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Il “Propedeutico” del nostro Seminario come esperienza di discernimento verso il sacerdozio

Era un vivo desiderio raggiungere anche voi, come ho già fatto con i fratelli presbiteri e diaconi con una lettera inviata nel gennaio scorso –  per informarvi brevemente della nuova esperienza che stiamo conducendo nel nostro Seminario a Noto. In secondo luogo desidero lanciare una proposta.
L’anno scorso, durante il mio soggiorno catanese con i seminaristi, ho avuto modo di conoscere anche la qualificata esperienza del Propedeutico che ha visto partecipi tre dei nostri ragazzi. Vedendo la bontà della proposta, come anche gli inevitabili limiti legati alla lontananza, proposi la possibilità che questa realtà nascesse anche nella nostra Diocesi per arricchirsi delle sensibilità e delle caratteristiche che la nostra Chiesa netina avrebbe potuto dare.
Dal mese di Ottobre 2010 questa piccola comunità ha preso così vita anche da noi. Per la nostra Diocesi è un’assoluta novità, anche se in quasi tutte le diocesi italiane è già una realtà da diverso tempo (ed anche se la realtà dei Seminari Minori, che rimane ancora in alcune diocesi italiane, così come era da noi fino a qualche anno fa, contiene diversi obiettivi di questa esperienza del Propedeutico. ndr).
Diversi sono i motivi che a mio avviso hanno reso necessaria la presenza del Propedeutico anche a Noto tra i quali:
• la preparazione di base (vedi conoscenza della lingua latina e greca, che non vengono garantite più dalla ratio studiorum) richiesta dal progetto educativo del Seminario Maggiore.
• la tendenza nei giovani a differire nel tempo le scelte esistenziali. (La soglia d’età dei ragazzi che entrano in Seminario si è alzata. Molti di loro vengono dal mondo del lavoro e prima di intraprendere una scelta vocazionale definitiva desiderano essere sicuri che quella è la loro strada. Il propedeutico, curando personalmente il cammino di ognuno, garantisce quella gradualità necessaria per compiere la scelta definitiva che comporterebbe la rinuncia anche di un lavoro sicuro);
• La diversità, la complessità e la frammentazione dell’odierno contesto culturale.
Il Propedeutico, dunque, si configura come itinerario di introduzione al Seminario Maggiore. Per questo motivo essa si propone anche degli obbiettivi chiari:
1. aiutare i giovani orientati al seminario a immergersi profondamente nel mistero di Cristo e ad assimilare gli elementi essenziali della vita spirituale;
2. attivare un iniziale discernimento vocazionale, che verifichi la rettitudine delle intenzioni, la fondatezza delle motivazioni e la consistenza della personalità;
3. consolidare le condizioni di maturità umana necessarie per abbracciare consapevolmente una formazione di spiccata impronta oblativa, capace di autotrascendenza e di relazioni umane costruttive;
4. presentare in modo esauriente la figura del presbitero, seconda l’attuale sensibilità ecclesiale;
5. completare la conoscenza dei principali dati della fede e della vita delle Chiesa.

Attualmente a Noto questa comunità è costituita da due ragazzi: Orazio Scarso, di 29 anni, proveniente dalla Parrocchia del Crocifisso di Rosolini e Blandino Alessandro, di 23 anni, proveniente dalla Parrocchia di San Pietro a Modica.
Viviamo insieme come piccola fraternità  con la presenza significativa di due seminaristi e un diacono (Roberto Avola, Francesco Ingegneri e don Nello Garofalo)  che svolgono rispettivamente il loro servizio nella segreteria del Vescovo e del Vicario Generale.

Dopo questa presentazione vengo subito alla proposta.
La natura di questa comunità è anche Vocazionale. Essa vuole accogliere quei giovani in “ricerca” che:
– desiderano vivere con noi la semplicità della vita fraterna e i momenti comunitari di preghiera.
– Desiderano essere accompagnati spiritualmente nel discernimento personale.
Abbiamo pensato quindi:
1. di aprire il seminario a Noto per week-end  vocazionali rivolto a ragazzi e giovani che per motivi scolastici non possono venire durante la settimana. Abbiamo pensato, cioè, a dei sabati e delle domeniche (con pernottamento) in cui cercheremo di seguire insieme dei percorsi a tematiche. Questi fine settimana verranno chiaramente concordati insieme.
2. di dare la possibilità, per chi potesse, di passare anche la settimana con noi per vivere momenti di ritiro, di preghiera e di riflessione.

