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Il Vescovo: “Il dramma dei 1000 immigrati dall’Africa sulle nostre coste ci provoca e ci interpella”

I duemila pellegrini della diocesi di fronte al dramma dei mille immigrati dell’Africa
Circa duemila i pellegrini accorsi al Santuario di Maria SS. Scala del Paradiso nel pomeriggio dello scorso 31 maggio, per il 30° pellegrinaggio mariano diocesano; e circa mille gli immigrati sub sahariani e del Bangla desh (tra cui circa 40 minori e 129 donne, fra cui alcune in avanzato stato di gravidanza), soccorsi a Portopalo di Capo Passero e condotti al porto di Pozzallo dalle motovedette della Guardia di Finanza durante la notte precedente, dopo una pericolosa traversata del Mediterraneo su un barcone arrugginito, partito dalla Libia qualche giorno prima.
 
La coraggiosa dichiarazione del Vescovo alla Radio Vaticana
Il nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, raggiunto dai microfoni della Radio Vaticana, aveva già dichiarato con profetica ed evangelica determinazione: «Dobbiamo accogliere questi immigrati senza se e senza ma. Noi cristiani non possiamo non essere accoglienti, perché è in ogni prossimo sofferente che dobbiamo scorgere la presenza stessa di Cristo. Nel volto di queste mamme incinte, di questi bambini smarriti, di questi uomini distrutti nel fisico e nell’anima, si nasconde il volto di Dio».
 
La “provocatoria” omelia
Con la stessa determinazione il nostro vescovo è tornato sul gravissimo dramma di questi mille  immigrati approdati sulle nostre coste, durante la vibrante omelia della S. Messa all’aperto a conclusione del pellegrinaggio. Rivolgendosi con forte enfasi ai circa duemila pellegrini accorsi al Santuario mariano diocesano (fra cui oltre cento presbiteri, diaconi ed alunni del Seminario), ha commentato particolarmente il brano biblico paolino della lettera ai Romani (Rm 12,12-13) -proclamato poco prima- in cui l’apostolo così ci esorta: “Siate perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospitalità”.
 
Non far scadere le nostre messe in liturgie “bla bla”
La preghiera del nostro pellegrinaggio diocesano, e particolarmente la preghiera culminante di questa Eucaristia, – ha affermato mons. Staglianò- è chiamata ad essere autentica, ponendosi con l’audacia concreta e la coraggiosa profezia dei Santi davanti a questo dramma dei mille immigrati che sono approdati da noi. Altrimenti la nostra preghiera  -ha aggiunto il vescovo- scade in una inutile chiacchiera, la nostra Eucaristia si deteriora in un ipocrita “bla bla” che non ci mette in autentico contatto con Dio, nostro Padre e Padre di tutti gli uomini, con la forza della sua Parola, con la potenza del suo Spirito, con la trasformazione della sua grazia che preme nei nostri cuori nella celebrazione viva e interiore dei suoi sacramenti.
 
Aprirsi alla “profezia” di scelte audaci
Purtroppo – ha aggiunto mons. Staglianò (il quale, è bene saperlo, non ha esitato da oltre sette mesi ad ospitare  nel nostro seminario un immigrato tunisino)- io, i miei preti, le nostre comunità parrocchiali stentiamo spesso a dare risposte adeguate e coraggiose alle crescenti e gravi emergenze sociali che il Signore ci fa incontrare,  come questa dei mille immigrati a Pozzallo, per cui la Caritas diocesana e diverse comunità ecclesiali –specialmente a Pozzallo, Portopalo e Rosolini- non mancano di darci stimoli operativi.
Non possiamo accontentarci di belle liturgie –ha concluso- se non siamo profondamente convinti che saremo giudicati al termine della nostra vita (cfr Mt 25, 31-46) non tanto su quante belle messe avremo celebrato, ma su quante messe avremo vissuto, aprendo il nostro cuore, trasformato dalla preghiera, all’amore concreto verso i sofferenti vicini e lontani.
 
Manda,  Signore, i santi della carità!
«O Signore Gesù, per intercessione di Maria SS. Scala del Paradiso e Vergine dell’accoglienza –ha concluso il Vescovo- suscita oggi, anche nella nostra Chiesa netina, fedeli laici, religiosi e religiose, presbiteri e diaconi che ci stimolino con scelte profetiche e coraggiose ad osare nella testimonianza concreta dell’amore evangelico».
 
