“Il modo umano di abitare il corpo è pensarlo anche attraverso il cibo”. Con questo felice ed efficace pensiero del Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, si è chiuso sabato sera, 15 ottobre, il VII Convegno internazionale di Bioetica sul tema “Pensare il corpo, abitare il corpo. Nutrirsi per il corpo o per lo spirito”. Relatori di altissimo spessore, provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa hanno dato il loro qualificato contributo allo sviluppo di una tematica tanto accattivante quanto concreta per la vita di ogni giorno. Numerosi i partecipanti, che hanno seguito con attenzione e coinvolgimento i lavori convegnistici. Bastano alcuni dati per definire la portata di questo evento: 20 relatori, 5 esperti con funzioni di moderatore, oltre 60 medici e professionisti del settore sanitario, 50 insegnanti, 40 assistenti sociali, 100 uditori, 50 giornalisti accreditati, varie emittenti televisive. E a fare da vivace cornice, una platea di oltre 350 studenti provenienti dalle scuole dei comuni della Diocesi. D’altra parte, alcuni temi di attualità, come anoressia e bulimia, trattati dagli specialisti del settore, rappresentano oggi una triste realtà che interessa molti giovani, che vivono il disorientamento di una società sempre più precaria.
Il “filo rosso” degli interventi dei diversi relatori è stato il cibo e l’uso che gli uomini ne fanno oggi, ma anche il posto occupato dal cibo nelle religioni monoteiste, ebraismo, cristianesimo, islamismo.
Non a caso la prima relazione è stata riservata al Rabbino Capo della Comunità di Napoli e responsabile per il meridione d’Italia, Dr. Umberto Avraham Piperno il quale, richiamando le regole alimentari dettate dalla religione ebraica, ha parlato di qualità dei cibi e di cucina certificata destinata a coloro che vi si attengono principalmente per motivi religiosi. Di alimentazione e stili di vita ha parlato il Prof. Giorgio Calabrese, uno dei più autorevoli esperti a livello internazionale di Alimentazione e Nutrizione e convinto assertore della bontà della dieta mediterranea. “Il cibo è relazione” è stato il messaggio centrale della relazione del Prof. Giovanni Salonia, specialista in Psicoterapia. Alla domanda “A chi appartiene il corpo che sono” ha risposto il Prof. Maurizio Soldini, medico, docente di Bioetica presso l’Università La Sapienza di Roma. Il Prof. Soldini ha detto, in sintesi, che “il corpo non è di nessuno, se non di quell’Altezza che ci ha dato la vita”.
Di obesità e disturbi mentali ha parlato con straordinaria competenza e chiarezza il Prof. Renzo Puccetti, medico specialista in problematiche connesse alla diagnosi e alla cura dell’obesità e dei disturbi del comportamento alimentare. E ancora di disturbi sotto il profilo psicologico ha parlato in lingua francese la Prof.ssa Meryem Sellami, docente presso le Università di Tunisi e Strasbourg, con traduzione della Prof.ssa Guenda Bernegge.
Tra i casi trattati, quelli di ragazze che, a causa di rapporti difficili vissuti con le madri, rifiutano ogni cibo. Le altre due docenti straniere – la svizzera Guenda Bernegge e la francese Rosa Caron – rispettivamente docente presso la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera italiana e docente all’Università di Parigi, hanno trattato il tema “Il gusto tra etica ed estetica” e “Corpo, salute e malattia tra tempo psichico e tempo medico”.
Di correlazione fra modelli risalenti al corpo e al cibo ha trattato l’antropologa Prof.ssa Annamaria Fantauzzi, docente presso varie Università del nord Italia e Parigi. Impegnata anche nelle organizzazioni no-profit a favore di immigrati, ha detto, tra l’altro, che “il nostro corpo è ciò che vogliamo essere, perché quando non vogliamo ‘essere’ comincia la malattia”.
Il Prof. Pietro Grassi, amico e collaboratore della nostra Diocesi – fa parte del Comitato scientifico di Bioetica diretto da Don Stefano Modica – ha trattato il tema “Il corpo e i suoi piaceri: un conflitto fra le generazioni?”.
Un interesse particolare, specialmente fra i medici e gli altri professionisti del settore sanitario, hanno suscitato le relazioni della V sessione, “Vivere il Corpo” sviluppate dai Professori dell’Università di Catania – Ferdinando Branca, Massimo Libra, Maria Clorinda Mazzarino – e dell’Università di Palermo, Prof. Salvatore Verga.
Gli interventi di Maurilio Assenza e Andrea Giurdanella della Fondazione di Comunità Val di Noto, hanno dimostrato come sia possibile “attraverso percorsi ed esperienze locali – iniziative di economia solidale, coesione sociale – abitare il territorio e accrescerne l’aggregazione anche ritrovandosi a mensa”.
Delle grandi opportunità offerte dal settore agricolo del nostro territorio, sul piano della sicurezza alimentare, di dieta mediterranea e di programmi di sviluppo agricolo, hanno parlato gli esperti, Dr. Roberto Garaffa, il Dr. Pino Lavima, il Dr. Beppe De Sanctis e l’Assessore regionale all’agricoltura On. Antonello Cracolici.
La “Lectio magistralis” del Vescovo Antonio su “La vita vale molto più del cibo” ha costituito, come nelle edizioni precedenti, il momento centrale del Convegno. Mons. Staglianò ha tracciato dei passaggi fondamentali nella sua prolusione, come la necessità per l’uomo, essere pensante, di diffondere una “cultura dell’amore” in quello che è l’ambito più essenziale per l’esistenza dell’uomo, quello dell’alimentazione. Nutrirsi e nutrire diventano allora un vero atto di amore verso se stessi e gli altri. Da questa prospettiva il Vescovo ha suggerito la valenza “spirituale” dell’atto del nutrirsi: “Il cristiano è ciò che mangia, il corpo di Gesù. Diventa così anche lui, come Cristo, pane spezzato per la vita dei fratelli”. Il Vescovo ha pure ricordato come il cibo crei convivialità, relazione, comunione, evidenziando come noi umani “non mangiamo, noi umani ‘banchettiamo’, imparando la condivisione e la solidarietà tra di noi”.
Sono queste soltanto alcune delle suggestioni della lezione di Mons. Antonio Staglianò, delle quali tratteremo in modo più approfondito nel prossimo numero de La Vita Diocesana.
A chiusura del Convegno il Vescovo non ha tralasciato di rivolgere i suoi sentimenti di gratitudine nei confronti di chi ha reso possibile la realizzazione dell’evento: Don Stefano Modica, direttore scientifico del Comitato di Bioetica, che con professionalità e competenza ha portato a termine questa settima edizione. Un ringraziamento Il Vescovo ha voluto rivolgere anche al Direttore de “La vita diocesana” diretto collaboratore di Don Stefano e a tutto lo staff – Rosalba Currò, Ina Sapia, Rosa Iozia, Paolo Manenti, Andrea Pitrolo, Vincenzo Maiore e, indistintamente, tutti i seminaristi che “dietro le quinte” hanno assicurato quel supporto necessario allo svolgimento del Convegno.