Ovviamente sarà tutto GRATUITO!!!!!!! La mano provvidente di nostro Signore non ci farà mancare nulla.
Grazie per la collaborazione vocazionale che i lettori del nostro giornale diocesano potranno darci, alla luce anche del decreto del Concilio Vaticano II sulla formazione sacerdotale che così si esprime: «Il dovere di dare incremento alle vocazioni sacerdotali spetta a tutta la comunità cristiana» (Optatam totius n. 2).


Don Tonino Lorefice
Responsabile del Propedeutico presso il Seminario Vescovile a Noto
P.S: Per eventuali informazioni:
cell. 3349474064
e-mail: wojtyla@alice.it
seminario@diocesinoto.it

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Progetto contro le vecchie e nuove povertà

È stato presentato lo scorso 15 febbraio a Noto nell’aula del Seminario il progetto “Sulla via di Gerico”, promosso dalla Diocesi su finanziamenti regionali quale opera reale e tangibile di lotta alle povertà, che avrà funzioni di promozione, coinvolgimento, accompagnamento e consulenza nei confronti delle forme di povertà specifiche (disoccupati, immigrati, senza dimora, famiglie multiproblematiche, malati mentali, persone sole, ecc.).

Le attività principali del progetto saranno tre:

1. avviare a Noto, come segno concreto della devozione diocesana a San Corrado Confalonieri, una mensa dei poveri, pensata per soddisfare il bisogno primario dell’alimentazione, fermo che l’obiettivo prevalente è quello della promozione della persona umana. Il servizio sarà reso operativo da volontari presenti quotidianamente e il pasto sarà anche un’occasione per stabilire tra ospiti e volontari un rapporto di fraterna accoglienza;
2. avviare a Modica, come risposta a un bisogno che nel territorio non ha risposte concrete, una casa temporanea di prima accoglienza per persone temporaneamente senza dimora: in questa casa la persona portatrice del disagio sarà ospitata, in genere per brevi periodi, in modo da rispondere all’emergenza ed, eventualmente, avviare con essa un rapporto volto a chiarire il suo problema; verranno inoltre espletate mansioni di supporto al segretariato sociale quali: ricerca dati anagrafici; disbrigo pratiche elementari; prima consulenza medica; assistenza nei rapporti con gli enti; ecc. Sarà un servizio di bassa soglia per rispondere alle necessità immediate. In particolare, nei limiti della capacità della casa, verrà fornito un servizio mensa veloce (panino, frutta, acqua) e un servizio doccia e distribuzione abiti usati, puliti e stirati;
3. in tutto il territorio diocesano verranno potenziati i centri di ascolto e di aiuto cittadini: realtà promosse dalle Parrocchie dove le persone in difficoltà possono incontrare dei volontari preparati per ascoltarle e accompagnarle nella ricerca di soluzioni ai propri problemi. Per alcuni centri si tratterà di procedere all’informatizzazione della loro attività attraverso la raccolta dati degli utenti che si rivolgono, coordinati dall’Osservatorio diocesano delle Povertà. Per altri centri si tratterà di potenziarne l’attività attraverso un servizio continuativo di distribuzione aiuti alimentari e buoni spesa, vestiario, elettrodomestici, buoni per medicinali e ortopedici, biglietti trasporto.
La regione chiede una distribuzione in linea con i criteri dei Piani di Zona della legge 328/2000 cioè in base al numero di abitanti. Trimestralmente poi, la quota non spesa per singolo vicariato verrà ridistribuita tra chi presenta apposita progettazione.