 
 
 
 

SAN CARLO LWANGA E COMPAGNI : MARTIRI PER DIFENDERE LA CASTITÀ

La memoria liturgica di San Carlo Lwanga e compagni, celebrata il 3 giugno, è di estrema importanza per la fede della chiesa nel Continente nero. Se è vero, infatti, che nella fede della chiesa si professa la comunione dei Santi, è vero anche che la stragrande maggioranza dei santi in calendario, agli occhi dei fedeli africani, appaiono molto distanti per origine geografica e cultura. Ed allora, proprio San Carlo Lwanga e compagni, ugandesi, si pongono come modelli esemplari di santità molto vicini alla sensibilità della chiesa in Africa.
Ciò spiega anche il perché dalla diocesi di Butembo Beni sono partiti circa 500 pellegrini (solo quelli dei gruppi organizzati, senza contare gli altri) alla volta del santuario di Namugongo, a Kampala, in Uganda, per la grande festa del 3 giugno. Il numero di cinquecento non è irrilevante se si considera che da Butembo,  occorre affrontare un viaggio di circa 24 ore per arrivare a Kampala, con un bus carico di persone e vettovaglie fino all’inverosimile. E se si considera che il costo del pellegrinaggio è di circa 150 dollari, somma corrispondente mediamente alla paga semestrale di un operaio. Ma la cosa più bella, è che molti pellegrini sono sostenuti nella spesa dalla loro comunità ecclesiale, che li manda come suoi rappresentanti, nell’attesa di avere poi da loro, al ritorno, un resoconto edificante delle meraviglie di grazia operate ancora una volta per intercessione dei santi martiri, in occasione della festa.
Ma qual è la storia di San Carlo Lwanga e compagni? Bisogna ricordare l’evangelizzazione dell’Uganda, iniziata nel 1879 ad opera dei Padri Bianchi (Congregazione dei Missionari d’Africa), guidati da padre Simon Lourdel. Il re del posto Mutesa, aveva accolto favorevolmente l’evangelizzazione, accettando il battesimo anche all’interno dei numerosi membri della sua corte. E membri della corte erano anche i cosiddetti “paggi”, adolescenti e giovani,  con il ruolo di inservienti scelti.
Ma il successore al trono di Mutesa, il figlio Mwanga, mostrò ben presto altre mire sui paggi, volendo che si prestassero alle sue voglie libidinose. Ciò fece emergere le esigenze della fede cristiana abbracciata da poco. Infatti, il capo dei paggi, Carlo Lwanga, 24 anni d’età, fece notare al re che le sue pretese erano contro l’insegnamento della chiesa e che perciò non potevano essere assecondate. Ciò fece scatenare le ire di Mwanga che ordinò la condanna a morte di Carlo Lwanga e di tutti i paggi ostinati a professare quella fede cristiana che metteva in discussione l’autorità assoluta del re. Nel giro di poco tempo furono messi a morte un centinaio di paggi, la maggior parte tra i 13 e i 24 anni d’età, con esecuzioni atroci di singoli e di gruppi che culminarono nel grande rogo di Mamugongo avvenuto il 3 giugno 1886. Le successive inchieste canoniche hanno condotto alla canonizzazione di 22 di questi martiri, avvenuta solennemente il 18 ottobre 1964. Il più piccolo è Kizito, martire a 14 anni.
Gli atti del martirio ci ricordano, per modalità e atrocità, quelli della chiesa dei primi secoli: scorticati vivi, trafitti da frecce, sbranati dai cani, arsi dal rogo, i giovani paggi cantavano e lodavano il Signore in mezzo alle sofferenze più indicibili. Al carnefice che voleva provocarlo dicendogli “Prega ora il tuo Dio e vedremo se egli ha il potere di liberarti”, San Carlo Lwanga rispose tranquillamente: “Credimi, tu mi tormenti con il fuoco, ma è come se mi versassi addosso dell’acqua per rinfrescarmi”.
 
