardo Scordio. Ad accogliere la delegazione di Isola il parroco di Portopalo, don Gianluca Manenti. La nuova parrocchia sorgerà in un’area molto vasta in contrada Pizzuta. I lavori dureranno 18 mesi e prevedono oltre alla realizzazione della seconda chiesa, anche l’edificazione dei locali di pertinenza della parrocchia, che saranno dedicati al beato Antonio Rosmini. Il costo previsto dell’opera è di circa 2 milioni di euro, somma stanziata dalla Conferenza episcopale italiana per venire incontro alle esigenze di una cittadina, cresciuta negli ultimi anni in misura notevole. L’attuale edificio sacro, dedicato a San Gaetano, ha risposto fino ad oggi alle esigenze della comunità della cittadina marinara. Dopo l’episodio dell’incendio accaduto nell’estate dello scorso anno, la Chiesa si è resa inagibile e fervono i lavori per restituirla il prossimo 8 dicembre al culto. Portopalo potrà contare, così, su due chiese. Nella brochure di presentazione dell’opera, è detto, tra l’altro, che il progetto dell’erigenda nuova Chiesa “tende a realizzare un’opera che guidi i fedeli verso l’edificio sacro anche mediante le suggestioni offerte dall’area con il suo naturale e particolare declivio verso il mare. Anche in tal modo va letta la scelta per il piano della Chiesa di una quota di circa cinque metri inferiore rispetto al principale piano stradale d’accesso all’area. Da ciò deriva un “naturale richiamo orografico” che convoglia verso uno spazio protetto dalla quotidianità cittadina, e dai conseguenti disturbi funzionali ed acustici, così privilegiando suoni, colori e luci provenienti dal mare”. In questa prospettiva , molto felice è sembrata la decisione di dedicare il complesso parrocchiale dell’erigenda chiesa alla Madonna Greca, Eleusa, Madre della Misericordia , la «Madonna che viene dal Mare». “Una pia leggenda molto diffusa tra il popolo – scrive Salvatore Cristofaro di San Marco Argentano, nel testo: In onore di Maria Vergine madre di Dio, che si venera in Isola come protettrice sotto il titolo di Madonna Greca. Edizione. 3°, Catanzaro, 1896 – narra che l’effigie della Beata Vergine provenga dall’Oriente e che sia approdata miracolosamente presso l’insenatura di Capo Rizzuto e ritrovata da un pastore. Questo pastore, di cui la tradizione non menziona il nome, mentre guidava il suo gregge al pascolo, lungo la battigia dell’azzurro mare avrebbe visto una tavola “ondeggiante e luccicante sulla superficie delle acque, che si spingeva lievemente verso il lido”. Si tratta, ovviamente, del lido di Isola Capo Rizzuto, alla cui comunità quella di Portopalo vuole gemellarsi. Due comunità che vivono le stesse avventure sul fronte del medesimo mare, rafforzate da oggi, sotto la protezione della Madonna Greca, Eleusa, Madre della Misericordia, da un comune rapporto umano e di fede.

 

Noto. Il 9 Giugno in Seminario le confraternite della Diocesi in ritiro spirituale

Il 9 giugno scorso le Confraternite e le Arciconfraternite della nostra Diocesi si sono date appuntamento a Noto in Seminario per il loro 3° Ritiro Spirituale. L’incontro, che ha visto una numerosa partecipazione in rappresentanza dei venti sodalizi presenti nei sei Vicariati della Diocesi, è iniziato con la celebrazione delle Lodi mattutine ed è proseguito con la meditazione del diacono don Gabriele Di Martino che ha esortato con parole altisonanti l’uditorio ad una maggiore autenticità, a diventare luoghi di formazione al servizio del Vangelo e della società.

 
La riflessione è stata sviluppata sull’intreccio di fede e carità, non può la fede autentica non prolungarsi nella carità e d’altra parte la vera carità nasce dalla fede interiorizzata. Dopo un breve break i Confrati e le Consorelle si sono ritrovati in adorazione davanti alla santissima Eucarestia solennemente esposta. Nell’ultima parte della giornata i partecipanti hanno condiviso le loro esperienze di fraternità.
Per tutti è stata una grande occasione che resterà nelle nostre menti e nel nostro cuore per sempre.
 