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L’omelia di S.E.R. Card. Paolo Romeo

Fratelli e sorelle amati dal Signore e a me tutti carissimi!
1. Ritorna la consueta celebrazione in onore del beato eremita Corrado e, come ogni anno, la Chiesa di Noto, che lo venera come suo patrono e invoca la sua costante protezione, si ritrova tutta in festa per onorarne la memoria e lodare il Signore per il suo esempio di vita generosa e santa. Per questo desidero far giungere a voi tutti il mio più cordiale saluto, e l’augurio di vivere questo giorno soprattutto alla luce di un confronto intenso con la statura alta della sua santità.
Saluto Sua Eccellenza Mons. Antonio Staglianò, Padre e Pastore di questa porzione di popolo santo di Dio che è pellegrina in Noto, e lo ringrazio non soltanto per il dono delle sue parole, ma soprattutto per l’amicizia che nutre nei miei confronti, suggellata dalla fraternità episcopale nella quale il Signore ci ha inseriti.
In questa stessa fraternità episcopale sento vicini i Vescovi emeriti di Noto, S.E. Mons. Salvatore Nicolosi, a cui mi lega una lunga ma sempre fresca amicizia, e S.E. Mons. Giuseppe Malandrino, che per quasi un ventennio ha guidato la mia diocesi nativa di Acireale e ne era Pastore quando nel 1984 il Servo di Dio Giovanni Paolo II, imponendomi le mani, mi associava alla successione apostolica.
Il mio deferente saluto va anche alle gentili e distinte Autorità che questa mattina impreziosiscono con la loro presenza la nostra celebrazione. Questo ci fa auspicare una maggiore e fattiva unità di intenti e di prospettive che – sia pure in ambiti diversi – la Chiesa e le Istituzioni devono saper intrattenere per promuovere il bene comune che non è altro che il bene di tutti e di ciascuno dei cittadini.
Per la presenza devota e numerosa ringrazio anche il Capitolo della Cattedrale, i presbiteri, i diaconi, i religiosi, le religiose, i cari seminaristi: l’assemblea qui riunita oggi è segno di speranza per il futuro di questa nobile Diocesi.

2. Ripercorrendo la vita di Corrado ritroviamo una storia di grande e luminosa lealtà nella sequela di Cristo.
La coscienza del nobile Confalonieri non rimane indifferente di fronte ad un evento che getta nel dolore e nello sgomento un povero innocente accusato di essere responsabile dell’incendio appiccato proprio dal giovane Corrado, uscito per una battuta di caccia insieme con gli amici. Egli si lascia interpellare dall’ingiustizia che si sta consumando a causa sua: è il primo e più autentico passo nella sequela di Gesù Cristo.
Così l’uomo nuovo, il nuovo Corrado, più nobile nell’animo che nel lignaggio, nasce proprio nel momento in cui, pur in una dolorosa vicenda di peccato di falsità, si disvela gradualmente il disegno di Dio. Corrado lo scopre, poi rinuncia a tutto per seguire Cristo che lo ha riconquistato, nella vita penitenziale, come eremita, prima itinerante per l’Italia, poi stanziale in Noto, nella Grotta dei Pizzoni.
Lo abbiamo ripercorso e reso attuale nell’orazione colletta propria di questa Solennità in cui abbiamo così pregato il Signore: “concedi a noi… di scoprire attraverso le vicende della vita il tuo disegno di salvezza e di lasciare ogni cosa per se-guire te, fonte di ogni bene”.
È quel percorso che ciascuno di noi è chiamato a fare a partire da quel fonte battesimale che ci ha fatto nascere alla grazia e ci ha inseriti come membra vive nel Corpo Mistico di Cristo, la Chiesa. E questo impegno deve sostenerci specie quando nei momenti bui e tristi della vita ci è difficile comprendere la volontà di Dio, le sue vie e i suoi pensieri così distanti dalle nostre logiche spesso chiuse e superficiali.
Corrado diventa discepolo nel secolo XIV. Spronati dalla sua testimonianza noi siamo chiamati ad esserlo oggi, scoprendo ogni giorno i tratti del nostro discepolato, confrontandoci con le vicende della vita, con la storia fatta anche di limiti e contrarietà,