 
         
 

Dossetti e Lercaro

Un volume denso, rigoroso, quello di don Corrado Lorefice, pubblicato dalle edizioni Paoline in questi giorni con una presentazione di don Pino Ruggieri. “Dossetti e Lercaro. La Chiesa povera e dei poveri nella prospettiva del Concilio Vaticano II” ripropone uno dei temi conciliari che resta ancora oggi uno dei nodi nevralgici di una Chiesa che voglia essere fedele al Signore e capace di una testimonianza credente e credibile. Il libro aiuta a riportare alla luce tale «angolazione conciliare» nella prima parte ripercorrendo il percorso di maturazione dossettiano, nella seconda parte approfondendo l’apporto di Dossetti ai discorsi conciliari del Card. Lercaro, i contenuti biblico-teologici, la recezione di tali contenuti nei documenti conciliari e nella produzione magisteriale e teologica. Nella conclusione sono indicati alcuni elementi per la riflessione teologico-morale e per la prassi ecclesiale. Parlarne “in famiglia” – perché così modestamente ma anche con riconoscente affetto e sincera stima scrivo – parlarne nella grande famiglia che è la nostra Chiesa locale, mi rimanda a tre motivi per cui questo diventa un libro da leggere e rileggere, ma anche da riprendere nella concretezza della nostra vita personale ed ecclesiale. In primo luogo, il contribuito di Lercaro al Concilio sulla Chiesa povera e dei poveri aiuta a focalizzare meglio lo sguardo su Gesù, quello sguardo che ci aiuta a non ridurlo a un fantasma ma ce lo fa incontrare sulle strade della vita: preoccupazione continuamente manifestata dal nostro Vescovo emerito Mons. Salvatore Nicolosi che in fondo convocò il Sinodo proprio per questo, per «riscoprire Gesù». Entro questo desiderio «la povertà e la condizione del povero secondo il Vangelo – come sottolineava il Card. Lercaro – non riguardano soltanto l’agire del cristiano e della Chiesa, ma toccano direttamente il mistero intimo e personale di Cristo: non costituiscono un capitolo di un’etica sia pure sublime o l’espressione di una filantropia generosa quanto inerme, ma parte integrante della rivelazione del Cristo su se stesso, un capitolo centrale della cristologia». L’assunto conciliare del capitolo ottavo della “Lumen gentium” «Come Gesù, così la Chiesa» esplicita quindi come questo abbia conseguenze ecclesiologiche, che per noi rimandano al nostro Sinodo e alla sua attuazione ancora in corso. Viene subito in mente, e risuona nel cuore, la quarantaseiesima decisione: «La Chiesa di Dio, pellegrina in Noto, vuole riscoprire Gesù, proprio Maestro e Signore, come Colui che, facendosi povero fra i poveri ci rivela la predilezione di Dio per gli ultimi e i piccoli. I poveri appaiono così al centro del mistero del Regno di Dio. Essi non sono solo persone da aiutare, ma, con la loro esistenza, segnano il luogo nel quale anche noi dobbiamo collocarci se vogliamo stare con il Dio di Gesù Cristo. In questo luogo il Signore visita ogni giorno la sua Chiesa, fino al suo ritorno glorioso». Che ne è di questa visita? Il rigoroso discorso del libro di don Corrado aiuta a capire come temi di tale genere comportino, da una parte una lucida lettura della realtà – come quella di Lercaro sull’idolatria della società del benessere, che dovrebbe renderci avvertiti di come entrano in noi modelli che poco spazio effettivo danno ai poveri e al Signore – e, dall’altra, soprattutto un’unzione esistenziale, che leghi ascolto e obbedienza alla Parola ed effettiva povertà nello stile di vita e concreta condivisone con i poveri. Come scrive nell’introduzione l’autore, «c’è una cifra che segna l’intera vita di Dossetti: la comunione “non solo con l’Eterno, ma con tutta la storia, quella vera, non curiosa, non frantumata nella pure quotidianità, non cronachistica, la storia della salvezza: di tutti gli uomini e soprattutto la storia degli umili, dei poveri, dei piccoli, di coloro che non hanno ‘creatività’ (e sono certamente la maggior parte degli uomini), che sono dei senza storia”». Per noi sono i volti concreti dei poveri che incontriamo, delle persone sole o anziane che aspettano una visita, degli immigrati che – nella consistenza della loro presenza – sono forse elemento costitutivo di un nuovo esodo a cui il Signore ci chiama, per passare dalla schiavitù dei beni alla libertà dell’amore condiviso «sine modo», come amava dire don Tonino Bello. E così meglio comprendere – come siamo chiamati in questi mesi dal nostro Vescovo Mons. Staglianò – la misericordia di Dio, il cuore di Dio sensibile e rivolto ai “miseri”.   
 