Noto. Incontro per cristiani in difficoltà: “per sentire nuovamente la maternità della Chiesa”

Sabato 8 giugno nei locali del Seminario Vescovile di Noto si è dato appuntamento un gruppo composto da cristiani che vivono la non facile esperienza della separazione e del divorzio. L’idea di incontrarsi è nata in seguito ad uno degli incontri personali avuti dal nostro Vescovo in Visita pastorale, durante il quale è stato espresso il desiderio, da parte di uno di loro, di sentire vicina la Chiesa. Accolti e guidati da don Luigi Vizzini, Direttore dell’Ufficio Diocesano per la Pastorale della Famiglia, si sono confrontati sulle difficoltà che nel loro stato devono affrontare anche a motivo dei pregiudizi che condizionano la cultura e le relazioni, al punto che molti sono costretti a sperimentare l’emarginazione e il facile giudizio.
 
Sono bastati due Documenti per attestare la maternità della Chiesa, spesso offuscata da ignoranza e disinformazione: l’Esortazione post sinodale Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II e il Direttorio di Pastorale Familiare della Conferenza Episcopale Italiana. Un incontro sereno e, allo stesso tempo, desideroso di ricevere chiarezza per fugare la confusione che non rare volte si riscontra anche tra quanti frequentano la Comunità cristiana. Da parte di tutti è emersa la volontà di continuare ad essere Chiesa e di voler comprendere meglio la dottrina cattolica al riguardo, anche in quei punti che riguardano i sacramenti. Il gruppo, entusiasta dell’iniziativa, si è dato un nuovo appuntamento per le prossime settimane, che si spera sia presieduto dal Vescovo. Si coglie l’occasione per esortare quanti sono interessati, direttamente o indirettamente, a mettersi in contatto con don Luigi Vizzini presso la Curia Vescovile o il Seminario Vescovile, oppure direttamente al suo recapito personale.
 

CARITAS: “non dimentichiamo l’Aquila!”

 Continuiamo nella forma semplice della visita ad essere accanto ai fratelli di Paganica e dell’Aquila a quattro anni dal terremoto, dove siamo ritornati per la dodicesima volta dal 7 al 10 giugno. Ci sono piccoli segnali: qualche edificio viene restaurato, nella frazione di Paganica – con cui abbiamo avviato un gemellaggio fin dai primi mesi dopo il sisma – sono ricominciati i lavori per il Centro parrocchiale e per il monastero delle Clarisse. Ma sono grandi il dolore e la tristezza perché tutto procede molto lentamnte, perché sempre più ci si accorge che sono state prese decisioni senza tenere conto della voce e del bene della gente, perché tanta gente si trova ancora in parte lontano da casa o in case collocate lontane dai luoghi degli affetti e del lavoro. E a volte prevale la chiusura, e si avverte un profondo sconforto.
 
Certo, nella visita prevale l’ospitalità, che mostra l’anima bella della gente di Abruzzo e i sentimenti di amicizia che li rendono attenti a sofferenze conosciute nelle loro visite in Sicilia, verso le quali sanno esprimere grande affetto e sostegni tanto concreti quanto generosi. Rimanere legati allora a Paganica, per la comunità di Modica e per la diocesi di Noto, significa rimanere legati alla sostanza della vita, alla necessità di mettere al centro ciò che conta e di iniziare dal basso il riscatto da tante ingiustizie, indifferenze, sofferenze. Ed è stato molto bello condividere la speranza nel nome di don Puglisi! Si pensa anche a Paganica di intitolargli una strada, per onorare un testimone che riguarda non solo la Sicilia ma tutto il Paese e tutto il mondo.
 
E le Clarisse, che sono rimaste in un convento di legno per non abbandonare la gente e offrire così – dal di dentro – la loro preghiera e fraternità, hanno proposto che nel nome di don Puglisi si cerchi un riscatto che parta da ognuno, secondo il motto del nuovo beato: “Se ognuno di noi fa qualcosa, allora si può fare molto”. Intanto si sta programmando un momento estivo – dal 9 al 12 agosto – in cui rappresentanti delle due comunità condivideranno la fede, l’amicizia, l’impegno per un mondo più fraterno e giusto.
 
E mentre eravamo in visita a Paganica è arrivato l’annuncio della nomina del nuovo arcivescovo dell’Aquila: Mons. Giuseppe Petrocchi, noto ad alcuni per la sua capacità di unire, di affrontare i problemi, di aiutare il discernimento. Abbiamo avvertito la speranza che, non solo la Chiesa, ma anche la città e il territori tutto possano trovare un riferimento sicuro in un pastore che guidi con nuove energie, che “odori di pecore”e che guidi verso le periferie dell’esistenza perché dappertutto arrivi l’unzione di Cristo.