3. La scelta penitenziale ed eremitica di San Corrado ci parla di un vero e proprio “esodo”: da un lato il distacco autentico dalle “zavorre” che potevano limitare la sua vita, dall’altro il cammino di un pellegrino, icona di un viaggio interiore alla sequela di Cristo. Essere discepoli di Cristo, alla scuola del suo Vangelo, implica sempre un’uscita da noi stessi, dai nostri egoismi, dalle nostre autoreferenziali sicurezze, ed un mettersi in viaggio, che significa ricerca, crescita interiore, costruzione dell’uomo nuovo.
È l’esperienza che ha vissuto Abramo, come abbiamo ascoltato nella prima lettura. Dio gli comanda: “Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò” (Gen 12,1). È l’esperienza vissuta dal giovane Corrado che comprende che potrà seguire il Signore solamente distaccandosi dalle certezze del suo casato nobiliare, dalla sicurezza dei suoi beni, persino dagli affetti e dai luoghi che rischiavano di prendere il primo posto nel suo pensare e nel suo agire.
Ad Abramo Dio promette una discendenza: “Farò di te una grande nazione e ti benedirò… e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra” (cf. Gen 12,2-3). Anche la rinuncia di Corrado si apre alla fecondità delle relazioni che resistono al trascorrere del tempo: Corrado diviene strumento di Dio per tanti che vengono a chiedergli un consiglio, che nel suo esempio vedono un incoraggiamento, che nella sua scelta di vita vedono la possibilità concreta di vivere il Vangelo. La sua testimonianza è ancora oggi fonte di ispirazione e sostegno per il cammino del popolo santo di Dio.

4. Come San Paolo – che abbiamo ascoltato nella splendida pagina della seconda lettura – Corrado ha preferito “perdere” ciò che agli occhi del mondo è considerato un guadagno. La posizione, l’onore, le certezze personali e materiali: è riuscito a dare un nome a tutte queste “catene” e tutto è divenuto spazzatura dopo che i suoi occhi si sono aperti ed egli ha scoperto il disegno amoroso di Dio e la necessità di una salvezza piena, autentica, che riempie il cuore.
“Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù”  (Fil 3,12). Così San Paolo continua a descrivere la sua conversione, con l’immagine di una corsa. Non si può correre “zavorrati” dal peso del peccato, del male, degli inganni e dei compromessi. Chi, come Corrado, ci ha preceduto in un radicale cammino di fede, ha testimoniato che rinunciare alle suggestioni del male, spesso fascinosamente mascherate, non è facile, richiede coraggio e decisione.
La “spazzatura” dell’egoismo, dei desideri mondani, del materialismo sfrenato, del piacere senza regole, può essere rigettata solo se le coscienze riman-gono vigili, solo se le motivazioni sono forti, solo se l’incontro con il Signore, nella nostra vita, è stato autentico.

5. Essere discepoli, seguire Gesù. Spesso pensiamo che questo “seguire Gesù” sia qualcosa riservata a pochi “eletti”, come i Dodici di cui parla il vangelo di oggi, che hanno a capo Pietro: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito” (cf. Mt 17,29).
Dimentichiamo che la sequela non è appannaggio dei soli consacrati. Essa ha certo un’espressione speciale nelle diverse vocazioni e nei differenti stati di vita che lo Spirito suscita nella Chiesa, ma ha la radice comune in un profondo, vero, compromettente amore per il Signore.
Tutti siamo chiamati a seguirlo, nei sentieri propri a ciascuno stato di vita. Tutti siamo chiamati a coltivare e garantire il primato di Dio nel nostro quotidiano, nei nostri ambienti di studio, di lavoro, di servizio. San Corrado ci insegna però che il chiasso della nostra contemporaneità distratta, rischia di privarci dell’ossigeno del rapporto profondo con la Parola di Dio, della preghiera autentica e vissuta, del silenzio ricercato e gustato come intimo colloquiare con il nostro Dio. Pur non essendo chiamati tutti alla vita eremitica, siamo chiamati ad allargare a spallate – come si racconta facesse il santo – la grotta della nostra interiorità con la volontà ferma di non cedere all’inganno di una società atea e materialista che relega Dio nel privato delle coscienze: “contemplativi nell’azione” come ci invitava ad essere il Servo di Dio Giovanni Paolo II.
Anche noi, come Pietro, ci facciamo spesso la domanda sul premio, entrando nella logica del mondo: “Che cosa dunque ne avremo?” (cf. Mt 17,29). Eppure nel seguire il Signore non sta altro premio che una vita toccata dalla sua misericordia, spesa nell’amore, unica cifra significativa e fondante del nostro pellegrinaggio terreno. Il resto – ci garantisce Gesù – ci verrà dato in sovrappiù.