Titolo: Dossetti e Lercaro – La Chiesa povera e dei poveri nella prospettiva del Concilio Vaticano II
Autore: Corrado Lorefice
Editore: Paoline
Data di Pubblicazione: 2011
Pagine:  339
 

Una Pasqua mancata, una Pentecoste necessaria

Ci pesano sulla coscienza i recenti centocinquanta morti nel Mar Mediterraneo: vite in cerca di libertà e di giustizia che non possiamo relegare nell’emozione di un momento. Ci vuole almeno un ricordo e, poiché “ri-cordo” vuole dire portare al cuore, dobbiamo ricordarli dilatando il nostro cuore. Ad ogni sbarco abbiamo fatto quel poco che abbiamo potuto e e nell’ordinario parrocchie e centri di ascolto moltiplicano gli sforzi per dare un aiuto malgrado la sproporzione tra mezzi e bisogni. Ma pensiamo che dobbiamo tutti fare di più. Dobbiamo offrire nell’immediato le possibilità che ci sono (a iniziare da quelle che ci sono come, per i richiedenti asilo, i Centri Sprar) e dobbiamo avere particolare cura dei minori e delle donne che portano un carico maggiore di sofferenza e di violenze. Dobbiamo però anche organizzare meglio nel coinvolgere e coinvolgerci di più, in un circolare collegamento tra livelli istituzionali, protezione civile, volontariato, città, chiesa. Dobbiamo pensare a qualcosa di costante e capace di affrontare la complessità di un processo storico che è stato già annunciato negli anni cinquanta del Novecento e che ora si sta realizzando nella forma di un esodo inarrestabile. La Caritas dopo aver offerto al territorio con il “Coordinamento nazionale” esperienze e materiali di riflessione di grande spessore, nel Convegno regionale delle Caritas di Sicilia continua a chiedere il coraggio necessario per ripensare insieme un incontro tra Sud e Nord del mondo che può tutti farci crescere in umanità. Ogni volta che un immigrato è salvato si ripete la Pasqua; ogni volta che un immigrato muore siamo all’antipasqua. Ora si avvicina Pentecoste: è la Pasqua che si dilata perché molti si lasciano immergere nella morte e resurrezione di Cristo. Immersione che per i cristiani dovrà essere concreta e che anche laicamente si può pensare come capacità di ridirci la radice del nostro essere uomini che è nella relazione. Entro la relazione ci sono pure contenimento e correzione, ma ci sono anzitutto riconoscimento, accoglienza, accompagnamento. E quindi concretezza, pazienza, perseveranza. Siamo sicuri che, se si vuole, si troveranno modi per concrentrare e coordinare sforzi e avviare cammini di convivialità e giustizia. Evitiamo di esternare facili emozioni, ma assicuriamo – in sintonia con il forte appello del Vescovo nell’omelia al pellegrinaggio della diocesi al Santuario della Madonna della Scala – che non ci daremo pace finché la pace non avrà il nome di “opere” e “parole” di accoglienza.
 
 
 

L’amore non fa calcoli

 “Voi siete la luce del mondo … così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”. ( cfr Mt 5, 13-16)
L’amore non fa calcoli… e i ragazzi dell’Azione Cattolica diocesana lo hanno capito e sperimentato!
La festa diocesana degli incontri, infatti, ha avuto come tema la gratuità dell’amore di Dio, che splende come luce nel mondo attraverso le nostre opere buone. I ragazzi dell’ACR, a Pachino, presso l’oratorio della parrocchia di San Corrado, hanno vissuto un intenso pomeriggio di gioia, serenità, collaborazione e tanto sano divertimento… e non possiamo nascondere che anche gli educatori si sono lasciati coinvolgere dal clima festoso che si è respirato lo scorso 29 Maggio e hanno dato il meglio nel loro servizio educativo.
In preparazione ai campi estivi, la festa degli incontri non chiude un anno associativo, anzi, spalanca le porte al Tempo Estate Eccezionale, tempo in cui con i ragazzi vivremo i campi scuola e con gli educatori i campi formativi nazionali e diocesani.
In questo momento storico così delicato, in cui la Chiesa dedica addirittura 10 anni al tema dell’educazione, l’azione cattolica dei ragazzi non può esimersi da questa necessaria riflessione, ma attraverso momenti di incontro e confronto come quello della “Festa diocesana degli incontri” sperimenta quanto sia importante aiutare i ragazzi a crescere insieme, a scoprire la loro vocazione e a condividere con i coetanei l’appartenenza alla Chiesa che spezza l’unico pane attorno all’unica Mensa.
Le attività della festa sono state pensate e realizzate non solo dagli educatori, ma dall’Equipe diocesana dei ragazzi (EDR),Erika, Martina, Giorgio e Paolo,  perché i veri protagonisti sono i ragazzi stessi e solo affidandoci alle loro originali idee è stato possibile far passare il messaggio che è bello donarsi per gli altri e mettersi al servizio per costruire qualcosa di grande.
I nostri ragazzi non sono il futuro della società, sono già il presente e in essi va posta la speranza di una Chiesa fatta di persone che sappiano far splendere la luce del Padre attraverso le opere buone, attraverso la carità e il servizio concreto al Paese.
Educare è un arte difficile, un’arte che richiede il coraggio di cambiare e solo Gesù può darci il coraggio di cambiare e di osare l’impossibile!
 