6. Ed è proprio questo un aspetto della vita di Corrado che può essere fonte di feconda ispirazione nell’attuale momento di particolare ed allarmante crisi economica, che determina con un doloroso ed allarmante incremento delle povertà che affligge fasce sempre più ampie della popolazione.
Corrado si ritira nella povertà dell’eremo della Grotta dei Pizzoni, ma si racconta che al Vescovo di Siracusa abbia offerto del pane caldo, alla stregua di come avrebbe fatto con tanti bisognosi che, nel periodo della peste del 1348-1349 bussavano alla porta della sua generosità.
Nell’eremo, in modo prodigioso, Corrado unisce insieme l’intensità della vita contemplativa con una carità generosa e fattiva; il silenzio di unione con Dio con l’azione al servizio dei fratelli; la tensione ascetica con l’attenzione ai bisogni degli altri.
Come non far nostra questa testimonianza che ci riporta all’esigenza del nostro essere Chiesa? Mai possiamo separare le due dimensioni del nostro discepolato che per essere autentico e credibile deve saper coniugare costantemente l’amore di Dio e l’amore del prossimo.
Specie oggi, la testimonianza cristiana deve concretizzarsi in azioni concrete e decise di solidarietà comune, di condivisione dei bisogni dei fratelli in difficoltà con quella delicatezza ed attenzione che mai offendano la loro dignità, sapendo riconoscere nel volto dei nostri fratelli, spesso sfigurato dalla miseria e dalla emarginazione, il volto sofferente di Cristo.
L’austerità di vita di Corrado deve farci realmente pensare a quanto di superfluo possiamo eliminare dalla nostra vita, ad una revisione dei nostri stili in una sobrietà che non è soltanto virtuosa, ma che può diventare aiuto concreto in tante situazioni di povertà. In fondo il “pane caldo” offerto da Corrado domanda a questa Chiesa netina se è stato fatto tutto il possibile per crescere nel suo impegno di evangelizzazione e di promozione umana, nel solco tracciato dal Concilio Vaticano II e ripetutamente ricordatoci dai Sommi Pontefici..

7. A San Corrado affidiamo i frutti di questa festa, che il Signore vorrà far maturare nella vita di ciascuno: affidiamo il nostro desiderio di scoprire i suoi disegni nelle vicende della vita, la volontà di uscire dai nostri egoismi, la ricerca della libertà interiore, ma soprattutto la corsa comune nella carità, vero banco di prova di ogni devozione ai santi e di ogni festa popolare, perché cuore autentico che muove il nostro pellegrinaggio terreno verso la meta eterna.


Un incontro tra ebraismo e cristianesimo

Si terrà a Scicli domenica 20  febbraio un incontro tra ebraismo e cristianesimo con il Rabbino di Siracusa Di Mauro e Padre La China , alla ore 17 presso la l’ex Camera del Lavoro.
Un incontro organizzato dall’Associazione Miros, che vedrà i due esponenti confrontarsi sui temi che da sempre dividono le due Fedi. Per gli Ebrei Dio, creatore  rivelatore e guida della storia è l’unico , il solo,  egli non può incarnarsi, il Messia atteso per liberare l’umanità dai mali  che l’affliggono, rimane inaccessibile. Gli Ebrei restano legati alla rivelazione contenuta nella Sacra Scrittura prima della venuta di Gesù, che dalle autorità ebraiche venne accusato  proprio di essersi presentato come figlio di Dio, come identico al Padre. Per i Cristiani invece Gesù non è solo il Messia ma Dio stesso che incarnandosi e assumendo su di sé le colpe dell’Umanità, ha mostrato, da Figlio, il vero volto del Padre. Si può dire che mediante l’incontro con Gesù di Nazareth il Dio di Israele è divenuto veramente il Dio di tutti, portando a compimento la promessa fatta ad Abramo,   secondo la quale tutti i popoli avrebbero amato il Dio del Popolo eletto. Sulla scia di quella tendenza al dialogo tra le due Fedi che tenta di superare secoli di violenze e rapporti devastanti, il Rabbino Di Mauro e Padre La China ci aiuteranno a capire il legame misterioso che  da duemila anni unisce e divide Ebrei e Cristiani. 

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Il nostro Vescovo esprime solidarietà e vicinanza ai produttori del “pomodorino di Pachino”

In merito ai fatti accaduti durante la trasmissione televisiva “Bontà loro” andata in onda giovedì 3 febbraio c.a., nella quale si invitava a boicottare il pomodorino di Pachino, come Vescovo del territorio in cui ricade la produzione, esprimo la mia solidarietà e vicinanza a tutti i  produttori che portano avanti ogni giorno il loro lavoro con grande sacrificio ed onestà.
L’appello partito da quella trasmissione danneggia gravemente il tessuto economico di questo territorio, già provato dalla grave crisi economica, e conseguentemente le numerose famiglie che fondano il loro reddito nel comparto agricolo.
Queste strumentalizzazioni, tra l’altro, possono contribuire ulteriormente ad innalzare nuovi steccati tra Nord e Sud d’Italia e a lacerare il già fragile tessuto sociale del nostro paese.
Ribadisco nondimeno che gli organi competenti – non certamente una trasmissione televisiva – debbano vigilare a difesa della legalità e dei giusti diritti dei produttori e dei consumatori e auspico che, contro ogni tipo di prevaricazione e sopruso, si possano concentrare le forze migliori a sostegno dei lavoratori e delle categorie più deboli.

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L’Associazione Teologica Netina ha presentato l’esortazione postsinodale Verbum Domini

Noto, 17 febbraio 2011 ore 19. L’Associazione Teologica Netina ha presentato l’esortazione postsinodale  Verbum Domini promulgata nel settembre 2010 a 40 anni dalla Dei Verbum, presenti un nutrito gruppo di fedeli. Il prof. Salvatore Vaccarella, introducendo i lavori, ha ricordato il pericolo, insito nelle letture fondamentaliste, di identificare la Scrittura con la Parola di Dio. La prima contiene la Parola affidata al linguaggio degli uomini. Relatore della serata don Rosario Gisana che con forza argomentativa, passione e rigorosa scientificità ha proposto  ai presenti una serie di riflessioni per allargare l’orizzonte interpretativo della Scrittura. Riprendendo la Verbum Domini, don Rosario ha sottolineato il valore della Bibbia come nutrimento della Chiesa, della Ragione e di coloro che vogliono capire l’oggi storico evitando ogni intellettualismo. Tutto questo mantenendo la centralità di Gesù e un sano equilibrio tra fede e ragione. Il testo biblico richiede attenti strumenti interpretativi, già presenti  nella tradizione patristica, per una feconda azione pastorale  ricca di frutti spirituali. Il Vescovo, intervenendo in chiusura, ha espresso compiacimento per una iniziativa che si inquadra  in una programmazione culturale ricca e stimolante.

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Il prossimo 27 Febbraio a Noto l’assemblea diocesana elettiva ACI

Si terrà il 27 febbraio 2011  l’Assemblea Diocesana dell’ Azione Cattolica per procedere al rinnovo delle cariche sociali per il prossimo triennio 2011-2014.
L’Assemblea si svolgerà nell’ Aula Magna del Seminario di Noto e vedrà la partecipazione di S. E. Mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto e di Don Angelo Giurdanella, vicario generale e assistente unitario ACI.
Dopo la relazione di fine triennio da parte dell’attuale presidente diocesano Melina Perricone, Claudia D’Antoni, incaricata regionale ACR, ci aiuterà a riflettere sul tema : “ACI: una scelta di servizio responsabile”.
Nel pomeriggio si passerà alle operazioni di voto per il rinnovo del consiglio diocesano.
L’assemblea elettiva è un momento di crescita per tutta l’associazione diocesana che ci aiuta a guardare al futuro col Vangelo nel cuore, perché ad ogni laico spetta il compito di seminare ragioni di vita e di speranza, di impegno responsabile e progettuale.