 
 

Referendum Popolare uno strumento di partecipazione

Desideriamo offrire ai nostri lettori una scheda sintetica per  leggere i quesiti referendari. Siamo convinti che la libertà di coscienza è un principio fondamentale ma non può essere consegnata alla neutralità, specie quando sono in gioco valori irrinunciabili come i doni che Dio stesso ha dato agli uomini: l’acqua, la salute e l’uguaglianza.  Dono di Dio, l’acqua è un bene di tutti e per tutti; è la vita stessa che necessita di un bene così prezioso, costitutivo dell’equilibrio naturale. Affidarne la gestione ai privati è un delitto contro natura che modificherebbe la società umana, una inversione di tendenza gravissima a favore  di appetiti difficilmente controllabili. Per quanto concerne il dilemma tra risparmio energetico e tutela della salute, siamo di fronte a due grandezze incommensurabili, due ordini di valori che possono coesistere in un sistema integrato che, ancora una volta, non metta in primo piano il lucro ma la vita. Troppi interessi ruotano attorno al problema energetico e la difesa di tali interessi è affidata alla politica, a pochissime persone che hanno il potere di determinare il destino di  intere popolazioni. Il recente disastro nucleare del  Giappone  ha mostrato l’Imperatore e il Primo ministro giapponesi in ginocchio davanti alle vittime,  davanti ad una tragedia che fa notizia per qualche settimana e poi lascia una scia  di sofferenze indicibili per decenni.  Infine una breve considerazione sulla uguaglianza tra gli uomini. Per troppo tempo gli uomini sono stati considerati diseguali  di fronte alla legge: le società schiaviste, feudali, aristocratiche hanno marginalizzato i meno abbienti e li hanno privati di un principio presente all’atto della Creazione: l’uguaglianza interfaccia della libertà. Infatti non c’è vera libertà senza uguaglianza e viceversa. Con la nascita dei sistemi democratici ogni forma di disuguaglianza  va eliminata e ovviamente non va introdotta, se l’ordinamento non la prevede.  In un momento di crisi come l’attuale, i ricchi diventano sempre più ricchi e le fasce di povertà aumentano. Le Caritas diocesane e parrocchiali ne sanno qualcosa. Non aggiungiamo altre sperequazioni come il preteso legittimo impedimento che sottrarrebbe una carica istituzionale all’imparzialità   della legge. La Costituzione ci consegna il dovere di difendere questi valori e uno strumento, il Referendum, per esprimere la volontà popolare. Il 12 e 13 giugno manifestiamo il nostro SI per questi valori universali.
 
 

Laboratorio teatrale “Crisci ranni”

Iniziano nel cantiere educativo “Crisci ranni”, promosso dalla Caritas diocesana e dalla Casa don puglisi, le attività estive. La prima a partire sarà un Laboratorio teatrale per i bambini tra i 6 e i 10 curato dalla Compagnia del Piccolo Teatro, che sarà avviato il prossimo 7 giugno. Nel mese di giugno vi saranno attività introduttive (drammatizzazione, elementi di scenografia, costruzione maschere e burattini, cenni di trucco e costumistica). A luglio vi sarà la preparazione di uno spettacolo. Ad agosto è prevista l’animazione, insieme agli attori della Compagnia del Piccolo Teatro, di “passeggiate sentimentali” nei quartieri della Vignazza. Per informazioni e iscrizioni ci si può rivolgere, dal lunedì al venerdì dalle ore 17 alle ore 19, agli animatori del cantiere educativo sito alla Fontana nell’area attrezzata Padre Basile. Si vuole ancora una volta ripensare la città, unendo impegno educativo, conoscenza del territorio, cura della bellezza, senso della comunità.
 