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Due relazioni del nostro Vescovo Antonio Staglianò

Nella mattinata di lunedì 14 febbraio il Vescovo ha tenuto una relazione presso la Pontificia Università Lateranense a Roma dal titolo: “Il realismo della fede nelle Encicliche di Benedetto XVI”; nella trattazione analitica delle tre encicliche Deus caritas est, Spe salvi e Caritas in veritate Mons. Staglianò ha elaborato il pensiero del  realismo della fede del Sommo Pontefice. Il passaggio da un dato epistemologico a uno antropologico e infine ad uno teologico declina sinteticamente la relazione. Dal tratto specificatamente sociale sono stati sviscerati temi come la giustizia, il bene comune e lo sviluppo integrale dell’uomo. Da Paolo VI a Giovanni Paolo II il passo verso la riflessione sociale si allunga fino a Benedetto XVI il quale pone in luce le sfide alle quali il cristiano di oggi è chiamato ad affrontare: l’uomo è una creatura che riesce a modificare le immense risorse del cosmo ma è capace di gestirle e orientarle al bene? È uno degli interrogativi che sottende la riflessione del Vescovo; Dio in tutto ciò come “c’entra”? Allora la speranza si tinge di umanità e più propriamente di cristianità, l’attesa della vita eterna può essere uno sprone continuo a operare per il bene e non per il profitto. Il concetto di amore come evento e non come dottrina, mutuato nella Deus caritas est, corona la riflessione sottolineando il valore reale e concreto della Eucarestia e del linguaggio dell’amore.
Nello stesso giorno il Vescovo si è recato a Molfetta perché impegnato in una trattazione sulla Lumen Gentium dal titolo: “Chiesa sacramentum di Cristo; purificare lo sguardo per essere luce del mondo, lumen gentium”. Nella conferenza il Vescovo tratta alcuni temi contenuti nella Costituzione Dogmatica sulla Chiesa quali il ruolo della Chiesa nel mondo in continuo dialogo con esso, lo sforzo di «proporre agli uomini del nostro tempo integra e pura la verità di Dio», il concetto di Chiesa e di popolo di Dio, alcune sfumature della teologia di Ratzinger ed infine una carrellata di immagini sull’idea di popolo. 

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Consacrato il nuovo altare della Cattedrale, e benedetto l’ambone

Nel corso di una solenne celebrazione, domenica 13 febbraio 2011,  il Vescovo di Noto, Mons. Antonio Staglianò, ha consacrato il nuovo altare della Cattedrale e benedetto l’ambone e la croce realizzati in bronzo argentato e diaspro siciliano dallo scultore Giuseppe Ducrot, celebre per aver realizzato alcune opere per Montecitorio.  Attorno al Vescovo era riunito il clero della città, il Capitolo della Cattedrale, il Seminario e un gran numero di fedeli. Molto gradita la presenza del Vescovo Emerito, Mons. Giuseppe Malandrino, che gran parte ha avuto nella ricostruzione della Cattedrale.  Sono stati anche presentati gli affreschi della cupola realizzati dal pittore russo Oleg Supereco e le vetrate artistiche realizzate dall’artista Francesco Mori. All’evento hanno partecipato numerose autorità politiche, civili e militari tra cui il Prefetto di Siracusa Carmela Floreno Vacirca, Commissario delegato per la ricostruzione della Cattedrale, il ministro dell’ Ambiente Stefania Prestigiacomo, il capo del dipartimento della Protezione civile nazionale Franco Gabrielli, il presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo,  il critico d’arte e sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi, il senatore Roberto Centaro, la deputazione regionale della provincia di Siracusa, il Sindaco di Noto Corrado Valvo e atri sindaci della Diocesi. La Cerimonia, seguita da un folto numero di giornalisti, fotografi e operatori televisivi delle più importanti emittenti nazionali, regionali e locali, si è svolta in maniera composta, attenta e partecipativa. Particolarmente suggestivo è stato il momento della consacrazione dell’altare, considerato dalla Chiesa non come un semplice arredo, ma il segno permanente del Cristo sacerdote e vittima. Molto incisiva l’omelia del Vescovo che nel rinnovare  l’invito ad apprezzare la bellezza che è nell’uomo, ha sottolineato, al momento del Padre nostro, il significato e la valenza del perdono cristiano. I saluti ufficiali delle autorità e la brillante illustrazione delle opere, arricchita da particolari interessanti, del Prof. Sgarbi, hanno completato una cerimonia che ha segnato un importante momento per la Chiesa e per la comunità civile di Noto. Con i ringraziamenti del Vescovo al Prefetto e a tutti coloro che hanno collaborato per la realizzazione dell’evento, si è conclusa una giornata che ha segnato una ulteriore, tappa nella ricostruzione della Cattedrale, restituita al culto nel 2007 e che vedrà un ulteriore momento di celebrazione allorquando saranno completate le altre opere artistiche previste per gli altari delle navate laterali e il tetto della navata centrale. 