 
 
 
 
 
 

Ripensare la città “insieme” agli anziani

Una storia che dura dal 1979. Con nomi e soggetti diversi – comitato per gli anziani, Caritas cittadina, gruppo volontari anziani – da più di trentanni a Modica si sono fatte iniziative per gli anziani che hanno unito e uniscono condivisione, lotte per i diritti (ad iniziare dall’assistenza domiciliare), riflessione. Ora tutto questo è stato raccolto in un dossier curato dalla dott.ssa Daniela Zacco, e sarà presentato domenica 5 giugno alle ore 19,30 alla Domus S. Petri di Modica. Tra le ultime iniziative rilevate c’è la Fondazione Madre Teresa di Calcutta voluta da Mons Nicolosi, che diventa cointestataria della serata. Oltre alla presentazione del dossier “Come può nascere un uomo quando è vecchio?”, sono previste alcune testimonianze di volontari e la riflessione di don Stefano Modica, ricercatore di bioetica presso l’Ateneo “Regina Apostolorum” di Roma, sul tema “L’anziano, una risorsa per il nostro oggi”.  Vorrebbe essere l’occasione per promuovere una mentalità più attenta all’anziano ma anche maggiore disponibilità al servizio nell’anno europeo del volontariato.
 
 

Comunicati Stampa Curia Vescovile di Noto

I
In merito alla trasmissione andata in onda mercoledì 18 maggio scorso, condotta da Vittorio Sgarbi, che ha suscitato non poche reazioni sul modo con cui Sua Eccellenza Mons. Antonio Staglianò è stato reso partecipe, si precisa che, quando Egli è stato invitato a parteciparvi, il programma prevedeva un dibattito teologico su Dio con la presenza di altri interlocutori. Solo il giorno prima si è avuta notizia della modifica della scaletta riguardante il programma. Il tema non fu più su “Dio”, ma sulla “figura del padre”. Pertanto, il Vescovo è stato costretto, a motivo del taglio di improvvisazione preso dalla trasmissione, a limitarsi ad un intervento di pochi minuti. Suo desiderio era quello di rendere presente la Chiesa nell’agorà dei media e rendere ragione della fede cattolica.
II
In merito all’omelia tenuta il 19 maggio al Santuario della Madonna delle Grazie, riferendosi alla vicenda del signor Riccardo Minardo e della moglie, i quali attualmente sono agli arresti domiciliari, il Vescovo non intendeva entrare nella questione giudiziaria, come egli stesso ha affermato durante l’omelia: «sarebbe un mancare di rispetto alla legge, assolutamente no!, perché rispettiamo la legge, che vada avanti e faccia il suo percorso». Era piuttosto sua intenzione approfittare del caso per parlare della misericordia di Dio e dello stile che la Chiesa deve far proprio nei confronti di “tutti”, senza parzialità di persona: «Gesù è per tutti…espia con la sua morte i peccati dei colpevoli, dei peccatori: sono i malati che hanno bisogno di lui, della sua salvezza».
Del resto, il Vescovo si è fatto più volte carico di situazioni di sofferenza. Basti ricordare la sua partecipazione personale in occasione della dipartita della giovane insegnante di religione Rosanna Di Natale e della tragica vicenda della morte del giovane scalatore Calogero Gambino, e «la vicinanza espressa ai piccoli commercianti e artigiani che a Modica, e non solo, vivono schiacciati dal peso dei debiti di natura fiscale» (Messaggio di S.E. Mons. Antonio Staglianò, Vescovo di Noto, Tempo di Avvento: l’invito al momento opportuno, per tutti, credenti e non credenti, 2010).
Il Vescovo, in realtà,  ha voluto porre la sua attenzione sul valore che deve avere il tema della povertà nella vita della Chiesa. È vero che occorre, secondo la prospettiva biblica, imparare a privilegiare il servizio ai poveri, ma è altrettanto vero che nell’annuncio ai poveri non possiamo esimerci dall’assimilare il grande mistero della povertà. La Chiesa deve, prima di ogni opzione privilegiata, accogliere il messaggio della povertà che trapela dallo stile che Gesù ha assunto nella relazione con le persone che ha incontrato: «Se sono ricco – ha affermato ancora Mons. Staglianò – divento povero e se sono povero sto con i poveri, perché la povertà è la condizione per entrare in contatto vitale con il Dio che mi ama».
Per chi volesse avere un ulteriore riscontro, oltre alle citazioni riportate, il testo integrale dell’omelia è disponibile presso la Segreteria vescovile.
     
Noto, 25 maggio 2011 
 Il Consiglio Episcopale
    Mons. Angelo Giurdanella – Vicario Generale
    Sac. Rosario Gisana – Vicario Episcopale per la Pastorale
    Sac. Corrado Lorefice – Vicario Episcopale per il Clero
    Sac. Ignazio Petriglieri – Vicario Episcopale per la Cultura 

Comunicati Stampa 25 Maggio 2011

I


In merito alla trasmissione andata in onda mercoledì 18 maggio scorso, condotta da Vittorio Sgarbi, che ha suscitato non poche reazioni sul modo con cui Sua Eccellenza Mons. Antonio Staglianò è stato reso partecipe, si precisa che, quando Egli è stato invitato a parteciparvi, il programma prevedeva un dibattito teologico su Dio con la presenza di altri interlocutori. Solo il giorno prima si è avuta notizia della modifica della scaletta riguardante il programma. Il tema non fu più su ‘Dio’, ma sulla ‘figura del padre’. Pertanto, il Vescovo è stato costretto, a motivo del taglio di improvvisazione preso dalla trasmissione, a limitarsi ad un intervento di pochi minuti. Suo desiderio era quello di rendere presente la Chiesa nell’agorà dei media e rendere ragione della fede cattolica.


 


 


II


 


In merito all’omelia tenuta il 19 maggio al Santuario della Madonna delle Grazie, riferendosi alla vicenda del signor Riccardo Minardo e della moglie, i quali attualmente sono agli arresti domiciliari, il Vescovo non intendeva entrare nella questione giudiziaria, come egli stesso ha affermato durante l’omelia: «sarebbe un mancare di rispetto alla legge, assolutamente no!, perché rispettiamo la legge, che vada avanti e faccia il suo percorso». Era piuttosto sua intenzione approfittare del caso per parlare della misericordia di Dio e dello stile che la Chiesa deve far proprio nei confronti di ‘tutti’, senza parzialità di persona: «Gesù è per tutti’espia con la sua morte i peccati dei colpevoli, dei peccatori: sono i malati che hanno bisogno di lui, della sua salvezza».


Del resto, il Vescovo si è fatto più volte carico di situazioni di sofferenza. Basti ricordare la sua partecipazione personale in occasione della dipartita della giovane insegnante di religione Rosanna Di Natale e della tragica vicenda della morte del giovane scalatore Calogero Gambino, e «la vicinanza espressa ai piccoli commercianti e artigiani che a Modica, e non solo, vivono schiacciati dal peso dei debiti di natura fiscale» (Messaggio di S.E. Mons. Antonio Staglianò, Vescovo di Noto, Tempo di Avvento: l’invito al momento opportuno, per tutti, credenti e non credenti, 2010).


Il Vescovo, in realtà,  ha voluto porre la sua attenzione sul valore che deve avere il tema della povertà nella vita della Chiesa. È vero che occorre, secondo la prospettiva biblica, imparare a privilegiare il servizio ai poveri, ma è altrettanto vero che nell’annuncio ai poveri non possiamo esimerci dall’assimilare il grande mistero della povertà. La Chiesa deve, prima di ogni opzione privilegiata, accogliere il messaggio della povertà che trapela dallo stile che Gesù ha assunto nella relazione con le persone che ha incontrato: «Se sono ricco ‘ ha affermato ancora Mons. Staglianò – divento povero e se sono povero sto con i poveri, perché la povertà è la condizione per entrare in contatto vitale con il Dio che mi ama».


Per chi volesse avere un ulteriore riscontro, oltre alle citazioni riportate, il testo integrale dell’omelia è disponibile presso la Segreteria vescovile.


 


                                                                 Il Consiglio Episcopale


                                                                Mons. Angelo Giurdanella ‘ Vicario Generale


                                                                Sac. Rosario Gisana ‘ Vicario Episcopale per la Pastorale


                                                                Sac. Corrado Lorefice ‘ Vicario Episcopale per il Clero


                                                                Sac. Ignazio Petriglieri ‘ Vicario Episcopale per la Cultura