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Sulla via di Gerico

L’orizzonte culturale di questo progetto, presentato dalla Diocesi di Noto a valere su fondi regionali, è dato dall’enciclica di Benedetto XVI “Charitas in Veritate” che ha ricordato come in ogni intervento sociale devono restare sempre centrali la dignità delle persone e il bene comune. “La carità che diventa anzitutto servizio, prossimità, vicinanza a tutti i bisogni”, ha spiegato  il nostro Vescovo, monsignor Staglianò, è una forma concreta, un “evento corporeo” dell’amore di Dio: per questo è fondamentale “preservare il dono  di una testimonianza credibile nella carità, virtù teologale che tutto coinvolge: corpo, intelletto, cuore”. Il progetto “Sulla via di Gerico”, richiamando evangelicamente la figura del Samaritano che sa farsi prossimo, vuole migliorare nella Diocesi di Noto la rete di servizi di prima assistenza alla persone in difficoltà: i centri di ascolto e/o di aiuto, la mensa, il dormitorio.
Il progetto, promosso dalla Diocesi quale opera reale e tangibile di lotta alle povertà, avrà funzioni di promozione, coinvolgimento, accompagnamento e consulenza nei confronti delle forme di povertà specifiche (disoccupati, immigrati, persone senza dimora, famiglie multiproblematiche, malati mentali, persone sole, ex detenuti, ecc.). Partendo dall’ascolto e dalla risposta ai bisogni primari il progetto vuole essere “un tempo” di contatto e di avvio di relazioni significative – spesso totalmente assenti nelle vite delle persone ai margini – per l’elaborazione successiva di specifici progetti di reinserimento sociale. Sarà inoltre “un luogo” che aiuterà la comunità cristiana a osservare, conoscere e farsi prossimi ai poveri; nel contempo sarà stimolo agli Enti Pubblici perché attivino sempre più servizi in risposta ai bisogni dell’emarginazione e del disagio.
Appare chiaro, quindi, come sulla “via di Gerico” ogni uomo in difficoltà potrà essere aiutato, accompagnato, reinserito nel cammino della vita. Con quella partecipazione concreta ed intensa narrata da Gesù nella parabola del Samaritano, che aiutò l’uomo incappato nei briganti mentre scendeva da Gerusalemme a Gerico con una serie di azioni scaturite da “viscere di misericordia”. Al tempo stesso ognuno si sentirà interpellato a condividere i propri beni come Zaccheo quando Gesù, entrando a Gerico, lo chiamò a seguirlo; ed anche i poveri, come il cieco di Gerico e tanti altri sofferenti incontrati da Gesù, toccati da gesti di condivisione, avranno un capacità nuova di rimettersi in piedi e in cammino. 

Il progetto sarà illustrato martedì 15 febbraio alle ore 16 a Noto, nell’aula del seminario, dal direttore Caritas Maurilio Assenza, dal vicedirettore Peppe Vassalli e dal coordinatore dell’Osservatorio Povertà, Salvo Garofalo.

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